Leonard quel giorno si era svegliato in ritardo.

Aveva chiesto ad Andrew di chiamarlo, eppure, non l'aveva fatto.

Furioso andò nella stanza del ragazzo trovandolo svenuto sul freddo pavimento.

Spaventato si avvicinò a lui facendolo voltare lentamente, ma il suo cuore riprese a battere quando sentì il suo respiro affannato.

Senza indugiare lo sollevò di peso mettendolo disteso tra le coperte afferrando dal cassetto un termometro digitale passandolo su la fronte del ragazzo.

Passarono pochi minuti prima che l'oggetto suonasse così guardò il risultato sospirando: «Trentanove e mezzo»

«Leo...» rispose lui alle sue parole.

«Dovevi dirmi che stavi male» disse lui con dolcezza: «Lo sai che mi fai paura quando non me lo dici. Ti ho trovato a terra svenuto»

«Ti amo, Leo»

Leonard arrossì imbarazzato non aspettandosi quella confessione così disse: «Dimmelo quando stai bene»

«Lo farò...» borbottò il ragazzo addormentandosi poco dopo.

Leonard si passò la mano tra i capelli e per quella giornata chiamò la scuola avvisando che per qualche giorno non sarebbero andati a causa dell'influenza. Solo dopo si affrettò a chiamare il medico che si presentò da loro visitando Andrew somministrandogli le medicine adatte lasciandogli delle istruzioni ben specifiche per fargli passare quella malattia fastidiosa.

Solo quando se ne fu andato, Leonard, tornò dal ragazzo sedendosi al suo fianco coprendolo meglio in mdo che non prendesse freddo mettendogli su la fronte un cerotto reffrigerante ripensando a come ogni volta la paura lo portasse a sollevarlo di peso per portarlo al sicuro aspettando poi pazientemente che si riprendesse sapendo bene quanto fosse di salute cagionevole.