Il codice etico dell'amicizia
Oggi eri più bella del solito.
Mi morsi le labbra per reprimere un sorriso di fronte al messaggio che mi era arrivato.
Non volevo certo che la Jackson mi scoprisse al telefono durante la sua lezione, ma non avevo resistito quando avevo sentito la vibrazione di una notifica, immaginando che fosse Carter.
Digitai velocemente una risposta, prima di tornare a prestare attenzione alla spiegazione della professoressa.
E tu sei il solito adulatore.
Io e Noah ci eravamo visti poco in quei giorni, a causa di impegni vari, tra cui il mio periodo intenso di compiti in classe, ma dal giorno in cui mi aveva portata alla casa di riposo per parlare con Frank, qualsiasi suo piccolo gesto nei miei confronti assumeva dei significati importantissimi. Come, ad esempio, i suoi messaggi durante la giornata.
Ci eravamo visti quella mattina a lezione, durante la quale io e i miei compagni avevamo sostenuto il test di biologia. Ero contenta e sicura che fosse andato bene. Avevo studiato tantissimo negli ultimi giorni ed ero certa che i risultati sarebbero stati evidenti.
Un nuovo messaggio mi riscosse dai miei pensieri.
Solo quando serve... Segui la lezione, adesso. Ci sentiamo dopo.
Mi trattenni dall'alzare gli occhi al cielo e sorrisi, divertita dal nostro punzecchiarci.
Avevo potuto constatare quanto Noah fosse simpatico e carismatico, oltre che maledettamente bello e dolce. Vivevamo il nostro rapporto senza alcun freno, consci di aver ormai oltrepassato dei confini etici dai quali era difficile tornare indietro.
Il bisogno di conoscerlo diveniva sempre più forte ed era naturale comportarmi come se fossimo una coppia.
Quel pensiero mi tormentava, dal momento in cui non sapevo come definire la nostra relazione. Era troppo presto per ufficializzare, ma era altrettanto ipocrita fare finta che la situazione non fosse più seria di quel che era effettivamente.
Avevamo entrambi deciso di rischiare tutto per quel rapporto, quindi potevamo considerarci qualcosa di più di una banale frequentazione passeggera: per cose come quella non si metteva tutto in discussione, come invece stavamo facendo noi.
Riposi il cellulare all'interno dello zaino e tornai con la mente all'esercizio di matematica che stava spiegando la professoressa.
La cosa principale per me era non distrarmi dai miei impegni scolastici, cosa che mi era stata fortemente raccomandata anche da Noah.
Per tutto il resto c'è tempo.
-Usciamo stasera?-
Guardai la mia migliore amica con un sopracciglio inarcato.
-Di martedì?-
Lei sbuffò, voltandosi verso Mike, il quale era concentrato sulla strada che portava a casa mia.
-Mikey?- lo chiamò, melliflua.
Lui le lanciò un'occhiata veloce, poi sorrise, scalando la marcia per svoltare nella via in cui abitavo.
-Si può sapere dove vuoi andare?-
-Che palle che siete, volevo solo fare un giro!- si lamentò lei, appiattendosi contro il sedile dell'auto.
Roteai gli occhi al cielo.
-Era solo una domanda! Di solito, quando c'è scuola il giorno dopo, al massimo ci ritroviamo per un film- le spiegai, facendo spallucce.
Lei abbassò lo sguardo, mordendosi le labbra.
-Ehi, che ti prende?- le chiese Mike, accostandosi al marciapiede, per poi spegnere il motore.
Sarah scosse la testa, mantenendo lo sguardo basso.
-Ma no, niente...-
Le posai una mano sulla spalla, accarezzandola.
-Sai che puoi dirci qualunque cosa- la rassicurai, sorridendole.
A quel punto, lei sospirò, guardandoci negli occhi.
-Ho conosciuto un tipo al Black Swan...-
Sgranai gli occhi, schiudendo le labbra in un'espressione sorpresa.
-Chi? Come? Quando?- la riempii di domande, avida di informazioni.
Mike imitò la mia espressione, attendendo delle risposte.
-Ormai è successo qualche settimana fa- rispose Sarah, in tono vago.
