NON LASCIARE INDIETRO UOMINI
Akhena continuava la sua breve ronda intenta a tenere entrambe le braccia dietro la schiena, con le mani poggiate poco sopra l'osso sacro, il suo istinto materno la rendeva preoccupata per il secondo figlio ormai assente da ore.
Il sole era sorto da molti respiri e già era visibile in cielo.
Ogni istante senza notizie era un tormento, come una spada a penzoloni sulla sua testa in continuo movimento... Sarebbe bastato un soffio di vento più forte del comune per farla cadere e trapassarle la carne fino a toccare duramente il suo cuore.
"Akhena?"
Liam si avvicinò con calma nel tentativo di tranquillizzarla.
"Cosa?!" gridò la cacciatrice matura, ignara di averlo fatto, mentre il felino arretrava lentamente, allo stesso modo di come era venuto.
"Akhena."
Stavolta fu Tagan a parlare con la sua mano sinistra poggiata sulla spalla della simile di classe.
"Tornerà, ho visto agire la sua lancia..."
Il cane, poi, avvicinò la propria testa all'orecchio della lupa rossa.
"... Inoltre ho messo in chiaro che lo ucciderò se dovesse vedere il Dio Morte."
Una leggera risata fuggì dalla bocca della più anziana fra le due, il resto dei cacciatori fissava la scena basito.
"Non capirò mai come la Dea Amore vi abbia create." sussurrò il gatto nero intento a pensare come poco prima la cacciatrice lo avesse respinto.
Secondo le loro credenze era stato il Dio Sole a creare le forme di vita senzienti maschili, ma fu opera della dea nominata recentemente il sesso opposto.
"Nessun maschio lo può comprendere, almeno fino al giorno in cui il suo cuore batterà per qualcuno."
"Ankar!"
Akhena corse rapida fino a raggiungere il figlio e lo strinse a sè con forza.
"Non provare a farlo un'altra volta!"
Il lupo più giovane alzò gli occhi al cielo con un sorriso sulle labbra.
"Cos'è successo? Sei stato via per molto tempo."
Chiese il cane intenta a fissare il cacciatore, quest'ultimo si staccò dolcemente dall'abbraccio materno.
"Ho atteso nella giungla, nel caso fossero tornati... ne ho lasciato vivere uno."
All'ultimo parte della frase tutti si fissarono dubbiosi e preoccupati, persino loro, privi di qualsiasi istruzione su poemi e di esperienze belliche, sapevano che, molto spesso, gli atti di pietà non venivano ricambiati.
Anzi, succedeva l'opposto.
"Perché?" chiese Mornei ormai quasi del tutto ripreso.
"Non posso usare la mia lancia su tutti loro senza aver dato una possibilità di ritirata."
Il lupo iniziò a camminare fra amici e conoscenti.
"E credi che lo faranno? Credi che lasceranno la nostra terra?"
Sophira si accostò al fratello speranzosa in una risposta affermativa.
"No."
Il canide sotto gli occhi di tutti si fermò proprio al centro del gruppo.
"Dobbiamo pensare a una strategia di guerra: questi stranieri sono come un enorme giaguaro, ci hanno considerato legno fragile appena arrivati..."
La lancia sbattè la base sulla terra comandata dalla mano rossa che la stringeva con rabbia, furia e determinazione.
"... ma ora lo abbiamo ferito, e non è una ferita semplice, perciò quando tornerà sarà più feroce e forte, noi dobbiamo esserlo di più."
Tuttavia il gran discorso del cacciatore perse lo scoop quando i suoi occhi verdi iniziarono a muoversi rapidamente, cacciavano qualcosa, o qualcuno, senza successo.
"Dov'è Zet?"
"È qui... Zet!"
Il lupo con la voglia era sparito.
"Lo giuro sul Dio Sole era qui!"
Liam iniziò a muoversi nelle vicinanze alla ricerca del disperso, cosa che tutti copiarono.
Furono minuti di trambusto perché nessuno riusciva a capire dove fosse.
"Sono qui."
Il ricercato si presentò intento a stringere la sua arma, vista la direzione da cui era sbucato fuori aveva camminato in direzione della spiaggia dove era avvenuto lo sbarco dei conquistadores.
"Dove sei stato?" chiese Ankar, sicuro che il simile non si fosse limitato a una semplice passeggiata.
"Prima di tutto..."
Zet si sporse, così da evitare che il lupo rosso li coprisse la visuale.
"... Vi dico grazie per esservi accorti solo ora della mia assenza, manco qui da parecchi respiri... Davvero parecchi."
Detto ciò torno a fissare il canide davanti a lui.
"Sei stato al loro villaggio! La tua testa non è stata toccata dal Dio Sole come le altre?!"
Akhena fissava il figlio reagire come un genitore preoccupato.
"Quindi gli altri mi vedono così?" chiese nella propria mente.
"Ankar, ho visto il loro capotribù fare una cosa orribile."
Ore prima, quando il sole doveva ancora sostituire la luna, l'unico soldato scampato alla furia del lupo nativo barcollava ancora terrorizzato da ciò che i suoi occhi avevano visto.
Il segno sul collo era ancora fresco e pizzicava, un orribile monito di un abile avversario.
"I miei soldati sono via da molto."
Cortès teneva le mani dietro la schiena in una posa affiancata al proprio rango.
"Perdonatemi signore, ma credo sia più giusto dire soldato."
Françisco indicò il sopravvissuto ormai agli occhi dei due.
Aveva incrociato il suo comandante per primo visto che la iena si trovava poco fuori dal campo allestito.
"Cos'è successo? Dove sono gli altri?" chiese il più alto dal punto di vista gerarchico, anche se, in realtà, era più preoccupato per l'esito dell'incursione che dei soldati mandati.
"Morti... Lui li ha uccisi tutti..."
Il cane era così traumatizzato dall'evento che fu un miracolo udire quelle poche parole uscire dalla bocca.
Cortès non chiedette chi fosse "Lui", lo sapeva e ora diventava un problema più serio del previsto.
"Come hai fatto a sopravvivere?" chiese la tigre posta al fianco del comandante.
"Mi ha... mi ha lasciato andare... ha detto che... che..."
"Parla maledizione!"
Il canide maculato afferrò le braccia del simile di classe e parlò furioso a pochissima distanza da lui, tanto che alcune gocce di saliva gli finirono in faccia.
"... Ci lascerà andare... ma se restiamo..."
Quella parte era la più dura da dire... Perché aveva visto che lui era in grado di renderla realtà, un'orribile realtà.
"... Alzerà una montagna di cadaveri."
Colui che aveva l'armatura nera lasciò il soldato e fece qualche passo indietro.
"Questo non farà bene al morale." commentò Françisco con le braccia sui fianchi.
"Non lo sapranno mai, o almeno non sapranno del messaggio."
"Signore, non voglio contraddirla, ma qui c'è un sopravvissuto."
"Quale sopravvissuto?"
Con un rapido gesto la mano destra della iena afferrò il pugnale posto sul medesimo lato della cintura, la piccola lama trapassò il segno rosso del superstite con precisione.
Il cane cadde all'indietro intento a emettere alcuni versi prima di fissare il vuoto.
"Puliscilo."
La tigre ricevette il pugnale dalla lama scarlatta dal suo superiore che si voltò senza rimpianto, come se nulla fosse accaduto.
"Se qualcuno degli uomini dovesse infuriarsi per la perdita di venti compagni hanno il mio permesso di sfogarsi con il prigioniero."
Zet, rimasto nascosto fino a quel momento, alzò le orecchie all'ultima parola di Cortès, un nativo era stato catturato e il lupo era anche riuscito a vederlo.
"No! Che resti dove ora si trova!"
Akhena era furiosa e quasi tutti la pensavano come lei.
Tutti tranne Ankar.
"Non puoi andare!"
Tagan gli sbarrò il passo intenta a mettere le mani sul petto nel tentativo di tenerlo fermo.
"Rischiare la vita! Per lui!"
Il lupo avanzò dolcemente per non fare del male al cane.
"Siamo in guerra, ogni lancia è utile... A prescindere da chi la impugna."
Il cacciatore iniziò a camminare ma udì il rumore di altri passi alle sue spalle.
"Non ti lascio andare da solo."
La cacciatrice che fino a poco prima provava a fermarlo ora lo seguiva con la propria arma in mano.
"Vengo anch'io, dopotutto sono tua mad-"
"No mamma, sei troppo arrabbiata."
Lika strinse il bastone con la pietra appuntita e su unì al duo in partenza.
"Aspettatemi."
Talia si avvicinò.
"No..."
La lupa mise il proprio braccio dietro il collo dell'amata.
"... C'è una cosa che devo fare."
Entrambe sorrisero intenta a leggersi nelle menti come solo una coppia unita sa fare.
"Poi tocca a me."
"Te lo prometto."
Le due si baciarono rapidamente e il canide si unì agli altri.
"Forza, andiamo a salvare Micah."
CIAUU! Lo so, lo so, è da un poco che sono assente ma spero che il capitolo vi sia piaciuto.
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