Parte non-fandom
Sono preparato. Sento di avere già la mente predisposta affinché possa supportare situazioni di tale genere. Chissà su cosa staranno meditando i miei genitori, per adesso. Ragionano un po' all'antica, e per loro, il mondo, si è fermato in un anno che non è il nostro, un anno troppo antico, allestito da valori diversi rispetto al mondo di oggi. Il mio calcolo periodico è che la mente si è già ampliata nel corso degli anni, non si è più soggetti a quelle forme di pensiero, la mentalità non è divenuta racchiusa come a tal tempo, si è espansa, e nel corso dei millesimi di secondi, minuti, ore, si è centralizzata in una forma di pensiero totalmente diversa o nuova. Sono rimasti fermi in un mondo ricco, non solo di pensiero opposto a quello di oggi, ma anche in un livello composto da vestiti eleganti, collane d'oro o di diamanti, dove il lusso si confrontava quasi alla luminosità delle stelle del cielo. Magari sì, potevano dare valore stimabile in un mondo ricco di antecedenti, ma per me non lo è più. Ho cominciato ad usare termini espressivi, più complessi per stabilire un rapporto con gli altri. Abituato a tale stile di vita, mi sono dovuto adattare. Ho scoperto i raggi ammalianti di una figura alquanto beata, che alla sola vista mi immobilizzava tutte le articolazioni del mio corpo, lasciandomi divenire paralizzato. I suoi capelli rossicci, ricci e semplicemente meravigliosi ipnotizzavano la mia vista e sentivo i sensi cedere allo sguardo puro con il meraviglioso splendore. Il suo odore, che quando scostava i capelli lateralmente, mi attraversava profondamente le narici, facendomi sentire inebriato. I suoi occhi così blu, come la notte stellata, dispersi quasi nell'orizzonte del cielo infinito, mi leggevano dentro, come un libro aperto, ma forse non del tutto. Solo lei poteva sfogliarlo pagina dopo pagina, ed infine completamente. Posso ammetterlo, adesso: mi sono innamorato. E sono pronto a rivelarlo al mondo intero, sarò il più esplicito possibile, perché lei è il mio centro d'amore e non se ne andrà più via, lo sento nel mio docile cuore. Starà arrivando, ed intanto il suono dell'orologio sta scorrendo il suo rispettivo ordine di tempo. Il tempo l'ho sempre immaginato come un qualcosa che non si può decidere, scorre con il progredirsi di ogni singolo evento compiuto e se solo potessimo compiere uno schiocchio di dita per soddisfare le proprie esigenze a nostro piacimento, sarebbe tutto estremamente più comodo. Udisco le voci dei miei genitori, che pian piano scendono le scale a chiocciola, mio padre le porge la mano e come una regina a testa alta, si presenta nella sua maestà. Sono dotati di un vestiario molto elegante per la serata, come immaginavo. Mia madre ha deciso di indossare un abito toccante il pavimento, e un'acconciatura prevalsa da uno chignon, mio padre da dei semplici pantaloni neri eleganti, con una camicia allacciata quasi al collo, una giacca coprente la parte sottostante e i capelli ricoperti da della gelatina, in modo da renderlo più elegante, come se già non lo fosse, come se già non lo fossero entrambi. Questa sera, sarà presente la ragazza dai capelli rossi, la mia dolce metà. Dovrò presentarla ai miei genitori. Spero che i miei genitori presentino quella maturità essenziale, se no mi terrò costretto a non dar conto ad essi. Arrgh, devo smetterla di parlare così. Perché non posso esprimere il mio ego normalmente? Sono stato troppo condizionato da loro, sono stato troppo condizionato dal loro stile enfatico di vita. Eppure, lei si è innamorata principalmente di questo. Del fatto, che riuscivo ad idealizzare pensieri di un alto livello, del semplice fatto (che non metto in discussione) che sono molto concettuale. Il suono del campanello si fece avanti, chissà il suono dove sarà giunto a tal punto...
Sposto lo sguardo da me ai miei genitori, li noto bisbigliare in cucina accanto il tavolo allestito da candele e dei piatti estremamente conditi. È tutto così monotono. Abbozzo una faccia che, chiunque la visualizzasse in quel momento, capirebbe o perlomeno si sforzasse di comprendere la realtà che mi circonda. Ho la sfortuna di essere figlio unico, ciò comporta anche un altro isolamento dal confidare qualcosa. Certo, ho l'altro mio cuore, però mi sarebbe piaciuto avere un fratello con cui condividere tutte le esperienza vissute, ecco. I ragazzi della mia età mi considerano strano e non hanno tutti i torti, so perfettamente di esserlo. Osservo per un'ultima volta il mio vestito, composto da un jeans nero e ds una camicia elegante. Non vorrei farla sentire in imbarazzo, più di quanto sicuramente lo sia già.
