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Non fidarsi è meglio

Il risveglio accanto a Noah era stato magico.

Certo, niente a che vedere con le protagoniste dei film romantici che venivano svegliate da un bacio del loro prode cavaliere con una strana eccitazione mattutina.

Avevamo fatto tardi e quindi la sveglia ci aveva dato il colpo di grazia. Nessuno dei due era intenzionato ad alzarsi e quando avevo provato a scuotere Noah dal dormiveglia nel quale era nuovamente piombato, avevo ricevuto una gomitata in risposta. Ovviamente era stata involontaria e si era immediatamente scusato, alzandosi a sedere per controllare se mi avesse fatto male. In risposta ero scoppiata a ridere, lo avevo abbracciato e avevo poggiato il capo sul suo petto, provocando una sua espressione perplessa troppo tenera.

Per questo motivo potevo definire quel momento magico, perché era stato naturale, spontaneo e mi ero sentita a casa accanto a lui.

Erano passate due settimane da quella notte e il Natale si stava avvicinando. Mancavano pochi giorni al ballo invernale e, di conseguenza, alle vacanze.

In quel periodo io e Noah ci eravamo visti spesso; avevamo pranzato insieme, cenato insieme, guardato film insieme, dormito insieme. E sì, avevamo anche ripetuto l'esperienza di quella notte e avevo scoperto di essere anche io un'amante generosa. Molto generosa, a detta di Noah.

Non ci eravamo spinti oltre semplicemente perché non era ancora il momento.

Noah era davvero meraviglioso e con me si comportava in maniera impeccabile. Certo, i lati negativi della nostra relazione c'erano e riguardavano principalmente il non poter uscire insieme, a causa del rischio di poter essere visti da chiunque, ma ero sicura di non essere mai stata tanto bene in vita mia.

In quel momento, perciò, stavo esibendo l'espressione più felice del mondo.

-Mi ascolti?!- tuonò Sarah, spazientita.

Mi riscossi dai miei pensieri e la guardai, sorridendo colpevole.

-Scusami, giuro che non mi distrarrò più-

Lei inarcò un sopracciglio, diffidente, poi sbuffò.

-Mike, io ci rinuncio- si rivolse al nostro amico in tono esasperato.

Ridacchiai, tirandola per una mano e avvolgendola tra le mie braccia, mentre lei si fingeva indignata.

-Non osare corrompermi! Si può sapere che ti prende? Dormi in piedi- si lamentò, sciogliendo la presa per fronteggiarmi.

Assunsi un'espressione vaga, facendo spallucce.

-Mi sono svegliata bene-

-Oh, non avevo dubbi!- rispose lei, battendo la mano sul tavolo, -E non è difficile capire il perché- concluse, ammiccando.

Ci trovavamo al solito bar prima di entrare a scuola e non vedevo l'ora di incontrare di nuovo lo sguardo di Noah, sentirlo parlare dei legami a idrogeno o della stechiometria o di qualsiasi altra cosa.

Sono completamente andata.

-Sì, sono d'accordo con Sarah- intervenne Mike, sorridendo verso di me, -È abbastanza evidente da quel sorrisetto ebete che hai stampato in faccia-

La mia amica scoppiò a ridere, mentre io lo colpii con uno schiaffetto sul braccio.

-Non ho alcun sorriso ebete- mi difesi, non riuscendo però a smorzare l'espressione felice che avevo.

-Ce l'hai, invece, ma ne siamo contenti-

Poggiai il capo sulla spalla di Mike, ringraziandolo, poi tornai a prestare attenzione al discorso di Sarah.

-Quindi per adesso avete solo dormito?- mi chiese lei, scrutandomi con la sua espressione indagatrice.

-Non stavamo parlando di te?- ribattei, con un sorrisetto divertito.

-Ehi, siamo i tuoi migliori amici! Sappiamo tutto di te, puoi dirci se il bel professorino ha mandato la palla in buca o meno- sussurrò le ultime parole, stando ben attenta a non farsi sentire.

-Sarah!- strillai, paonazza in volto.

Lei alzò le mani, guardandosi intorno.

-Ma che ho detto?-

Alzai gli occhi al cielo.

-Quando lo chiami in quel modo mi sale la nausea- sibilai, portando una mano sulla fronte e chiudendo gli occhi.

-Non sarai incinta?- intervenne allora Mike, intenzionato a provocarmi con un'espressione maliziosa.

Lanciai un'occhiataccia ad entrambi, prima di avvicinarmi a loro.

