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Nasce tutto dallo scambio di due bigliettini

William Harris era un ragazzo molto timido per questo decise di fare qualcosa che forse l'avrebbe messo in ridicolo con tutti se l'avessero scoperto, questo motivo lo spinse a decidere di scrivere dei messaggi lasciandoli in seguito nell'armadietto del capitano della squadra di basket.

Dal primo giorno che era entrato al college l'aveva visto prendendosi una cotta per lui che si era trasformata in un amore non confessato con il passare del tempo.

Lui era il classico studente con tutti i voti alti, ma i suoi hobby preferiti erano la meccanica e l'elettronica con il quale creava dei prototipi di giocatoli, ma anche di arti umani che potessero essere usati da diverse persone che li avevano persi.

Qualche mese prima il ragazzo del quale si era innamorato aveva perso una mano in un incidente stradale per questo era stato incaricato di crearne una adatta così ci aveva messo tutto il suo impegno in modo che sembrasse reale in tutti i suoi particolari.

Consegnandola qualche giorno dopo al medico che l'applicò al braccio del ragazzo in modo che ci prendesse confidenza e sapesse come usarla al meglio per praticare anche lo sport che amava.

Durante una delle partite il ragazzo si accorse di avere qualche problema con la mano per questo chiese di uscire dal campo così chiamò il medico che gli aveva consigliato quella protesi in modo che potesse dargli qualche consiglio.

L'uomo sentendo il telefono suonare lo prese rispondendo: «Pronto?»

«Buonasera, Dottore. Sono Jacob Smith. La chiamo per la protesi alla mano che mi ha consigliato. Non so il motivo preciso, ma oggi mi sta dando qualche problema» ammise lui senza giri di parole.

«Capisco. Posso contattare la persona che l'ha creata, ma penso che tu possa conoscerlo visto che studia nella tua stessa scuola» disse senza pensarci troppo il medico.

Jacob sgranò gli occhi sorpreso nel venire a conoscenza che la persona ideatrice di quell'arto era una persona della sua età: «Posso sapere il suo nome?»

L'uomo all'altro capo del telefono sorrise divertito rispondendogli: «Certamente. La persona in questione si chiama William Harris»

«La ringrazio. Buona giornata» rispose il ragazzo per poi chiudere la chiamata portando lo sguardo su la mano.

Poco dopo tornò in palestra restando in panchina guardando tra il pubblico per vedere se il ragazzo si fosse presentato alla partita, ma tra tutte le persone non lo vide per questo abbassò lo sguardo riposandosi un po'.

C'era solo un modo per trovarlo per questo si sarebbe rivolto al preside.

Al termine della partita con la vittoria per la sua squadra non ci mise molto ad andare nello spogliatoio darsi una rinfrescata e rivestirsi lasciando di corsa quel luogo presentandosi nell'ufficio del preside entrando tranquillamente dopo aver bussato.

L'uomo vedendolo lo guardò perplesso: «Posso fare qualcosa per te?»

«Avrei bisogno di vedere William Harris al più presto» ammise lui senza pensarci troppo per poi aggiungere: «Non so dove possa essere per questo mi chiedevo se lei potesse chiamarlo tramite l'altoparlante collegato a tutte le zone della scuola»

«D'accordo. Spero che sia davvero così importante come dici» rispose lui azionando l'altoparlante: «William Harris è pregato di raggiungere l'ufficio del preside»

Il ragazzo che stava uscendo dalla biblioteca tenendo tra le braccia alcuni libri alzò gli occhi al cielo sospirando rassegnato così si diresse a destinazione bussando alla porta.

«Avanti» rispose l'uomo da dietro la porta.

William varcata la soglia chiese: «Cosa succede? Perchè mi avete chiamato?»

«Jacob mi ha chiesto di chiamarti perchè vorrebbe parlare con te» rispose lui senza giri di parole.

A quelle parole, William, portò lo sguardo sul ragazzo: «Come posso esserti utile?» osservandolo meglio notò come si tenesse il polso dov'era applicata la protesi: «Ok, forse ho capito. Andiamo nella mia stanza e vedrò cosa posso fare»

Il preside cercò di capire il discorso, ma Jacob disse: «Allora il medico aveva ragione a dire che sei tu il creatore di questa protesi»

«Sono l'unico in grado di fare qualcosa del genere in questa scuola. Non per altro anche l'esercito mi richiede questo genere di protesi per i soldati» disse semplicemente il ragazzo lasciando l'ufficio seguito a distanza da Jacob che non sapeva davvero cosa pensare di tutta quella situazione.

Arrivati davanti alla stanza, William, aprì la porta che aveva chiuso a chiave varcandone la soglia: «Mettiti comodo prendo l'occorrente per controllarla»

Jacob si mise seduto sul letto osservandolo muoversi per la stanza prendendo in mano un ipad accendendolo tranquillamente per poi collegarci un cavetto usb sedendosi davanti a lui sul letto.

«Fammi vedere la mano» disse lui tranquillamente.

«Non dovrei toglierla?» gli domandò perplesso.

«No. Ti faccio vedere» rispose William lasciandosi andare ad un piccolo sorriso.

Un po' perplesso gli tese la mano osservandolo aprire una piccolissima fessura nascosta che nemmeno sapeva esistesse inseredoci il cavetto.

Solo dopo un programma partì sull'ipad posato poco distante.

Il ragazzo controllò tutti i parametri avviando anche una scansione di tutto quanto trovando velocemente il problema: «Capisco. Quindi il problema sta in questo punto. Devo solo sistemare dei dati che si sono sovracaricati e riprenderà a funzionare correttamente»

«Dati sovracarichi?» gli domandò Jacob perplesso.

«Sì. Schemi di gioco nuovi che l'allenatore vi ha chiesto di memorizzare. Diciamo che tu hai esagerato imparandoli tutti insieme» rispose lui per poi aggiungere: «Il medico non te l'ha detto? Gli avevo esplicitamente chiesto di dirti che la memorizzazione degli schemi di gioco dovevano essere fatti uno alla volta a distanza di dieci minuti o si sarebbe sovracaricata la memoria sensoriale»

Jacob rimase in silenzio aspettando che il ragazzo terminasse il suo lavoro.

Dopo mezz'ora Will terminò staccando il cavetto: «Adesso è tutto apposto»

«Grazie, Will» rispose lui senza giri di parole.

Poco dopo si separano e il ragazzo si lasciò andare a un sospiro ricontrollando i dati di quell'arto sorridendo mestamente per poi spegnere l'ipad scivolando lentamente nel sonno.

Intanto Jacob raggiunse il suo armadietto trovandoci dentro un biglietto.

Curioso lo prese aprendolo per poterlo leggere:

"Non sai chi sono. Non mi hai mai visto veramente eppure io ti ho osservato per tutto il tempo. Ho visto il tuo dolore per quello che ti è successo dopo l'incidente, eppure, sono rimasto nell'ombra ad osservarti, volevo parlarti ed aiutarti in qualche modo. Non lo sai, ma io riesco a capire il tuo dolore. Vorrei potertene parlare, ma non so come avvicinarmi a te senza sembrare patetico al tuo sguardo per questo non mi resta che scriverti: Sei pronto perchè io possa lasciarti andare lontano da me, ma se mi cercherai forse potrai sentire ancora il mio sguardo su di te. W.H."

Lette le ultime due lettere finali gli venne in mente solo una persona per questo si morse il labbro mettendo via quel pezzo di carta.

Tornò nella sua stanza cercando dei vecchi appunti che William gli aveva portato mentre era in ospedale e quando li trovò esaminò le due scritture restandone sorpreso per quanto fossero identiche per questo prese un foglio di carta rispondendo a quel messaggio.

Una volta che ebbe terminato lo portò fino alla stanza del ragazzo facendolo passare sotto la porta per poi andarsene via.

William si svegliò a ora di cena mettendosi seduto tra le coperte.