Apro la porta lentamente, spingendo la porta verso il mio corpo, e spostandomi in modo da essere regolarmente perpendicolare al livello del suo corpo.
È bellissima. Ha un vestito ricco colorato, uguale al colore delle foglie d'autunno, un po' spente, ma che le dona tantissimo e delle bamboline che la rendono una principessa.
-Accomodati.- le bacio le labbra delicatamente, espandendo il mio sorriso, e facendole attraversare l'uscio che divideva fuori e dentro.
-Con estremo piacere.- piega le ginocchia in un saluto, e mi illumina con i suoi occhi splendenti.
L'accompagno in cucina, dove osservo i miei genitori irrigidirsi immediatamente e osservarla da cima a piedi. -Piacere, signorina Ilaria. Siamo lieti di averla tra noi oggi. Venga pure.- la incita mia madre a sedersi sulle sedie di legno scuro, accanto a me. Con movimenti delicati si siedono entrambi. Lei si limita a salutare cordialmente e ad annuire con discrezione e con fare sbadato, poggiandosi nelle parti laterali della sedia, scivola dalla sedia e cade a terra. Questa proprio non ci voleva. Spero che non si sia fatta male. Nel frattempo, mi scappa una piccola risata. Ridacchio e lei mi fulmina con lo sguardo. Quanto la amo! I miei genitori, si alzano preoccupati della vicenda appena avvenuta.
Pov's Ilaria
Prima di andare a casa del mio ragazzo, ero caratterizzata da uno stress emotivo assurdo. Ero agitata, ansiosa, avevo paura che potesse accadere qualcosa che non potesse essere di loro gradimento. Insomma, avevo estremamente paura. Mentre mia madre pettinava i miei lunghi capelli, per poi successivamente trasformarli attraverso l'apposita piastra, mi raccomandava di essere me stessa, anche se sapeva perfettamente come erano i suoi genitori. Nel corso della nostra storia, Andrea ed io abbiamo avuto la possibilità di parlarne molto di ciò, ed io in seguito avevo tramandato tutte queste informazioni a mia madre. -Sta' tranquilla, vedrai che andrà tutto bene. E poi sarai bellissima.- ampia il suo sorriso così luminoso. L'ho sempre amato, quanto vorrei essere come lei. È sempre stata così bella... Papà si è sposato con una donna dal cuore d'oro, non poteva scegliere di meglio. Non che lui non lo sia, è un padre fantastico e devo dire che non mi è mai mancato nulla grazie a lui. Sono molto fortunata. Si sono scelti, si sono scelti perché loro hanno deciso di sceglierlo, per stare eternamente insieme, per tutta la vista. È questa la parte più bella dell'amore. Mi sono innamorata di lui, per il suo modo di essere, ho capito che quello poteva essere l'amore della mia vita quando in un bel giorno d'autunno lui si ritrovava in disparte da tutta la massa a leggere un libro, il mio libro preferito. Era distante, lontano da tutto ciò che lo circondava. Si distingueva dalla massa, semplicemente perché non ne faceva parte. Era un po' come me.
A quanto ho potuto capire, non si trova splendidamente con i suoi genitori, la pensano in un modo completamente opposto al nostro e posso comprendere la sua sofferenza d'animo. Vorrebbe che fossero più aperti con suo figlio, non così distanti, non così legati soltanto da un livello di sangue che circola nella vene.
Vorrei poter essere la sua mademoiselle, un giorno. Vorrei sposarlo. E so che non dovrei neanche pensarci, dato che stiamo insieme solo da un paio di mesi, ma io lo amo talmente tanto da non poter pensare già ad una vita senza di lui. Mi sollevo dalla sedia, e successivamente mia madre mi fa realizzare una capovolta. -Uao.- accenna ancora. -Vai, e sii te stessa. Ti voglio bene!- mi abbraccia fortemente, ed io ricambio con estrema necessità, prima di allontanarmi da casa mia e proseguire verso la destinazione che mi porta da lui. Giunta alla porta di casa sua, udisco il cuore pompare talmente veloce, da sentirlo quasi in gola. Aspetto circa trenta secondi, prima di sentire lo schiocco della porta aprirsi, e prima di vederlo davanti a me in tutta la sua bellezza. Il cuore impazzisce ancora di più, riesco permanentemente a visualizzare solo lui, ed quasi non percepiscono più i battiti. Mi fa accomodare dentro casa, ed io eseguo un inchino, per cercare di essere ai livelli di tutta la sua famiglia, per adattarmi al loro stile. La porta d'entrata dà sbarco ad un piccolo salone, in stile rustico, con un caminetto attaccato alla parete del muro, un tavolino di legno scuro, e sul pavimento c'è adagiato un tappeto dal colore adattato all'ambiente. Non contemplo tutto il restante, poichè mi ritrovo in cucina, ad osservare i suoi genitori, rivolgermi un'occhiata intimorita. Tanta ansia si impossessa di me, ed io cercando di non sembrare stupida e presentandomi a loro, crollo giù al momento dell'invito ad accomodarmi sulla sedia, sentendo dolore al sedere. Ecco, ci voleva proprio questa.
