1# Le Crepe del Cuore
Lo sognavo la notte e l'amavo di giorno, ma non avevo mai avuto il coraggio di avvicinarlo. Qualche volta ci salutavamo, ricambiavamo l'uno i cenni dell'altro, ma niente di più.
Immagino vogliate sapere a chi mi riferisco, lui era il tutto, il mio mondo e la mia realtà, quel semplice collante che riusciva a tenere integri i fragili pezzi del mio cuore ormai in lutto.
Il suo nome era Nate, sin dal primo anno delle medie all'ultimo delle superiori, un semplice compagno di classe, ma, per me, tutto ciò che contava ed aveva importanza, ne sono sempre stato innamoratissimo. Frequentavamo una scuola di provincia, in una di quelle cittadine dove non succede mai nulla, ma, per quanto piccolo fosse il luogo in cui vivevamo, non ero mai neanche andato vicino a dirgli quello che provavo.
La vita era sempre stata semplice, al mattino le lezioni, dopo pranzo lo studio e niente soldi per fuggire lontano. Perché sì, io, povero studente, impreparato a sopportare tanto amore, sarei fuggito volentieri da quel sentimento mai dichiarato che ogni giorno metteva a dura prova la mia integrità morale travolgendomi d'amore.
Ma gli anni passati nella stessa classe del giovane che mi teneva in scacco, mi avevano continuamente impedito di liberarmi da quella prigione, inoltre, la paura di dover incassare un sicuro rifiuto, mi negava anche solo il permesso di avvicinarmi a Nate. Ricordo che spesso appariva così lontano e sfocato, irraggiungibile ai miei occhi ed ai miei tocchi, come fosse coperto da una fitta nebbia.
Per quanto fosse complicato però la speranza del nostro amore era diventata per me la più importante ragione di vita e non volevo perderla.
La mattina in cui lo vidi per la prima volta, lui stava camminando per i corridoi, con il suo solito passo sicuro, e anche troppo ancheggiante per il mio giovane cuore, Nate percorreva i corridoi della scuola con il fare di chi, dalla vita, non può chiedere di più. Era più bello di qualsiasi sogno o desiderio mi fosse mai anche solo passato per la mente e questo pensiero, condiviso da ogni altro studente della scuola, maschio o femmina che fosse, dava a Nate la stessa importanza di un grande ufficiale dell'esercito.
Così, tra palpitazioni e mal di testa sempre più forti, arrivò anche la fine dell'ultimo anno delle superiori.
In primavera, poco prima degli esami di maturità, saremmo andati in gita accompagnati da due professori ed io, che temevo di non rivedere più Nate una volta conclusa la scuola dell'obbligo, avevo deciso di sfruttare l'occasione per uscire allo scoperto.
Mancava poco alla fine della scuola ed io capii che era il momento perfetto, in fondo, se lui mi avesse rifiutato, per me si sarebbe trattato di dover vivere nella vergogna solo per qualche giorno.
Non che non avessi possibilità, tutti dicevano che un bel ragazzo, ma nel fisico, così come nelle abitudini, sono sempre rimasto un po' bambino, anche se non mi vergogno nell'ammetterlo. Questo non è mai piaciuto alle persone della mia età che, chissà perché, amano vantarsi di apparire adulti e disdegnano la compagnia di quelli che invece definiscono come "ragazzini".
Il giorno prima della partenza avevo passato tutto il tempo davanti allo specchio, provando la parte per ore, cambiandomi innumerevoli volte e simulando diversi approcci, utilizzando tutte le tecniche di corteggiamento apprese dal cinema e dalla tv. Insomma: era pronto per la gita !
*
Roma sarà anche la città più bella del mondo, ma, alle volte, piove anche lì e così, mentre la mia scolaresca passeggiava davanti a uno dei tanti monumenti che tutti noi fingevano di osservare con interesse, gli dei mi regalarono un acquazzone tanto forte quanto improvviso. Aprii l'ombrello e lo misi immediatamente sopra il capo di Nate, molto prima che una sola goccia potesse bagnargli i meravigliosi capelli castani.
"Grazie ehm ... Jake, giusto ? Hai portato anche l'ombrello? Che bravo, sei un ragazzo molto previdente !"
Disse dolcemente, ma bastarono quelle poche parole di circostanza a farmi rimbalzare il cuore dal petto alla gola per più di mille volte.
"Figurati è che mi è rimasto per caso nello zaino"
Risposi fingendomi sorpreso mentre mi grattavo i capelli neri dietro la nuca per il nervosismo.
Da quel momento continuammo a camminare vicini, Nate, ben protetto dalla pioggia ed io, completamente bagnato e con la mano tremante, mentre lottavo contro il dubbio che l'ombrello non fosse posizionato in modo tale da non far bagnare il mio splendido amore segreto.
Il temporale aveva disperso il gruppo di studenti e fu così che io e Nate ci ritrovammo soli dentro a un bar ed ordinammo un gelato.
