Tequila, sale e limone [Bluebird]
Tipologia: What if [NON Canonica]
Rating: Per adulti
Avvertenze:
- Contiene linguaggio volgare e scene di sesso esplicite
- È la diretta continuazione del Capitolo 52 di Bluebird, risponde alla domanda "Cosa sarebbe successo tra loro se Chloe non avesse mai conosciuto Brycen?". Il contesto resta vago, ma ci sono alcuni piccoli riferimenti al capitolo. Non sono presenti spoiler ma se volete evitare qualsivoglia anticipazione leggetelo dopo il 52!
«Ti ha già accennato qualcosa sui progetti che vorrebbe sottoporti?»
Bluebird affondò le mani tra i capelli azzurri, districando i nodi tra le dita. Erano rimasti schiacciati sotto la parrucca tutta la sera e i suoi tentativi di ravvivarli non miglioravano la situazione, ma a Kolt non fregava nulla dello stato dei suoi capelli: Bluebird aveva accavallato le gambe e i suoi occhi si erano magnetizzati sulle sue cosce.
Sembrava un gesto naturale, quasi scocciato, con la gamba destra che oscillava come a seguire il ritmo dei suoi pensieri, ma non lo era per un cazzo. Ci avrebbe scommesso la casa, anche se in realtà non era propriamente sua. Vabbè, dettagli; tanto avrebbe vinto di certo.
Era pericolosa, Bluebird: sapeva quanto poteva essere desiderabile, e non faceva mai niente per niente. Adesso che non era più costretta a sfoggiare le sue gambe per quel manipolo di stronzi, lo stava facendo apposta. Per lui. Aveva sollevato la gamba più del dovuto per riporla sull'altra, e la stoffa argentata dell'abito si era pericolosamente ritirata verso i fianchi; poi, abbandonati i capelli a loro stessi, Bluebird aveva inclinato il busto all'indietro, sorreggendosi con le braccia.
Era troppo sexy per essere un caso, e lo guardava come sfidandolo a mantenere il contatto visivo. Lo stava provocando, anche se faceva finta di nulla. Sarebbe potuto scendere dal sole il Signore della Luce in persona, e non l'avrebbe comunque convinto del contrario.
Forse era una qualche sorta di test, per valutare se sarebbe riuscito a mantenere la concentrazione. Un test che aveva già fallito nel momento in cui era entrata in quella stanza, dato che non riusciva a spiccicare due parole senza guardarle le tette. La cosa divertente è che non c'era neanche chissà cosa da guardare: il suo seno era pressoché inesistente, due collinette che sporgevano appena dal busto sottile. Probabilmente erano le pieghe della profonda scollatura a fare volume, ma cazzo se voleva affondarci le mani dentro.
La colpa era anche di quel maledetto vestito che sembrava reggersi su a malapena, con la minaccia di venir giù da un momento all'altro. E lo sapeva, che non sarebbe successo, ma ogni cazzo di volta ci cascava: Bluebird si voltava di scatto o si piegava sul tavolo, e il respiro di Kolt si fermava in attesa di vedere quei lacci argentati scivolare giù dal suo collo sottile.
Ogni. Cazzo. Di volta.
E poi non era solo un vestito succinto su una ragazza attraente, era un vestito succinto su Bluebird. Un membro dell'Ordine dell'Equilibrio, una fottuta spia, assassina o quello che è, con sopra una bella insegna luminosa che avvertiva del pericolo e invitava a stare alla larga. E forse Kolt avrebbe dovuto imparare a non interpretare quei segnali come una sfida, ma non era quello il giorno.
Bluebird era misteriosa e inaccessibile, ma seduta sul suo letto con quel vestito addosso era una tentazione troppo grande. Era come trovarsi di fronte ad una tesoreria blindata la cui porta era stata lasciata socchiusa: chi sarebbe stato così coglione da non provare ad entrare?
«Oh, andiamo, vuoi parlare ancora di lavoro? Sono quasi le tre, direi che possiamo concederci un po' di tregua.»
Kolt si sistemò semi disteso sul letto, abbandonando la schiena contro i cuscini. Sfoggiò un sorriso sfacciato, piegando la testa di lato in cenno che indicava la porzione di letto libera al suo fianco.