-No, non lo sono, e sapete perché?- sussurrai, in tono irritato, -Vediamo se ci arrivate-

Sarah schiuse le labbra.

-Be', bastava dire no-

Mike annuì lentamente.

-Esatto- affermò, -Immagino che sarà il tuo regalo di Natale per lui-

Persi definitivamente le speranze e li lasciai ridere senza ribattere.

In realtà il fatto di non aver ancora oltrepassato quel confine non mi sfiorava neanche la mente. O meglio, ci pensavo eccome, ma non era la mia priorità.

Il fatto che in quasi un mese di pseudo-relazione Noah non avesse fatto passi in avanti per ufficializzare il nostro rapporto, non mi faceva stare tranquilla.

A volte ci pensavo così tanto che mi veniva da chiamarlo e chiedergli il perché non potessi parlare con i miei amici riferendomi a lui come mio ragazzo, ma poi mi ripetevo che sarei risultata troppo pesante e che non aveva assolutamente alcun senso farsi certi problemi.

Probabilmente per lui siamo già una coppia, no?

Lo speravo.

-Non mi ha ancora chiesto di stare insieme- mi lamentai, sorseggiando la mia cioccolata calda.

-Ma voi state insieme- disse Mike, guardandomi di sottecchi.

-Intendo ufficialmente- puntualizzai, incurvando le spalle, -Non capisco perché, magari non è poi così tanto sicuro di questa cosa-

-Ariel, smettila!- esclamò Sarah, senza neanche finire di masticare il suo muffin.

Risi alla vista delle briciole che caddero dalle sue labbra, passandole un tovagliolo per pulirsi.

-Ti cambia così tanto? Mi sembra che ti stia dimostrando di tenerci- continuò, passando la carta sul mento e infine sulle mani.

Mordicchiai il mio labbro inferiore, riflettendo.

Come sempre, prima mi lamentavo e poi mi davo della stupida per averlo fatto senza motivi concreti.

Noah mi dimostrava davvero di tenere tantissimo a me e non era giusto che mi impuntassi così, soprattutto in una situazione complicata come la nostra.

Scossi la testa, ricomponendomi.

-Avete ragione. Non c'è motivo di preoccuparsi- concordai con loro, -Mike, quando arriva Lucy?- mi rivolsi poi al mio amico, il quale si illuminò al solo sentire il nome della sua ragazza.

Dal compleanno di Sarah, Mike era stato a trovarla e lei era venuta a Jacksonville un weekend e sembrava che la loro relazione stesse andando a gonfie vele.

Ovviamente Sarah l'impicciona aveva fatto domande scomode anche a lui. Il risultato? Avevamo scoperto che la palla era andata in buca molte volte.

Buon per loro.

-Verrà qui nel weekend per il ballo- rispose, sorridendo innamorato.

Ero davvero felice per loro, insieme erano stupendi.

-A proposito del ballo- intervenne Sarah, -Non mi avete fatto finire di parlare!- ci accusò, offesa.

Ops, è vero.

-Stavi parlando di ieri sera. Sei uscita con Josh e poi...- la spronò Mike, ricapitolando il discorso iniziale.

-E poi niente, gli ho chiesto di accompagnarmi al ballo e lui ha detto di sì- esultò battendo le mani, seguita da me.

Mike, invece, le poggiò un braccio attorno alle spalle, stringendola contro di sé.

-E brava la nostra tigre, non avevo dubbi che lo avresti conquistato-

La storia tra Josh e Sarah procedeva tranquillamente, nonostante un inizio per niente promettente.

Infatti, la sera in cui le aveva chiesto di uscire, dicendo che ci aveva ripensato, la nostra cara amica lo aveva mandato a quel paese e se n'era andata senza attendere una sua risposta.

Il caro Josh, resosi conto di essersi meritato quella diffidenza a causa dei suoi continui rifiuti, era riuscito a contattarmi sui social il giorno dopo chiedendomi dove abitasse Sarah.

Gli avevo dato l'indirizzo perché ero sicura che lei ne sarebbe stata contenta e che avrebbe apprezzato il suo gesto.

Inutile spiegare che ovviamente lei avesse deciso di dargli una possibilità e, a quanto pareva, aveva fatto bene. Era felice e, a detta sua, si trovavano da Dio.

Altra puntualizzazione: Mike non era il solo ad aver mandato la palla in buca.

Okay, pessima metafora, ma fu esattamente quella utilizzata dai miei migliori amici.