Si alzò dal letto e notando il foglietto a terra lo prese curioso aprendolo:

"Will, è stato strano riceve il tuo messaggio. Non capisco perchè tu ci abbia messo così tanto tempo a scrivermi. Non sono un mostro in fin dei conti sono stato ben felice nei mesi scorsi ad averti vicino anche solo per portarmi degli appunti permettendomi di continuare a studiare mentre ero in ospedale. Vorrei che tu venissi da me in modo da spiegarmi una frase che hai scritto nel tuo biglietto. J.S."

Lette quelle parole, William, si morse il labbro indeciso.

Nonostante tutto decise di darsi una rinfrescata per questo entrò nel bagno della sua stanza spogliandosi osservando solo per un attimo solo la sua gamba destra e il suo braccio sinistro lasciandosi andare ad un sorriso triste pensando: Non si è mai accorto di questa cosa ho capito. Beh dovrò dirglielo a questo punto...

Entrò nella doccia aprendo il getto dell'acqua dandosi una rinfrescata solo dopo usci afferrando un accappatoio tornando in camera dove prese dall'armadio una delle sue canadesi indossandola.

Lasciò la sua camera raggiungendo la mensa dove prese da mangiare.

Solo quando si guardò attentamente attorno notò subito Jacob che parlava con alcuni compagni di squadra. Il ragazzo sentendosi osservato si voltò a guardarlo facendogli un cenno con la mano dicendo: «Will, vieni qui!»

Il ragazzo si morse il labbro, ma poi si avvicinò chiedendogli: «Posso aiutarti in qualche modo?»

«Te l'ho scritto no. Voglio sapere il motivo di quella tua frase» ammise tranquillamente lui.

«Quella frase...» borbottò lui mordendosi il labbro: «Non penso che sia un segreto che prima di entrare a scuola ho passato diversi giorni in ospedale»

«Era questo che intendevi allora?» gli domandò perplesso Jacob cercando di capire.

William scosse la testa alle sue parole: «No. Ho subito qualcosa che abbiamo in comune e che nessuno dei due vuole rendere pubblica al momento»

«Allora possiamo parlare nella tua stanza dopo cena. Spero che tu abbia tempo e voglia di parlarne» disse senza indugiare il ragazzo.

A quella richiesta, William, sorrise: «Va bene. Di solito non mi addormento mai prima di mezzanotte»

Poco dopo si misero a cenare, ma William non s'intromise nei loro discorsi sul basket anche se poteva dare qualche consiglio che potevano essere utili per migliorare il loro gioco.

Al termine della cena Sebastian e William andarono nella stanza di quest'ultimo.

Si chiusero la porta alle spalle mettendosi seduti sul letto e solo in quel momento, Jacob, gli chiese: «Allora cosa intendevi con quella frase?»

«Faccio prima a mostrartelo» rispose il ragazzo senza pensarci due volte alzandosi dal letto togliendosi la giacca della canadese restando con una cannotta in modo che si notasse la cicatrice che si vedeva su la sua spalla.

Solo dopo tornò a sedersi alzando la gamba del pantalone destro, portando lo sguardo su di lui: «Ho perso il braccio e la gamba quel giorno. Questi sono i primi prototipi che ho creato per essere utilizzati nella vita di tutti i giorni, sono stato aiutato da mio fratello in quest'operazione»

«Capisco. Quindi nessuno sa di questo?» gli domandò curioso.

«Nessuno a parte mio fratello e adesso anche tu lo sai. Quindi non farti nessun problema se ti serve aiuto o qualche altra cosa per la tua mano ci sono» rispose tranquillamente il ragazzo sorridendogli incerto.

Con delicatezza prese la sua gamba sistemandogli il pantalone chiedendogli: «Potrei restare a dormire qui con te? Vorrei iniziare a conoscerti e uscire con te per conoscerti al meglio»

«Sì. Vorrei conoscerti meglio anch'io» rispose lui senza giri di parole.

Nonostante un primo imbarazzo generale i due si addormentarono stretti in un caldo abbraccio, William, si accorse che stare tra le braccia di Jacob era piuttosto piacevole per questo voleva dare una possibilità a quello che si stava creando tra di loro. 

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