E Bluebird ne fu tentata: glielo leggeva negli occhi, che si presero il tempo di squadrarlo dalla testa ai piedi spogliandolo con lo sguardo, ma alla fine liberò un sospiro e si alzò in piedi. «Va bene, andiamo a dormire. Ne riparleremo domattina.»
«E chi ha parlato di dormire?» Kolt scattò giù dal letto, cercando di non soffermarsi troppo a fissarle il sedere. Forse Madre Natura aveva deciso di compensare la carenza di seno con un culo da favola, stretto in quel vestito che sembrava contenerlo a malapena. La stoffa argentata scivolava sotto le fossette di venere e sembrava un invito a tirarlo giù e scoprire i glutei pieni e rotondi che moriva dalla voglia di afferrare.
«È stata una lunga serata, ci meritiamo un po' di relax, no? Potremmo metterci comodi, approfittare del minibar» Kolt allungò passo per superarla, incatenando il suo sguardo al proprio. Il mento indicò un piccolo frigorifero a destra della stanza, un modello che a Roumberg era considerato datato, ma che Hadea doveva rientrare nel top di gamma. «Per colpa di un uccellino, stasera ho bevuto molto poco: non sarebbe male rimediare con un po' di compagnia.»
Bluebird inarcò un sopracciglio, e a Kolt sembrò di notare una leggera piega nelle sue labbra sottili dipinte di un rosso brillante. «Stai davvero invitando a bere un membro dell'Heiko Jun?»
«Perché, è vietato?» Kolt allungò il sogghigno, come se non sapesse quanto quella proposta fosse fottuta di cervello.
Volersi scopare la donna che l'aveva assunto sotto minaccia non sembrava qualcosa da sani di mente: era un ragionamento del cazzo. Letteralmente. Ma a Kolt i ragionamenti del cazzo non dispiacevano poi così tanto, e aveva superato la soglia della cosiddetta normalità da troppo tempo per preoccuparsene adesso.
«Tempo fa mi sono scopato una che ha provato a uccidermi» si giustificò. «Due volte.»
«Te la sei scopata due volte o ha cercato di ucciderti due volte?»
Kolt sollevò le spalle. «Entrambe.»
Bluebird liberò uno sbuffo divertito, ma a Kolt sembrò che le fosse sfuggito: quella serietà che gli riservava era solo una maschera, e in un modo o nell'altro lui sarebbe riuscito a spezzare quell'ostinato controllo che sfoggiava. O si sarebbe beccato un coltello piantato nel petto una volta per tutte, ma valeva la pena correre il rischio.
«Andiamo, lasciati andare un po'» Kolt avanzò di un passo, incapace di staccare gli occhi da lei. Quell'azzurro era stupendo, ma lui li preferiva neri: quelle pozze scure avevano un fascino magnetico, era come guardare dentro un abisso che avrebbe potuto risucchiarti da un momento all'altro, ma la curiosità di sapere cosa si nascondeva al suo interno era così forte da mandare a puttane ogni pensiero razionale. «Ti chiedo solo un drink, non dirmi che è poco professionale o qualcosa del genere.»
«In effetti si, sarebbe molto poco professionale.»
"Però l'idea non ti dispiace".
Non gli aveva ancora detto no. Quella non era l'espressione di qualcuno che voleva rifiutare, e quegli occhi lo fissavano come se lo stessero sfidando: convincimi, sembravano dirgli, vediamo se ne sei in grado.
«Ti ho già visto in viso, che può succedere di male?» Kolt le accarezzò una guancia, spostando una ciocca di capelli dietro l'orecchio. Vi avvicinò le labbra, e non aveva idea di dove avesse trovato l'autocontrollo di non spostarsi invece verso la sua bocca. La stava a malapena sfiorando eppure sentiva il calore del suo corpo infiammarlo, attirarlo come una forza magnetica a cui faticava a resistere. «Cos'è, hai paura di innamorarti di me?»
Bluebird liberò una breve risata, ciondolando il capo. «Saremmo una pessima coppia, tu ed io» sussurrò, così vicina da far mescolare i loro respiri, e il modo in cui si umettò le labbra fu sufficiente a fargli vibrare il petto.
«Oh sì, davvero tremenda. Non potrebbe mai funzionare» convenne Kolt, seguendo con le dita la lunghezza dei suoi capelli fino a sfiorare la spalla. «Gran bel sesso, però.»
