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La locandiera (18/09/22)

«Datti una mossa Cora! Se volevi dormire avevi a fare un altro lavoro.» Un uomo basso e grassoccio, gestore della "Taverna del corvo" lanciò uno straccio sporco alla donna, che lo afferrò al volo «Un'imbecille ha fatto cadere un boccale al tavolo 27, bada di pulire bene tutto. E muoviti, devi anche servire i clienti.»

La donna sbuffò con pensiero e si accinse ad andare nel posto indicato: odiava il suo datore di lavoro, il messere Ruth, odiava quel posto lercio, odiava tutti quei marinai che lo frequentavano, odiava tutto in quella maledetta città. Milibourg era un centro portuale di medie dimensioni, frequentato da navigatori provenienti da tutti i luoghi, persino dalla capitale di Aqualia. Il suo periodo di massimo splendore era però stato nei secoli precedenti, e adesso doveva la sua fortuna solo alla sua vicinanza con la Via Delle Merci, che portava appunto alla città più importante del regno.

Asciugò con il panno la bibita versata, e tornò al bancone, dove una fila di persone chiedeva da bere. Versò loro la birra e si mise a lavare i bicchieri usati sciacquandoli in un secchio. Avrebbe dovuto cambiare lavoro, ma non poteva, c'era un motivo preciso per cui non aveva già mandato Ruth a farsi divorare dalle fiamme, e doveva aspettare. Doveva vederlo, solo per quella volta, poi avrebbe lasciato quel buco veramente. Mancava solo una sera ormai, poteva resistere.

La ragazza si guardò allo specchio: i suoi occhi si erano scuriti da quando era arrivata in quel posto, la sua pelle era opaca e spenta, si stava trascurando, ma non aveva importanza. Per le troppe notti di lavoro aveva delle profonde occhiaie, che aveva provveduto a mascherare con dei cosmetici, ed era sempre di pessimo umore. Si pettinò i capelli castani, aveva dovuto tingerli per non dare nell'occhio e le mancava la loro sfumatura rossastra, un qualcosa che le ricordasse casa, e le erano cresciuti molto. Si sistemò la camicia dalle ampie maniche e allacciò il corsetto di pelle. Era scomodo, ma Ruth pretendeva che lei si vestisse secondo l'antica moda marinesca, e metteva in risalto il suo fisico magro, facendole spesso guadagnare indesiderati sguardi da parte dei clienti. Lo detestava, come tutto il resto. Raccolse parte dei suoi capelli in due trecce che si univano dietro la testa e uscì dalla stanza in cui viveva, ovvero uno degli alloggi presenti nella taverna. 

Era quasi sera ormai, e si sentiva molto stanca, ma sapeva di dover resistere, stava arrivando, lo sapeva, ma non ce la stava facendo più: l'attesa la stava logorando, ormai la taverna stava per chiudere.

E poi lui entrò, vestito come uno dei protagonisti delle leggende popolari del posto, con un gilè di pelle nera decorato con ricami color argento a collo alto che copriva in parte sia una camicia grigia scura dalle maniche a sbuffo sia una cintura con appesa una spada. Le sue dita erano cariche di anelli, e alle orecchie, molto allungate, erano attaccati fin troppi orecchini. I capelli, neri come la pece e gli occhi, altrettanto scuri, stonavano con la sua pelle chiara, molto differente rispetto a quella abbronzata degli altri presenti. Sulle spalle portava un mantello, che arrivava poco sopra ai piedi.

I vari marinai incominciarono a borbottare indicandolo, riconoscendo in lui un nobile, con alle spalle chissà quale passato misterioso. L'uomo camminò, fino a raggiungere al bancone e chiedere quella che era la bevanda più costosa di tutte, ricevendo delle occhiate ancor più curiose.

«Fanno dieci denari d'argento, messere.» Disse la locandiera aprendo una bottiglia impolverata e versando dentro a un bicchiere di cristallo un liquido giallastro: era il famoso Nettare dei Re, un liquore importato dal Regno di Festo e famoso per i riflessi dati dalla polvere d'oro contenuta al suo interno, oltre che per il prezzo molto elevato. Doveva avere così tanti soldi che non sapeva dove metterli. Normalmente la donna si sarebbe stupita di un visitatore così curioso, ma erano mesi che sapeva del suo arrivo e non aspettava altro che vederlo in faccia dopo così tanto tempo.

«Grazie mille signora.» Rispose poggiando sul bancone pezzo di metallo grigiastro e facendo mormorare i presenti alla vista di un soldo di platino. Era palesemente ricco e ben educato, si capiva dal suo linguaggio forbito e formale, a differenza delle frasi interrotte da parolacce e insulti tipici della maggior parte dei navigatori. Probabilmente, era un capitano, magari anche un ricco commerciante, chissà quali merci di lusso portava da una parte all'altra del mondo.

«Ci mancherebbe.» Affermò lei dandogli un cospicuo resto composto da monete di vari tagli, che fu riposto in un sacchettino di cuoio «Vi accompagno a un tavolo?» 

«Preferirei stare qui e parlare con la vostra affascinante presenza, se non le dispiace.»

«Affatto.» In lontananza, Ruth la stava scrutando curioso.

«Mi dica, per caso conosce un posto ove io possa soggiornare per questa notte o anche di più? I venti anticipano tempeste, è impossibile soffermarsi a lungo.»

«Temo non esistano alloggi degni della vostra figura, ma potete fermarvi qui, sono cinque monete d'oro per una notte, trenta se si ferma una settimana.»

«Capisco, allora vorrei intanto rimanere la notte, poi deciderò domani cosa fare.»

«Ecco la chiave, chiamo il mio superiore per farvi dire dove si trova l'alloggio.»

«No, la prego, mi porti lei.»

«Devo stare a servire gli altri clienti, sono molto dispiaciuta di dover declinare il vostro invito.»

«Non preoccuparti Cora, me ne occupo io.» La interruppe il suo datore di lavoro, incuriosito dall'interesse del cliente per la sua dipendente. Doveva essere molto ricco e non valeva la pena di contrariarlo «Prenditi tutto il tempo che ti serve.»

«La stanza si trova al piano superiore, vi accompagno.»


L'arredamento era molto semplice: davanti alla porta il legno dalla quale erano entrati si trovava una finestra, che dava una visuale sul mare e che era tappata da alcune tende verdastre, a destra un letto matrimoniale e sul lato opposto un armadio di medie dimensioni. Le pareti erano decorate da quadri e dipinti delle imbarcazioni più disparate. Su alcune mensole, poste sopra a un tavolo con una sedia e attaccate al muro dietro di loro, c'erano dei vascelli in bottiglia. La donna accese una lampada a olio con un fiammifero e tirò la corda che la sorreggeva, fino a farla arrivare all' altezza del soffitto, poi chiuse l'uscio alle loro spalle.

«È un posto niente male, signorina Cora.» Affermò il nobile guardandosi attorno «Mi piace questo arredamento, è stata lei a disporlo?»

«No, sono giunta dopo che le stanze sono state arredate.»

«Capisco. Mi dispiace che debba andare così presto, vorrei tanto soggiornare con lei.»

«È il mio lavoro, vi devo lasciare.» Fece per andarsene, ma sapeva che lui l'avrebbe trattenuta. L'aveva già visto, ma non era a conoscenza di cosa sarebbe accaduto dopo.

«Non andate via così presto, per favore.» Disse infatti quello «La prego, rimanga. Vorrei tanto passare la serata in sua compagnia, è una fanciulla molto graziosa.»

«Se insistete rimarrò.»

«Ne sono contento.» Si slacciò il mantello e si tolse il cinturone con la spada, appoggiandoli sulla scrivania «Avrei molta voglia di parlare, cosa succede in questi luoghi? Conoscerai molte persone, suppongo.»

«Abbastanza, ma non viaggio, di sicuro siete di un luogo lontano, raccontatemi di voi.»

«La prego, mi dia del tu: il voi è così freddo e distaccato.» Si accomodò sulla sedia.

«Vorrei sapere il tuo nome: sai il mio, ma io non il tuo.»

«Non è il nome a fare una persona, cara. Ma ora sistemati un po' anche tu, ci attende una bella nottata solo io e te.» Il brusio proveniente dal locale era sparito, adesso regnava il silenzio.

«Scordatelo, maledetto!» Sibilò lei, voltandosi all'improvviso e prendendo la spada del nobile, per poi puntargliela contro, sotto al collo «Tu... la pagherai per quello che le hai fatto, dovesse essere l'ultima cosa che accada al mondo!» I suoi occhi erano colmi d'odio, la punta dell'arma gli sfiorava il mento «L'hai uccisa ma io la vendicherò.» IL suo avversario però le sorrise beffardo, come se si aspettava la sua reazione da chissà quanto tempo e la giovane realizzò che lui era a conoscenza della sua identità  «Tu lo sapevi? E hai osato venire qui?»

«Mi hai stupito effettivamente, non pensavo mi riconoscessi. Volevo vedere la tua faccia quando ti avrei mostrato il Simbolo.»

«Taci! Nessuno con abbastanza soldi da permettersi mezza città andrebbe nei bassifondi di Milibourg, dovresti saperlo.»

«Ti facevo meno intelligente, mi sorprendi. Se solo lei avesse avuto metà della tua astuzia sarebbe viva..»

 «Non osare parlare di lei, le tue labbra non sono degne di pronunciare il suo nome. Giuro che ti ammazzo, lo giuro su quello che vuoi!»

 «Madama cuoretenero ha qualche problema con gli omicidi a quanto vedo. Parli tanto, ma non riesci nemmeno a impugnare una spada, sei imbarazzante.»

 «Ho promesso vendetta per tutto quello che le hai fatto. E l'avrà, dovessi morire facendolo.»

 «Ma davvero?» Con un calcio si spinse indietro, facendo cadere la locandiera e rotolando anche lui in senso antiorario. Si alzò e recuperò la sua arma, mentre la ragazza si rimetteva in piedi a sua volta  «Sei lenta, è un gran peccato. L'agilità non è mai stata tra le tue qualità.» Affermò, spingendola nuovamente fino a farla sbattere contro la parete. Per la forza dell'impatto, alcune bottiglie caddero. La donna ansimò spaventata, non si immaginava il suo gesto improvviso. Era di nuovo stata sciocca e impulsiva, come quella volta...  «Fosse per me, ti ucciderei seduta stante, ma non posso: a quanto pare la tua amata sorellina ti ha maledetto il sangue.» Dichiarò tenendo la lama vicino alla sua pelle «Non ho intenzione di rimetterci per colpa di uno stupido incantesimo, tesoretto mio, non ne vali la pena.» Ancora una volta le aveva salvato la vita, non se lo meritava

Lo stregone schioccò le dita e sparì lasciando la fanciulla da sola nella stanza: ancora una volta, era fuggito. Ormai non aveva più niente da fare lì: mise le mani nella tasca posteriore dei suoi pantaloni ed estrasse un bigliettino con segnato sopra un indirizzo e un nome. Era ora di cambiare tutto e ritornare a essere quella di prima, per sé e per lei. E l'avrebbe vendicata, togliendo tutto a quell'essere malvagio una volta per tutte. Ora però aveva bisogno di aiuto e solo una persona avrebbe potuto aiutarla: l'indomani si sarebbe licenziata e poi avrebbe finalmente lasciato quel posto, una volta per tutte.

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