IL MALE MINORE
Ankar era in mezzo al trio che strisciava silenzioso, ormai la sera era tornata a fare la padrona del cielo.
Alla sua sinistra c'era Tagan, mentre a destra si muoveva Lika.
Avevano legato le armi sulla schiena per potersi muovere sulla terra liberamente.
Finalmente il piccolo gruppo scorse l'accampamento degli stranieri: un via vai di soldati rapido per via degli ordini ricevuti contrassegnava il posto.
Assomigliavano alle formiche legionario nella loro tana momentanea, solo più insignificanti agli occhi del lupo.
"Lo vedete?" chiese il canide al centro intento a muovere le pupille sia davanti che ai lati.
Finché notò la sorella fissare un punto con odio, e, come previsto, Micah era sulla traiettoria del suo sguardo.
Due conquistadores lo trascinavano con forza, le catene fissate ai polsi che emettevano un frequente tintinnio simile a una triste melodia di prigionia.
Gli occhi di Ankar copiarono quelli della parente, solo il cane non ebbe l'esatta espressione sul volto... dopotutto non aveva avuto modo di vedere il reale, e oscuro, lato del gatto.
"Sei sicuro?"
La lupa fissò il fratello.
"Di volerlo portare via da loro? No."
L'altro scosse la testa per un istante, rapido come se la domanda fosse stata: "Sei un cane?" oppure "Hai mai visto un dio in carne e ossa?".
"Ma sono sicuro che ogni lancia sarà utile, anche la più spezzata e sporca."
I diversi oggetti nell'accampamento, uniti ai suoi occupanti, non davano una buona visione del loro obiettivo, ma riuscirono a vedere dove venne lasciato dagli stranieri.
"Come lo liberiamo?" chiese Tagan.
"Come i serpenti, strisciamo silenti e quando lo prendiamo usciamo ancora più in silenzio."
I tre si scambiarono rapidi cenni del capo per dare inizio all'operazione, si alzarono dal terreno solo per mettersi accucciati e partirono verso la meta nemica.
Il posto era assai strano, i soldati vivevano in strane case poco solide... Le loro mura erano sottili e un dito poteva fare pressione su di esse.
Quest'ultima parte la verificò il lupo rosso e non potè fare almeno di chiedersi cosa nascondesse questo posto per non cedere.
Ogni riparo era fondamentale, anche se recentemente era avvenuta la scomparsa del sole quindi il primo aiuto fu l'oscurità notturna.
I nemici usavano le fiaccole per muoversi in ronde e altri motivi militari.
Micah era stato confinato sulla parte destra del campo, almeno da dove prima i tre osservavano, il canide dal pello rosso era l'ultimo che si muoveva per controllare le spalle di tutto il gruppo.
Un lato fondamentale specialmente fuori da luoghi sicuri.
Mentre i cacciatori erano sempre più vicini al gatto, lo sguardo del chiudifila si posò su quella che poteva essere definita una vecchia conoscenza, ma non nel senso stretto del termine.
Una lince che si pendeva cura del proprio cavallo, lui lo ricordava visto lo strano animale al suo fianco sopratutto perché Cortès era l'unico a possederne un altro.
Ankar fece per proseguire ma notò un compagno d'armi del felino urtare quest'ultimo tanto che dovette poggiare le mani sul destriero per non cadere in avanti.
Non bisognava avere un'istruzione europea per capire che la colluttazione era voluta, poco dopo passò un altro soldato.
"Fatti da parte, abominio!"
La scena di poco prima si ripeté e la lince fissò i due conquistadores andarsene sorridenti del gesto.
Il lupo, tuttavia, non riusciva a capire il perché di tutto questo, come mai gli stranieri trattavano in questo modo uno di loro?
"Ankar." sussurrò Tagan con la schiena rivolta a una delle tante tende da campo e la testa girata verso il simile di classe.
Il cacciatore annuì e proseguì, Lika, invece, restava avanti con la testa poco sporta dal loro riparo.
Ai due alle sue spalle non servì chiederle cosa guardasse.
Micah respirava a fatica, sicuramente affamato e disidratato, le braccia rivolte verso l'altro in posizione diagonale con attorno ai polsi un paio di catene fissate a del legno posto poco sopra la testa.
Il pelo bianco era macchiato di terra da tutte le parti e la faccia mostrava del sangue, ormai secco, sulla faccia, sicuramente il simbolo della colluttazione con gli stranieri.
Sulla spalla sinistra, dove Ankar lo aveva ferito nel loro ultimo scontro, erano presenti delle bende candide... O almeno lo erano prima che il fluido scarlatto le sporcasse.