«Quello è ovvio, ci sono io nell'equazione.» Bluebird piegò gli angoli delle labbra all'insù, e si mordicchiò appena quello inferiore. Lo guardò indecisa, intrigata, irresistibile. «Solo un drink?»
«Solo un drink.»
Tequila, sale e limone. L'idea di sfruttare dei bicchieri non venne neppure contemplata: condivisero la bottiglia dal collo stretto strappandosela dalle mani a vicenda, bevendo brevi sorsi che lasciavano indietro un po' del loro sapore.
Bluebird versò un po' di sale sul dorso della sua mano e restò a fissare Kolt mentre lo leccava via in un'allusione spudorata, schiudendo le labbra verso di lui perché spremesse gocce di limone direttamente nella sua bocca. Quando sollevò la bottiglia per bere, un rivolo di tequila sfuggì ricadendo lungo il mento: lei lo raccolse lentamente con il pollice, lasciandolo scivolare in modo indecente tra le sue labbra.
Era stata lei a bere, ma a Kolt sembrò di sentire l'alcol scendere lungo la sua gola e incendiargli il petto, stuzzicando il desiderio tra le sue gambe. E lei se ne accorse, anche se non aveva staccato un attimo gli occhi dai suoi: Bluebird piegò gli angoli delle labbra all'insù in un sorriso ammaliante e soddisfatto.
"Ma questo è un gioco che possiamo fare in due."
Kolt le prese la mano, facendo cadere nuovi granelli di sale sulla sua pelle chiara. Le accarezzò il dorso con la lingua per raccoglierli, poi la insinuò tra le sue dita e infine discese verso il polso in lenti baci sul suo palmo. Quando afferrò lo spicchio di limone, il sale si era già sciolto nella sua bocca, ma non poteva fregargliene di meno: invece di spremerne poche gocce lo portò alle labbra, succhiandone avidamente la polpa.
Era fottutamente aspro, ma di fronte a lui Bluebird si stava mordicchiando il labbro inferiore con gli occhi grandi di eccitazione, perciò era il sapore migliore del mondo.
Non aveva ancora bevuto il suo sorso di Tequila, ma Bluebird raccolse un altro pizzico di sale. Lo guardò e Kolt comprese che chiunque avesse sparato la stronzata che gli occhi dei jiyani fossero poco espressivi non aveva conosciuto Bluebird, perché sarebbe stato sufficiente quello sguardo a farglielo venire duro.
Restò a fissarla ammaliato, rapito, mentre Bluebird sollevava le dita sporche di sale e le portava alle labbra, spargendo i granelli su ciò che rimaneva del suo rossetto. Trattenne il fiato quando la vide passarsi la lingua sui denti e sporgere il collo in avanti, le labbra dischiuse verso di lui.
E Kolt non attese ad accettare quell'invito. Le afferrò il viso tra le mani e si fiondò sulla sua bocca, e il sale non aveva mai avuto un sapore così buono. Divorò le sue labbra, leccò via ogni granello e poi cercò la sua lingua, catturandola in un groviglio di passione che lo lasciava senza fiato.
Bluebird si liberò in fretta della bottiglia di Tequila, abbandonandola sulla scrivania per sbottonargli la camicia. Le sue dita sottili liberarono un bottone dopo l'altro mentre continuava a baciarlo con foga, facendo guizzare la lingua nella sua bocca con movimenti tanto sinuosi che Kolt non poteva fare a meno di chiedersi come sarebbe stato sentirla avvolgere e stuzzicare altre parti del corpo.
Una nuova ondata di calore vibrò nel suo basso ventre al solo pensiero, facendo pulsare la sua erezione che reclamava libertà da quei pantaloni troppo attillati. Kolt attirò Bluebird a sé per i fianchi, spingendosi contro di lei per farle sentire quanta voglia gli aveva messo addosso; e lei sorrise, con la soddisfazione di una bambina dispettosa. Subito ricambiò il favore: si sollevò sulle punte dei piedi ora liberi dai tacchi e fece aderire il corpo al suo, strusciandosi lungo tutta la lunghezza della sua eccitazione.
«E dicevi di voler dormire.»
«Tu dicevi di volerti rilassare.»
«Oh, mi sto rilassando alla grande» gemette Kolt, accarezzando la sua schiena nuda. «Sei il miglior relax possibile.»
Bluebird gli sfilò la camicia dalle spalle, facendo scorrere le mani sul suo petto. Percorse la leggera linea dei suoi muscoli con tale attenzione da farlo sghignazzare, sospirando al tocco bollente delle sue mani.