-E perché ce lo dici soltanto adesso?- mi anticipò il mio migliore amico, leggermente offeso.
A quel punto Sarah si accigliò, fronteggiandoci.
-Forse perché non avete avuto molto tempo per prestare attenzione a me?- ribatté lei, ironicamente.
Strinsi le labbra tra loro, scuotendo la testa.
-Questo non è vero e lo sai- sussurrai, risentita.
-Andiamo, Ariel, non hai fatto altro che pensare a Noah, mentre tu- si bloccò, puntando con il dito contro Mike, -sei troppo concentrato su Lucy per fare attenzione a quello che mi succede-
Rimasi pietrificata di fronte alle sue parole. Provai delusione all'inizio, ma poi incontrai lo sguardo lucido della mia migliore amica e mi si sciolse il cuore.
L'avevamo trascurata, era vero.
Mike dovette avere i miei stessi pensieri, poiché la abbracciò, lasciandole un bacio sulla fronte.
-Scusatemi, ragazzi. Non volevo attaccarvi, è solo che non voglio perdervi- sussurrò, colpevole, -Sono felice per voi, davvero- aggiunse con un sorriso.
L'abbracciai a mia volta e la strinsi forte.
-Non potremmo mai rovinare la nostra amicizia, mi dispiace se ti abbiamo trascurata-
-Anche a me dispiace, prometto che non accadrà più- intervenne Mike, avvolgendoci entrambe con le sue braccia.
-Adesso però vogliamo sapere tutto- l'ammonii con sguardo indagatore.
Sarah rise debolmente.
-Okay, vi racconterò ogni cosa- acconsentì, esasperata.
Ci rivelò che negli ultimi tempi aveva frequentato il Black Swan più volte, con Kendall e Celine, e che aveva conosciuto il barista per una scommessa con le ragazze.
In pratica, si era presentata e lo aveva assillato per una serata intera, passando il tempo al bancone a scherzare e a ridere con lui.
Josh, questo il suo nome, aveva ventiquattro anni ed era un laureando in giurisprudenza, all'università di Jacksonville.
Da quella sera, la mia amica aveva frequentato il locale più assiduamente del solito, desiderosa di passare del tempo con lui, ma Josh non le aveva ancora chiesto di uscire e quindi aveva deciso di fare il primo passo.
-Secondo me dovresti buttarti- sentenziai, annuendo con il capo per dare maggiore enfasi alle mie parole.
Mike, invece, contrasse il viso in una smorfia.
-Non fraintendermi, ma non so se sia il caso- commentò, schiarendosi poi la voce, -Magari non è interessato-
Sarah lo guardò pensierosa, gli angoli della bocca puntati all'ingiù.
Io, invece, scossi la testa.
-Non è stupida, si vede quando c'è interesse dall'altra parte. Da quello che ci hai raccontato sembra che sia frenato da qualcosa- riflettei, con una mano sotto al mento.
-Se è così, scopriamolo- disse allora Mike, sorridendo.
Gli occhi di Sarah si illuminarono.
-Quindi mi accompagnerete stasera?-
-Direi di sì- acconsentii, facendole l'occhiolino, seguita da una cenno di assenso del nostro amico.
Accesi la televisione e feci partire il film che avevo scelto di guardare quel pomeriggio.
Avevo studiato abbastanza, quindi non mi rimaneva che aspettare l'uscita con i miei migliori amici mentre mi rilassavo sul divano.
Dopo neanche qualche minuto, il suono del campanello mi fece sobbalzare.
Non aspettavo nessuno, in più raramente ricevevo visite non concordate.
Pensai che fosse la vicina di casa, la quale ogni tanto passava a lasciare a me e ai miei genitori qualche dolce che aveva cucinato. Si chiamava Rosalinda ed era una donna dolcissima. Era messicana e si era trasferita da pochi anni a Jacksonville, insieme al marito e ai tre figli.
Ero già pronta a gustarmi una delle sue torte prelibate, ma, quando aprii la porta, constatai di essermi sbagliata.
-E tu che ci fai qui?- gli chiesi sorridendo.
Noah ammiccò, mostrandomi la busta di un supermercato.
-Sono andato a fare la spesa e mi è venuto in mente di passare a farti un saluto-
Il mio cuore scoppiò di gioia.
Ogni suo gesto era sempre azzeccato e mi faceva sentire estremamente fortunata.
Indossava un semplice paio di jeans con una maglietta bordeaux e le Vans ai piedi. Non potei fare a meno di pensare che fosse davvero giovane per essere il mio professore. Da fuori saremmo sembrati una normale coppia.
-Solo un saluto?- mi finsi dispiaciuta, sporgendo il labbro inferiore, facendolo ridere.
-In realtà ti ho portato qualcosa- disse, estraendo dalla busta un pacco di Snickers.
I miei occhi si illuminarono alla vista dei miei snack preferiti.
Come fa a saperlo?
Intuendo la mia sorpresa, Noah rispose alla mia muta domanda.
-Ho notato che alle macchinette a scuola li compri spesso- mi spiegò, stringendosi nelle spalle, -quindi ho pensato di portartene un po' per darti la carica con il tuo studio matto e disperatissimo- concluse, con un sorriso mozzafiato e un occhiolino.
Non me lo merito.
Mi fiondai sulle sue labbra, cogliendolo alla sprovvista.
-Per oggi ne ho avuto abbastanza- dissi, roteando gli occhi al cielo, -Ma, visto che ci sei...- aggiunsi, abbassando la voce, -vuoi rimanere a vedere un film con me? I miei genitori torneranno per l'ora di cena- proposi, speranzosa.
Noah alzò un sopracciglio.
-Mi stai invitando ad entrare in casa tua?-
Annuii, stampando nuovamente le labbra sulle sue.
-Non potrei mai rifiutare- ammiccò, sciogliendo la presa sul mio corpo.
Mi spostai di lato, per permettergli di entrare, poi chiusi la porta.
-Benvenuto nella mia umile dimora- scherzai, mentre si guardava attorno.
Poggiai la busta con la spesa sul tavolo della cucina, mentre Noah sorrideva in direzione della foto di me e nonna Maggie.
-Eravamo a Parigi- lo informai, mentre riempivo due bicchieri con del succo per portarli in soggiorno.
-È una foto bellissima- sussurrò lui, seguendomi sul divano.
Mi accoccolai contro il suo petto, chiudendo gli occhi e inspirando il suo profumo. Come sempre, mi sembrava un sogno essere lì con lui, tra le sue braccia.
Cominciò ad accarezzarmi le gambe, lasciate scoperte dai pantaloncini della tuta, provocando dei brividi lungo tutto il mio corpo.
Sospirai, allungando una mano dietro al suo collo per portare il suo viso vicino al mio.
Il suo sguardo era quanto di più intenso avessi mai visto e mi chiesi a cosa stesse pensando.
-Sei bellissimo- sussurrai sulle sue labbra, prima di morderle e succhiarle.
Quello era l'effetto che mi faceva, e non riuscivo trattenermi.
Lui approfondì il contatto e in pochi istanti la situazione si scaldò.
-Lo guardiamo o no questo film?- interruppe il nostro bacio, sospirando rassegnato.
Ridacchiai per la sua espressione e mi sistemai meglio sul divano, scostandomi di qualche centimetro dal suo corpo.
-Hai paura di me?- lo stuzzicai, inarcando un sopracciglio.
Scoppiò a ridere, sorridendo poi maliziosamente.
-Lo sai che sei tremenda?- mi chiese, retorico, -Non voglio affrettare le cose, e fidati che in questo modo non mi aiuteresti per nulla- concluse, passando lo sguardo lungo tutto il mio corpo.
Mordicchiai l'interno della mia guancia, sfregando le cosce tra di loro per trovare sollievo al calore che le sue parole avevano provocato in me.
Noah non si perse il minimo movimento del mio corpo e cominciò ad inspirare rumorosamente, poi si schiarì la voce.
-Allontanati, grazie- mi spinse delicatamente dall'altra parte del divano e non potei fare a meno di ridere, lusingata dalla sua reazione.
Presi il telecomando e feci partire il film da capo.
-Adesso fai silenzio, voglio vedere questo film da settimane!- lo ammonii, con cipiglio severo.
Lui alzò le mani, poi fece finta di chiudersi la bocca come se fosse una zip.
Il film scorreva davanti ai miei occhi, ma non lo stavo guardando davvero.
Avere Noah così vicino a me era più che una distrazione.
Nel frattempo, ci eravamo riavvicinati e le sue braccia si erano avvolte attorno ai miei fianchi, mentre con il capo poggiavo sul suo petto.
Cosa siamo io e te, Noah?
Dovette avvertire la mia distrazione, poiché afferrò il telecomando e premette il pulsante per stoppare la televisione.
-Vorrei sapere cosa frulla in quella testolina- mi richiamò, picchiettando sulla mia fronte.
Scossi la testa, sorridendo.
-Niente di importante, pensavo ai vari compiti che ho affrontato in questi giorni- mentii, nascondendo la mia irrequietezza.
Noah mi accarezzò una guancia, stampandomi un casto bacio sulle labbra.
-Non fasciarti la testa. La prossima settimana riporterò i test di oggi, corretti. Come pensi che sia andata?- mi chiese, giocherellando con una ciocca dei miei capelli.
Feci spallucce.
-Credo bene. Non farmi sconti, comunque-
Lui si bloccò con la mano a mezz'aria, rifilandomi uno sguardo di sottecchi.
-Non ne ho neanche la minima intenzione. Per chi mi hai preso?- sembrò deluso.
Mi affrettai a sorridergli e a baciargli la spalla.
-So bene come sei, non volevo insinuare niente- lo tranquillizzai, chiudendo gli occhi e abbandonando nuovamente la testa sul suo petto.
Lui riprese ad accarezzarmi i capelli.
-Stasera che fai?- gli chiesi, beandomi delle sue dita sulla mia cute.
-Niente di che, esco con degli amici. Tu?-
Aprii un occhio, scrutando la sua espressione.
-Mi aspetta una grande prova di amicizia- schioccai la lingua sul palato, -Sarah ha adocchiato il barista del Black Swan. Io e Mike la accompagneremo stasera-
Noah sorrise, sollevando un angolo della bocca.
-Sarà divertente vedere la signorina Anderson alle prese con Josh. Non è un tipo facile- commentò, riflettendo con lo sguardo perso nel vuoto.
Mi sistemai a sedere per fronteggiarlo.
-Lo conosci?- gli chiesi, sorpresa, ricevendo un cenno d'assenso, -E che vuol dire che sarà divertente? Ci sarai anche tu?-
-Sì, andremo a bere qualcosa proprio lì- poi mi guardò socchiudendo gli occhi, -Ma tu non dovresti fare tardi, domani hai scuola-
Alzai gli occhi al cielo.
-Oh, lo so bene- esclamai, -ma l'amicizia è una cosa seria. C'è un codice etico che non può essere ignorato- scherzai, sorridendo.
Noah annuì, pensieroso.
-Credo tu abbia ragione-
-Quindi ci vedremo stasera- gongolai, con un sorriso ebete.
-Ovviamente. Credo sia superfluo ricordarti che comunque non possiamo farci vedere insieme- rispose, sospirando.
Annuii, senza parlare, trovandomi d'accordo con lui.
-Ma comunque ci sono molti modi per non farsi vedere- disse poi, sorridendo beffardo.
-Oh sì, non c'è dubbio- lo punzecchiai, -Sei un mago in questo-
Il Black Swan era tale e quale alla volta prima.
Non che mi aspettassi qualcosa di diverso, ma la mia vita era così drasticamente cambiata da quando avevo messo piede in quel locale per la prima volta, che rivivere le emozioni di quella sera mi fece sorridere; ero così emozionata e spaventata di trovare Noah, non sapendo come comportarmi.
In quel momento, invece, sapevo per certo che ci sarebbe stato anche lui e, nonostante per ovvi motivi non potessimo comportarci come una coppia normale, mi sentivo leggera e spensierata.
Di nuovo la parola coppia fece capolino nei miei pensieri, lasciandomi un senso di agitazione. Come esattamente potevo definirci?
Ma che importanza ha? Ci stiamo frequentando e va bene così.
Scossi la testa per allontanare quei pensieri invadenti e inconcludenti, mentre mi sedevo ad un tavolo con Sarah e Mike.
-Vado a chiedere io da bere, ovviamente- esclamò Sarah, per farsi sentire sopra alla musica che inondava il locale.
Appena entrati, non aveva distolto lo sguardo dal bancone se non per sedersi, evitando così di inciampare e fare figuracce. Ci mancava solamente che attirasse l'attenzione di tutti.
-Ovviamente- ripetei io, piegando le labbra in un sorriso divertito.
-Il tuo principe azzurro è già qui?- mi punzecchiò lei, facendomi ridacchiare.
-Non lo so, sinceramente- risposi, guardandomi intorno, -E comunque, anche se fosse, non potremmo stare insieme- continuai, tornando con lo sguardo sui miei amici.
Sarah si strinse nelle spalle, mentre Mike cercò di sollevarmi con un buffetto sulla guancia.
-Mi dispiace, ma guarda il lato positivo: si dice che le relazioni segrete siano le più eccitanti-
-Oh, sì!- le diedi corda, annuendo con enfasi, -Non sai che eccitazione avere costantemente l'ansia che qualcuno lo scopra- ironizzai, piegando di lato il capo.
In quel momento, vidi l'oggetto delle nostre chiacchiere entrare dall'ingresso e mi pietrificai.
Non mi abituerò mai all'effetto che ha su di me.
Mi schiarii la voce, tornando composta.
-È entrato- li informai, con finta nonchalance.
Com'era prevedibile, quelle teste vuote dei miei migliori amici si voltarono di scatto verso Noah. Lui li vide e alzò una mano in segno di saluto.
Sarah e Mike ricambiarono, sventolando le dita, mentre io optai per un semplice sorriso imbarazzato.
-A volte non riesco ancora a credere che tu stia con Carter- commentò Mike, togliendosi la giacca e poggiandola sulla sedia.
Feci una smorfia, distogliendo lo sguardo dal mio principe azzurro, come lo aveva definito Sarah.
-Non stiamo insieme- ci tenni a specificare, sentendo una morsa stringermi lo stomaco.
-Ma che dici, ovvio che stiate insieme- intervenne la mia amica, sventolando una mano nella mia direzione.
-Fino a prova contraria, non abbiamo ancora ufficializzato un bel niente-
-Be', allora fai in modo che accada presto. Hai visto le sue amichette?-
Scattai subito con lo sguardo verso Noah e i suoi amici, per poi lanciare un'occhiataccia alla mia amica che rideva.
-Sono solo ragazzi, cretina- la apostrofai, mettendo il broncio, ma sentendo un grande sollievo nello stesso momento.
-E dai! Non guardarmi così, volevo solo spingerti a fare qualcosa. Non credi che dovreste-
-Non adesso- la interruppi, -Quando sarà il momento, affronteremo il discorso- tagliai corto, poco convinta.
Non mi piaceva rimandare le questioni importanti, ma il rapporto tra me e Noah procedeva così bene che non volevo fare niente che potesse minare quell'equilibrio.
-Ha ragione Ariel- mi difese Mike, -Io e Lucy ne abbiamo parlato quando ce la siamo sentita. Alla fine, si tratta solo di una formalità, stavamo insieme anche prima che glielo chiedessi ufficialmente-
Gli sorrisi, ma non potei fare a meno di invidiarli. Chi mi assicurava che fosse davvero una cosa seria per lui? Stavamo bene, certo; ne avevamo passate tante, vero anche quello, ma non avevo alcuna garanzia sul nostro futuro.
-Va bene, lo capisco- rispose Sarah, -Non volevo intromettermi nella tua relazione, voglio solo che tu non soffra-
Le sorrisi rassicurante e scossi la testa.
-Ti perdono- la tranquillizzai, -Adesso però vai a ordinare, che non sono venuta qui per deprimermi- scherzai, facendole cenno di alzarsi.
Lei respirò profondamente, toccandosi i capelli in modo ossessivo e inumidendosi le labbra.
Mi scappò una risatina, seguita da quella di Mike.
-Sei splendida, non temere- le dissi, fermando la sua mano dall'ennesima carezza ai capelli.
Lei sorrise, alzandosi e dirigendosi finalmente al bancone.
Quando fu abbastanza lontana, guardai il mio migliore amico.
-Pensi che succederà qualcosa?-
Strinse le labbra, pensieroso.
-Non so, ma lo spero per lei-
Mi abbandonai contro lo schienale della sedia, facendo scivolare il cappotto dalle mie spalle.
Mike si accigliò.
-E quel vestito?- mi indicò, stupito.
-Non ti piace?- mi allarmai, posando lo sguardo sul mio abito.
Feci per ricoprirmi, ma mi fermò.
-No, ti sta molto bene!- esclamò, -Solo che, non so, sei diversa... sembri più grande-
Arrossii leggermente, distogliendo lo sguardo dal suo.
Avevo preso dall'armadio di mia madre un vestito a tubino aderente di un blu scuro, con le maniche a tre quarti. Non avevo indossato le calze e portavo degli stivali blu di vernice con un po' di tacco.
Sì, va bene, lo avevo fatto per risultare più bella e più donna agli occhi di Noah. Sapevo benissimo di piacergli, ma volevo che mi vedesse in una veste diversa, e non sempre con i jeans e le scarpe basse.
Probabilmente stavo facendo di tutto per attirare la sua attenzione e mi sentivo un po' stupida.
-Ehi, non era un'offesa la mia- mi richiamò Mike, alzandomi il mento con le dita, -Sei davvero bella-
Lo abbracciai di slancio, lasciandogli un bacio sulla guancia.
-Sei di parte, ma apprezzo il complimento- mormorai, imbarazzata.
-So perché, o meglio per chi, l'hai fatto-
-Pensi che sia una stupida?- gli chiesi, coprendomi la faccia con le mani.
Mike scosse la testa, sorridendo intenerito.
-Assolutamente no- mi rassicurò, -Credo dovresti andare ad aiutare Sarah con i bicchieri- disse poi, facendomi un occhiolino.
Voleva che mi alzassi e che Noah mi vedesse e, sinceramente, nonostante un leggero imbarazzo, lo volevo anche io.
Annuii, alzandomi e scostando la sedia per passare e raggiungere il bancone.
Mentre camminavo, lanciai un'occhiata verso Noah, vedendolo però immerso in una conversazione con due suoi amici. Ricevetti uno sguardo e un sorriso da un altro ragazzo del loro gruppo, al quale non risposi, distogliendo immediatamente la mia attenzione e concentrandomi sul raggiungere Sarah.
La mia amica era intenta a parlare con il famoso Josh ed ero sicura che non avesse neanche chiesto i nostri cocktail.
-Credo che tu sia troppo piccola, mi spiace- sentii dire dal barista.
-Va bene, pensala come ti pare- rispose lei, facendo per allontanarsi.
Poi ci ripensò e tornò indietro, sbattendo una mano sul bancone.
Potei notare l'espressione confusa del ragazzo e non potei fare a meno di sorridere, fiera della tenacia della mia migliore amica.
-Però fatti dire una cosa. Devi essere davvero un superficiale del cazzo per fermarti di fronte a qualche anno di differenza- lo freddò senza dargli possibilità di replica, tornando in fretta al tavolo al quale eravamo seduti.
Josh rimase impalato a guardarla mentre si allontanava.
Mi avvicinai a lui, schiarendomi la voce.
-È una tipa tosta, posso assicurartelo- gli confidai, senza distogliere lo sguardo da Sarah.
Il barista fece lo stesso, poi sospirò, pulendo ossessivamente un bicchiere.
-Lo vedo- commentò, sovrappensiero.
-Puoi sempre farti avanti- gli dissi, facendogli un occhiolino, -Vorrei un Moscow Mule e due Long Island- aggiunsi poi, sorridendo.
Lui mi guardò di sottecchi, poi annuì e si allontanò per preparare i drink.
Da come aveva reagito, era evidente che Sarah lo stuzzicasse ma che fosse frenato dall'età.
Rimasi un po' perplessa, pensando agli anni che dividevano me e Noah. Non erano tanti, ma erano più di quelli che dividevano la mia migliore amica e Josh.
-Com'è andata?-
Sussultai dallo spavento e mi voltai verso quella voce.
Noah mi stava squadrando, con le labbra strette in una linea dura.
-Non saprei- gli risposi, stringendomi nelle spalle, -ma Sarah non è una che demorde facilmente-
Annuì, continuando a guardarmi, poi si avvicinò al mio orecchio.
-Forse non è una buona idea- sussurrò.
Lo guardai, confusa.
-Il non considerarci, intendo- spiegò, sospirando, -Uno dei ragazzi ti ha indicata. Voleva venire a parlare con te, ma gli ho detto che sei una mia studentessa e che non mi sembrava il caso-
Schiusi le labbra, sorpresa.
-Oh... capisco- dissi soltanto, guardandomi intorno a disagio.
Scommettevo che fosse lo stesso ragazzo che mi aveva sorriso.
-Sei magnifica stasera-
Arrossii al suo complimento, abbassando lo sguardo.
-Neanche tu sei male- scherzai, lanciandogli un'occhiata di sottecchi.
Noah aveva optato per un look total black; indossava dei pantaloni neri, una t-shirt, gli anfibi e la sua immancabile giacca di pelle.
Avevo voglia di baciarlo allo sfinimento e, a giudicare dal suo sguardo, doveva avere i miei stessi pensieri.
-Ecco a te-
Il barista poggiò i drink sul bancone.
-Oh, ciao, Noah- lo salutò, con una pacca sulla spalla.
Lui distolse lo sguardo dal mio corpo, sorridendogli.
-Josh! Come va?-
Nel frattempo, Mike mi raggiunse, per aiutarmi a portare i bicchieri al tavolo.
-Professor Carter, anche lei qui?-
Noah si voltò e lo salutò con un cenno del capo, poi ci scrutò per qualche istante, mentre Josh si allontanava.
-Puoi chiamarmi Noah e darmi del tu, quando siamo fuori da scuola- gli disse, cordiale.
Io avvampai, in imbarazzo.
Avevo raccontato tutto ai miei migliori amici, non l'avevo detto a Noah, ma immaginavo che si aspettasse che loro fossero a conoscenza della situazione.
-Oh, va bene... Noah- rispose il mio amico, stupito, sorridendogli.
-Adesso torno al mio tavolo- disse poi, indicando dietro di sé con un pollice, -Ci sentiamo, Ariel- mi salutò, con un occhiolino, -Trattamela bene- si rivolse infine a Mike, sbuffando una risata.
Il mio migliore amico annuì con enfasi, visibilmente sorpreso dalle sue parole.
Quando si fu allontanato, mi accorsi di aver trattenuto il respiro, lasciandolo uscire con un sospiro.
-L'hai davvero stregato- commentò Mike, afferrando due bicchieri e incamminandosi verso il nostro tavolo, seguito da me.
Era davvero più difficile del previsto fare finta di niente.
A scuola eravamo obbligati e non c'erano poi così tante distrazioni, ma fuori era tutto un altro discorso.
Ci sedemmo accanto a Sarah, impegnata a fissare il tavolo e a creare dei piccoli cerchi su di esso con le dita.
Le poggiai una mano sulla spalla.
-Lascia perdere, è lui che ci rimette-
-Già, che si fotta!- esclamò il nostro amico, facendoci scoppiare a ridere.
Afferrai il mio Long Island, portandolo in alto davanti a me.
-Adesso brindiamo e pensiamo a divertirci, okay?-
Sarah e Mike mi imitarono, facendo scontrare i nostri bicchieri.
Eccomi qui! Con un giorno di ritardo, ma spero di essermi fatta perdonare.
Ho dovuto spezzare il capitolo, perchè è davvero immenso ahahah
E così la cara Sarah ha conosciuto un certo Josh... che ne pensate?
Invece, i nostri piccioncini procedono con la loro relazione... e sembrano felici eheh
Ci aggiorniamo la prossima settimana, fatemi sapere cosa ne pensate!
Grazie ancora per il supporto che mi date! Un bacio <3
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