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Capitolo 16 Confessione proibita

Durante la notte parlammo principalmente di ragazzi, argomento che occupava al 90% le nostre vite. Il 10% restante lo dedicavamo alle akuma e alla possibile minaccia che presentavano. Per Alex, il sospettato numero uno era Adrien, soltanto lui avrebbe potuto essere Chat Noir. Ma era impossibile, come avrebbe fatto a trovarsi in due posti diversi nello stesso momento? Basterebbe pensare alla notte del Raspoutine o al recente appuntamento con lui. A questo lei non riuscì dare risposta, ma lo avrebbe scoperto. Intanto, i miei sentimenti non cambiavano, Chat era sceso e stavo iniziando a dubitare di Adrien. Mentre per lei, Luka era una vera e propria fonte di sicurezza, non avrebbe avuto modo di temere nulla, la loro relazione filava liscia. Non seppi se essere gelosa o sollevata (le storie poco complicate mi davano un senso di noia), ma sicuramente ero felice per lei. Ci addormentammo solo dopo le tre di notte, stanche di rivolgere le nostre attenzioni a degli stupidi.

Il telefono di Alex squillò e, dallo spavento, mi svegliai di soprassalto. Anche lei non era pronta psicologicamente ad una chiamata mattutina, ma lesse comunque il mittente e, poco dopo, quasi non fece volare Moony giù dal letto per quanto slancio mise per alzarsi. – Dove sei? – chiese preoccupata e corrugai la fronte. Cosa sarebbe potuto accadere? Guardai anche io il mio telefono, ma non notai nulla di strano, se non un piccolo particolare, la scuola era iniziata da un'ora e mezzo e nessuna delle due aveva sentito la sveglia. Mi buttai giù dal letto frettolosamente e cercai dei vestiti da indossare. – Va bene, ma vedi di non cacciarti nei guai! – intanto, la telefonata continuava e il tono di voce di Alex non premetteva niente di buono. – A dopo. – mise giù e sbuffò. – Io lo ammazzo. – cominciavo a farmi un'idea su chi avesse potuto essere, ma ancora non capivo il motivo.

– Cos'ha combinato sta volta? – con Luka non si poteva stare un minimo tranquilli, altroché relazione perfetta.

– Si sta incontrando con dei clienti, si erano accidentalmente dimenticati di pagarlo. – la guardai stupefatta, smettendo di cercare abiti alla rinfusa. Lei imprecò e si mise una mano in faccia.

– Ancora con questa storia? – lei si limitò ad annuire piano. Credevo che Couffaine avesse smesso di spacciare, invece la droga faceva ancora parte della sua vita. Le chiesi se ne faceva ancora uso e, almeno sotto quel punto di vista, stava cercando di smettere, per il bene di Alex.

– Sento che finirà male. – si sedette sul bordo del letto, mentre il suo kwami le volò accanto. La percepivo molto preoccupata, persino triste, ma quando colpi un cuscino con il pugno mi accorsi che era solo arrabbiata.

– Non c'è bisogno di tutta questa violenza. – le disse Moony e lei lo guardò. Anche a me succedeva, quando stavo male o la rabbia prendeva il sopravvento, Ssashe cercava di aiutarmi. Beh, non proprio, siccome iniziava a tremare e ad emanare un'energia negativa dal nulla. Ci pensai bene, ma, in effetti, Moony non stava tremando. Al contrario era molto calmo e con i nervi saldi, eppure Alex non trasmetteva le stesse emozioni. – Se ci sono problemi ci sono anche soluzioni. – continuava a dire.

– Come fai? – non resistetti e glielo chiesi. Il kwami mi guardò intensamente. – Perché non provi lo stesso stato d'animo della tua portatrice? – ma si limitò a quello, non mi rispose. – E, soprattutto, non hai l'impulso di volerti trasformare? – ancora scena muta, però abbassò la testolina, così come le orecchie. Che cosa avevo detto di tanto strano?

– Moony non è come Ssashe... – mi rivelò Alex.

– Che cosa significa? – questa faccenda mi stava incuriosendo, ma nessuno dei due sembrava voler soddisfare la mia richiesta di conoscenza. Ripeto, che cosa avevo detto di tanto strano? Guardai il mio kwami, ma anche lei sembrava spaesata.

– Lei ha una cosa che io non ho... – tentò di spiegarmi il lupo, ma Alex lo fermò.

– Moony, basta. – poi mi guardò. – Lo scoprirai da sola, prima o poi. – vediamo, cos'è che sapevo? Linguaggio incomprensibile, modi anormali di reagire... nah, non credo c'entrino. Lingua biforcuta? Sicuramente Moony non ce l'aveva. Volevo approfondire il discorso, finalmente qualcosa di interessante, ma la mia indole misteriosa amava le sfide e lo avrei scoperto. In caso non fossi riuscita avrei chiesto suggerimenti, ma questo è un altro discorso. – Ho fame, fermiamoci in un bar. – propose Alex. Convinte di entrare alla fine della seconda ora, la scuola attese ancora un po' prima di vederci. Entrammo in classe di soppiatto, mentre la signorina Bustier era girata e sgattaiolammo fino al nostro banco. Una volta sedute, l'attenzione della rossa si focalizzò solo su un posto: quello di Luka, vuoto. Non immaginai nemmeno quante paranoie si stavano affollando nella sua testa, ma avrei potuto capirlo. – Posso andare in bagno? – chiese d'un tratto e la professoressa acconsentì. La vidi correre fuori dalla classe e la rividi solo dieci minuti dopo.

– Che ti è preso? – domandai, quando si sedette nuovamente, scocciata.

– Non risponde alle mie chiamate. – e lanciò il telefono nello zaino. – Non ce la faccio a stare qui, si tratta di una faccenda grave e urgente, non una semplice espulsione. Hai idea di quanti criminali ci siano in giro? E poi la droga, non si sta parlando di una sostanza leggera! – si mise le mani nei capelli e appoggiò i gomiti sul banco. Pensai stesse esagerando, ma probabilmente era l'ansia a parlare. Non l'avevo mai vista così preoccupata per un ragazzo.

– Andiamo a cercarlo. – proposi e lei accettò. Solo in quel momento notai che due occhi verdi mi stavano fissando in silenzio dal primo banco. Guardai Adrien a mia volta e, completamente a caso, lo immaginai con due orecchie da gatto e la mascherina.

Dopo l'intervallo io e Alex sparimmo, dirigendoci dove Luka avrebbe dovuto tenere l'"appuntamento", ma nella Rue Bixio non c'era nessuno. – Qualche idea? – con leggero fiatone ispezionai la zona, ma nulla, era troppo tardi, erano già andati via. Alex lo chiamò di nuovo.

– Non mi risponde! – ringhiò e valutai se fosse stato il caso di fare un'apparizione in TV per chiedere a chiunque avesse visto un deficiente drogato con i capelli blu e lo smalto della sorella sulle unghie di avvisarci e portarcelo sano e salvo. – Gli mando un messaggio, forse è impegnato. – sì, a farsi arrestare probabilmente. Esasperata guardai per aria, sperando per lo meno non fosse finito in qualche guaio. – Possiamo tornare in classe ora? – chiesi per pietà della mia pazienza. Ci avevamo provato, eravamo uscite, non c'era, si farà vivo. Ma Alex si voltò di scatto e il suo sguardo faceva intendere che a scuola non ci saremmo più tornate. – Solo a fare un giro per la zona, magari è entrato proprio in questo momento! – la buttai lì. Passarono i secondi in cui lei valutò bene la richiesta, poi approvò, non troppo convinta. Avviandoci verso l'istituto Franҫoise Dupont vidimo la sagoma di Chat Noir venirci addosso. Impegnata a capire che cacchio ci facesse lì quel dannato, stupido, demente, idiota, gatto non mi resi conto del pericolo, né di Alex che mi scaraventò dall'altra parte della strada gridando: – Attenta! –

– Ahia! – mi massaggiai il braccio. – Mi hai fatto male! –

Lei alzò gli occhi al cielo. – Se non ci fossi stata io staresti sotto a quel randagio e non come vorresti tu! – alzai l'indice per ribattere, ma poi lo abbassai insieme alla testa e rimasi zitta.

Nel frattempo, Chat si stava alzando dal suo volo e bisbigliò qualcosa che suonava come:"Dove sono finite le mie partner?" e poi ci guardò. Saremmo dovuto andare via, assolutamente, però non appena incrociai i suoi occhi mi imbambolai. No, era lui ad essere imbambolato e io lo stavo osservando attentamente. Quello sguardo inquisitore che mi stava studiando lo trovai simile a quello indagatore di Adrien. Fu Alex a portarmi alla realtà, sbuffando sonoramente e trascinandomi via dal polso. – Ma è possibile che ogni volta ti capita la stessa cosa, sei incredibile Ckicki. – mormorò tra sé, poco prima di trasformarsi. Dopodiché Lupetta mi schioccò due dita davanti al viso. – Pronto? Terra chiama Ckicki, dobbiamo aiutare Mr Occhi-verdi-che tanto-ti-piacciono. – scossi la testa, disorientata.

