Cuore | 𝐿𝑒𝑖
Eravamo in fila in attesa di ordinare un popcorn medio e due coca-cola zero, quando percepii il suo braccio circondarmi la vita.
Mi volsi nella sua direzione indecisa su come reagire e lui mi guardò dritto negli occhi, accennando un sorriso.
Non ebbi abbastanza tempo per comprendere se mi andasse bene, la mano ritornò subito al proprio posto, così come il suo sguardo.
Una gruppo di ragazzini mi passò accanto sulla sinistra, gesticolando e ridacchiando freneticamente.
Solo allora misi a fuoco le vere intenzioni di quel gesto che io stessa mi ero ritrovata ad ammirare da lontano solo qualche settimana prima.
Complicità, affetto e protezione.
Era ciò che avevo inviadiato in quella coppia sconosciuta, senza minimamente immaginare che di lì a poco mi sarei trovata nella medesima posizione.
Ero sicura che non si potesse ancora parlare di complicità, così come ero sicura che in quel momento avesse voluto proteggermi.
Ciò che però mi fece esitare fu lo sguardo intenso che mi aveva riservato; in qualche modo insinuò nella mia mente la speranza che perfino quella terza dimensione potesse assurdamente essere già coinvolta.
Quando raggiungemmo il parco nel tardo pomeriggio, non riuscii a frenare la curiosità e lo riempii di domande.
Non rispose a una sola di loro in maniera esauriente, tanto che alla fine mi resi conto di aver ricevuto più informazioni da ciò che avevo potuto cogliere con i cinque sensi.
Presi tra le mani la macchinetta fotografica che teneva al collo e la volsi nella sua direzione per esaminare il suo volto attraverso l'obiettivo.
Scherzai sul fatto che ci fosse molto di più in lui di quello che appariva, ma non smisi un secondo di ammirare i suoi lineamenti.
Era estremamente bello.
Quella bellezza che passava inosservata perché naturale e selvaggia, sostanzialmente poco curata: la barba di qualche giorno, i capelli spettinati che ricadevano un po' ovunque e l'abbigliamento comodo di chi nemmeno tenta di fare colpo su una donna.
Proprio per quello non riuscii a staccargli gli occhi di dosso.
Non aveva bisogno di lustrini e griffe per risultare interessante, lo era in qualsiasi caso.
Gli spiegai la storia che mi legava alla panchina su cui ci eravamo seduti, il mio solito angolo di paradiso.
Per la verità non mi accorsi di esservi giunta finché non mi chiese di sedermi; non fu una mia proposta sistemarci in solitaria in quel modo, successe spontaneamente.
Così come spontaneamente passammo l'intero pomeriggio tra risate e occhiate complici.
La pioggia ci prese alla sprovvista, proprio quando fui sul punto di cedere alle sue insistenze e mostrargli i miei schizzi.
Corremmo fianco a fianco con il sorriso sulle labbra finché non fummo al riparo sotto la tettoia del chiosco.
Mi fece segno di prendere posto a un tavolo e si fermò al banco per ordinare qualcosa.
Quando fu di ritorno, sgranai gli occhi per la sorpresa di fronte a ciò che sistemò proprio di fronte a me.
Manifestai apertamente tutte le mie emozioni e gli imposi di chiarire tutti i dubbi e le supposizioni che mi affollavano la mente.
Alla fine, ci guardammo, entrambi visibilmente spaesati, seppur per motivi diversi.
La mia confusione si disperse molto prima della sua e soffocai con la mano la risatina indisciplinata che mi sfuggì.
Il suo sguardo ancora più disorientato mi fece intendere che fosse il caso di spiegare la mia reazione, prima che potesse pensare che soffrissi di un attacco di isteria.
Gli porsi il blocco da disegno e rimasi in attenta osservazione di ogni suo più piccolo movimento.
Il suo volto si cosparse di ogni espressione possibile, in rapida successione e senza alcuna tregua.
Si portò indietro i capelli ribelli e tornò con gli occhi su di me, le sue labbra distese in un sorriso mai visto prima.
Si sporse in avanti e mi baciò, ed io chiusi gli occhi per assaporare ogni sfumatura di quel momento.
Non potei vedere che cosa stesse succedendo intorno a noi, come non potei guardare i lineamenti del suo volto o il nero delle sue iridi, ma percepii la pressione della sua mano sulla mia guancia, respirai le note pungenti del suo profumo e assaporai il retrogusto di caffè attraverso il contatto diretto di quel bacio.
Intorno a noi solamente il rumore lontano e scrosciante della pioggia, e quello, decisamente più vicino, di quei battiti che avevano atteso quell'istante per confessare la loro essenza.
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