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5: "Espejos embrujados."

Era notte, pioveva con forza e si formava una cortina che faceva a malapena vedere più in là di sé stessi.
Anna tornava a casa, desiderando di arrivare il prima possibile a causa del maltempo.
Non si vedeva nessuno, solo una figura in lontananza che era ferma in piedi in mezzo alla via, come se stesse aspettando qualcuno. Anna guardò la figura e si innervosì. Accelerò il passo, la figura continuò ad osservarla per alcuni  secondi ancora e sparì nella pioggia incessante.
Chi avrebbe potuto essere quella persona?
Perché la guardava?
Non riusciva a capire e pensando a ciò arrivò a casa, aprì la porta ed entrò. Non c'era nessuno: i suoi genitori erano andati a cena fuori con degli amici così  telefonò per farsi portare la cena a casa e nell'attesa che questa arrivasse, accese la televisione. Rimase addormentata per un pò e sussultò nel sentire un rumore alla porta: era la cena.
Gocce di sudore correvano lungo la sua fronte, non capiva, non faceva caldo, sentiva uno strano presentimento dentro di sé e dando un'occhiata alla via, tentò di calmarsi. Certo non c'era nessuno però Anna non  ne era tanto sicura. Quella figura l'aveva innervosita troppo. Passarono i giorni ed ogni tanto, guardando indietro, più di una volta credette di vederla in mezzo alla gente. La maggior parte passava davanti a lei, come se non esistesse e ciò la rendeva più inquieta ancora. L'irrequietezza del pensiero che lei potesse essere una vittima, non la lasciava dormire. Si alzò dal letto e si sedette sul bordo con lo sguardo pensoso e fisso alla finestra che dava sulla via.
Vide passare un camion e sentì suonare il clacson mentre quasi travolgeva un cane; diede un piccolo salto a causa di quel suono, sembrò stridulo a quell'ora della notte dove tutto è immerso nel silenzio assoluto. Accese la luce e si guardò allo specchio, che stranamente era appannato, lo pulì e l'orrore di cui fu vittima quasi la fece svenire.
Nello specchio apparve quella terrificante sagoma che tanto aveva avuto impatto nel suo povero essere; la vide avvicinarsi a lei mentre il panico la immobilizzava. Ogni passo che dava verso di lei la faceva rabbrividire terribilmente e, senza rimedio, cadde al suolo, preda della paura; si girò rapidamente ma non vide nulla, pensò che la sua demenza era tanta e che quelle immagini fossero semplici allucinazioni.
Ma mentre cercava di alzarsi dal pavimento, una mano afferrò il suo collo e le impedì di alzarsi. La potente mano non la lasciava e le stringeva così tanto il collo che non poteva urlare, si sentì soffocare e tornò a svenire.
Un dolore insopportabile circondava il suo collo e credette di sentire in lontananza gli uccelli all'alba.
Sarebbe stato tutto un sogno? Si alzò dal letto, stirò braccia e gambe, sentì una strana sensazione di tranquillità, si dispose ad uscire dalla sua camera, la porta non aveva serratura, cercò di spingerla un pò disperata per il fatto strano che essa non si  riusciva ad aprire dall'interno.
Chiamò sua mamma ma sembrava che nessuno la sentisse. Isterica, cercò di uscire dalla finestra ma il risultato fu uguale a quello della porta.
Attraversò la sua stanza alla ricerca di  qualche risposta però non trovava nulla. Si chiese se questo fosse la conseguenza di ciò che era successo la notte precedente, se realmente non fosse stato un sogno e nella maniera più terribile scoprì che tutto era stato reale.
Guardò nello specchio e non si vide riflessa; quello che vide fu sua madre che piangeva sul corpo di qualcuno che  subito riconobbe come sé stessa.
Urlò a sua mamma, le gridò che non era morta, che si trovava nell'altro lato dello specchio, però tutto fu inutile; quello straniero  aveva rinchiuso la sua anima dentro lo specchio e lì vi rimase per sempre.

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