E così, il caro Josh era già uscito insieme a noi qualche volta. Era un ragazzo timido, maturo e serio.

Avevo approvato senza ombra di dubbio, soprattutto quando mi ero accorta della scintilla negli occhi di Sarah ogni qualvolta il suo sguardo si posasse su di lui. O anche solo quando ne parlava.

Eravamo tutti e tre cotti dei nostri rispettivi partner, cosa che non era mai capitata prima. Vivevamo quindi in uno stato di felicità cronica, senza preoccupazioni. Il paradiso, in poche parole.

L'unico problema? Tutti sanno che la quiete non dura mai abbastanza.

-Sono felice che possiate andare al ballo con Lucy e Josh- dissi, sorridendo sincera.

Io non avrei mai potuto, ovviamente, dato che il mio accompagnatore sarebbe stato il mio professore.

In compenso, però, sarebbe stato presente anche lui insieme agli altri insegnanti.

Ed era proprio lì che la mia mente si soffermava sempre: Karen Cooper.

Non sapevo perché, Noah non mi aveva dato alcun motivo di essere gelosa, ma immaginavo già la serata. Lui bello come il sole, vestito in un completo elegante; lei stupenda, con un abito che le fasciava le curve sensuali. E la cosa peggiore? Avrebbe potuto benissimo provarci con lui, approfittando della serata, dato che non era a conoscenza della nostra relazione, così come nessun altro.

Come avrebbe evitato la cosa Noah? Ammettendo una relazione che di fatto non esisteva, dato che neanche tra noi era ufficializzata? Cercando di smorzare le sue avances, ma dandole corda quel minimo per farla stare al suo posto?

Ero sicura che avrei avuto tutte le risposte entro qualche giorno.

La data del ballo si avvicinava sempre di più e io non avevo ricevuto alcun invito. La cosa mi sollevava non poco, ma mi chiedevo cosa avrei dovuto fare in caso qualcuno mi avesse chiesto di accompagnarlo. Mi era passato per la mente di chiedere a Scott, ma, prima che potessi farlo, avevo saputo che aveva invitato Cassidy, la quale aveva accettato. Nonostante il mio piano fosse andato in fumo, ero davvero contenta per lui.

I miei amici mi guardarono con aria triste, poi Sarah fece spallucce.

-Sai cosa? Io fossi in te sarei contenta, invece- esclamò, risoluta.

Inarcai un sopracciglio, scettica.

-Ah, sì? Illuminami-

-Noah sarà ammirato da molte ragazze per tutta la serata, non potrete avvicinarvi, ma quando sarà tutto finito sarai tu ad andare a casa con lui. Molto eccitante!-

La guardai di sottecchi, poco convinta dalle sue parole.

Mi pare ovvio che andremo a casa insieme, ci manca anche che qualcuna ci provi con lui. Potrei scatenare l'inferno.

Mike annuì con foga.

-Oh, assolutamente! E sarai una figa pazzesca, non riuscirà a staccarti gli occhi di dosso- mi rincuorò, dandomi un buffetto sulla guancia.

Amavo Sarah e Mike. Facevano sempre di tutto per tirarmi su il morale. Il fatto che ci riuscissero o meno era un altro discorso.

-Già... credo- acconsentii, lasciando cadere la questione.

In realtà sarei stata io a non riuscire a staccare gli occhi di dosso a lui, ne ero più che certa.

Il suono della notifica di un messaggio sul cellulare mi distrasse dai miei pensieri.

Sorrisi immediatamente alla vista del mittente.

Stasera sushi o pizza?

Sospirai, sentendomi d'un tratto più leggera. Di cosa mi preoccupavo, in fondo? L'unico vero dramma era scegliere cosa mangiare.

-Ti giuro che è una stronza!- esclamai, portando alla bocca la seconda fetta di pizza della serata.

Noah arricciò le labbra, prima di bere un sorso di birra.

-Magari è un po' fastidiosa... ma non ce la vedo come la descrivi-

Spalancai la bocca, indignata.

-Mi prendi in giro? Devo forse ricordarti che l'ho schiaffeggiata? E ormai mi conosci, se l'ho fatto è perché davvero non ne potevo più- mi lamentai, sistemando il cartone della pizza sulle mie gambe.

Io e Noah ci trovavamo in salotto a casa sua, seduti sul tappeto con la schiena poggiata al divano, davanti alla televisione.

Stavamo guardando un programma trash e, sinceramente, non riuscivo ad immaginare serata migliore di quella.

