Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

NUBI SUL FUTURO

PRE-SCRIPTUM: leggete l'angolo autore a fine capitolo.

La marcia continuava lenta, una colonna dai bordi non lineari si muoveva fra la giungla.

Se qualcuno avesse potuto osservare dal cielo poteva dire di vedere una striscia grigia muoversi, l'enorme vascello era rimasto sulla cresta del mare con la vela bianca non più aperta contro il vento e la croce rossa disegnata su di essa impossibile da vedere.

La pioggia era cessata poco dopo lo sbarco, ma il cielo restava grigio e triste forse per l'arrivo degli stranieri.

In testa alla lunga fila un cavallo dal manto marrone scuro proseguiva diretto guidato da chi stava sulla sella colorata come il pelo dell'animale.

Le redini vennero leggermente tirate all'indietro e l'equino bloccò la propria avanzata.

"FERMI!"

Uno dei soldati in prima linea urlò il comando così che giungesse anche nelle retrovie.

Una iena sedeva sul cavallo in posizione eretta con il corpo quasi interamente coperto da un'armatura nera, solo la testa marrone con una striscia nera intorno agli occhi non mostrava un pezzo di metallo.

I suoi occhi fissavano dritto davanti a sè e, come pensava, qualcuno camminò fuori dal suo nascondiglio.

Ankar stringeva la propria lancia in uno modo diverso dal solito, la punta quasi toccava la terra.

Un segno per dimostrare che non era intenzionato ad attaccare ma, allo stesso tempo, non avrebbe esitato a difendersi in caso di bisogno.

"Il Dio Mare ha mandato qualcosa."

Il lupo fissava l'imbarcazione imponente ancora con Lockla e Mornei alle spalle insicuro di cosa dovesse provare in quell'istante.

"Uno di noi dovrebbe andare." suggerì il giaguaro intento a fissare il canide davanti a lui, sperava che fosse lui a offrirsi.

"È troppo pericoloso, non sap-"

"Lascierò che i miei occhi osservino per primi."

Il cacciatore dal pelo rosso, contaminato dalla terra aggrappata ad esso, fissò i leader dopo aver girato su sè stesso.

"Voi siete capotribù, siete fondamentali, quindi camminerò io fin là."

"Ankar!"

Akhena avanzò fino a stringere suo figlio per poi accarezzare quella piccola cresta mora con l'indice e medio sinistri.

"Madre..."

Il lupo più giovane allungò la mano destra sulla guancia del genitore.

"... tornerò presto."

Si voltò poco dopo intento a stringere la sua solita arma.

"Ankar!"

Tagan avanzò rapida e superò di poco la cacciatrice che aveva partorito il simile di classe a cui si rivolgeva al momento.

"Se muori, ti uccido."

"Sarà meglio per me se torno."

Il cane sorrise leggermente copiata da chi aveva di fronte.

Quando si allontanò nella giungla la pioggia cessò di cadere, tutti i presenti non ci fecero caso... tranne uno.

Mornei fissava il cielo.

"Il tuo cammino inizia qui, Ankar." sussurrò con voce così sottile che nemmeno il lupo grigio al suo fianco potè udire.

La iena continuava a fissare lo straniero davanti a sè.

Il lupo continuava a fissare lo straniero davanti a sè.

Lo aveva riconosciuto come leader vista la sua posizione rialzata rispetto agli altri, tuttavia un quarto dell'attenzione celata nello sguardo era diretto all'animale quadrupede.

Non aveva mai visto uno in vita sua, consenziente o meno, notò, inoltre, che un altro equino era presente nella lunga fila.

Bianco come il gesso, persino la criniera non stonava e creava un manto uniforme, una mano accarezzava il suo fianco vicino al ventre.

Il conquistadore che stringeva le redini nere poggiava i piedi sulla terra come i suoi compagni, tuttavia, a differenza degli altri, teneva lo sguardo basso come vergogna.

Era una lince che mimetizzava il pelo grigio con l'armatura di colore uguale.

"Dev'essere uno di quei selvaggi." disse uno dei soldati in prima linea.

"Selvaggio a chi?"

La risposta di Ankar creò sorpresa e alcuni degli stranieri fecero un passo all'indietro, persino il leader sembrò turbato ma ci mise poco a tornare impassibile come aveva mostrato fino a poco prima.

Il lupo, invece, si voltò rapido convinto di avere una bestia alle sue spalle, almeno così pensò dopo la reazione improvvisa di chi aveva davanti.

Non immaginava lontanamente che la frase appena udita era stata detta in spagnolo, una lingua che non poteva conoscere e di cui non immaginava l'esistenza.

A dire il vero non sapeva che ci fossero idiomi diversi dal suo.

Il cavallo marrone avanzò lento comandato dal suo cavaliere finché il muso dell'animale arrivò a poco dalla faccia del cacciatore.

"Visto che ci comprendi sarà più facile, qual è il tuo nome?"

La domanda restò sospesa, nessuna risposta arrivò.

"Non mi hai sentito?"

"Sei tu che calpesti la mia terra, sei tu lo straniero... quindi sei tu a dovermi dire il tuo nome."

Colui che indossava l'armatura fissò chi aveva davanti.

"Mi sembra sensato, sono Hernán Cortés."

"Ankar."

"Bene Ankar, perché non-"

"Metti i piedi a terra."

"Come?"

Il lupo fissava Cortés con serietà.

"Non mi hai sentito?"

La colonna di soldati fissava la scena senza parole, non sapevano cosa aspettarsi ma, di certo, non immaginavano che un nativo potesse rivolgersi in questo modo a Cortés in persona.

"Perché dovrei?"

La voce segnava un cambio d'animo, non era più sicuro, ma leggermente furioso.

"Un vero cacciatore fissa negli occhi chi ha davanti, non da più basso e non da più in alto."

Il respiro del canide marrone divenne pesante come un macigno, le dita strinsero le redini come a voler lasciare il segno della presa su di esse.

"Attento selvaggio, la mia pazienza ha un limite."

"Io sono Ankar e ti faccio notare che fra noi due tu sei giunto senza invito, questa non è la tua terra... Quindi non puoi pretendere."

La mano destra di chi stava in sella si mosse rapida fino a tornare al suo posto ma in una posizione differente, il braccio era teso e leggermente tremante per la rabbia ormai crescente lungo l'esofago e mostrata dal respiro profondo e rapido con un ritmo preciso.

Il cacciatore fissava l'oggetto stretto fra le dita: assomigliava alle strane lance lunghe e nere strette dai soldati al seguito ma grande quanto un pugnale.

La presa teneva quella cosa da dietro così da mostrare la parte orizzontale puntata verso il volto del lupo, l'indice era leggermente curvo su una piccola parte, anch'essa leggermente piegata verso l'esterno.

Una pistola.

Gli sarebbe premere più in dentro il secondo dito per innescare una reazione interna che avrebbe consentito al pezzo di metallo contenuto nella canna di uscire rapido quanto letale.

Colui che rischiava la morte non sapeva  cosa aveva di fronte ma gli bastava fissare la iena per capire che si trattava di un'arma... Un'arma che lo faceva sentire in vantaggio.

"Hai qualcosa da dire?" chiese Cortés sicuro di ricevere un lungo silenzio come risposta.

"Sì, fidarsi delle gambe di qualcun'altro, invece delle proprie, può essere un errore."

La base della lancia colpì la zampa anteriore sinistra del cavallo che nitrì intento a impennarsi, la pistola sparò e un buco si formò nel legno di un albero poco distante dopo il rombo.

"Calma!"

Le redini vennero tirate all'indietro, poco dopo l'animale tornò pacato intento a emettere uno sbuffo con le narici.

Il cacciatore non era più dove cinque secondi prima stava eretto, il canide in sella sospirò a bocca chiusa.

"Françisco!"

Un conquistadore si mise di fianco al suo capo, una tigre che mostrava la maggior parte del pelo giallo quasi come il sole, nonostante due strisce bianche sotto il mento e le righe nere sparse sul volto in maniera orizzontale, lo stesso soldato che aveva definito Ankar un selvaggio. 

"Manda nella giungla venti volontari, quel selvaggio è più astuto di quanto sembri."

Il cavallo girò su sè stesso fino a fissare la colonna grigia.

"Ci accamperemo qui!"

Il canide rosso origliava nascosto dietro un albero con lo sguardo rivolto a quel capotribù.

"Akhena aspetta!"

La lupa matura imbracciava la propria arma, mentre Liam cercava di bloccarla inutilmente.

Da quando il rumore dello sparo aveva riecheggiato nella giungla aveva tagliato il sottile filo che, finora, teneva legata la preoccupazione di una madre nei confronti di suo figlio.

"Mio figlio ha bisogno di aiuto! Io devo-"

"Mi fa felice vedere che ti fidi delle mie capacità."

Il lupo si ricongiunse al gruppo lasciato tempo prima.

"Non potevo morire altrimenti Tagan si arrabbiava."

Una piccola risata accompagnò le parole e la diretta interessata si fece scappare un sorriso.

Tuttavia quel momento felice passò veloce.

"Dovete andare."

"Cosa?"

Ankar venne raggiunto dal genitore.

"Stanno arrivando."

Le mani rosse toccarono le braccia dello stesso colore, ma coperte da un pelo più anziano.

Avanzò fino a mettersi davanti alla sorella minore.

"Conduci tutti dove eravamo riuniti prima di tornare qui."

"Dove ci siamo incontrati?" chiese Sophira ed ebbe conferma dal gesto affermativo fatto dalla testa del fratello.

"E tu?"

Tagan camminò rapida totalmente presa dalla preoccupazione.

"Farò in modo di far capire a questi stranieri che la giungla è un luogo molto pericoloso."

CIAU!
Piccola chicca: Cortés non sbarcò in America Latina ma in Messico, ho volutamente cambiato.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro