Un dolce bacio le lascia sulla fronte.

Un arrossamento, un capogiro ed un improvviso calore le pervase completamente.
"Questo è amare."- le sussurrò nelle orecchie per poi salire sull'autobus che stava per partire.

"Ma... allora è questo- bisbiglia tutta gioiosa- mi piace!" dice tremante di speranza quella giovincella.

Era tardi, e doveva tornare a casa: il suo amico era partito ed ora non le restava che proseguire con la sua strada.
Saltellava e correva, possedeva grande energie e la rendevano anche sognante e piena di entusiasmo.

Il morbido e rimbalzante terreno, il fruscio dei ciuffetti d'erba che le sfioravan le caviglie, il vento che la investiva e la rendeva sempre più propensa a correre con maggior foga, mostravano l'immagine di una ragazza contenta e sopratutto incantevolmente estasiata in quello splendido campo di grano.

"Viva l'amore!"- disse facendo un gran salto cercando di raggiungere il punto più alto dell'azzurro cielo.

~~~

I giorni trascorsero lentamente e la sua felicità cresceva esponenzialmente, quasi si isolò completamente a sè stessa per quel sentimento.
Un piacevole ed appagante sentimento, il sentimento d'eccellenza per cui si deve assolutamente provare una volta nella vita.
Ma non si rendeva conto che le stava prosciugando l'esistenza.

Ma che cos'è esattamente questo verbo? Cos'è "amare"?
Amare deriva dalla parola amore.
E amore è un'insieme di azioni che portano a provare affetto o felicità per chi lo scopre.
Una specie di virus che contagia le vittime provocando sensazioni misteriosi  mai potuto sentire.
Ma... se fosse davvero prodigioso questo sentimento?
È davvero un sentimento di cui bisogna affidare tutte le speranze?

Comunque, la nostra giovincella lo scoprì, e s'innamorò di questo sentimento. Trepidava per il ritorno del caro amico e poter di nuovo assaporarlo di nuovo.

Altro tempo trascorse, e lei rimase ancora accesa da quell'ardore di emozioni.
La voglia di fare altro si stava via via scemando, diventando sempre più ardita dal desiderio di voler altro amore, ma lui non tornava ancora.

Ed altro tempo dopo scorse di nuovo: la ragazza perse completamente contatto con la realtà. Una verità che non contava più a lei.

I love love. It's so warm to love. I want more. MORE. MORE.

Solo questo pensiero le martellava in testa. Ogni giorno, ogni ora, ogni minuto ed ogni secondo, non voleva altro se non amare.

Ferma ed immobile se ne a stava a pensare, perché quel piacere non voleva assolutamente dimenticare, e passaron i giorni per quel avvenire, e settimane si susseguirono senza mai morire.
Ebbene sì, non dormiva nè mangiava, neppure al bagno, il volere non le andava, chiusa e sognate intrepida ad aspettare, ma solo la sua fine era pronta ad arrivare.
I suoi genitori, preoccupati e addolorati, cercavano il modo per poterla far rivivere, ma il corpo era morente, priva di alcun segno vivente: era rinchiusa dentro al suo stato, felice e fuori dal mondo, e aspettava quel dolce fato. Un fato che lottava in quel campo tondo, putrito e rosso per i deceduti, uomini feriti dagli spari e poi caduti. Era in guerra per il pane, volevan meno tasse e più carne, ribelli di buon animo sono alla riscossa, ed ordine del re, efficacia ora non possa.
Il popolo insorse, ma ben presto si placò perché la morte a loro arrivò.
In mezzo a tutto il popolo, in mezzo a tutti quei insorti, in mezzo al gruppo della ribellione giovanile, nessuno venne risparmiato.
Tutti morirono per un amore comune: lottare per una vita.
Lottare per vivere.

La giovincella a sguardo perso osservò il cielo: ancora un po' e avrebbe riavuto quel piacere.
Poteva resistere.

Poteva resistere e vivere ancora un altro giorno.

Un letto di terra era tutta la piazza e posato un fiore su ogni cadavere, vi era un altro fiore su un altro morto. Tutti accanto all'altro e disposti in fila.
I pochi superstiti pregavano e ringraziarono per il coraggio dei loro compaesani, e i bimbi piangevano per la troppa fame.
Eppure, una persona era ancora felice nonostante tutto.
Zoppicava con un flebile sorriso stampato in volto, il corpo magro e pelle e ossa erano di un pallido, e le vesti umide e rogorate con il tempo: tutto ciò pur di aspettare quel ritorno, quell'emozione. Quell'uomo.
Tutti la guardarono stupefatti, rimanendo però in silenzio.
Chi spaventati per il suo aspetto, chi altri invece impietositi per ciò che faceva, chi invece disgustati per la sia pazzia...
Ma lei era completamente fissa per quel pensiero, fisso come il chiodo ed eccitante come non mai.
Scrutava ogni volto dei paesani: ma dov'era Tom? Dov'era l'amore?

Non c'era, era svanita.

Non lo accettava e non sopportava l'idea che dopo tutto quel tempo trascorso ad aspettare fosse solo tempo buttato.
Voleva a tutti i costi quella cosa.

"Gente... aiutatemi! Datemi l'amore! Datemi l'amore!"

Tutti l'ascoltavano ma nessun osava aiutarla. Tutti fermi ed impietriti nel vedere una ragazza affranta per la perdita.

Lei era disperata  gridava sempre più forte. Sempre le stesse lamentele, sempre le stesse parole. Ma tutti fermi e zitti senza parole.

"Amore! Amore vieni qua! Vieni qua a me!"- ripeteva.

Ripeteva senza ritegno.

Una buona ventina di minuti passò, e la gente pian piano se ne tornarono a casa.

"Andiamocene... lasciamo la pazza ad urlare."- suggerì un anzianotto già incamminato sulla strada del ritorno.

"Già hai ragione."- si susseguì dopo quelle parole.

Presto la piazza dei morti fu sgombra, facendo rimanere solo la giovincella.

"Amore! Amore vieni qua! Vieni qua a me!"

"Amore! Amore vieni qua! Vieni qua a me!"

"Amore! Amore vieni qua! Vieni qua a me!"

"Amore! Amore vieni qua! Vieni qua a me!"

"Amo..."- concluse accasciandosi a terra priva di sensi.

E in tutto questo tempo io raccolsi i dati di questa gente e me me volai dal mio padre santo: gli uomini sono capaci di tutto pur di ottenere ciò che vogliono.

Ecco a voi una One-Shot!!
Ehhh da quanto tempo che non aggiorno xD
Scusate, ma tutte quelle che avevo preparate le ho dovuto cancellare. Erano brutte.
Spero vi sia piaciuto ^^
Biceux :*