Olfatto | 𝐿𝑢𝑖
Mi fermai a prendere un gelato nel pomeriggio, dopo un pranzo di lavoro in un ristorante poco distante.
Mi era sempre piaciuto passeggiare per la città in quel modo, mi faceva tornare bambino, ed era oltretutto un buon modo per sgranchirsi le gambe.
Di ritorno, l'enorme cartello appeso nella fioreria sotto casa attirò la mia attenzione.
E io probabilmente attirai quella della giovane commessa che mi si piazzò davanti in quel momento.
Non abitavo da quelle parti da molto, ma grazie alle mie frequenti scampagnate in giro, potevo vantare una buona conoscenza del quartiere e delle facce che vi giravano.
Quella di sicuro non era tra quelle conosciute.
Insomma, dopo i numerosi tentativi di schivare i suoi insistenti approcci da commerciante, mi arresi ed entrai in negozio per dare un'occhiata.
Tutto per andarmene il prima possibile.
Riuscì a tornarmene a casa, ma non prima di aver assecondato quell'assurda idea che mi era balenata in testa.
Ritornai in quel parco per la seconda volta in un giorno e ritrovai il tulipano esattamente dove lo avevo lasciato.
Mi sentii così stupido per aver anche solo pensato che quella cosa potesse andare in porto.
Avrei potuto elencare un milione di variabili che avrebbero potuto verificarsi, tra le tante quella più ovvia che non fosse passata, oppure che avesse deliberatamente deciso di non portarlo con sé.
Ormai convinto che non lo avrei mai saputo, già sulla strada di ritorno, credetti di vedere la sua figura poco distante e mi precipitai dietro l'albero per nascondermi.
La sentii parlottare a pochi passi da me e temetti di essere stato scoperto; nulla mi avrebbe davvero privato dell'etichetta di soggetto socialmente pericoloso.
Alla fine, però, fui solo costretto a trattenere il respiro per paura di rendere percepibili le mie risate.
Era tornata indietro per prendere il tulipano, e stava giustificando la sua scelta di appropriarsene nonostante non le appartenesse.
Qualcosa del tipo: è uno spreco, un triste finale per un fiore che non ha colpe, un rifiuto senza senso.
Nemmeno io seppi come riuscì a trattenermi dal ridere a crepapelle, ma ad ogni modo rimasi felice di quel suo ritorno che mi permise di compiere un passo in avanti verso di lei.
Quando si volse indietro e passò alle mie spalle, premetti la schiena sulla corteccia.
Separati solamente da quella spessa quercia, percepii il suo profumo per la prima volta.
Qualcosa di appena accennato che si disperse subito nel vento.
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