«Dì la verità, da quanto volevi farlo?»
Lei percorse il contorno delle sue labbra con la lingua, afferrandolo per la cinta. «Dalla prima volta che ti ho visto.»
«Ah, sì. Che bei ricordi. La prima minaccia non si scorda mai.»
Kolt si lasciò trascinare verso il letto, sfoggiando un sorriso intrigato e beffardo. Si sfilò la camicia, e dopo che lei li ebbe sbottonati fece lo stesso con i pantaloni, seguiti dai boxer neri. Non fece in tempo a ricambiare il favore liberandola da quell'ammasso di brillantini che era il suo vestito, perché Bluebird lo attirò a sé: si lasciò cadere supina sul letto e lo trascinò su di lei, reclamando la sua presenza.
I suoi baci gli toglievano il respiro, ma Kolt non riusciva a staccare le labbra dalle sue, che si muovevano in una danza morbida e seducente. Si spinse di nuovo contro di lei e Bluebird lo afferrò per i fianchi, vogliosa di prolungare quel contatto, muovendosi nel chiaro invito a mandare a fanculo la stoffa che li divideva e affondare in lei.
E cazzo, quanto lo voleva. Sentire le sue mani lungo il corpo faceva correre brividi d'eccitazione sulla pelle, e il contatto tra i loro corpi e le loro bocche azzerava qualsiasi pensiero sostituendolo con un unico, semplice desiderio: voglio buttarglielo dentro.
Ma non ancora: Bluebird era carica di voglia, aveva una tale fame di lui che non si preoccupava più di nasconderlo, e Kolt avrebbe preferito spararsi ad un ginocchio piuttosto che sprecare un'occasione simile. Oh no, si sarebbe goduto quel momento fino in fondo. Si sarebbe preso tutto ciò che gli avrebbe concesso e le avrebbe dato tutto ciò che voleva.
La mano sinistra, quella che non aveva sporcato con sale e limone, si spostò ad afferrarle la coscia in un mugolio di piacere. Era appagante stringerla tra le dita, ma lo era ancora di più risalire verso il bacino e sollevare quel fottuto vestito argentato al tempo stesso troppo corto e troppo lungo. Lo spinse via scoprendo il fianco, pronto a tirar giù qualsiasi intimo avesse indosso, ma si trovò invece a sfiorare la sua pelle nuda.
Kolt le lanciò uno sguardo stupito, poi le labbra si distesero in un sogghigno ammiccante. Mugugnò ancora, di compiaciuta eccitazione, mentre faceva scorrere la sua mano dalla coscia alla vita in lente carezze.
«Sei stata così per tutta la sera?» le sussurrò all'orecchio, lasciando una scia di morbidi baci lungo il suo collo. «Oppure ti sei preparata apposta per me?»
Bluebird rise, risalendo con le dita lungo la sua schiena. «Diciamo solo che non sei così imprevedibile come credi.»
«Imprevedibile?» fu il suo turno di liberare uno sbuffo ilare. «Oh no, al contrario. In certi casi preferisco tener fede alle mie parole.»
La mano discese tra le sue gambe, e Bluebird le schiuse in un sospiro di piacere al suo passaggio. Kolt la baciò mentre si concedeva il tempo di accarezzare ogni centimetro della sua pelle liscia e umida, fermandosi quando la sentì sospirare di nuovo tra le sue labbra. Allora si concentrò su quel punto, stimolandolo lentamente con le dita; le faceva scorrere piano su di lei, premendo con delicatezza, stuzzicando la sua eccitazione per poi scivolare su e giù, percorrendo l'apertura con i polpastrelli.
«Non vuoi ancora dirmi il tuo nome?»
Bluebird distese le labbra in un sorriso divertito, facendo ciondolare la testa di lato in un verso di appagamento. «Credevo ti piacesse chiamarmi "Bluebird".»
«Oh, si. Però è ingiusto, non trovi? Tu sai il mio... Anzi, li sai entrambi. Non eri tu che parlavi di equilibrio?»
«Perché non provi a indovinare?»
Kolt liberò un mugolio pensoso, sfregando con il medio il centro del suo piacere. Disegnò piccoli cerchi sulla sua pelle, poi si fece delicatamente spazio dentro di lei. «Non sono esperto di nomi jiyani... Non vuoi darmi nemmeno un indizio?»