Indossavo una delle solite magliette che ormai gli rubavo sempre, mentre lui era a petto nudo con i pantaloncini della tuta. Ci avevo fatto l'abitudine, ma dovevo ammettere che ogni volta guardarlo mi provocava uno sfarfallio nello stomaco di proporzioni epiche.

In quel momento stavamo parlando di Jennifer Miller, la mia acerrima nemica, con la quale, dalla discussione avuta per il funerale di mia nonna, non parlavo più neanche per sbaglio. Era una situazione strana, in effetti. Credevo che si fosse resa conto della gravità di ciò che mi aveva detto, e mi era capitato di incrociare il suo sguardo pensieroso più di una volta. Non c'era più traccia dell'odio di prima tra di noi, né di tensione. Eravamo diventate semplici sconosciute che non si rivolgono la parola e si ignorano. Non capivo perché, però, distogliesse lo sguardo dal mio come se fosse imbarazzata ogni volta che mi accorgevo di essere guardata.

Ne avevo parlato con Noah e lui sosteneva che si sentisse in colpa e volesse chiedermi scusa, ma mi sembrava così assurdo che non riuscivo neanche ad immaginare una situazione del genere.

-Magari ha capito di aver sbagliato, no?- disse lui, staccando un pezzo di pizza e sporcandosi il petto con il pomodoro.

Ridacchiai, passando un tovagliolo sulla sua pelle per pulirlo.

-Sei peggio di un bambino-

Mi sorrise a bocca chiusa, continuando a masticare.

Scossi la testa, fingendomi esasperata, poi mi avvicinai di più a lui, poggiando il capo sulla sua spalla.

Il suo corpo mi trasmetteva una calma incredibile e allo stesso tempo risvegliava qualsiasi mio senso. Era una contraddizione vivente.

La mia contraddizione.

Finimmo di cenare in silenzio, con gli occhi incollati alla televisione, senza guardarla davvero.

I pensieri riguardo alla natura del nostro rapporto vorticavano incessanti nella mia testa, impedendomi di concentrare la mia attenzione su altro.

-Dormi qui?- mi chiese, spegnendo la tv e cominciando a raccogliere i cartoni della cena.

Mi alzai e lo aiutai a pulire, affiancandolo in cucina.

-Mmh... okay- risposi, facendo spallucce.

Lui inarcò un sopracciglio.

-Freniamo l'entusiasmo- ironizzò, azionando la lavastoviglie, -Non lo dici ai tuoi?-

Gli sorrisi, portando le braccia dietro al suo collo.

-Lo avevo già previsto, quindi sanno che dormirò fuori- sussurrai, ammiccando.

Mi baciò con trasporto, succhiandomi le labbra.

-Ci stai prendendo gusto- mi prese in giro, tra uno schiocco e l'altro delle nostre bocche.

-Anche tu- ribattei, mordendogli le labbra.

A quel punto, mi sollevò, portando le mani sui miei glutei, e allacciai le gambe dietro alla sua schiena.

Senza prendere fiato, mi condusse fino in camera, chiudendo la porta con un calcio e adagiandomi sul letto che per me era sempre più familiare.

Le sue erano carezze roventi sulla mia pelle; la barba di qualche giorno mi solleticava il viso, il collo, l'addome, poi risaliva fino alla clavicola e si soffermava sul seno.

Le mie dita si intrecciavano ai suoi capelli, conducendolo nei movimenti di cui più avevo bisogno.

Il suo corpo tremava sopra al mio, così come il suo respiro, mentre io trattenevo il fiato dall'intensità delle attenzioni che mi stava dedicando.

La sua bocca era delicata, ma allo stesso tempo decisa; percorreva il mio corpo con bramosia e si posava sulle mie labbra come se avesse voluto rubarmi il respiro.

Con i sensi inebriati del suo profumo e il piacere a scorrermi nelle vene, un campanello d'allarme risuonò nella mia testa.

Quella volta era diverso, non avevo mai visto Noah così incapace di trattenersi e neanche io mi ero mai sentita così desiderosa di lasciarmi andare.

Mi aiutò a sfilarmi la maglietta, tuffandosi subito dopo di nuovo sul mio corpo.

Il momento che avevamo rimandato si stava avvicinando, ne eravamo entrambi consapevoli.

Noah si accorse della mia esitazione, allontanandosi dal mio viso.

