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Capitolo Otto.

CAPITOLO 8.

Erano passati ormai tre giorni da quando Harry aveva deciso di troncare i rapporti, nessuno dei due osava nominare l'altro, addirittura Emma e Luke evitavano di convocarmi a lavoro perché all'udire il nome di quel viziato perdevo completamente il senno.

La rossa si aggirava varie volte nel palazzo, segno che Harry non si era ancora stancato completamente di lei e delle sue extencion mal piazzate.

Ogni tanto, tra una passeggiata e l'altra, mi capitava di incrociare i suoi occhi verdi sul pianerottolo. Ci fissavamo impazienti, ognuno voleva sentirsi dire qualcosa dall'altro, ma nessuno dei due proferiva parola.

Durante questi pochi giorni avevo approfittato del tempo libero per tagliarmi i capelli, la mia lunga chioma castano scuro era sparita, lasciando spazio ad un'acconciatura visibilmente più corta, dove i capelli toccavano appena le spalle.

Non so dirvi precisamente il perché lo feci, ma adoravo tagliarmi i capelli in momenti di nervosismo.

Appena uscì dal salone quel giorno mi incamminai verso casa, non guardai l'orario, ma il mio stomaco brontolante mi ricordò che sicuramente era ora di pranzo.

Appena entrai nel palazzo, la frescura che vi era mi invase il viso, i condizionatori erano stati sicuramente il miglior acquisto fatto dai condomini.

Arrivai davanti la porta di casa salendo le scale, a causa dell'acensore ancora in manutenzione, e misi istintivamente le mani all'interno della borsa per cercare le chiavi, di solito facilmente individuabili a causa di un portachiavi a forma di orsacchiotto che avevo messo tempo prima.

Sentì dei passi sulle scale, istintivamente è senza pensarci mi girai, trovandomi faccia a faccia con Harry di ritorno dalla sua corsa mattutina.

Rimanemmo entrambi bloccati a fissarci, io con le mani nella borsa e lui ancora affannato dai chilometri che aveva percorso.

<< ..Hai tagliato i capelli >> Sussurrò, evidentemente colto dall'imbarazzo del momento.

Sorrisi malinconica, non avevo voglia di conversare dopo tutti quei giorni di silenzio.

Così afferrai le chiavi e le inserì nel portone, intenta ad aprirlo e sparire il prima possibile.

Lui mi vide.

Improvvisamente con dei lunghi passi diminuì la distanza tra noi, arrivando proprio al mio fianco.

<< Hailey >> esclamò bloccandomi

Mi aspettavo delle scuse.

Anzi, cosa dico , pretendevo delle scuse!

Ma lui niente, alla vista dei miei occhi che lo fissavano impazienti, riuscì ad esclamare solo un flebile << Ti donano molto >> , lasciando la presa e permettendomi di entrare all'interno del mio appartamento.

Mi chiusi la porta alle spalle, mentre un misto tra rabbia e dispiacere mi inondò.

Si era reso conto dello sbaglio che aveva fatto, potevo sentirlo da come i suoi occhi mi scrutavano.

Quello sguardo avrebbe potuto perforare qualsiasi muro tra noi due, avrebbe potuto abbattere qualsiasi barriera, eppure l'orgoglio era più forte.

E se l'orgoglio è più forte del sentimento, vale davvero la pena stare così male?

Quella domanda mi assillava, giorno e notte.

Cercai di fare un respiro profondo, per calmarmi, ma servì a ben poco.

Accesi la luce e buttai la borsa sul divano, mentre stanca mi avviavo verso la camera.

<< Bel taglio! >>

Lui?

Di nuovo?

Mi voltai di scatto e lo trovai lì, seduto sul mio tavolo, con la sua solita sigaretta accesa.

<< Posso sapere cosa vuoi? >>

Lui rise, mentre aspirando gli ultimi tiri, gettò in un bicchiere la sigaretta ormai terminata.

<< Vedi , da te voglio ben poco. So che tu sei solamente una pedina, e a me non interessi tu, ma chi ti muove. >>

<< Cosa c'è che non sai dell'FBI? Ci hai lavorato per vent'anni. >> Esclamai perplessa.

<< Voglio sapere precisamente in cosa consiste la tua missione. Voglio sapere perchè l'FBI mi sta spiando >> Disse avvicinandosi sempre di più a me.

<< Non ho mai detto che la mia missione consistesse nello spiarti, ma se hai evidentemente paura che lo faccia, allora stai nascondendo qualcosa. >>

Passai all'attacco, non mi piaceva essere succube di quell'uomo, non mi piaceva farmi mettere in un angolo ed essere passiva nei confronti dei suoi stratagemmi.

Iniziai a camminare verso di lui, arrivando a pochi passi dal suo viso, che aveva un'espressione quasi divertita, come se quel momento lo stesse entusiasmando.

<< Amber,Amber.. >> Esclamò passeggiando tranquillamente << Sai perchè non sei diventata ancora un'agente vero e proprio? Perchè hai sentimenti >>

La mia fronte si strinse in uno sguardo perplesso,mentre lui continuava a parlare << In questo mestiere non bisogna avere scrupoli, bisogna sacrificare chi si ha intorno per avere la gloria >>

Ma cosa stava blaterando?
Gloria? Sacrifici?
Non capivo il suo discorso dove voleva andare a parare, cosa stava cercando di dirmi?