Bluebird si mordicchiò un labbro, stringendo i suoi capelli biondi tra le dita. Dio, quanto lo eccitava vederla costretta a prendere tempo perché il suo tocco la faceva ansimare.
«Indovina il nome a cui sto pensando, allora, e potrai usare quello. Non è jiyano, è dunier.»
«Andiamo, Bluebird. Così è troppo poco...» Kolt spinse anche l'indice, affondando ritmicamente con entrambe le dita. Mugolò di piacere quando sentì le braccia di Bluebird stringersi attorno al suo collo e le sue mani graffiargli piano la schiena, beandosi del suono del suo respiro spezzato. «Please, honey, dammi un altro indizio.»
«Cinque lettere» sospirò Bluebird, e gemette più forte quando Kolt fece scivolare il terzo dito dentro di lei, muovendosi ad un ritmo sostenuto. «C... Inizia con la C.»
«Cathy?» tentò Kolt, baciandole il collo. «Cindy?» Seguì la linea della clavicola con le labbra, poi discese lungo quella dello sterno. «Coral?» Scostò la morbida scollatura dell'abito con il naso, insinuandosi tra le pieghe della stoffa fino a scoprire uno dei piccoli seni. «Clare?» Accolse il capezzolo tra le labbra, stuzzicandolo con la lingua.
Bluebird non rispose: il suo corpo fremeva di piacere e le sue labbra si schiudevano per gemiti e boccate d'aria, completamente sottomessa alle sue mani e alla sua bocca. Aveva chiuso gli occhi, e gocce di sudore appiccicavano i ciuffi della frangetta alla sua fronte e le ciocche più lunghe al suo viso e al suo collo.
«C'mon, Bluebird, dimmelo tu» la pregò, sfilando le dita per stuzzicarla di nuovo con i polpastrelli. «Non posso fare altri tentativi: è cattiva educazione parlare con la bocca piena.» Kolt sfoggiò un sogghigno divertito e spostò le mani sulle sue cosce, accarezzandole voglioso prima di divaricarle e fare spazio per la sua testa.
La assaporò in ampie leccate, ma fu quando cominciò a stuzzicarla con la punta che Bluebird si lasciò andare a gemiti più forti, stringendo il lenzuolo tra le dita.
Dio, quanto gli piaceva. Avrebbe volentieri passato la notte tra le sue gambe, a leccare la sua pelle e succhiare la sua eccitazione. Se fosse morto in quell'istante, trascorrere i suoi ultimi momenti a far scivolare la lingua dentro Bluebird l'avrebbe lasciato soddisfatto. Ecco, ecco quanto gli piaceva.
E non era il solo: Bluebird ansimava in versi di piacere sempre più frequenti, trattenendo il fiato quando sfiorava i punti che la facevano godere di più. E lui ci girava attorno, tormentandola nell'attesa prima di fiondarsi energicamente e spingere il suo piacere sempre più in alto, ancora e ancora, fino a quando non raggiunse l'apice.
«Chloe» gemette lei, inarcando la schiena. Kolt sentí i muscoli delle sue gambe irrigidirsi sotto le dita, mentre gli spasmi dell'orgasmo le scuotevano il corpo. «Chiamami... Chiamami Chloe.»
«Chloe» ripetè Kolt, baciandola dov'era più sensibile. Non era ancora sazio di lei, voleva sentire ancora il suo sapore sulle labbra. «Suona bene, Chloe. Ti si addice.»
Chloe liberò uno sbuffo divertito, la voce ridotta ad un soffio ansimante di piacere. «Non so se posso fidarmi di qualcuno che ha detto "Cathy" come prima scelta.»
«Perché? Non ti piace? Ci hanno persino fatto una canzone» disse Kolt in un sogghigno, spostandosi a sfiorare con le labbra l'interno coscia, poi risalendo lungo il ventre in piccoli baci man mano che le sue dita spingevano il bordo del vestito un po' più in alto. «I can't compete, no light is that bright. Oh, Cathy, make me reach the stars, tonight.»
«Oh, questo posso farlo anche io.»
Chloe inclinò le labbra in sorriso sghembo e sollevò il busto, consentendogli di sfilare una volta per tutte quel vestitino del cazzo. Finalmente. Gettarlo a terra fu soddisfacente, ma non quanto ammirare il suo corpo nudo e scosso dall'affanno.
Dio, quant'era bella. Avrebbe voluto concedersi più tempo per accarezzare con lo sguardo ogni parte di lei, dai seni che mostravano i segni della sua eccitazione alla linea della muscolatura tonica su braccia e addome, ma Chloe era impaziente: spinse una mano contro il suo petto e Kolt ne accompagnò il movimento, lasciandosi cadere di schiena sul letto.
Difficile dire chi dei due fosse più felice di quell'inversione di ruoli: Kolt sentì vibrare il corpo di eccitazione al semplice vederla abbassare la testa e schiudere le labbra per prenderlo in bocca, ma lei, cazzo, lei glielo succhiava come se avesse bramato quel momento da anni.
Se fosse davvero morto, poco prima, quello sarebbe stato in grado di resuscitarlo.
Kolt si puntellò sui gomiti per tenere la testa sollevata e godersi lo spettacolo della sua bocca che scivolava su di lui, accogliendolo fino in fondo. E quando Chloe alzava lo sguardo, fissandolo con aria maliziosa e famelica mentre faceva guizzare la sua lingua per avvolgere la sua erezione in carezze sinuose, soffermandosi a stuzzicare la punta...
Cazzo, non riusciva più a pensare. Il piacere aveva il pieno controllo del suo corpo, serpeggiando tra i muscoli e costringendolo a cedere ai gemiti. Non sentiva altro che le sue mani bollenti su di lui, i suoi capelli che gli sfioravano il bacino e le cosce, e le sue labbra che in un ritmo lento e sostenuto lo portavano davvero a raggiungere le stelle.
«Chloe, Chloe, aspetta...» fu costretto a fermarla, esalando quelle parole con un filo di voce. Non che l'idea di farle concludere il lavoro gli dispiacesse, ma non voleva ancora che finisse tutto. Non prima di aver saputo cosa si provava a scivolare dentro di lei.
Chloe lo liberò dal suo incantesimo sfoggiando un sorriso compiaciuto, persino arrogante, di chi sapeva di aver superato per la seconda volta le sue aspettative. E Kolt non poteva darle torto: gli aveva fatto provare il miglior Kourt Beach e il miglior pompino degli ultimi mesi.
Tentò di alzare il busto, ma Chloe lo spinse di nuovo contro il letto; si passò la lingua tra le labbra e si sistemò a cavalcioni su di lui, tenendolo giù.
«Credevi che ti avrei lasciato tenere il controllo per tutto il tempo?»
Kolt liberò uno sbuffo divertito, facendo scorrere le mani sulle sue cosce. «Se questo è ciò che ottengo, si fotta il controllo. Dammi solo il tempo di prendere...»
«Tranquillo, non ce n'è bisogno» lo interruppe. «Uso un Rimedio. E poi siamo entrambi Dotai, no?»
Kolt allungò un sogghigno sghembo e spostò le mani sulla parte bassa della sua schiena, sostenendola a sé mentre sollevava lentamente il busto per raggiungere le sue labbra. «Allora scopami e basta.»
Chloe sorrise, esaudendo immediatamente la sua richiesta. Lo accolse lentamente dentro di sé, e Kolt si avventò sulle sue labbra quando cominciò a muoversi avanti e indietro su di lui, aggrovigliando la sua lingua alla propria mentre stringeva i suoi capelli tra le dita e premeva una mano sulla schiena per stringerla a sé, schiavo del suo sapore, dell'odore della sua pelle, come se non fosse mai abbastanza vicina.
Non era mai stato così felice di averle lasciato il comando, perché Chloe era fottutamente brava: i suoi movimenti erano sinuosi, sensuali, appaganti all'inverosimile. Ci sapeva fare e ne era consapevole: le labbra si incurvavano in un sorriso sfacciato quando spingeva fino in fondo il bacino contro il suo, e si divertiva a spezzare il ritmo per farlo strusciare contro di sé, stuzzicando la sua sensibilità e quel desiderio di affondare ancora dentro di lei. E ogni volta che lo faceva il corpo di Kolt sembrava esplodere, scaricando ondate di piacere che gli mandavano a puttane il cervello.
Kolt ringhiò di godimento, afferrandole il sedere a piene mani. Lo strinse con vigore, poi allontanò la mano sinistra per assestargli una pacca decisa: il palmo impattò sulla sua pelle in un suono acuto e intenso, e a giudicare da come pizzicavano le sue dita le sarebbe rimasto il segno per un po'.
