ODORE DEL SANGUE, LUCE DEL GIORNO
Ankar camminava verso una luce che illuminava il buio della notte ormai fonda, avanzava con le mani chiuse su oggetti stretti quanto lo era l'ombra ai suoi piedi al momento assente.
Passò in mezzo a due alberi e osservò la fonte dell'illuminazione notturna, Kuningas era al centro di due fuochi ardenti che bruciavano su due pile di foglie sopra un terreno totalmente spoglio di vegetazione per evitare un incendio.
Si fissarono in silenzio per diversi attimi.
Poi il lupo fece un paio di passi in avanti e mostrò gli oggetti stretti nei pugni rossi.
Il corno destro di Boka, spezzato con la mazza della lince ormai cadavere.
Il pezzo di stoffa che copriva il petto di Kaede, ora senza più padrona.
La frusta di Enena, arrotolata per sempre in un cerchio consistente.
La mazza di Lynx, con la pietra coperta di sangue e terra.
Infine la collana di Turkis, lasciata cadere e coperta con il terreno.
"Sei rimasto solo, Kuningas." affermò il canide mentre afferrava la propria lancia e copiava la posizione assunta da quella del leone, totalmente eretta.
"La caccia finisce qui, Ankar." rispose a tono il felino.
Si fissarono per circa quaranta secondi per poi afferrare le armi e farle assumere una posizione obliqua pronte alla lotta.
Fecero diversi passi in avanti intenti a compiere finte accompagnate da pesanti scatti con l'intento di confondere l'avversario.
Kuningas provò a centrare la faccia del lupo con un affondo, ma venne schivato.
Ankar, invece, falciò più in basso con lo scopo di ferire il cacciatore sul ventre allenato per le continue cacce in una giungla di pericoli.
Anche questo colpo andò a vuoto e i due si ritirarono di pochi passi, si fissarono nuovamente intenti a girare su un cerchio immaginario.
"Hai preso la vita di mio figlio, hai preso la vita dei miei compagni." ringhiò il leone sempre più furioso.
"Hai avuto l'opportunità di lasciarmi andare dal giaguaro... Ti ho dato l'occasione di farmi andare via... Hai scelto e hai scelto male."
Il leone provò un affondo al corpo, ma l'arma si scontrò con quella avversaria e venne deviata.
In compenso mandò a segno una gomitata sul volto del canide che si allontanò.
Il felino scattò deciso ad afferrare l'occasione servita su un piatto d'argento, ma per poco Ankar non gli trapassò il volto.
Kuningas dovette fermarsi all'ultimo secondo e scivolò di schiena.
La lancia del canide tagliò la terra, mentre il cacciatore con la criniera rotolava rapido con il pelo sporco.
Tornò in piedi e osservò il lupo dal pelo rosso estrarre la sua arma.
"Dovevo lasciarti dove il Dio Sole ti aveva lasciato."
Il leone si avvicinò nuovamente.
"Inizi a capire, ma ora è tardi."
Diversi fendenti vennero schivati, parati o deviati, Ankar cadde sul terreno ma usò la gamba destra per sollevare l'avversario, tramite il ventre, e lo lanciò poco lontano da lui.
Il lupo si buttò su di lui e provò a dargli il colpo di grazia con l'arma, ma venne bloccata poco lontano dalla pietra appuntita diretta al collo del cacciatore.
Si fissavano ancora con sguardi identici ai giaguari affamati, ognuno voleva la vita dell'altro.
La lancia tremava per la forza mostrata dai due e infine si spezzò.
Il canide cadde con il bastone e il leone con la pietra, quest'ultimo la lanciò verso il cacciatore che la schivò.
Kuningas afferrò la sua lancia integra.
"La Dea Giungla ti nega una difesa, vuole la tua morte."
Sorrideva mentre puntava la pietra contro l'avversario.
"La Dea Giungla non vuole la mia morte, non oggi almeno, non vedi le armi che mi ha lasciato?" chiese ironicamente, mentre il felino sembrava non capire cosa volesse dire.
Ankar scattò indietro.
Kuningas, convinto che volesse scappare, lo seguì.
Non appena il lupo si fermò girò su sé stesso e lasciò sfogare la frusta di Enena, centrò il piede sinistro del leone che per un istante zoppicò.
"Queste armi le ho guadagnate oggi."
Il nuovo proprietario della frusta richiamò l'arma a sè.
Il felino mostrò i denti in segno di furia.
Infine scattò deciso sempre più a prendere la vita di quel cacciatore che ormai odiava più di chiunque altro.
Riuscì ad avvicinarsi velocemente e, perciò, rese inutile usare la frusta.
Il lupo, tuttavia, si chinò e compì un giro sulla terra mentre il suo piede sinistro segnava una linea che formava un cerchio irregolare.
Quando il suo avversario fu abbastanza vicino urtò il suo braccio con la mazza di Lynx.
Kuningas rotolò sul terreno intento ad assorbire il dolore, si alzò con una ferita sanguinante poco sopra il gomito.
"Quelle armi non sono tue!" urlò pacato in un impeto di rabbia.
"Tu volevi la mia vita! Non mi pare che fosse tua!" rispose il lupo.
Scattarono ancora e Ankar riuscì ad afferrare il nemico come secoli dopo avrebbe fatto un giocatore di football.
Cinse la vita e si buttò sul terreno per poi alzare la mazza con lo scopo di colpirlo sulla faccia.
Kuningas non voleva certo morire e provò a colpire il canide con la lancia ma venne bloccata.
La pressione esercitata sul suo corpo diminuì e gli permise di buttare a terra il cacciatore.
Si alzò pronto a trapassarlo proprio sullo sterno, ma la mazza del suo compagno deceduto per poco non gli colpì il volto.
Ankar corse nuovamente all'indietro e afferrò il pezzo di stoffa.
"Mi vuoi ammaliare?"
Quasi rise il leone senza però turbare il lupo che sembrava calmo, come sempre.
Il felino provò l'ennesimo affondo.
Il bersaglio lo schivò velocemente e annodò il copripetto al bastone dell'arma per poi alzare il ginocchio con velocità e durezza.
La lancia si spezzò sotto lo sguardo sorpreso del proprietario sopratutto quando il canide, con il pezzo di stoffa, recuperò la pietra appuntita.
"La risata non è più sul tuo volto."
Ankar sorrise, ma lo stesso fece il leone.
Effettuò una capriola all'indietro e recuperò la pietra appartenente alla lancia del lupo.
I due corsero nuovamente l'uno verso l'altro, ci furono schivate e affondi.
Infine uno teneva l'arma dell'altro diretta al volto mentre si fissavano sempre più furiosi e decisi.
Kuningas riuscì a spingere il suo nemico verso il fuoco poco lontano, il pelo rosso avvertiva il calore come se fosse seduto davanti a esso dopo una caccia fruttuosa.
Ankar riuscì a sferrare una testata al leone che cadde, cercò subito di trapassare la gabbia toracica, ma il felino gli bloccò i polsi in una scena simile a quella vista all'inizio della lotta.
La pietra faceva su e giù tremolante, infine Kuningas strinse la vita del lupo con le gambe e ribaltò le posizioni.
Il canide fissava l'arma vicina al suo occhio destro, gli venne un'idea assai rischiosa ma sicuramente migliore della morte.
Lasciò avvicinare la pietra velocemente per poi deviarla con le mani, lo zigomo venne ferito, e afferrò il collo del leone con la mano sinistra.
La destra strinse l'oggetto che fino a pochi istanti prima poteva ucciderlo e lo mandò contro il nemico.
Kuningas, tuttavia, premette il piede sulla pancia rossa e il proprietario venne scaraventato sul terreno.
Il leone lo fissava sorridente mentre stringeva entrambe le punte delle lance ormai spezzate.
"Che cosa farai ora?" chiese con la sensazione di onnipotenza che scorreva nel sangue.
Ankar lo fissò eretto.
"Chiedo aiuto alla Dea Giungla."
Iniziò a correre seguito dal cacciatore doppiamente armato.
Cadde dopo pochi passi, mentre il leone già assaporava la vittoria ma sentì qualcosa penetrare la sua carne.
Il felino fissava la collana di Turkis incastonata dal pettorale sinistro fino alla vita, il sangue colava dalle ferite e infine cadde in ginocchio.
Sentiva un peso mai provato... La sconfitta.
Ankar lo fissava.
"Valeva la pena?" chiese con una voce da rimprovero.
"Valeva la pena perdere tuo figlio? I tuoi compagni? La tua stessa vita?" continuò, mentre il cacciatore sconfitto non rispondeva e il volto mostrava un misto di rammarico e vergogna.
"Fai quello che devi."
Fu l'unica cosa che disse.
Ankar strinse la criniera e costrinse il leone a sdraiarsi, afferrò il corno di Boka ed estrasse la collana dal corpo di Kuningas.
Quest'ultimo trattenne il dolore ma lo mostrò indirettamente con il respiro pesante.
"La tua vita è mia!"
Il lupo alzò il corno e lo piantò nel pettorale sinistro, mentre il proprietario respirava affannosamente e con difficoltà.
L'arma improvvisata tagliava la carne e il sangue non smetteva di uscire, infine il lupo infilò la mano nel taglio creato e prese il cuore della sua preda.
L'organo pulsava nella mano sinistra e gli occhi del leone smisero di vivere.
Il corpo li seguì.
Le ore passarono finché il sole uscì e illuminò Ankar seduto accanto al cadavere del felino con il petto aperto e totalmente rosso scarlatto.
Il lupo pensava a cosa fare.
Non aveva dove andare.
Non aveva una tribù da cui tornare.
Fissò il sole e poi guardò Kuningas e gli oggetti recuperati da alcuni dei suoi compagni.
Poteva essere un'idea ma era rischiosa quanto affrontare un giaguaro a mani nude.
Non aveva scelta, se fosse rimasto a vagare nella giungla sarebbe morto prima o poi.
FIN...
Ci speravate eh!
Pensavate che tutto sarebbe finito con la morte di Kuningas?
Be'... Non sarà così semplice.
Mettetevi comodi, questo era solo un prologo... La vera storia inizia ora.
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