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05 - Fammi un sorriso

"Mexican Dream, ne ho avuto abbastanza di te".

Quelle poche parole risuonarono come un tuono in mezzo alle - sincere - risate di Tommy, che fino a quel momento si era sentito bene, forse grazie a tutta quella nuova compagnia così strana ed inaspettata; il ragazzo sentì il sangue nelle sue vene gelarsi di colpo, mentre guardava Dream con terrore.

"No!", l'urlo di Tommy scquarciò la luce del sole mentre si fece avanti, la sua misera spada di pietra puntata contro ad un Dream armato di netherite.

Mexican Dream non è che stesse ascoltando, probabilmente non avrebbe neanche capito fatto com'era; ma sicuramente qualcosa non andava; forse erano gli occhi terrorizzati del giovane ragazzo o le sue mani che tremavano; forse era lascia di Dream che puntava verso la sua gola.

Ma, come Mexican Dream si era detto di fare da quando aveva preso quelle spoglie di una specie di giocoliere, ignorò tutto, continuando a ridere e urlare con il massimo della serenità, per lui, Dream non l'avrebbe mai ucciso davvero.

Tanto a nessuno importava di lui, per questo era scappato dalla sua vecchia vita, che era solo qualcosa di noioso e doloroso; era partito con una misera barca di legno, ed era arrivato a quella piccola isoletta sperduta nell'oceano.

La prime cose che aveva visto erano state un ragazzo dal volto triste ma dall'animo solitamente felice, ed un uomo dal volto - o maschera - felice, con un animo in burrasca dentro.

Mexican Dream capiva bene le persone, e forse era anche un po' troppo empatico.

Aveva raccattato e rubato cose dall'accampamento dei due per un po', e dopo aveva fatto l'ingresso nelle loro vite, una maschera malmessa con tre strisce colorate sopra al volto ed una semplice e grossa felpa nera.

Mexican Dream, l'aveva chiamato il ragazzo, ed ora lui era solamente quello.

Nel corso del tempo si era anche spostato dall'isola, creando paesi e facendosi amici per la prima volta nella sua vita, era stato finalmente in pace con se stesso.

Probabilmente era un mezzo pazzo chiunque ci fosse davvero sotto quella maschera dal sorriso tricolore, ma l'aveva vista lui, quella felicità sul volto del giovane ragazzo biondo; e sapeva bene che l'altro uomo con la maschera non ne era stato felice.

Visto che per la maggior parte del tempo una sostanza non molto legale si aggirava per le sue vene, non trovava le situazioni veramente reali, neanche quell'ascia sul suo collo era vera; ma il sorriso scomparso sul volto di Tommy, quello certo che lo era.

"Ehi, ehi, amico", disse Mexican Dream ridacchiando ed alzando le mani al cielo, "Vedi di non ammazzarmi", aggiunse mentre faceva un saltino indietro, per poi aggiungere una piccola piroetta. "Dopotutto sono la versione migliore di te, amico", aggiunse mentre si sporgeva in avanti, verso all'uomo che lo stava ormai sovrastando.

Dream lo afferrò per il bavero, portando le loro maschere a qualche centimetro l'una dall'altra. "Ripetilo", gli sussurrò, quasi sollevandolo da terra.

"Sono la versione migliore di te, amico", disse di nuovo Mexican Dream mentre dava un colpetto sulla spalla dell'altro, "Sei un po' duro d'orecchi, amico?", gli chiese poi.

Quel commento fece arrabbiare ancora di più Dream, che lo scaraventò con forza a terra, la mascella contratta ed la testa piena di solamente una parola: Morte, poi alzò la sua ascia.

Una figura più piccola di loro si mise in mezzo, e Tommy di colpo stava guardando Dream dal basso, con le braccia aperte mentre proteggeva la persona che l'aveva reso finalmente felice.

Nella sua versione distorta del mondo, Mexican Dream riuscì più o meno a capire ciò che stava succedendo, e capiva benissimo - da come Dream stava stringendo le mani sull'ascia - che il biondo non si sarebbe fatto scrupoli ad uccidere anche Tommy, se non si fosse spostato.

Si rialzò a fatica, barcollando leggermente, poi afferrò Tommy per la maglia e lo tirò indietro, "Possiamo discuterne, amico", disse facendo un mezzo inchino a Dream, "Non fare il mostro", aggiunse mentre si ritirava dritto.

Un'ascia cadde sul suo collo.

Se in un'altro universo fosse sopravvissuto, chiunque fosse stato sotto quella maschera da Sogno Messicano, sarebbe potuto essere una delle migliori persone su quel mondo.

Sfortunatamente, lui era appena morto.

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La prima cosa che sentì furono delle foglie sotto le sue mani, la seconda, fu la maschera che ancora gli pesava sul volto, non ricordava di essersela mai messa.
Si tirò su con uno scatto, la mano che si portava sul collo per un motivo che non ricordava bene, ma sapeva che qualcosa non andava.

Prima di tutto, al momento si sentiva estremamente lucido, quella strana euforia che l'aveva sempre accompagnato era sparita, quindi era passato sicuramente molto tempo.

Osservò il bosco intorno a lui, teneva gli occhi spalancati e il respiro teso, era circondato da moltissimi alberi chiari, la loro corteccia bianca era in contrasto con le foglie, che apparivano di un verde così scuro che sembrava quasi nero.

Si tirò lentamente in piedi, appoggiandosi ad uno di quegli alti alberi, che stava succedendo? Continuava a chiedersi, anche se, dentro di lui, una domanda si stava formando, e forse era ancora più importante: Che cosa è successo?

Si portò una mano alla faccia, toccando con stupore quella maschera che non ricordava di aver mai indossato, non che ricordasse di aver mai fatto niente, in realtà.

Qualcosa però sembrava accalcarsi nella sua testa, una risata felice, di un ragazzo biondo che aveva perso il suo sorriso, almeno finché non era arrivato Mexican Dream.

Allora ecco chi era: Mexican Dream, si disse lui, senza riuscire a ricordare il giovane dalla risata contenta, senza ricordare che lui aveva un altro nome, ma quella era un'altra vita, abbandonata per partire verso l'ignoto.

Fissò con stupore una foglia che crollava a terra, ma qualcosa, nel suo movimento, attirò l'attenzione dell'uomo, quella foglia era crollata a terra, cadendo come un sasso e sprofondando in mezzo alle altre centinaia di foglie che ricoprivano il terreno.

Come se non ci fosse stata aria.

Neanche ad averla chiamata, un soffio di vento passo fra i rami, senza scuotere le foglie ma muovendo i capelli del messicano.

Nello stesso momento, il vento gli parlò.

"Chi sei?", gli chiese con una voce carica di scherno.

Il giovane si guardò intorno, atterrito da quella voce che non riusciva ad identificare, sentiva il suo cuore battere perché voleva una risposta a quella domanda, ma allo stesso tempo voleva scappare da quella voce che gli parlava quasi accusandolo.

"Chi sei?", chiese un altro soffio di vento mentre gli passava addosso, scompigliando di nuovo i suoi capelli scuri e facendolo tirare più dritto.

"Non sei nessuno", disse un altro.

"Vero", constatò un quarto, o forse era sempre lo stesso, le voci erano così diverse, e, allo stesso tempo, così uguali.

"Certo che sono qualcuno", disse Mexican Dream con la voce che tremava; arretrò di qualche passo, finendo solo per sprofondare tra le profonde foglie verde scuro, adesso voleva solo scappare, ma era tutto uguale, non sapeva minimamente dove andare.

"Non è vero", disse il vento.

"Chi dovresti essere?", disse una brezza d'aria con rabbia.

"Un giocoliere?", aggiunse un'altra con scherno.

Mexican Dream sentiva il suo cuore che batteva sempre più velocemente, sentiva anche delle calde lacrime scorrergli sul volto, perché era vero, cos'era lui, se non un giocoliere? Qualcuno che scappava dai suoi problemi, abbandonando se stesso? Decidendo di essere solo una maschera con un sorriso tricolore. Quindi, in sostanza: Nessuno.

Arretrò ancora in mezzo alle foglie, ed un forte colpo di vento lo fece rabbrividire.

"Non sei mai stato nessuno", quest'ultima voce era stata fortissima dentro alla sua testa, "Non hai fatto niente della tua vita", aggiunse, "Pensavi che lui sarebbe stato felice solo perché c'eri tu?".

"Smettila!", urlò Mexican Dream mentre arrancava contro un albero, quando ci si scontrò, una marea di foglie gli crollò addosso, costringendolo a farlo inginocchiare a terra.
Si alzò con uno scatto, cercando di ignorare quelle maledette voci, ma lui le sentiva comunque, ed il suo respiro si stava facendo sempre più affannoso, ed il suo cuore stava scoppiando nel suo petto.

"Avresti potuto suicidarti, quando te ne sei andato da casa", gli suggerì una voce.

"Vattene!", urlò ancora Mexican Dream mentre cominciava a correre, ignorando le parole del vento e le foglie che gli crollavano addosso con un tonfo secco, voleva solo uscire da tutto ciò.

"Sei inutile", ringhiò di nuovo il vento, "Un incidente", disse un'altra, "Un drogato", aggiunse un sospiro, "Un pazzo", disse la sua testa, "Un bastardo", gli sussurrava qualcosa all'orecchio.

"Basta!", urlò Mexican Dream, le mani che correvano alle sue orecchie mentre le sue gambe cercavano di non cedere, doveva continuare a correre in quel bosco infinito, da qualche parte avrebbe di sicuro portato.
"Basta!", urlò ancora.

"Una nullità", urlò il vento mentre gli vortucava addosso, facendolo barcollare, "Un pessimo amico", disse qualcosa, "Un pessimo figlio", aggiunse qualcos'altro, "Un pessimo fidanzato", gli suggerì qualcuno, "Un morto", gli urlò il vento.

Proprio in quel momento, Mexican Dream sfociò in una gigantesca radura, aveva l'erba più verde che avesse mai visto ed i fiori più luminosi di sempre, aveva una forma circolare, intorno, il bosco di alberi dalla corteccia chiara.

E lui era morto.

Crollò a terra, senza neanche accorgersi che le voci erano svanite, ma riconoscendo finalmente la voce di quel ragazzo felice e la rabbia di quell'uomo arrabbiato; riconosceva l'isola, la sua maschera, che ora aveva un senso, riconosceva il suo paese e il ragazzo dalla bandana, riconosceva il ragazzo con gli occhiali e la causa della sua euforia insenstata, riconosceva il suo nome: Mexican Dream.

Ma non ricordava niente prima di tutto quello.

Non che lui lo sapesse, ma si piegò su se stesso, stringendosi il ventre e sfogandosi in un forte pianto; l'erba del prato era morbida e la terra umida, i fiori crescevano a non finire, brillando alla luce del cielo azzurro.

Cominciò a singhiozzare ancora di più, lui voleva solo rendere felice qualcuno, niente di più, niente che giustificasse la sua morte, niente che giustificasse le voci del vento.

Una mano guantata gli si posò sulla spalla.

"Tutto bene?", gli chiese Wilbur mentre cercava di trattenere un mezzo ghigno sul suo volto; finalmente qualcuno era strisciato fuori dalla galleria, avrebbe dovuto fargli molte domande. Se era lì con loro, voleva dire che conosceva Dream, se conosceva Dream, aveva più informazioni di quante ne avesse lui.

Schlatt fissava con la bottiglia in mano un uomo che era appena amerso con fatica dal suo petrolio, sembra uno apposto, pensò con aria di scherno mentre osservava con attenzione la sua maschera così strana e pure così familiare, ed un pazzo, aggiunse nella sua testa, se aveva il coraggio di prendere in giro Dream con quel genere di travestimenti, era uno completamente andato.
Dopo quello, se ne disinteressò completamente, tornando alla sua bottiglia.

Wilbur si chiedeva cosa diavolo vedesse quell'uomo dalla propria prospettiva, ma sapeva anche che non poteva chiederlo.

Mexican Dream alzò lo sguardo su di lui, trovandosi davanti un alto uomo con un lungo cappotto ed uno strano sorriso in volto, "Sono morto", disse soltanto, come se bastasse per tutto.

Il viso di Wilbur si addolcì per un secondo, "Anche io", disse soltanto mentre offriva una mano allo sconosciuto, lo sguardo che vagava sulla sua stazione vuota. "Tu sei-?", gli chiese.

L'uomo aprì la bocca per parlare, sentendo sulle sue labbra un nome ormai dimenticato, che però non riusciva a capire, "Mexican Dream", disse soltanto, afferrando la mano dell'altro ed issandosi in piedi, il cuore che martellava ancora in petto e gli occhi ancora umidi.

"Decisamente pazzo", sussurrò Schlatt.

"Mexican- Dream?", disse Wilbur trattenne una risata di scherno, poi tornò serio, se voleva farsi dare informazioni, doveva farselo amico, e quindi doveva cercare di non deriderlo, "Bene", disse soltanto, "Ci sediamo?", chiese poi senza indicare niente, non sapendo dove diavolo si trovasse l'altro.

"Va bene", disse Mexican Dream con un singhiozzo, trovando un bello sprazzo d'erba e sedendosi sopra, seguito dall'altro.

"Bene", disse di nuovo Wilbur mentre si sistemava sulla panchina, accanto al nuovo arrivato.

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Scusate per l'attesa più lunga del solito, spero che questo nuovo capitolo vi sia piaciuto - personalmente, lo adoro - se si, votate e lasciate un voto!

So che sembrerà incredibile, ma voglio rendere Mexican Dream un personaggio profondo, o almeno qualcosa del genere, spero che si possa già essere un po' capito da questa sua prima apparizione.

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Allora, un nuovo ordine delle Simo Box - sembrano non finire mai - per chi non capisse il contesto, vada ai capitoli 90 e 100 del mio oroscopo.

Ordine: Criyee

Ha ordinato: Rocket duo + Fundy + Wilbur + DreamNotFound + Skephalo + Bench Trio

In particolare:

Due incredibili amici, che anche essendo quasi due opposti: lei, gentile e carina, sempre pronta a regalarti un complimento; e lui: DID YOU GET A WOPPA (non aggiungo altro).

Comunque insieme in intendono perfettamente, e saranno due grandi ed ottimi intrattenitori.

Ecco qui il nostro Furry preferito, qui in versione giapponese, può ricordare una volpe, ed ha costanti problemi a dormire.

P.s. la visione del futuro con i sogni ha un costo aggiuntivo

Ecco qui il padre del nostro Furry di prima, qui in versione "rinata", gli occhiali che indossa sono finti, infatti non hanno davvero lenti.

Ecco qui una delle coppie più famosa di tutte: LA DREAMNOTFOUND.
Ovunque sentirete questa parola, ci sarà Heat Waves che partirà in sottofondo e qualcuno che lancerà coriandoli verdi e azzurri.

(P.S. NO AVETE IDEA DELLE CA**O DI IMMAGINI CHE HO TROVATO CERCANDO "DNF FANART", I. MIEI. FOTTUTI. OCCHI.)

Un diamante non meglio identificato ed il diavolo più gentile che esista.

Dovunque ci siano loro accadranno scherzi e risuonerrano costanti "Lenguage", non preoccupatevi, è normale.

Ecco qui i migliori amici fra tutti, sono stati traumatizzati uno per uno.

Tommy è molto chiassoso, fare attenzione.

Tubbo può lanciarti missili in casa, fare comunque attenzione.

Ramboo è in grado di rimpiazzarti, fare sempre attenzione

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Ecco a te la tua Simp Box! Spero tu l'abbia gradita.

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