-Vuoi che mi fermi?- sussurrò, raggiungendo con il suo timbro basso e roco dei punti all'interno del mio corpo che neanche pensavo di possedere.

Il suo sguardo liquido di desiderio sembrava quello di un predatore.

Sì, fermati, perché se andiamo avanti senza mettere in chiaro le cose non finirà bene.

Invece, scossi la testa e questo lo tranquillizzò quanto bastava per tornare a dedicare anima e corpo al mio piacere.

Al mio ennesimo gemito, spinse il bacino contro il mio tenendo una mano sui miei glutei. Inarcai la schiena e strinsi le gambe attorno alle sue.

Dovevo assolutamente fermarlo.

-Aspetta, dobbiamo parlare- sussurrai, tra un bacio e l'altro.

Si bloccò, piantando i suoi occhi nei miei. Ci lessi confusione e preoccupazione, quindi feci un mezzo sorriso rassicurante, allontanandomi dal suo corpo.

Così facendo, indossai nuovamente la maglietta, mentre anche lui si ricomponeva.

Mi fissò stranito, in attesa.

Presi un respiro profondo, per riordinare i pensieri.

-Cosa siamo io e te?- chiesi a bruciapelo, senza riuscire a frenare le parole.

Molto diretta, brava.

Noah schiuse le labbra, sorpreso, aggrottando la fronte.

-In che senso?-

Ma che domanda è?!

Mi accigliai.

-Nell'unico senso possibile, Noah- risposi, senza giri di parole.

-Puoi spiegarti meglio?-

Sospirai, alzando lo sguardo al soffitto.

-Stiamo insieme o no?-

Un lampo di consapevolezza attraversò il suo sguardo, facendo sparire qualsiasi traccia dell'eccitazione di poco prima.

Dimmelo, Noah, ti prego.

Non aveva alcuna intenzione di rispondermi, lo avevo capito dal suo atteggiamento improvvisamente distaccato.

Si alzò in piedi, camminando lentamente per la stanza, poi si fermò, tornando a guardarmi.

-Sei a casa mia, nel mio letto- disse poi, in tono incolore.

-E quindi?- chiesi, irritata dal suo comportamento.

-E quindi non è abbastanza per te?- rispose, infastidito.

Alzai un sopracciglio e rimasi in silenzio.

Mi sentivo ferita e delusa, non avrei mai pensato che sarebbe andata in quel modo.

-Tu non vuoi stare con me, non è così?- sussurrai, con un sorriso amaro ad incresparmi le labbra.

Lui distolse lo sguardo dal mio, a disagio.

-Non amo dare un nome alle cose-

Cosa diavolo significa?!

-Ma tu guarda!- esclamai, alzando la voce, -Io invece ho un disperato bisogno di dare un nome alle cose- lo sfidai, incrociando le braccia al petto.

Lui sospirò, passandosi una mano sul viso. Avevo notato che fosse un gesto frequente quando era nervoso.

-È davvero così importante?- mi chiese, sinceramente confuso.

Tu non riesci proprio a capire...

-Sì, lo è- mi limitai a rispondere, -Perché, invece, a te non interessa?-

Noah evitò il mio sguardo.

-Ti ho già spiegato che l'ultima relazione che ho avuto è finita male-

Mi sentii ferita dal suo tono e dalle sue parole. Che colpa ne avevo io?

-Pensi che prima di te non abbia avuto nessuno?- gli chiesi, arrabbiata, -E non mi riferisco a Jordan. Parlo di una relazione vera, con una persona che amavo e pensavo mi amasse, alla quale ho donato tutta me stessa per la prima volta e che mi ha ripagata lasciandomi senza spiegazioni- mi sfogai, sentendo gli occhi inumidirsi.

Mi succedeva sempre quando pensavo a quell'idiota. Io e Christian eravamo stati insieme per sei mesi ed ero convinta che provasse dei sentimenti forti per me, come io li provavo per lui. Purtroppo, mi ero sbagliata, poiché ero stata per lui soltanto un passatempo. Me ne ero accorta troppo tardi, quando ormai gli avevo aperto il mio cuore e mi ero fidata completamente di lui. Erano passati otto mesi, l'avevo superata ed ero riuscita a non pensarci per molto tempo. Sfortunatamente, la situazione nella quale mi ritrovavo in quel momento con Noah, sembrava aver rievocato tutte le mie paure.

-Mi dispiace, allora sai cosa si prova- si limitò a dire, eludendo ancora il mio sguardo.

-Sì, so bene cosa si prova e non voglio che accada di nuovo- abbassai il tono della voce, insieme agli occhi, che si posarono sulle mattonelle del pavimento del soggiorno.

Sentii il suono della sua risata amara, che mi fece sentire una stupida.

-Quindi è di questo che si tratta? Sei stata ferita e non riesci più a fidarti, okay, quindi te la prendi con me?-

Rimasi per qualche secondo impietrita di fronte alla sua reazione.

-Non è esattamente la stessa cosa che stai facendo tu?!- ribattei, sulla difensiva.

Non mi rispose, preferendo vagare con lo sguardo per tutta la stanza.

Ne ho abbastanza, Noah.

-Come posso andare oltre nel nostro rapporto, se non c'è alcuna relazione?- sussurrai, sconfitta.

Lui inarcò un sopracciglio, degnandomi finalmente della sua attenzione.

-Non pensavo che avessi questo punto di vista sul sesso. Forse mi sono perso qualcosa e Jordan era l'amore della tua vita- sputò, velenoso.

Lasciai ricadere le braccia lungo i fianchi, schiudendo le labbra.

Non potevo credere alle mie orecchie.

La sua espressione irritata lasciò spazio ad una colpevole e fece un passo verso di me.

-Non volevo dire questo- sussurrò, deglutendo.

Lo bloccai, portando le mani avanti.

-Ho sentito cos'hai detto, va bene così- lo freddai, raccogliendo le mie cose per andarmene il prima possibile da lì.

-Ariel...-

-Vaffanculo, Noah- sbottai, interrompendolo e avvicinandomi al suo viso, -Se hai bisogno di una puttana, te la puoi anche pagare-

Lo lasciai lì, in piedi e senza parole, mentre sbattevo la porta e me ne andavo di fretta dal suo appartamento.

Non ero fiera del mio comportamento e delle mie parole, assolutamente, ma non ero riuscita a trattenermi.

Non era solo il fatto dell'andare oltre; ciò che mi interessava era andare oltre con lui. Mi ero così affezionata che non avrei mai saputo come riprendermi se, avendo ormai ceduto a Noah la parte più importante di me, le cose non fossero andate come speravo.

Mi spaventava da matti l'idea di oltrepassare quell'ultimo limite fisico tra noi, sia per la sua esperienza, sicuramente maggiore della mia, sia per i sentimenti che non potevo più ignorare nei suoi confronti.

Ciò che avevo provato quella notte a casa sua era quanto di più intenso avessi mai vissuto e ciò mi faceva paura.

Per me andare fino in fondo significava non poter più tornare indietro, perché mi stavo innamorando di lui. E se lui non avesse ricambiato la profondità dei miei sentimenti?

Avevo commesso un errore del genere già una volta con Christian e ne ero rimasta scottata. Non avevo la minima intenzione di ripeterlo.

Salii in auto e, solo quando fui al riparo da occhi indiscreti, permisi alle lacrime di bagnare le mie guance.

Guidai fino a casa con una grande tristezza addosso, tramutata in un pesante macigno posto sul petto, all'altezza del cuore.

Noah non mi aveva fermata, non aveva fatto assolutamente niente per trattenermi.

Non avrei mai pensato che andasse a finire in quel modo, non mi sarei aspettata una reazione del genere.

Mi ero fermata appena in tempo, prima di pentirmene.

Com'è che si diceva?

Fidarsi è bene... non fidarsi è meglio.

Buon sabato a tutti voi <3

Ho cambiato sia il separatore che l'immagine delle note... che ne pensate? Avevo voglia di cambiare un po' :')

Allora, passando alle cose serie... non odiatemi! Ariel si porta questa indecisione da qualche capitolo, era normale che prima o poi venisse fuori. Noah è stato preso un po' alla sprovvista, diciamo...

Cosa pensate di ciò che si sono detti?

E della nuova coppia formata da Sarah e Josh? Ovviamente anche della non nuova ma sempre fresca accoppiata Mike-Lucy!

Vi avverto che il tempo della calma non durerà a lungo, come avete potuto capire...

Vi ringrazio sempre all'infinito per il supporto che mi date... Questione di Chimica è il primo romanzo che pubblico, non mancherà molto prima dell'epilogo (una decina di capitoli, ma forse meno), ma non è l'unica storia da me ideata, nè la prima. Ho un sacco di novità che non vedo l'ora di condividere con voi!

Ci aggiorniamo sabato prossimo, buon weekend a tutti, un bacio <3

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