Law da qualche giorno divideva la stanza con Eustass.

La sua pazienza con l'uomo ogni giorno era messa a dura prova, ma quella mattina ormai giunto al limite prese tutti gli abiti che aveva lasciato a giro chiundendoli a chiave in un baule.

Si mise la chiave in tasca e attese pazientemente.

«Trafalgar! Dove sono i miei vestiti?» urlò Eustass dal bagno.

Non ottenendo risposta l'uomo uscì dalla stanza con un misero asciugamano legato attorno ai fianchi.

Law alzò lo sguardo su di lui sospirando: «Come pensi che io possa saperlo? Ti dico sempre di non lasciare le tue cose sparse da tutte le parti» s'interruppe un attimo aggiungendo: «L'ultima volta ho trovato le tue mutande sopra il lampadario e ancora mi chiedo come ci siano arrivate»

Eustass lo studiò attentamente cercado di capire se stesse mentendo, ma il corvino era impassibile così sbuffando come una teiera andò nella sua stanza prendendo dei vestiti dall'armadio indossandoli indispettito.

Intanto Law entrò nella sua stanza chiudendosi la porta alle spalle distendendosi tra le coperte sospirando portando il braccio a coprire gli occhi cercando di rilassarsi.

Pochi minuti dopo la porta si aprì, ma il corvino rimase fermo facendo finta di dormire.

Vedendolo così rilassato, Eustass, si avvicinò lentamente per poi posare la mano al lato del suo volto abbassandosi quel tanto che bastava per posargli un bacio su le labbra.

A quel tocco, Law, si mosse velocemente facendo cadere Eustass tra le coperte sedendosi comodamente sul suo addome bloccandogli i polsi sopra la testa: «Che pazienza mi ci vuole con te»

«Ma davvero pensi di bloccarmi in questo modo?» gli domandò lui osservandolo perplesso.

Il corvino posò la mano libera sul suo petto abbassandosi chiudendogli la bocca con la sua per impedirgli di dire qualcos'altro. La sua pazienza aveva raggiunto il limite per il compartamento del ragazzo sotto di lui ed aveva aspettato fin troppo perchè potesse finalmente chiudergli la bocca con la sua, ma la cosa sembrava non dispiacere per niente a quest'ultimo.