"Cazzo, troppo forte."
Alzò lo sguardo per scusarsi, prima che Chloe decidesse di ricambiare con ancor meno delicatezza sul suo viso, me lei gemette in un sospiro. Si morse un labbro e lo fissò con un'espressione che di dispiaciuto non aveva un bel niente, e sembrava piuttosto chiederne ancora. E allora fu il turno di Kolt di incurvare le labbra in un sogghigno.
Chloe mugolò di godimento quando la schiaffeggiò una seconda e una terza volta, muovendosi ancora più vogliosamente su di lui mentre graffiava la sua schiena con le unghie tonde.
«Cazzo, ma che ti danno da mangiare a Jiyu per farti avere un culo così?» disse Kolt, agguantandole di nuovo i glutei con entrambe le mani.
«Ti piace?»
«Qualcuno ha mai risposto no a questa domanda?»
«Fa sempre piacere sentirlo.» Chloe ridacchiò, piegando la testa di lato per offrirgli il collo. Gemette quando lui cominciò a leccarla e a morderla, lasciando segni leggeri sulla sua pelle chiara.
«Oh, so io come mi piacerebbe fartelo sentire. Ho in mente una prospettiva niente male, per guardarlo come si deve.»
Chloe si fermò, incrociando di nuovo il suo sguardo. «Chiedimelo, allora» sussurrò, giocosa Le labbra sottili erano schiuse per l'affanno, ma gli angoli erano piegati in un sorriso provocatorio.
Kolt risalì lungo la sua schiena con le dita, e quando raggiunse le scapole la strinse a sé, facendo aderire i loro petti nudi, brucianti di voglia e passione. Nessun sorriso, stavolta, solo un sospiro a fior di labbra mentre la guardava negli occhi. «Piegati per me, Chloe.»
Lei lo baciò in un mugolio soddisfatto, quasi un risolino. Era abbastanza contagioso che Kolt si ritrovò a sghignazzare a sua volta mentre Chloe scivolava via da lui, sedendosi in ginocchio sul letto.
Le fu subito dietro: la prese per i fianchi e la guardò piegare lentamente il busto in avanti, fino a sfiorare il lenzuolo con il mento. Kolt fece scorrere le dita sulla pelle nuda, accarezzandole i seni per poi tornare indietro, attraversando la schiena a ritroso fino ad agguantare di nuovo le sue natiche perfette.
D'accordo, lui era di parte: era sempre stato un tipo da culo, ma quello di Chloe era un'opera d'arte, di quelle che anche chi non capisce un cazzo non può fare a meno di trovare meravigliosa. Così tondo e pieno, morbido tra le sue dita, che Kolt non resistette alla tentazione di morderlo sul lato sinistro.
«Forse dovrei smettere di essere ateo. Forse Dio esiste davvero» mormorò in un sorriso sghembo, adagiando il bacino al suo per riprendere da dove avevano lasciato.
Si fece nuovamente spazio dentro di lei, ma da quella posizione aveva tutto un altro sapore e Kolt realizzò che quella sarebbe stata la fine di tutto, perché col cazzo che sarebbe riuscito a trattenersi.
L'afferrò voglioso per i fianchi mentre entrava e usciva, scandendo un ritmo crescente che lei seguiva alla perfezione, inarcando la schiena e spingendo il bacino contro il suo. In quel momento, il suono dei loro corpi che si scontravano sembrava il più bello del mondo, secondo solo ai gemiti di Chloe che fremeva di eccitazione sotto di lui.
E Kolt non riusciva a trattenere i suoi, non sentiva la stanchezza del corpo né lo infastidiva il sudore sulla loro pelle, era ebbro del calore della sua carne morbida tra le mani e della sensazione di crescente soddisfazione che gli avvolgeva il corpo ogni volta che affondava di nuovo in lei. Ringhiò di piacere nell'aumentare il ritmo, seguendo l'impulso del suo piacere finché non esplose, facendo vibrare ogni muscolo di appagamento e distensione.
Non aveva ancora perso vigore, però; quindi si spinse ancora dentro di lei fintanto che il suo corpo gli permetteva di farlo, fin quando non sentì un'ondata di calore e umidità avvolgerlo. Era sempre una sensazione strana: sembrava che il suo pene fosse sul punto di sciogliersi, ma in senso buono. Non sapeva neanche come facesse ad esserci un senso buono, ma non aveva idea di come altro descriverlo: sapeva solo che riuscire a sentire l'orgasmo di una donna mentre le stava dentro era meraviglioso.
