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Di baci non dati e parole gridate

Era una giornata come tante sul pianeta Vegeta.

Il principe Vegeta regnava ormai su di esso dall'età di sedici anni, a proteggerlo da chiunque volesse fargli del male c'era Kakaroth, il migliore di tutti i Saiyan, colui che aveva superato il limite del Super Saiyan per quattro volte.

Vegeta anche se lo nascondeva bene, amava e odiava il Saiyan che da sempre stava al suo fianco.

Quella mattina Vegeta e Kakaroth erano appena rientrati da una missione di conquista, entrambi avevano riportato delle ferite, ma dovevano aggiornare il consiglio del successo appena ottenuto.

Una volta che varcarono la soglia tutti gli osservarono, ma a Kakaroth non sfuggì lo sguardo di uno dei presenti che mirava al principe e aveva in mente qualcosa. Appena Vegeta passò oltre una sfera di energia partì dalla mano del Saiyan e si diresse verso il principe di spalle Kakaroth reagì subito e fece da scudo a Vegeta prendendo il colpo in pieno, non aveva forze dopo lo scontro che avevano superato, ma non aveva detto niente nemmeno a Vegeta per evitare di lasciarlo da solo.

Il principe si voltò a osservare il suo guardiano e lo vide crollare all'indietro colpito in pieno dalla sfera di energia, ma lui aveva fatto in tempo con le ultime energie a colpire colui che voleva ferirlo.

«Kakaroth!» accolse tra le braccia il corpo del Saiyan e lo accompagnò nella caduta. Il giovane guerriero lo osservò per un attimo sfiorandogli il volto per poi tossire sangue, si sentiva debole e il colpo che aveva preso era stato tanto forte da distruggergli il cuore: «Mi dispiace Vegeta... ho fatto il possibile... per proteggerti...»

«Zitto! Non dire niente... Ti porto in infermeria, lì ti rimetteranno in sesto e sarai come nuovo...» lo prese di peso facendogli legare le braccia attorno al suo collo e lo portò velocemente nell'infermeria.

Quello non bastò proprio per niente perchè il Saiyan perse la vita poco dopo.

Vegeta venendolo subito a sapere entrò nuovamente nell'infermeria e vedendo Kakaroth privo di vita: «Dannazione! Kakaroth! L'avevi promesso! Mi avresti protetto!» diede un pugno al muro facendoci un enorme solco.

Sfiorò il volto di Kakaroth e per la prima volta alcune lacrime scivolarono sul suo volto, ma le cancellò subito dicendo: «Ti farò tornare indietro!» detto questo lasciò la stanza e diede ordine ai medici di non toccare il corpo del suo guerriero, ma di spostarlo nelle sue stanze e distenderlo sul suo letto.

Lasciò il palazzo e andò dove sapeva che c'era qualcuno che poteva aiutarlo. Prese la sua navicella e partì subito per il pianeta Namek.

Giunse a destinazione alcune ore dopo e atterrò in un luogo isolato, sceso da essa attivò il rilevatore e si diresse al primo villaggio. Appena gli abitanti lo videro si rinchiusero nelle loro case, ma Vegeta era stanco per questo con le forze che gli restavano in corpo urlò: «Dannazione! Non voglio combattere uscite e ascoltatemi!» la voce per un attimo gli tremò, ma non voleva cedere di nuovo a quelle lacrime che pungevano i suoi occhi.

Un bambino uscì dalla casa più vicina e gli si avvicinò guardandolo curioso, Vegeta incontrò il suo sguardo e posò la mano sulla testa del piccolo davanti a lui: «So che voi potete riportare in vita Kakaroth, fatelo...» era per metà una richiesta e per metà un ordine. Il capo del villaggio si mise a distanza di sicurezza e gli chiese: «Cos'è successo al nostro amico?»

«Siamo tornati da una missione, era stanco e qualcuno mi ha attaccato alle spalle... mi ha fatto da scudo... è morto appena entrato in infermeria...» parlava veloce, ma la sua voce proveniva dal più profondo degli inferi.

Vedeva i ricordi che aveva con lui nella sua mente senza che essi si fermassero, il capo vecchio e saggio vedeva quello che Vegeta ricordava e sentiva il cuore che credeva di ghiaccio del principe urlare e sanguinare ferito profondamente da quel dolore che provava.

«Riunite le sfere del drago, portatele qui e facciamo tornare in vita il nostro amico» sei guerrieri partirono dal villaggio e il vecchio si rivolse al principe dei Saiyan: «Entro un ora saranno qui e faremmo tornare in vita Kakaroth» Vegeta si limitò ad annuire e alzò il volto verso il cielo restando ad osservare tristemente quelle nuvole che passavano sopra la sua testa.

Altri piccoli namecciani lo avvicinarono osservandolo perplessi e curiosi, non si accorse nemmeno di quelle lacrime che avevano preso a scendere sul suo volto sorprendendo ancora di più tutti i presenti. Le sue dita affondarono nella terra e quando strinse il pugno lasciarono dei solchi sul terreno: «Non dovevi farti ammazzare Kakaroth...» il suo sussurro lasciò tutti senza parole, ma rimasero in ascolto: «Non mi hai lasciato il tempo di dirtelo... non mi hai lasciato il tempo di far niente...»

Un ora dopo come detto dal vecchio i guerrieri tornarono e posarono le sfere in terra: «Drago Polunga compari!» il drago comparve poco dopo oscurando il cielo.

Vegeta portò lo sguardo su di esso e ascoltò: «Esprimete il vostro desiderio» il vecchio saggio guardò per un attimo Vegeta e in namecciano fece la sua richiesta al drago facendogli riportare in vita Kakaroth e infondendo un po' di coraggio a Vegeta per fargli rivelare quello che provava al Saiyan.

Quando il drago scomparve il vecchio si rivolse a Vegeta: «Raggiungilo! Ti aspetta!» quelle parole sorpresero Vegeta, ma non se lo fece ripetere due volte si alzò da terra e prese velocemente il volo raggiungendo la sua navicella entrò in essa e tornò sul suo pianeta.

Sceso dal mezzo corse velocemente fino alle sue stanze arrivò a destinazione proprio quando Kakaroth stava aprendo la porta, Vegeta non gli diede nemmeno il tempo di dire niente che lo abbracciò baciandolo per la prima volta cercando di trasmettergli tutto quello che aveva provato fino a quel momento.

Kakaroth lo strinse contro il suo corpo e ricambiò il bacio.

Quando si allontanò Vegeta gli disse: «Idiota! Fatti ammazzare di nuovo e ti odierò per sempre» Kakaroth ne rimase sorpreso per un attimo, ma poi disse a sua volta sorridendo: «Mi dispiace averti ferito Vegeta» lo baciò nuovamente con dolcezza, aveva capito quello che il principe provava per lui, tra di loro non c'era bisogno di parole, si capivano anche solo con i gesti.   

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