Mentre io riflettevo su una soluzione a quello che sembrava un lungo quesito, lui continuò.

<< Sei debole Amber, suscettibile, ti lasci influenzare, ti affezioni. Ecco dove sbagli. Ecco il punto in cui i nemici potranno colpirti. >>

<< Certo, come se tu non avessi punti deboli >> lo interruppi sarcastica, facendo un chiaro riferimento a suo figlio.

<< Ecco, vedi, sbagli ancora! >> Urlò lui.

Si avvicino alle mie spalle e avvicinò il viso al mio orecchio destro.

<< Harry è il mio punto forte e il tuo punto debole, te lo si legge in faccia. È proprio per questo che ti ho in pugno. >> Sussurrò.

Mi voltai, quasi famelica, innervosita da quelle parole.
Io non stavo in pugno a nessuno!

<< Lasciami stare Garrett, e per quanto riguarda tuo figlio, facci quel che vuoi >>

Lui rise, lanciandomi un paio di chiavi, che afferrai al volo, mentre si avviava verso la porta.

<< Mi hai rubato il lavoro una volta solamente perchè non avevo capito che la cattiveria è l'unica chiave per fare successo in questo settore, ricordalo. Ora sono io quello che passa all'attacco >>

Si accese una sigaretta, posò l'accendino in tasca,mentre con calma mi fissava.

<< Vediamo un po' come te la cavi questa volta. Quelle sono le chiavi di casa di Harry, entra. >> Disse mentre scendeva giù per le scale.

Mi fiondai nel pianerottolo e lo raggiunsi, afferrandogli il polso e voltandolo verso di me.

<< Cosa gli hai fatto? >> Ruggì minacciosa

<< Vallo a scoprire, dopotutto è il tuo lavoro Amber >>

Si divincolò dalla mia presa e continuò a scendere le scale, mentre io con tutta la forza che avevo in corpo corsi sù al terzo piano, arrivando davanti alla porta di Harry con il cuore che mi batteva all'impazzata.

Cosa gli aveva fatto?

Aveva fatto del male a suo figlio solamente per ferire me? Che razza di padre, e che razza di uomo era quel tipo?

Mi sentivo morire, avevo paura, non mi sarei mai perdonata se ad Harry fosse successo qualcosa per colpa mia.

Cercai la chiave giusta tra le mille che sembravano esserci nel mazzo in quel momento interminabile.

Quando finalmente ne provai una ricoperta di plastica rossa,la porta si aprì.

<< Harry! HARRY! >>

Urlavo come una matta,non lo trovai in cucina, tantomeno nel salotto e nella sua camera,ma appena aprì la porta del bagno mi si presentò una scena raccapricciante.

Harry era sdraiato nella vasca, imbavagliato, bendato e pieno di ferite da rissa.

Aveva un occhio leggermente viola, dei piccoli segni di tagli sulle braccia, e il volto ricoperto di sangue che scendeva ancora dal naso e dalla bocca.

Rimasi paralizzata sulla porta.

Non capivo se fosse vivo.

Mi avvicinai con cautela,appoggiando due dita nella parte inferiore del polso,quei battiti che percepivo mi fecero rinvigorire da tutto il male che avevo dentro.

Lo presi dalla vasca,lo alzai e lo portai in camera sua.

Non chiedetemi quella forza improvvisa da cosa fu dovuta,ma mi sentivo in dovere di salvarlo,era per colpa mia che era ridotto in quelle misere condizioni,non potevo tirarmi indietro proprio ora.

Appena lo poggiai sul letto,gli tolsi la benda e la corda che gli legava le mani,notando ancora di più tutti quei graffi e quei lividi

sparsi.

Con uno strofinaccio bagnato gli pulì attentamente il viso,usando una delicatezza inaudita per evitare di ferirlo ulteriormente.

La vista del suo viso mi fece star male.

Mi resi finalmente conto,al cento per cento di cosa era capace quell'uomo. Ora ne ero sicura,lui era il responsabile di tutto,ci avrei messo la mano sul fuoco.

Vidi pian piano Harry svegliarsi,emettendo gemiti di dolore,senza aprire gli occhi.

<< Hailey >> Sussurrò,con una voce spezzata da vari colpi di tosse.

<< Harry,sono qui,non parlare ti prego. Riposati soltanto >>

Esclamai dolcemente mentre gli accarezzavo i capelli,più ricci del solito.

<< Non lasciarmi mai più solo >>

Quelle parole.

Valevano mille scuse da parte sua,non mi interessava sentire altro.

<< Non ti ho mai lasciato,e mai lo farò >>

Gli diedi un piccolo e leggero bacio sulla fronte.

Lui mosse la mano al fine di cercare la mia,e quando la trovò,la strinse come mai aveva fatto fino ad allora,come se la paura di perdermi fosse stata più forte di quella di morire.



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Ciao ragazze! :)
Come procede la storia?
Fatemi sapere cosa ne pensate,aspetto i vostri commenti,un bacione!

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