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UN'OMBRA NELLA GIUNGLA

Ankar cadde all'indietro mentre la caviglia era stretta in una morsa solida, Masha tirò fuori la testa dalla pozza.

I denti sporchi di nero venivano mostrati come fosse un cane rabbioso.

"Tu mi seguirai!" sentenziò mentre con l'altra mano si aggrappava al bordo fatto di terra.

Lo stesso materiale veniva scavato dalle dita del lupo che, invano, cercava di non venire trascinato verso l'orsa.

I piedi erano sempre più vicini alla melma, tolse gli arti superiori dal terreno e iniziò a sciogliere la liana legata intorno al busto.

Afferrò la lancia e incastrò la punta sul suolo, la femmina, tuttavia, continuava a tirare come un bue legato a un aratro.

Il cande le lanciò un po' di terra sul volto, ma l'orsa si limitò a scuotere la testa in un modo simile a quello fatto dai cani per asciugare il proprio pelo.

L'arma iniziava a cedere... non avrebbe resistito a lungo prima di spezzarsi.

Alzò il piede libero e lo scagliò contro la faccia sporca diverse volte fino ad aggiungere un terzo colore su di essa.

Il rosso scarlatto.

Il naso perdeva sangue ma ancora non bastava a farle mollare la presa solida come quella di un anaconda.

Ormai la lancia l'avrebbe salvato solo per una decina di secondi, ma gli bastò dare un'occhiata al segno di rottura per avere un'idea.

Strinse forte il bastone e poggiò l'altra mano a terra pronto ad agire.

Quando il legno si separò dalla pietra agitò il braccio destro.

Masha smise di tirare a causa di un'arma insolita che le aveva trapassato la fonte.

La rottura aveva reso quel pezzo dell'arma appuntito e quindi letale.

Ankar liberò il piede, scrocchiò la caviglia, per poi prendere il cadavere dell'orsa da sotto le ascelle.

Lo tirò fuori dopo pochi tentativi con un fiatone medio.

"Te ne sei andata da sola." commentò.

Non molto lontano Kuningas aveva deciso di far riposare il gruppo per cinque minuti, lui era l'unico che restava in piedi a causa della troppa energia nelle vene.

Tente ed Enena tornarono poco dopo mentre l'aquila scuoteva la testa per comunicare l'assenza della preda.

Kaede, intanto, analizzava diversi sassi trovati lungo il tragitto per tenere quelli adatti a fare male e scartare tutti gli altri.

Sospirò, non le era mai capitato che una preda del suo gioco diventasse qualcuno da uccidere.

Il busto andò involontariamente avanti per una spinta sulla schiena.

"Vai più indietro." disse infastidita, ma dopo alcuni secondi la pressione sul dorso non diminuiva.

"Il Dio Sole non ti ha fatto le ore..."

Quando girò la testa urlò e strisciò di scatto all'indietro.

I presenti osservavano il cadavere di Masha sporco di melma, terra e sangue, i suoi occhi erano spalancati mentre la bocca sembrava indifferente.

La iena alzò lo sguardo e osservò il lupo in posizione eretta in mezzo a due alberi che, visti da quell'angolazione, sembravano due colonne possenti.

"Lasciatemi in pace!" ordinò il canide mentre faceva un passo avanti e mostrava la serietà sul volto.

La tensione crebbe come una fitta nebbia invisibile all'occhio dei viventi.

Per tutta risposta il rapace tese una freccia nell'arco e la scoccò, ma il cacciatore dal pelo rosso era già svanito.

Il leone scattò per primo mentre i respiri, emessi a bocca serrata, urlavano rabbia e desiderio di vendetta data l'intensità di essi.

Riuscì a scorgere il suo bersaglio correre fra il verde della giungla e non esitò a seguirlo.

Non tutti dei suoi compagni erano al suo seguito, molti dovettero recuperare le armi, solamente Turkis, Tente e Sota avevano visto il lupo.

Tutti gli altri pensarono che fosse meglio dividersi.

Lo scorrere di un fiume annunciò l'arrivo del corso d'acqua, erano tornati all'inizio del viaggio ma leggermente più avanti rispetto alla cascata.

Potevano sentirne il rumore ma gli occhi non potevano vederla.

"Cercate dappertutto... Lo voglio vivo per fargli desiderare di essere morto." sussurrò il felino mentre proseguiva insieme all'aquila verso il suono della cascata.

Il lupo e il toro continuarono dalla parte opposta.

"Ha ucciso Masha." disse il bovino mentre mostrava la paura dell'inesperienza.

"Sota..."

Il felino guardò il terreno indeciso se continuare il discorso.

"Dimmi."

"... lascia stare."

Il compagno era abbastanza nervoso e dirgli che la profezia di Onias poteva essere vera non lo avrebbe di certo aiutato.

Poco più avanti notarono una piccola collinetta con la parte interna, ossia quella rivolta verso il fiume, totalmente coperta di fango a causa delle piene. 

"Resta qui."

Il canide poggiò la mano sinistra sulla spalla destra del toro.

"Ma..."

"Sota non sei pronto per alcune sfide... non ancora."

Sorrise mentre impugnava la lancia e riprendeva il cammino lentamente.

Il bovino, invece, si sedette mentre respirava profondamente per calmarsi.

Non l'avrebbe mai ammesso ma era impaurito dall'intera faccenda... Ma il vero terrore era più vicino di quanto pensasse.

Un movimento irregolare iniziò a mostrarsi sulla parete fangosa, il continuo sbattere prodotto da un paio di palpebre.

Ankar si staccò dal suo nascondiglio naturale con l'intero corpo colorato di un grigio liquido, simile all'argilla ma di una tonalità più scura, nella mano destra teneva la pietra che componeva la lancia distrutta una mezz'ora prima.

Avanzava lento ma sicuro della direzione con un'espressione apatica sul volto.

Il lupo saltò addosso al toro per poi girare più volte sul terreno umido, Sota si alzò con un braccio robusto stretto intorno al collo e due gambe altrettanto forti che cingevano gli addominali.

Il cacciatore aggrappato come un koala provava ad avvicinare la pietra al volto del nemico, quest'ultimo però caricò in retromarcia e fece sbattere la schiena rossa contro la parete fangosa.

Lo fece diverse volte mentre teneva ferma la mano con l'arma.

Si buttò all'indietro ma, nonostante il canide avesse avvertito il colpo, non si staccò di dosso la zavorra vivente.

Ormai anche il suo pelo nero era sporco di quel grigio, fece persino una capriola ma nulla da fare.

Il suo respiro era sempre più difficoltoso, complici anche i suoi vani tentativi di disarcionare Ankar, e fece a malapena un sussulto quando la pietra lo ferì sul sopracciglio destro.

Venne colpito altre due volte e ormai il medesimo occhio era chiuso per il sangue che colava da sopra.

Il toro venne lasciato mentre assumeva la posizione di un neonato in procinto di gattonare... e così fece.

Terrore e stanchezza lo condussero a muoversi in quel modo inutile, infatti venne fermato quando il lupo strinse il suo corno sinistro.

La sua testa venne costretta ad andare all'indietro e i suoi occhi fissarono il cacciatore.

"A... aspetta."

La risposta fu la testa del canide intenta a scuotersi lentamente.

La pietra tagliò la gola del bovino che venne lasciato mentre il terreno accoglieva il rosso scarlatto.

Dei versi di dolore uscivano dalla bocca mentre la mano destra stringeva la ferita mortale.

Si accasciò poco dopo totalmente immobile.

Ankar si tenne il braccio... Una freccia era stata scoccata.

Una ferita dall'aspetto non tanto rassicurante perdeva sangue, l'aveva sentita e quindi si era spostato ma non abbastanza in fretta.

Kuningas e Tente fissavano il lupo e la sua vittima.

CIAO!
Che ne pensate?

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