-Tutto bene?- mi chiedono in coro tutti, e riesco solo a sentire un tono scocciato nelle parole di sua madre, o forse, sono solo io che mi faccio troppi complessi. -Si si, tutto bene.- mi alzo dal pavimento, sistemandomi il vestito vasto e facendo finta che tutto questo non fosse successo. In realtà, è accaduto tutto troppo in fretta.
-Sediamoci adesso.- dice neutrale il padre, non facendo trasparire nessuna emozione, nessun sentimento.
Annuisco ancora e copio i loro gesti. Mi sento così a disagio. Andrea, senza farsi scoprire, mi accarezza una coscia e mi tranquillizzo un po' a quel suo gesto.
-Padre, madre, vorrei parlarvi dei progetti che abbiamo intenzione di sviluppare io e lei. Siamo ormai già grandi per decidere cosa poter compiere. Insomma, non possiamo decidere tutto solo per vostro gradimento. Devo mettere una volta e per tutte una stabilizzazione alla mia vita.- completa le parole, gettate nell'aria, prima di assaggiare il condimento presente nel piatto. Riabasso lo sguardo, sentendo il padre sgranchire la voce. -Parla.- sputa con arroganza esso, appoggiando le mani sulla tavola. La madre si limita ad osservare un punto indefinito, non degnando di uno sguardo suo figlio.
-Voglio frequentare l'Università, in realtà, vorremmo. Abbiamo già scelto quella di Boston, la più vicina da qua e ne sono estremamente compiaciuto. Tranquillo che mi pagherò io gli studi, e penserò a tutto io. Non ti sei scomodato in precedenza, figurati se ti scomoderai proprio adesso.- puntalizzò con fare ironico, sostenendo il suo sguardo da mangiamorte e osservandolo con gli occhi semi-aperti. Suo padre strinse il pugno. -Non hai capito che a me non va bene la relazione che tu hai con lei!- gridò isterico. La madre cercò di tranquillizzarlo. -Tu puoi andare all'Università. Ma ho paura che lei ti debba rovinare la vita, ti debba rovinare quella voglia che permane ancora, e sai cosa intendo; quella di studiare, e lei ti aspirerà anche quel tempo che avresti potuto dedicare allo studio. Non lo accetto, mi dispiace. Guardala.- disse, guardandomi con disprezzo. -È solo una sgualdrina!- ringhiò a denti stretti. Io mi sentivo offesa ed umiliata, avevo intenzione di rispondere, ma ero bloccata. Non riuscivo più a parlare. -Adesso mi hai stancato. Non puoi permetterti di parlarle in questo modo. E tu madre, non dici nulla? Pff, come pensavo.-rise istericamente. -Mi fate pena. Vivete in un epoca non più esistente, e vi credete così altezzosi. In realtà, non valete niente. Valete come la cacca, anzi, anche quella è troppo importante. Avete deciso sempre voi per me. Adesso che voglio avere un rapporto stabile, non me lo permettete? Io voglio prendere le redini della mia vita e non m'importa il vostro parere. Speravo che con questa cena la vostra maturità si sarebbe garantita, invece mi sbagliavo di grosso. Vi ripudio.- strinse le labbra, e lasciò un gran silenzio invadere l'aria. Agguantò chiavi, cappotto, e tutto l'occorrente a cui serviva e ce ne andammo da quella casa, forse per sempre, forse non saremmo tornati mai più. Usciti da quella abitazione, prese la mia mano e la baciò sempre delicatamente.-Andiamo, dormiamo insieme questa notte.- mi sorrise e ce ne andammo, correndo alla velocità del vento e assaporando quell'aria pulita che circondava le strade.
Spero che vada bene. Inoltre mi è venuta questa idea, e mi è venuto un po' più complicato realizzare questo scenario nella mia mente e trascriverlo poi, dato lo stile, il pensiero dei genitori. È lungo, lo so. Fammi sapere. E scusami per il ritardo della pubblicazione. Ce l'ho fatta :)
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