Il lupo fece per avanzare, ma uno straniero apparve proprio a metà del percorso fra lui e il felino prigioniero.
Stringeva una ciotola e un bicchiere fra le mani e, non appena fu davanti al nativo, li lasciò cadere.
Quando toccarono terra gran parte del loro contenuto si sparsa su essa.
"Buon appetito." disse sorridente il soldato prima di andarsene.
Micah, dopo qualche istante, allungò il piede destro verso il bicchiere e strinse il bordo con l'alluce e il secondo dito.
Tremante sollevò l'oggetto e, nel frattempo, piegava il busto in avanti, ma proprio all'ultimo momento l'oggetto scivolò e altro liquido si sparse sul terreno.
Il gatto respirò pesantemente intento a fissare giù, finché notò una mano rossa stringere il piccolo contenitore di legno e sollevarlo fino alle labbra del prigioniero.
Quest'ultimo non fece nemmeno caso a chi ci fosse davanti a lui e bevve rapido, non c'era abbastanza acqua da soddisfare la sete, ma bastava per dargli sollievo.
Non appena ebbe finito la mano lasciò cadere l'oggetto stretto e solo allora i due cacciatori ebbero moro di guardarsi negli occhi.
Per un attimo Micah fu convinto di avere delle allucinazioni, che la sete avesse preso il controllo della mente, ci mise poco a capire il tutto.
"Come mai qui?" chiese.
"Camminavo nella mia giungla e ho visto un verme sotto la pelle di un serpente."
Il lupo scandì l'aggettivo possessivo per indicare che i soldati fossero fuori luogo, strinse le catene e provò a spezzarle senza successo.
Ogni tentativo era vano, quelle cose non erano mai finite sotto l'occhio del canide né, tanto meno, fra le mani.
Inoltre ogni tentativo generava rumore e questo portava il gruppo a restare vigile.
"Forza!" sussurrò Ankar all'ennesimo tentativo andato a vuoto.
"Senza la chiave non si apre."
I tre si voltarono verso l'origine della voce, la lince era in piedi intento a fissare a sua volta gli intrusi.
Tagan e Lika presero le armi dalla loro schiena intente a puntarle verso il soldato che, però, sorrise.
Allungò la mano e sul palmo era presente uno strano oggetto nero, come le catene, la base era tonda quanto un sassolino e il resto era lungo fino alla punta dalla forma inusuale.
Il felino agitò la mano due volte per invogliare qualcuno a prendere quella minuscola cosa, fu il lupo a stringerla fra le dita.
"Mettila nei buchi che vedi e gira."
"Aspetta..."
Il conquistadore si voltò quando il cacciatore riprese la parola.
"Tu dovresti puntare la lancia contro di noi, perché ci aiuti?"
La lince sospirò.
"So cosa vuol dire quando qualcuno ti guarda e dice che sei diverso."
"Ma tu sei come loro." intervenne Lika intenta a guardare al lato opposto in un piccolo turno di guardia.
Stavolta lo straniero emise un leggero sbuffo divertito che, però, si dissolse all'istante sostituito da uno sguardo vuoto e triste.
"Voi non avete un'istruzione e, credetemi, vi invidio per questo."
I tre fissarono il felino grigio andarsene senza aver capito cosa intendesse davvero.
"Io sarei ancora qui." disse Micah intento a muovere le catene debolmente per non creare trambusto.
"Prefrivo lo straniero." rispose il lupo intento a seguire le istruzioni di chi aveva appena nominato.
Finalmente le braccia bianche furono libere, Ankar e Tagan lo sostennero ed entrambi si fissarono negli occhi intenti a sorridere.
Avevano fatto lo stesso con Mornei, in realtà avevano fatto molte cose insieme da quando l'uno era entrato nella vita dell'altra.
Lika smise di puntare la lancia nella direzione opposta alle spalle dei suoi amici solo quando furono abbastanza lontani dal campo.
"Ankar, posso parlarti?"
La sorella fissò il fratello che annuì e, con l'aiuto di Tagan, poggiò il gatto contro un albero.
Tuttavia quando il lupo raggiunse la simile, quest'ultima scattò verso il felino e gli diede una ginocchiata fra le gambe.
Il gatto gonfiò le guance ed emise alcuni versi striminziti intento a finire con il muso sul terreno e le mani poggiate sul punto dolente.
"Possiamo andare." disse la cacciatrice per poi procedere.
"Ora comprendo perché Talia le ha dato il cuore." sussurrò il cane mentre fissava il gatto ancora steso per terra.
CIAO! Vi sono mancato?
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
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