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Gioco Pericoloso

Hotchner aveva appena ricevuto una chiamata da Las Vegas.

Dopo aver ottenuto tutta la documentazione del nuovo caso uscì dal suo ufficio rivolgendosi alla sua squadra: «Vi voglio tutti nella sala riunioni. Abbiamo un nuovo caso»

Il gruppo si ritrovò nella sala dove Penelope con l'aiuto di alcune foto disse: «Questo caso è molto strano. Abbiamo un SI che non uccide, ma si limita a fare un gioco con le persone che rapisce...» s'interruppe un attimo aggiungendo: «Tutte le vittime hanno confermato che questo SI li obbliga a giocare alla roulette russa obbligandoli a sparare alla seconda persona rapita»

Reid rimase in silenzio ascoltando la spiegazione di Penelope.

Rossi notando la cosa non disse niente perchè da qualche giorno il ragazzo si era chiuso nel mutismo e non parlava molto, la cosa lo preoccupava era vero, ma se avesse sentito il bisogno di parlare loro erano disponibili e lo sapeva.

Morgan osservò di sottecchi il ragazzo, ma poi Hotchner disse: «Alle sedici partiamo per Las Vegas. Ci metteremmo subito al lavoro una volta atterrati»

Lasciata la sala, Morgan, si avvicinò a Spencer: «Stai bene, ragazzino?»

«Sì...» rispose lui mordendosi il labbro per poi ammettere: «Vorrei parlarti di una cosa importante appena portiamo a termine questo caso»

«Va bene» rispose semplicemente lui andando a prepararsi per quel viaggio.

JJ preoccupata per Reid andò a sedersi vicino a lui.

Rimase in silenzio e dopo qualche minuto il ragazzo ammise: «Ho un brutto presentimento su questo caso...»

«Cosa senti?» chiese lei cercando di farlo aprire un po' di più.

«Non lo so spiegare bene, ma ho paura che possa succedere qualcosa di brutto» ammise semplicemente lui senza pensarci due volte per poi mettersi le cuffiette nelle orecchie cercando di cancellare quella sensazione spiacevole con un po' di musica.

Morgan cercò di non darlo a vedere, ma la vicinanza di JJ a Reid gli dava abbastanza fastidio.

Non sapeva come definire la sensazione che serpeggiava dentro di lui infastidendolo in quel modo per questo decise di distrarsi leggendo le poche cose a loro disposizione per capire le motivazioni del SI.

Il viaggio passò tranquillo per le sette ore successive.

Arrivati a destinazione raggiunsero il luogo da dov'era partita la chiamata.

Hotchner dopo aver riunito tutti in una sala decise di dare ai presenti un profilo del SI ancora da completare.

Venendo a conoscenza del luogo preciso da dove venivano rapite le persone Hotchner disse: «Morgan, Reid andrete voi sotto copertura nel casinò in questione. Dovete attirare l'attenzione del SI e portarlo ad agire contro di voi»

«Non credo di poterlo fare...» ammise Reid stringendo tra le mani la tracolla della borsa.

Morgan gli posò la mano su la spalla dicendo: «Andiamo, ragazzino. Dovremmo darci da fare e mentre siamo sotto copertura potremmo rilassarci»

«Rilassarci? Stai scherzando? Questo SI obbliga le persone a spararsi a vicenda» constatò lui guardandolo seriamente.

L'uomo sorrise divertito cercando di sdrammatizzare ammettendo: «Lo so. Per questo motivo dobbiamo fermarlo»

Poco dopo lasciarono l'edificio dirigendosi al locale nel quale entrarono.

Reid e Morgan passarono due ore e mezzo a giocare guardandosi attorno ogni tanto cercando di capire se ci fosse qualcuno di pericoloso nel locale.

Senza notare niente di particolare seguirono il coppione andando a recuperare la loro vincinta.

Poco dopo lasciarono l'edificio raggiungendo la macchina che avevano preso in affitto per non attirare troppo l'attenzione.

Dopo aver messo al sicuro i soldi in uno scompartimento nascosto della macchina Reid disse: «Che serata lunga...»

«Cosa vorresti dire? Non ti sei divertito?» gli chiese Morgan osservandolo perplesso.
«Sì. Almeno credo...» ammise lui senza pensarci due volte.

Pochi minuti dopo una scarica eletrica percorse il corpo dei due facendo perdere loro conoscenza.

Reid riprese conoscenza guardandosi attorno cercando di capire dove fosse, ma si sentiva stordito per questo vedeva leggermente offuscato.

Quando riprese a vedere meglio notò subito Morgan davanti a lui bloccato su una sedia, fece per muoversi, ma non riuscì a farlo per questo si guardò i polsi e le caviglie trovandosi bloccato da cinture con commando a distanza.

«Derek, svegliati!» esclamò lui cercando un modo per liberarsi.

L'uomo riprese conoscenza e qualche minuto dopo una voce parlò loro attraverso un'altoparlante: «Adesso facciamo un gioco. Come vedete sul tavolino al vostro fianco c'è una pistola. Immagino che conosciate l'Hg132B a sei colpi» s'niterruppe un attimo per poi dire: «Avete sei colpi a testa, ma solo uno sarà quello che vi farà del male. Un giro, uno sparo...»

