Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Edgar (7)

- Signor Mason, io non l'ho presa di mira. Odio tutto il mondo. E le dirò di più: ogni anima, ogni granello di sabbia, ogni nuvola che corteggia gli orizzonti... oramai, davanti a tutto ciò, l'unica reazione che riesco ad ottenere da me stesso è una semplice, pura, indifferenza.
Ovvio, non la giudico. Ma ritengo che per ciò che ho vissuto, il mio comportamento sia assolutamente normale -.
- Ciò che ha vissuto? Ha 18 anni... Cosa avrà mai vissuto in 18 anni? -. Il suo volto annebbiò.
- N-Non credo che uno come lei debba saperlo -.
Bressanin ruppe quell'attimo di caduchi lamenti della mente del connazionale:
- Riguardo la ragazza, credi sia lecito informare anche lui? - mi additò, ed io mi sentii come se fossi solo un oggetto. Un oggetto che Castelli stava portando sulla sua bilancia della verità, mentre coltivava le brame di vedermi cedere sotto il peso della sua mera concezione di realtà.
- Sì, diglielo - ordinò.
- Paul, la ragazza scomparsa, accennata poco prima Lorenzo, si chiama Eveline Marie Brown. Ha 24 anni e risiede in città. Non se ne ha più traccia da tre giorni. La conoscevi? -.
- Non conosco nessuna Eveline, ad esclusione di mia nonna materna -.
Castelli sembrava soddisfatto. Ebbi una strana impressione nel vederlo sorridere in quel modo: aveva le guance tiratissime e fissava il pavimento. Mi sentii estremamente a disagio e, senza volerlo, continuai a muovemi nervosamente sulla sedia.
- Sei sicuro di non aver mai sentito quel nome? -.
Cercai nelle cave più recondite del mio encefalo. In effetti, l'avevo letto da qualche parte, una volta.
- No - esordii, repentinamente - ho già letto quel nome da qualche parte -. L'investigatore italiano dagli occhi maledetti smise di ridere, e tornò serissimo. Prese prontamente la parola e mi chiese:
- Dove? -.
- Io... Non ricordo -.
- Bene, può andare -. Annuii e mi alzai. Per qualche secondo cercai di intravedere qualcosa, oltre quelle fredde pupille magnetiche. Sentivo però il suo gelo sfiorarmi il cuore; era impossibile. Sortii quell'ufficio e mi diressi a piedi verso casa.

Dove mi ero imbattuto in quel nome?
Forse era una collega dell'ospedale.

Sapere chi fosse Edgar passò in secondo piano: ero deciso a riallacciare i rapporti con mia moglie. Decisi che il giorno seguente sarei andato dai suoi.
In quel momento ero troppo esaurito, probabilmente a causa di quelle quattro inquietanti domande.

Speriamo di dormire...
Mi buttai sul divano a peso morto.
Niente cena. Voglio solo calmarmi, sopravvivere.
Ma ovviamente non chiusi occhio.

La mattina che seguì, ero stranamente pimpante. Bevvi un caffè per prolungare la carica fino a mezzogiorno, così da resistere alla parlantina dei suoceri. A bordo della mia Spyder azzurra, percorsi le 13 miglia che mi separavano dalla mia donna. Feci un salto da Jana, fioraia che conoscevo da almeno quattro anni, considerando i miei numerosi litigi con Kate e le sue immediate fughe dai genitori.
Jana era sempre stata molto dolce con i clienti; soleva averne parecchi, ma quel giorno eravamo solo in due.
Mi abbracciò davanti alla cassa.
Terminati i saluti e le domande che prevedevano, le spiegai di cosa avrei dovuto farmi perdonare. Lei mi consegnò dei fiori sconosciuti, ridendo e augurandomi "buona fortuna" con salaci battute sul mio romanticismo.
Sempre la solita!
Pagai e corsi via.

- Buongiorno, signora. Sono qui per sua figlia -.
Consegnai quell'involucro profumato alla madre di Kate, che lo portò dentro, storcendo il naso. Non aprì comunque il cancello.
- La prego, signora! Mi faccia entrare, per favore -.
- Mia figlia non ti merita, Paul -.
- Me lo ripete ogni volta. Mi lascerebbe entrare, adesso? -.
- La fai sempre piangere... Che schifo di uomo che sei! -.
- Anche io le voglio bene. Apra, su! -.
Non potevo crederci: la strega mi consentì di entrare. La ringraziai con un cenno del capo.
Entrato in salone, mi imbattei in una Kate fradicia di sudore, con occhiaie nere come la pece e una bottiglia di Cognac stretta fra le dita.
- Amore, tu... - cercai di comporre una frase di senso compiuto, ma fallii.
Qualcuno alzò la voce.
- Paul, sei uno stronzo! - fece suo padre, giungendo dalla cucina.
- Ciao! - gli lanciai un'occhiataccia - Io sarò quello che vuoi, ma almeno non lascerei che mia figlia esageri con l'alcool! -.
- Tu dov'eri? Avevi la polizia in casa! Perché, poi? Sentiamo... -.
Il mio ribrezzo aumentò notevolmente.
- Ho un'accusa di pluriomicidio. Comunque, io non c'en... - mi diede un pugno in pieno volto. Lo spinsi contro il muro, ma lui riuscì a impedire che gli avvolgessi il collo con le dita.
- Piantatela, coglioni! - gridò Kate. Scoppiò a piangere. Le sue mani strinsero i nostri bicipiti.
- Amore... Torniamo a casa... - sussurrai - Questi muri non ci meritano. Ho bisogno di te, sempre; ma ora... Ora sento l'aria che mi accartoccia e i mobili appesantirsi. Anche il cielo appare sgombro di gioia. Kate, ti prego -.
- Non ti lascerò fare del male alla mia bambina ancora una volta! -.
- Guardi come l'ha ridotta! Vuole farmi la morale? Ma stia zitto, va'! -.
- Non giudicarmi, schifoso... -
- Papà, basta. Torno con lui -.
Mi fissò disgustato, come se fossi l'artefice di ogni sventura di sua figlia.
- Ciccia, non andare con questo stronzo... -.
Lo ignorò.
Tirò su col naso e mi abbracciò, scacciando via ogni preoccupazione. Lasciammo la funesta abitazione, evitando ogni parola.
Muti.
- Casa dolce casa - mormorò sorridendo delicatamente.
- Ti prometto che con me starai subito meglio. Io cercherò di migliorare per te. Kate, ti amo. - feci, accarezzandole nel frattempo la nuca, insinuando le mie dita fra i suoi lucenti morbidi capelli.
È stato facile convincerla a tornare, forse era già stanca di stare lì.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro