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09 - Io non sono morto

Ormai erano passate ore - oppure mesi? - da quando Tommy era morto. Il ragazzo se ne stava per lo più da solo ignorando gli sguardi di Schlatt e le continue attenzioni di Mexican Dream; l'unica persona da cui avrebbe voluto avere una qualche reazione invece lo aveva altamente ignorato fino ad adesso e sembrava intenzionato ad andare avanti; Tommy non riusciva a comprendere il perché di tutto ciò.

Tommy stava come al solito fissando il suo vuoto, la testa rivolta verso quella luce lontana che brillava imperterrita, vicina e lontana allo stesso tempo. Che cos'era? Una volta aveva provato a raggiungerla ma quel senso di sentire tutto e niente aveva ricominciato ad aumentare ad ogni passo, quindi arrancando Tommy si era costretto a tornare indietro.

"Wilbur", Tommy si sedette accanto ad il suo comandante, nonché suo fratello e la persona che più odiava ed amava al mondo. Rimase lì a guardarlo ma non sapeva neanche cosa dire. "Wilbur", ripeté Tommy cercando di attirare l'attenzione di quest'ultimo, che anche se a qualche centimetro da lui non lo guardava neanche in volto rimanendo girato dall'altro lato con il viso perso nella sua fermata poco illuminata, il ragazzo non riusciva neanche a capire se Wilbur l'avesse ignorato apposta oppure se non l'avesse neanche sentito, perso com'era nei suoi pensieri.

"Tommy, cos'è successo a L'Manburg?", chiese tutto d'un tratto Wilbur girandosi con uno scatto verso Tommy e guardandolo con aria indecifrabile.

"Io-", Tommy si spostò leggermente indietro, se fino ad un secondo prima aveva solamente voluto guardare l'uomo che un tempo aveva più adorato, adesso desiderava solamente che lo lasciasse in pace. "L'hai fatta esplodere", disse con un filo di voce, "Wilbur, volevo chiederti-".

Il comandante lo interruppe con un gesto della mano. "Cos'è successo dopo? Cosa sta succedendo adesso?", guardò Tommy con sguardo di fuoco.

"Io- Wilbur non ha importanza!", Tommy lo guardò con uno sguardo un sconsolato, "Siamo morti, cazzo", scosse la testa non riuscendo più a guardare Wilbur, "E poi dovresti saperlo, no? Tu ci sei nel mondo dei vivi".

"Cosa?", Wilbur non capiva, che cosa aveva appena farneticato Tommy? Lui nel mondo dei vivi? Forse Tommy era impazzito dopo la sua morte e soffriva di allucinazioni? Di certo anche l'aspetto non lasciava intendere che se la passasse bene, era pieno di lividi - che non facevano male - aveva i vestiti strappati ma soprattutto quel perenne sorriso e l'umorismo tagliente e spesso indesiderato che una volta componevano la sua persona erano spariti, lasciando spazio a quello che sembrava un bambino sospinto a caso dal vento, senza una meta a cui arrivare od una casa a cui tornare.

"C'è il tuo fantasma lì", disse Tommy indicando il nulla, "Sei lì che giri spensierato da mattina a sera con una pecora blu", Tommy sentì le lacrime arrivargli agli occhi, aveva desiderato così tanto rincontrare Wilbur, ma non in questo modo. "Cazzo, sono stato con te praticamente tutti i giorni da quando è apparso il tuo fantasma!".

"Di cosa stai parlando?"

Tommy spalancò gli occhi, "Quindi non eri neanche tu?", si portò una mano in faccia, sentendo gli occhi così stanchi da poter svenire da un momento all'altro. "Non lo so, allora, ma c'è un fantasma nel mondo dei vivi che ti assomiglia, lo chiamiamo Ghostbur", disse a Wilbur, poi a bassa voce aggiunse più per se stesso che per altri: "Ovvio che non fosse Wilbur, era troppo gentile". Ci fu qualche secondo di silenzio, in cui Tommy cercava di racimolare le idee. "Wilbur", disse poi, la voce rotta dalla disperazione, "Ma noi siamo davvero morti?".

Wilbur non lo stava neanche ascoltando, aveva la testa persa chissà dove, a pensare solamente al suo ritorno. Quindi c'era un fantasma con le sue sembianze, loro due erano collegati? Potevano in qualche modo unirsi? Questo Ghostbur poteva fargli da tramite in qualche modo?

"Tommy", con un grosso e finto sorriso Wilbur si girò verso il ragazzo e gli poggiò una mano su una spalla, "Tommy per favore puoi parlarmi della vita? Mi puoi dire cosa diavolo è successo dopo che sono morto?", Wilbur serrò le mano sulla spalla di Tommy, che lo stava guardando con occhi confusi su cosa fare.

"Sei strano", disse soltanto, la voce priva di ogni emozione, "Tu non sei Wilbur".

Il sorriso di Wilbur scomparve e rimase a guardare Tommy con occhi di ghiaccio, "Ripetilo, ragazzino", disse lentamente.

"Lascialo stare, amico", disse la squillante voce di Mexican Dream, con un tono che sembrava un misto di leggerezza e ammonimento: la quiete prima del disastro, "Lo so che non siamo nella migliore situazione, amico, ma calmati".

"Tu non capisci, perché non sei stato niente nella tua vita", Wilbur si alzò e camminò fino a Mexican Dream, che era seduto sulla sua roccia (il tavolo di Schlatt) e poi puntò un dito contro l'uomo mascherato, "Io devo tornare in vita per fare grandi cose", disse guardandolo.

"Sarò anche stato niente, ma almeno io piacevo agli altri, amico", il tono di Mexican Dream era leggero e si capiva che da sotto la maschera lo stesse guardando con aria di sfida, "Quindi calma le tue manie di sovrano, perché sei nella merda quanto noi".

Wilbur gli tirò un pugno. M ovviamente, visto che quel luogo era finto o qualsiasi altra cosa fosse, Mexican Dream non incespicò di un passo perché non sentiva alcun dolore, il pugno chiuso di Wilbur che tremava dalla rabbia contro la sua maschera.

"La possiamo smettere?", disse Schlatt alzando gli occhi al cielo, era rimasto a qualche decina di centimetri da entrambi, seduto sulla sua solita sedia. Il fatto di avere Mexican Dream continuamente seduto sul suo tavolo all'inizio gli aveva dato fastidio, ma andando avanti con il loro patto quel tipo era cominciato a stargli simpatico. Intatti continuava nel bere unicamente ogni tre ore e questo aveva fatto si che Schlatt ormai avesse un minimo di lucidità, soprattutto visto che lì non c'era senso del tempo e quindi quelle tre ore diventavano facilmente giorni - anni? - o cose simili.

"Stai zitto o ti spacco quella dannata bottiglia in testa", disse Wilbur guardando oltre la maschera sorridente del messicano e incontrando il volto di Schlatt, che aveva un sorrisetto stampato in faccia.

"Tanto sai bene di non poterla toccare", disse Schlatt con un sorriso.

"Possiamo calmarci tutti?", disse la flebile voce di Tommy. Lui non voleva restare lì, voleva tornare vivo. Non voleva stare in inferno. Sì, perché Tommy credeva di essere finito proprio lì, pensava di essere intrappolato per sempre con quello che era stato il suo più grande nemico, cioè Schlatt, con quella che era stata la sua unica e breve fonte di gioia in quell'ultimo periodo, cioè Mexican Dream e con quello che riteneva essere una specie di composto dei due, perché non riusciva più a definire Wilbur nella sua testa.

Wilbur si girò con uno scatto verso il ragazzo, la rabbia che ribolliva dentro di lui, "Ma fatti i cazzi-!", gli morì la voce in gola.

Wilbur si pietrificò e lentamente girò lo sguardo verso il tunnel che si perdeva nel buio.

Un treno.

Anche Mexican Dream spalancò gli occhi, guardando la foresta che circondava la sua radura.

Un sentiero.

Schlatt si alzò dalla sedia con uno scatto, guardando il suo petrolio.

Bolliva, ed era chiaramente attraversabile.

"Ma cosa-", Tommy fissava con occhi sbalorditi la sua luce lontana che si stava avvicinando a lui, fluttuando lentamente nel suo vuoto.

Wilbur fissava il treno con occhi spalancati, vide quasi in trance le porte spalancarsi con un chiaro 'ting', per segnalare che erano pronti a partire. Wilbur voleva fiondarcisi dentro ma il suo corpo non rispondeva, gli sembrava di essere bloccato dalla sua stessa testa, gli rimbombava tutto e non riusciva quasi a distinguere le figure davanti a se, ma il treno c'era di sicuro.

Tommy alzò un braccio verso la luce.

Tommy mise un braccio nel petrolio che ribolliva.

Tommy cominciò a camminare per il sentiero.

Tommy entrò nel treno.

Neanche Tommy stava capendo ma era come se una seconda forza lo stesse spingendo a muoversi, che cosa stava succedendo? Cos'era tutto questo?

Tommy toccò la luce e la luce gli entrò nel petto.

Tommy sprofondò nel petrolio.

Tommy scomparve fra gli alberi.

Le porte del treno si richiusero con un sonoro 'ting' ed il treno partì nel buio della galleria.

Dal qualche parte in un altro piano della realtà il cuore di una vita ormai perduta ricominciò a battere.

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:]

nice.

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Visto che sto pubblicando davvero?

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