Non disse altro aprendo le cinture attorno ai loro polsi.

Reid guardò l'arma mordendosi il labbro sapendo che se volevano uscire vivi dovevano prendere tempo aspettando l'arrivo dei colleghi la prese portando lo sguardo su Morgan: «Derek...»

«Zitto. Non dire niente...» ripose lui guardandolo seriamente.

Iniziarono poco dopo quel gioco per quattro turni non successe niente, ma le mani di Reid iniziarono a tremare per il terrorre che serpeggiava nel suo corpo.

L'SI che osservava tutto disse: «Dovresti evitare che le mani ti tremino così tanto se non vuoi che la persona davanti a te venga colpita in punti vitali...»

Il ragazzo deglutì a fatica così gli chiese: «Perchè lo fai?»

«Perchè è divertente per me vedere fin dove si possa spingere l'essere umano per sopravvivere. Avete ancora due colpi a testa...»

Smise di parlare poco dopo e i due si ritrovarono nuovamente nel silenzio. Reid guardò Morgan che dopo aver fatto girare per l'ennesima volta il tamburo gli sparò contro Reid, ma anche questa volta il proietile non partì.

Poco dopo toccò al ragazzo che dopo aver girato il tamburo sparò e questa volta il proietile partì andando a colpire Morgan all'addome.

In quel momento la pistola cadde dalle mani di Reid e le cinture che gli bloccarono le caviglie si aprirono permettendogli di aprirsi.

Non ci mise molto a correre da lui afferrando un panno lasciato sul tavolo di fianco alla sedia dov'era seduto Morgan usandolo per fargli da tampone per evitare che perdesse troppo sangue.

Hotchner, JJ, Rossi e Emily arrivarono a salvarli, ma troppo tardi perchè nonostante avessero preso l'SI per prendere tempo i due amici avevano dovuto fare quel gioco.

Morgan venne portato in ospedale una volta usciti dall'edificio.

JJ prese per mano Reid portandolo in macchina per poi mettersi in viaggio seguendo l'ambulanza fino all'ospedale più vicino dove operarono l'uomo per togliergli quel proiettile prima che facesse altri danni.

Passarono quattro ore prima che il medico li raggiungesse.

Reid rimase seduto fissandosi le mani con occhi vitrei.

Non erano sporche, le aveva lavate eppure le vedeva coperte di sangue scarlatto.

Rossi gli posò la mano su la spalla: «Reid, vai tu per primo...»

«No... non posso... non ci riesco...» ammise lui con un filo di voce.

JJ prese in mano la situazione dicendo: «Andate voi a vedere come sta. Cerco di farlo riprendere e vi raggiungiamo»

Hotchner annuì e accompagnato da Emily e David raggiunse la stanza dov'era l'amico.

Morgan vedendoli nonostante fosse ancora sotto l'effetto dell'anestesia chiese: «Dov'è il ragazzino?»

«Non se la sente di venire adesso. Penso che sia sotto shock» ammise Emily senza giri di parole.

L'uomo si mosse tra le coperte portando la mano sull'addome stringendo i denti: «Non vedo perchè debba essere così shochato. Non è una ferita grave»

Qualche minuto dopo, JJ, riuscì a convincere Reid a raggiungere quella stanza.

Tenendolo per mano varcarono la soglia, ma il ragazzo non osava alzare lo sguardo posandolo su Morgan.

«Ragazzino, alza lo sguardo. Noi due dobbiamo parlare» s'interruppe un attimo aggiungendo: «Le ho viste cosa credi? Pensi che io non abbia capito quello che ti passa per la testa?»

«Io...» borbottò il ragazzo tenendo lo sguardo basso.

Morgan sospirò dicendo: «Potete lasciarci da soli?»

Gli amici lasciarono la stanza chiudendosi la porta alle spalle, ma rimasero in ascolto pronti a intervenire se fosse servito.

«Allora, ragazzino. Cosa dovevi dirmi?»gli domandò senza giri di parole.

«Io...» si guardò attorno cercando una sedia sul quale si mise seduto ammettendo: «È difficile da dire, ma servono due parole e tanto coraggio cosa che al momento non mi sento di avere»

«Provaci» rispose semplicemente Derek senza distogliere lo sguardo da lui.

Ried strinse i pugni, ma alla fine decise di agire direttamente borbottando: «Spero che mi perdonerai per questo...»

Si avvicinò a lui posando la mano sul cuscino alle sue spalle e prima che potesse dire qualcosa gli chiuse la bocca con la sua.

Qualche minuto dopo si allontanò, ma Morgan lo bloccò afferrandolo per il polso: «Dove pensi di scappare, ragazzino?» gli chiese attirandolo a sé baciandolo a sua volta.

Quando si separarono non dissero niente si allontanarono semplicemente e poco dopo nella stanza tornarono gli amici che rimasero fino al sorgere del sole per poi andare in albergo e dormire lasciando Reid al fianco di Morgan. 

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