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Maschera di carnevale

Eddie era un ragazzo come altri, ma quella notte il palazzo dove viveva prese fuoco.

Senza indugiare si mise ad aiutare tutti quanti facendoli uscire in ordine dal palazzo restando indietro.

Sentendo il pianto di un bambino si affrettò ad aprire la porta di quella casa varcandone la soglia prendendolo di peso, ma appena fece per uscire una trave cadde davanti a loro e il fuoco tocco il suo volto bruciandolo.

Uscito dall'edificio tossendo si trovo davanti i vigili del fuoco che lo guardarono preoccupati, ma a fatica disse: «Ho fatto uscire tutti gli abitanti umani e animali. Spero che non sia rimasto indietro nessuno»

Lasciò andare il bambino, ma poco dopo perse conoscenza cadendo in avanti venendo sorretto da uno dei vigili che lo prese in braccio affidandolo ai paramedici che gli prestarono le prime cure per poi portarlo in ospedale dove i medici gli curarono la bruciatura sul volto.

Fu sottosposto alle cure apposite anche per il fumo che nonostante le protezioni che aveva usato si era preso una lieve intossicazione per il quale doveva avere delle cure per qualche settimana.

Uscì dall'ospedale quando anche la bruciatura sul suo volto fu quasi del tutto curata lasciando un marchio rosso sul suo volto.

Prima di andarsene chiese in ospedale quale caserma dei vigili del fuoco avesse risposto alla chiamata per l'incendio del palazzo dove viveva trovando una risposta qualche minuto dopo.

Non ci mise molto a raggiungere la sede dei vigili del fuoco, ma rimase per qualche minuto indeciso se varcarne la soglia o meno, però, si fece coraggio varcandone la soglia.

Lo sguardo dei presenti si posò su di lui, ma poi uno dei ragazzi si avvicinò a lui: «Ciao, come ti senti?»

«Sto meglio. Mi fa male la faccia, però, mi sono ripreso» rispose lui sorridendogli. «Capisco. L'abitazione non è accessibile, ma sei stato fortunato. Non so dove hai imparato, però, nascondere tutti i documenti nella cassaforte è stata un'ottima scelta e non hai perso niente» disse tranquillamente il ragazzo posandogli la mano su la spalla portandolo fino a quello che era il suo armadietto aprendolo recuperando una scatola porgendogliela.

Il ragazzo sorrise aprendola trovandoci dentro tutte le sue cose compreso il portafoglio con le sue carte di credito: «Sei stato tu a prendere tutto?»

«Sì. Ho pensato che avresti voluto queste cose per rimetterti in piedi dopo l'incidente» constatò l'uomo per poi domandargli: «Hai un posto dove stare fino a quando non troverai un nuovo appartamento?»

«Pensavo di andare in un motel» disse lui senza giri di parole.

Il capo della squadra fece la sua comparsa dicendo: «Aleksey, potresti ospitarlo a casa tua. In questo periodo eri preoccupato per lui»

«Non credo che sia il caso» borbottò lui morndendosi il labbro portò lo sguardo sul ragazzo chiendendogli: «Mickey, per te andrebbe bene se ti ospitassi?»

Colto di sorpresa non seppe cosa dire, ma poi annuì alla sua domanda arrossendo imbarazzato.

Al termine del turno, Aleksey, prese tutte le loro cose mettendole in macchina e solo dopo esser saliti entrambi raggiunsero la loro destinazione.

Fermata la macchina si affrettò a scendere andando ad aprire la porta di casa per poi rivolgersi al ragazzo: «Ti piacciono i cani?»

«Sì, perchè?» gli domandò perplesso.

«Ho un Husky molto affettuoso e piuttosto giocherellone» ammise passandosi una mano tra i capelli.

Mickey rise divertito portandosi la mano su la parte lesa lasciandosi scappare un gemito di dolore.

L'uomo aprì la porta sorridendo: «Dai entra in casa. Prendo io le tue cose»

«Ma sarai stanco...» borbottò lui mordendosi il labbro.

«Non lo sono poi così tanto e poi mi fa piacere» disse Aleksey indicandogli il cane che attendeva seduto davanti alla porta piuttosto incuriosito dalla sua presenza.

Mickey non ci mise molto ad entrare andando a conoscere il cane mettendosi a giocare con lui.

Entrato in casa Aleksey rimase ad osservare quella scena sorridendo trovando il ragazzo veramente molto tenero.

I mesi passarono velocemente da quando avevano iniziato a dividere la casa e si trovavano bene insieme, ma quel pomeriggio la caserma dei vigili del fuoco aveva organizzato una festa per carnevale.

Aleksey si era preparato con tutta calma ed era rimasto ad aspettare Mickey che ci stava mettendo un po' troppo tempo, così andò fino alla stanza dove dormiva osservandolo appoggiato allo stipite della porta: «Tutto bene?»

«Non voglio che si veda la cicatrice» borbottò il ragazzo guardandolo con occhi da cucciolo abbandonato.

«A me piace. Non è brutta anzì è la prova del tuo coraggio e di quello che hai fatto per salvare altre persone» ammise lui guardandolo con dolcezza.

A quelle parole, Mickey, sorrise afferrando la maschera che si era comprato per quella festa color oro fatta di pizzo rigido avvicinandosi a lui chiedendogli: «Potresti legarmela?»

L'uomo annuì legandogliela con delicatezza per poi posargli un bacio su la guancia prendendolo per mano facendo intrecciare le loro dita.

«Ti sembra un bacio quello?» gli chiese lui mordendosi il labbro.

«Non lo era?» gli domandò lui in modo giocoso.

«No» rispose lui legandogli le braccia al collo chiudendogli la bocca con la sua in un tenero bacio che venne subito ricambio da Aleksey.

Solo dopo uscirono di casa andando alla festa dove passaro il tempo con tutti gli altri, Mickey si sentiva in famiglia con la squadra del compagno per questo era libero di essere sé stesso e mostrarsi per quello che era, ma il capo squadra attirò l'attenzione su di loro dicendo: «Da oggi avremmo un nuovo compagno di squadra. Mickey benvenuto in famiglia»

Aleksey che non sapeva nient di quella storia lo guardò sorpreso cercando qualcosa da dire, ma il ragazzo disse: «Andiamo, Alek. Volevo fare qualcosa della mia vita e quando ti sono caduto tra le braccia quel giorno dopo aver aiutato tutte quelle persone ho capito qual'era la mia vera strada»

L'uomo si passò la mano tra i capelli per poi abbracciarlo e baciarlo nuovamente cercando in questo modo di trasmettergli tutte quelle sensazioni che non riusciva ad esprimere a parole.

Mickey portò la mano sul nastro che legava la maschera sul suo volto lasciandola cadere poco dopo a terra, una lacrima scese sul suo volto venendo subito cancellata da un bacio dell'uomo.

Quando si allontanarono, Mickey, disse: «Questa maschera non mi serve più. Non ne indosserò mai più una»

«Mi fa piacere saperlo» rispose Aleksey alle sue parole sfilandosi la maschera nera sul suo volto gettandola sopra quella del compagno.

Solo dopo ripresero a festeggiare con tutti gli altri quella giornata. 

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