Chloe si rialzò in un compiaciuto affanno e lui le scostò i capelli azzurri per baciarle la schiena mentre scivolava fuori da lei, sazio e appagato, per poi lasciarsi cadere sul letto e riprendere fiato. Lei lo seguì a ruota, ma pochi istanti dopo si voltò di lato e si strinse al suo fianco.
«Sai, sono curiosa...» mormorò, sollevando una mano ad accarezzargli i capelli.
«Sì, sto per accendermi una sigaretta.»
«No, non quello» ridacchiò lei. «È la prima volta che fai sesso con qualcuno sapendo di non poter andare via?»
«Chi ha detto che voglio andare via?»
«Non sei il tipo di uomo che resta.»
Kolt liberò uno sbuffo ilare, dal sapore agrodolce. No, non lo era: sarebbe tornato volentieri, ma rubare quei brevi momenti di intimità era l'unica cosa che sapeva fare. L'amore era una cosa da persone per bene, non certo per quelli come lui.
«Invece resto eccome, almeno fino a colazione» rispose, allungando il sogghigno. «Dopo una scopata non c'è niente di meglio di una bella dormita e un'abbondante colazione. E poi, il sesso al risveglio è ancora meglio: andarsene prima sarebbe uno spreco pazzesco.»
«Suona come una proposta.»
«Sei tu che hai detto di voler parlare di lavoro, domattina. Io sto solo ottimizzando i tempi.»
«Mi stai chiedendo di restare, Kolt?»
Kolt si voltò verso di lei, incrociando i suoi occhi troppo azzurri in un lungo istante di silenzio. C'era qualcosa, nel modo in cui l'aveva chiesto, che lo fece esitare; per qualche strana ragione, lo sfiorò persino l'idea assurda di rispondere di sì.
Forse era solo la sua mente inebriata dall'orgasmo, da quell'appagamento che abbassava ogni sua difesa. Forse perché Chloe era ancora più bella di prima, con i capelli spettinati e appiccicati al corpo nudo, accoccolata sulla sua spalla. Forse perché nessuno di quelli che si avvicinavano a lui restava mai troppo a lungo, ed era stanco di rispondere no a chiunque avesse provato a chiederlo – ma era così che doveva andare. Era meglio per tutti.
Se non aveva niente, non avrebbe finito per romperlo.
«Fino a colazione» mormorò infine, come una sorta di patto con se stesso, a ricordargli che quello era il massimo a cui potesse aspirare.
«Fino a colazione» ripeté lei, e lo baciò come se sapesse che non poteva offrirle altro.
Ma almeno per quella notte, Kolt avrebbe stretto tra le mani ogni istante in cui gli avrebbe concesso di farla sua. E forse, tutto sommato, andava bene così.
Il disegno è ritagliato perché temo Wattpad me lo butti giù, ma lo trovate completo nel commento qui a fianco!
Come sempre, grazie per aver letto fin qui ♥
Questo capitolo nasce come "esercizio", perché non mi sento affatto brava o portata per lo smut, quindi ho voluto provare a uscire dalla mia comfort zone e scrivere qualcosa di più spinto, ma senza stravolgere il mio stile. Anche per questo è un po' lunga, ma essendo un extra mi son detta "vabbè, sticazzi, io vado" XD
Ogni commento per migliorare è ben accetto, se avete appunti su termini/passaggi/descrizioni ecc. buttateli senza timore, I NEED YOU!
Ho scelto di scrivere su Kolt e Chloe perché Brycen is too pure for this, e tra quei due c'è una sexual tension fortissima che in qualche modo andava sfogata (?) C'è moltissima chimica tra di loro e amo farli interagire, ma hanno ragione: 100% match come partner sessuali, ma sarebbero davvero una pessima coppia.
E fatto trenta facciamo trentuno, mi son detta che poteva essere una buona occasione per sfruttare il POV di Kolt! Come vi è sembrato? 👀 Ovviamente non potevo lasciarmi sfuggire l'occasione per un pizzico di approfondimento del personaggio e quindi vi trovare un po' di feels anche qui, ma niente oh, è più forte di me ahaah
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro