NE SERVONO DI PIÙ
Lika fu la prima ad apparire sotto gli occhi di chi li attendeva con impazienza e preoccupazione, prima che potesse anche solo fare un passo di più venne stretta da Talia.
"Non ci siamo mai separate per così tanti respiri." sussurrò la iena con la felicità al posto del sangue.
Tuttavia il sorriso svanì quando i suoi occhi videro il gatto bianco sorretto da Ankar e Tagan.
La cacciatrice sorrise intenta a scambiare uno sguardo complice con l'amata, si separò da quest'ultima e avanzò intenta ad aprire le braccia.
Procedeva verso il lupo perciò si pensava che volesse cingere anche lui in una calorosa stretta, invece si posizionò rapidamente davanti a Micah e sferrò una ginocchiata fra le gambe.
La reazione del felino fu quasi identica alla precedente e si ritrovò nuovamente inginocchiato sul terreno a stringere i genitori doloranti, di nuovo.
Chi finora lo aveva portato si scambiò una rapida occhiata, era ormai ovvio di cosa parlassero Lika e Talia prima che la prima seguisse il fratello nella missione.
Qualcuno rise per la recente scena, ma ci volle poco per soffocare ogni reazione allegra.
Una pioggia di sguardi cadde addosso al gatto come fossero frecce appena scoccate, lui stesso poteva avvertirli su di sè nonostante il dolore del colpo inferto fosse ancora presente.
"Mi ripeti la vostra usanza della zanna di giaguaro?" sussurrò una voce femminile a Rohan.
Ankar si diresse verso Lockla e Mornei, fra i primi posti del gruppo.
"Dobbiamo affilare le lance, quando i loro occhi vedranno che lui è svanito verranno a cercarlo."
Il pronome personale fu scandito come per mostrare il risentimento ancora covato dentro di sè.
"Cosa vuoi dire?" chiese Mornei.
Conosceva il lupo da tanto tempo e sapeva intuire dove nascondeva più che un paio di parole.
"Le loro lance uccidono senza toccare, le loro vesti sono ovunque sulla pelle e la loro mente sa più cose di noi."
I due capotribù avevano afferrato ogni parola udita dalle orecchie ma il punto dove il cacciatore dal pelo rosso voleva arrivare non era altrettanto limpido, quest'ultima lo capì dalle espressioni di entrambi.
"Dobbiamo avere più lance."
Lockla serrò leggermente le labbra mentre capiva le parole del canide e, chissà perché, sapeva cosa avrebbe detto successivamente.
"Dove trovo tua sorella?"
Il giaguaro sospirò, il rapporto con la patente non era dei migliori, cosa che il lupo aveva provato sul pelo, ma era conscio di non potere evitare questa via.
"Le parlerò io." disse infine.
Ankar non disse altro, si spostò di poco sul lato con la mente che cadeva nei pensieri più intricati, girava in una spirale infinita alla ricerca di qualcosa da seguire e, allo stesso tempo, evitava il grande cerchio al centro ossia la risposta ovvia.
I suoi piedi iniziarono a muoversi come a seguire quel moto senza fine, finché una mano si poggiò sulla sua spalla.
"Ankar..."
Tagan lo fissava.
"... Tutto bene?"
Il lupo scosse la testa e chiese alla simile di classe una piccola riunione privata con pochi elementi.
"La tribù della sorella di Lockla ci darà lance, ma sono sicuro che non basteranno per cacciare in mare gli stranieri."
Così iniziò il suo discorso, mentre la faccia mostrava un misto di preoccupazione e ansia.
"Ho provato a pensare."
"A cosa?" chiese Liam a braccia conserte.
"A una scorciatoia."
La risposta fu vaga e in molti non la capirono, tranne la madre.
"Una scorciatoia per evitare cosa?"
"Penso che esiste solo un'altra tribù, le sue lance sono molte e con loro avremo una speranza."
Stavolta nessuno capì all'istante, ma, uno alla volta, tutti iniziarono a vedere chiaramente quale fosse la tribù appena citata.
Le reazioni furono diverse nel singolo ma identiche nel loro principio.
"Ma sei matto!"
"Quelli le lance te le tirano contro!"
"Se osi andare ti lego a un albero!" disse Akhena intenta a sfruttare la propria autorità genitoriale.
"Ankar, è un suicidio!"
Tagan fissava il lupo che, a sua volta, la guardava.
"Combattere contro gli stranieri senza tante lance lo sarà di sicuro, ma con loro abbiamo una possibilità."
"Gli Sciacalli non sono cacciatori, sono criminali, perché dovrebbero aiutarci?" chiese Mornei.
"Quale terra potranno prendere se sarà già presa da loro."
Con un braccio indicò la direzione del mare per sottintendere i conquistadores.
Il gruppo mostrò segni di resa, non potevano negare che fosse l'unica opzione.
L'ultima fu Akhena che in uno scatto abbracciò il figlio.
"Cos'è successo? Perché gli dei continuano a metterci dentro il pericolo?"
Sospirò quasi in lacrime, da quando l'ultima Grande Caccia era iniziata i suoi figli erano sempre lontani e minacciati da avversità.
Ankar strinse la madre a sua volta.
"Gli dei non vogliono questo, madre, sono i mortali che causano le conseguenze."
"Mi dispiace..."
Lockla si avvicinò ai due.
"... Ma se dobbiamo avere più lance non possiamo aspettare."
La lupa matura si allontanò lentamente dal figlio e passò rapida le dita sugli occhi per asciugarli.
"La maggior parte di noi seguirà Ankar dagli Sciacalli."
"No." intervenne schietto il canide.
"Cosa?"
Il felino grigio lo fissò.
"Sono una tribù ostile, se vedono tanti cacciatori camminare nel loro territorio attaccheranno... Se andiamo in pochi potremo avere speranza di dialogo."
Il silenzio generale fu come una conferma della proposta del cacciatore dal pelo rosso.
"Molto bene, Tagan andiamo."
Il capotribù fece per andare ma le sue orecchie non sentirono i passi della figlia alle sue spalle, quando si voltò la vide nello stesso identico punto da cui non si era mossa da diversi minuti, vicino ad Ankar.
"Padre, voglio stare al fianco di Ankar nel suo compito."
Il volto del genitore si gelò, avanzò rapido fino al cane.
"Tagan-"
"Lo so, è pericoloso, ma voglio aiutarlo proprio per questo."
Il più anziano fra i due sorrise, avrebbe potuto tentare cento volte ed era sicuro che non sarebbe riuscito a farle cambiare idea nemmeno all'ultimo tentativo.
"Se torni con solo un graffio io... io... farò qualcosa."
La figlia baciò rapida la guancia destra del padre.
"Ti voglio bene, padre."
"Anch'io."
Lockla si voltò intanto a pensare.
"Mia sorella o gli Sciacalli? Avrei sicuramente preferito la seconda." sussurrò.
Micah si alzò lentamente, era sollevato che nessuno lo avesse notato.
Non gli sarebbe piaciuta l'idea di un altro colpo basso, passò rapido le mani sulle gambe per rimuovere la terra dal pelo quando notò qualcosa.
Una zanna di giaguaro.
Allungò la mano e la strinse in essa per poi osservarla sul palmo, era pulita nonostante la sua permanenza in mezzo al terreno.
Non appena fece un passo il bastone di una lancia gli sbarrò la strada, Akhena stringeva l'arma e lo fissava.
Era un'espressione assai diversa da quella solita, ossia solare, e molto lontana da quella recente, ossia in ansia.
Guardava il gatto senza spostare le pupille, peggio di come veniva analizzata una preda.
Dopotutto, nonostante il suo destino, un animale cacciato era trattato con rispetto per il sostentamento che dava alla tribù.
Ma tale rispetto non si vedeva negli occhi della lupa, solo rabbia e disprezzo.
"L'hai presa."
Micah fissò il dente ancora nella mano.
"Ti ho appena sfidato a un duello mortale."
Il felino arretrò di un passo.
"Non devi temere, sono diversa da te, la mia lancia non ti toccherà finché non sarai in forze e non ti sfiderò fino alla fine di tutto questo."
Le sue parole erano rassicuranti ma la sua faccia era sempre più rabbiosa, avvicinò le labbra all'orecchio di chi aveva di fronte.
"Pregherò il Dio Sole di farmi restare viva e lo pregherò ancora di più per far sopravvivere te, così che la mia lancia possa trapassare la tua carne."
Akhena non aveva scordato ciò che la tribù aveva passato per colpa sua ma lo voleva uccidere per le azioni subite dai figli.
Lika, rinchiusa in una gabbia.
Ankar, esiliato.
Sophira, usata come una lancia nelle sue mani.
"Perché fai tutto questo ora?" chiese il felino.
"Perché non sono la sola a volerti morto, ho anticipato gli altri."
Si voltò intenta a raggiungere il piccolo gruppo di Ankar diretto dagli Sciacalli, mentre Micah la fissava.
CIAO!
Che ne pensate?
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