– Sì, sì, ci sono! – mi guardai intorno. – Cioè, dove sono? – poi vidi la rossa schiaffeggiarsi la faccia.

– Non ti picchio perché ti voglio bene. – e se ne andò sopra le scale esterne della scuola. Ssashe mi volò accanto e mi soffiò contro, oscillando la sua coda.

– Va bene, va bene, ho capito! – mi ripresi, che situazione imbarazzante. – Ssashe, shlshashu. –

– Mi stai facendo perdere tempo, stupido coniglio insolente! – sentii dire da Alex non appena varcai la soglia e percorsi la palestra. Infatti, davanti a lei, un'akumizzato nelle vesti del leprotto grigio stava per lanciare la sua arma, cioè un boomerang che ricordava una carota spezzata a metà.

– Il tempo è un'illusione. – rispose il coniglio, che aveva un aspetto davvero particolare.

– Ma è anche ciò che aggiusta tutto. – Chat volò giù dalla ringhiera del primo piano e allungò il bastone per colpirlo in testa. L'altro ragazzo, però, si spostò. Aveva un non so che di familiare. Il gatto, non contento di come era andata a finire, lo inseguì e caricò un gancio. L'akumizzato ne preparò un altro a sua volta e si scontrarono con cattiveria. Mi ricordava un sacco una scena specifica. Lupetta, per aiutare Chat, sparò le sue funi attorno al coniglio per bloccarlo, una attorno alla vita e l'altra attorno al polso. Così facendo, il felino poté colpirlo in faccia. All'improvviso riconobbi lo scontro.

– Lupetta, ferma! E' Luka! – lo indicai, portandomi una mano davanti alla bocca. Tutti e due si fermarono.

– Non sono più Luka, mi chiamo Gray Bunny. – cercò di divincolarsi, ma le prese attorno a lui erano solide. Per lo meno, quelle di Chat. Alex aveva allentato le funi e Luka riuscì a trovare più manualità.

– Lady Venom, cosa aspetti a deakumizzarlo!? – mi gridò contro e ispezionai il suo costume alla ricerca del Miraculous. – L'orologio! – appena sopra i ganci di Lupetta si trovava un orologio nero e grigio. Non appena lo disse, Luka si liberò e saltò lontano da noi, lanciando il suo boomerang carota.

– Tienimelo fermo! – urlai ad Alex, mentre usavo la corda per raggiungerlo. Sapevo che le sarebbe costato, ma era l'unico modo se avesse voluto riavere indietro il suo ragazzo.

– Wolf Claws! – entrambe saltammo nella sua direzione da due parti opposte.

– Poison Power! – mentre i suoi artigli si conficcavano nel suo petto, io lo immobilizzavo colpendolo sulla schiena e facendolo cadere come un sasso. Con ancora il potere attivo infettai l'akuma e liberai il kwami. Esattamente come immaginavo, sotto le vesti di Gray Bunny c'era Couffaine.

– Lo porto io al sicuro. – decise Alex e prese con sé anche il Miraculous.

Volai sopra i tetti ancora trasformata fino a casa mia, con la speranza di avere ancora qualche minuto a disposizione. Appena in tempo atterrai in veranda e presi Ssashe fra le mani. – Vado a cercare le tue caramelle. – le dissi, adagiandola sul letto.

– Hsshse... – era sfinita e aveva fame, così mi sbrigai. Aprii l'armadio per prendere la bag e la svuotai letteralmente. Perché i pacchettini devono essere così piccoli? Mi lamentai, prima di trovarli imboscati in qualche tasca.

– Eccoli! – esultai raggiante, mentre richiusi l'anta e mi voltai. – Ti è andata bene, sono gli ul-ti-mi... – mi fermai, con il fiato sospeso, nel momento in cui Chat Noir entrò in camera e fissò Ssashe. Oh cazzo. Guardai il kwami e pensai perché diamine non si fosse nascosta. Poi immaginai non avesse le forze per farlo e quindi fu troppo tardi. Ma la vera domanda era: – Che ci fai tu qui? – lui non mi rispose, aveva gli occhi puntati sul serpente, però abbozzò un sorriso accompagnato da un ghigno. Sperai non capisse cosa fosse quel coso, ma poi valutai che anche lui ne doveva avere uno, quindi tanti cari saluti all'idea del nuovo peluche animato.

– Mi avevi quasi ingannato. – finalmente mi rivolse la sua attenzione e di nuovo riconobbi lo stesso sguardo indagatore. – Mi ci è voluto del tempo per capire quanto fossi stupida. Io ho provato a tenerti lontana da tutto questo, ma quando ci sono di mezzo i sentimenti – rise sprezzante – tu non capisci più nulla. Ho tentato anche io di allontanarmi, sapevo che era sbagliato, ma l'attrazione che provo è così intensa che non sono riuscito a staccarmi da te. Ogni volta mi facevo odiare, in un modo o nell'altro, ma tu ritornavi sempre e io, il vero me, non sapeva più che cosa fare! – sbottò. I suoi occhi, un tempo luminosi, si oscurarono come fecero quella notte. Non lo riconoscevo più, era cambiato, cambiava sempre, e ogni volta tirava fuori un lato di sé, man mano più oscuro.

– Sei arrivato persino a ferirmi interiormente... – non stavo capendo il senso del suo discorso, a che cosa stava alludendo e perché si era deciso di parlare proprio adesso.

– Già, ma mi hai perdonato! – mi accusò, come se non fosse stato realmente quello il suo desiderio. – Chiunque con un po' di buon senso mi avrebbe cacciato, ma non tu, attratta a tal punto da non voler rinunciare a nessuno dei due! – stava alzando la voce e mi stavo spaventando. – Cos'è, soffri di carenza di affetto!? O forse è solo smania di avere chiunque al tuo servizio!? –

– Adrien, smettila! – sbiancai. Fermai il ragazzo per le cattiverie che mi stava dicendo, però con il nome sbagliato. Anche lui era scioccato. – So che sei tu. – sussurrai, sperando di non sbagliare, ma ormai era impossibile pensare il contrario. Con leggera fretta, Chat si tolse il Miraculous e, prima che avessi avuto modo di ribattere, Agreste era già davanti a me.

– Da quanto tempo lo sai? – si mise le mani sui fianchi, mentre il kwami del gatto nero si lamentava per del formaggio e salutava Ssashe.

– Da un po'. – mentii a bassa voce. Credere alle supposizioni di Alex era un conto, vedere la trasformazione davanti ai miei occhi un altro. Ciò mi fece seccare la gola e riempire il corpo di brividi. – Perché...? – iniziai a chiedere.

– L'ho fatto? – concluse la mia domanda. – Non hai idea di quanto sia stato frustrante vederti persa tra le braccia di quel gatto! Credevo provassi qualcosa per me, invece sei subito andata da lui. Ma, quando credevo di averti, con le sue sembianze, ritornavi da me. All'inizio la presi come un'ottima opportunità per averti, in un modo o nell'altro eri sempre con me. Però tu questo non lo sapevi e quindi mi stavo sentendo tradito. – non potevo crederci, sembravano le mie stesse paranoie di quando andavo a trovarlo come Lady Venom. – Sei stata furba a presentarti a casa mia trasformata, hai tolto ogni sospetto quando avevi rivelato di aver visto l'atto sessuale da dietro la porta. Ma a te non piaceva giocare e non ti sei più fatta vedere. Ho lasciato correre, perché non era lei che volevo. Invece tu non sapevi scegliere, facendomi diventare matto e obbligandomi a escogitare piani più confusionari di altri! –

– L'hai fatta soffrire, te lo avevo detto. Guarda, ora si sta mettendo a piangere. – era stato il kwami del gatto nero a parlare. Non me ne accorsi subito, ma aveva ragione, stavo lacrimando.

– Dacci un taglio, Plagg. – lo zittì. – Ora capisco, tutto quel risentimento di Lady Venom, era il tuo. –

– Vattene via! – urlai, con il poco fiato che avevo. Adrien mi guardò furioso, poi, con veemenza uscì dalla finestra e si buttò giù dalla veranda. Il suo kwami gli volò dietro, continuando a reclamare il suo formaggio. Restai da sola, con Ssashe. Mi buttai sul letto e sprofondai la faccia nel cuscino. Non lo volevo sapere. Mi sfogai, pensando a quanto veramente stupida fossi. Aveva ragione Adrien, avevo permesso sia a lui sia al gatto randagio pervertito di prendersi gioco di me. Con calma mi alzai dal letto e presi il telefono. Digitai il nome di Alex, sebbene le lacrime che cadevano sullo schermo bloccassero le parole. Non appena rispose le dissi: – A-avevi ragione... è lui. – singhiozzai.

– Che cosa è successo!? – si allarmò. Le avrei voluto raccontare tutto, quindi decisi che sarei andata da lei. In quel momento Ssashe mi volò accanto, era ritornata ad essere minacciosa e tremante, chiedeva una cosa sola, di unirsi a me. – Ckicki non fare niente, stai in casa, arrivo io! – ma misi giù. Avevo già preso la mia decisione.

– Ssashe, shlshashu. – per la prima volta accontentai il mio kwami furente, ma, poco dopo la trasformazione, l'unica cosa che ricordai fu una potente luce viola.

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