Quasi da subito il mio innamorato cominciò a parlare mentre io guardavo incantato quelle labbra meravigliose che non avevo mai visto così da vicino.
"Come sei bello !"
Dissi senza nemmeno pensarci troppo, mentre Nate rispose con un semplice "grazie" di cortesia, non riuscendo però a nascondere un po' di emozione.
Fu allora che presi coraggio e guidai il resto della conversazione su episodi spassosi della mia vita che resero tutto l'ambiente molto più divertito e sereno, fu il momento più bello della mia vita. Ma purtroppo, anche il temporale finì e noi due, come semplici nuovi amici, raggiungemmo il resto della classe in albergo, per me, era cambiato tutto.
Inutile dire che la mia notte fu molto tormentata, l'ansia di rivedere il moro mi impedì di prender sonno e così passai tutto il tempo pensando a Nate, alle sue labbra ed al suo corpo sinuoso fino a quando l'alba non sopraggiunse calmano i fremiti del mio cuore agitato.
Il mattino seguente scesi nella sala delle colazioni molto presto, non conoscendo le abitudini di Nate, e così pensai fosse meglio aspettare piuttosto che perdere l'occasione di incontrarlo. Il mio amato arrivò un'oretta più tardi e, come in un film, prese posto proprio davanti a me salutandomi con un dolce sorriso e scrutandomi con occhi smeraldini pieni di luce. Da quel giorno, per la mia più completa gioia, divenimmo inseparabili, ero sicuro che quel paradiso in terra non sarebbe mai finito, o almeno fu così per tutto il periodo della gita.
L'ultima sera si tenne una piccola festa d'addio ed io, sul tardi e reso euforico da qualche bicchiere di prosecco rubato in più, mi avvicinai a Nate e, con lo stile del play boy consumato, tentai di baciarlo. Ovviamente lui rifiutò senza convinzione e si mise a camminare all'indietro guardandomi fisso negli occhi, con un sorriso sulle labbra che i suoi denti non riuscivano a smettere di torturare. Muovendosi agilmente sulle punte dei piedi la mia splendida preda uscì dalla sala e si appoggiò al muro del corridoio fingendo di abbassarsi la maglietta per mostrarmi l'incavo del collo. Fu allora che cercai di tirarlo a me tenendolo per i fianchi, mentre lui, con le mani sulle mie guance, giocava a respingermi. Quando le mie gambe ormai non mi reggevano quasi più, Nate prese a mordicchiarmi il collo e poi le labbra. Ancora qualche moina e poi ci siamo baciati, per tutta la sera, come due innamorati, ma senza andare oltre, mai ...
*
La settimana successiva, a scuola, quando lo rividi, mi salutò come si saluta un semplice conoscente. Non mi aspettavo certo che mollasse il suo piedistallo di superiorità per stare con uno come me, ma, in cuor mio, lo avevo sperato molto. L'atteggiamento di Nate non lasciava spazio a dubbi e così mi ritrovai dall'euforia a dover sopportare una delusione ben più forte del semplice rifiuto. Il dolore mi trascinò nei pensieri più bui e sciocchi facendomi cadere in una profonda depressione.
«Forse non so baciare bene ... Forse mi vede come uno sfigato ... Forse ho sognato tutto ... Forse non vale la pena di vivere, senza di lui »
*
All'inizio delle vacanze ognuno prese strade diverse ed io, con il tempo, imparai a sopravvivere anche senza la mia unica illusione d'amore, o almeno fu così fino a quando, al primo giorno di scuola dell'anno dopo, non venni a conoscenza della verità.
Tante cose avevano indurito il mio cuore quell'estate, non ero più lo stesso, ma, quando, all'inizio del nuovo anno scolastico, la madre di Nate suonò al campanello di casa mia, il pensiero che si sarebbe risolto tutto mi esplose nel petto. Perché quella era le verità, io amavo ancora il mio bel moretto, ero il ragazzo giusto per lui, lo avrei difeso e reso felice, affrontando ogni male che ci avrebbe potuto ostacolare nella vita, ma poi ...
Bastò un minuto di silenzio, sessanta interminabili secondi ed una lettera datami da una donna in lacrime all'ingresso di casa mia a spezzarmi definitivamente l'animo. Poche frasi in un foglio di carta che profumava di lui, della sua pelle morbida e dei suoi sorrisi come raggi di sole, due lacrime a macchiarlo salate come il mare, come la sofferenza nascosta in un cuore malato, crepato dall'interno.
" Jake,
l'ho compreso, ho capito l'amore che hai sempre provato e, spero, provi ancora per me.
Volevo solo dirti che, anche se non dovessi sopravvivere all'operazione necessaria per continuare a vivere, io ti apparterrò sempre. Da quel giorno in gita, sono tuo ed ho cominciato a sognare di sopravvivere abbastanza a lungo per poterti donare un amore grande come quello che, per molto tempo, mi hai regalato tu.
Grazie
Ti amo, Nate "
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro