Il muro del silenzio

mi penetra le ossa.

Striscia e si insinua velenoso

nelle parole

che ho evitato di leggere

fra tue labbra.

Adesso quel muro

ci divide,

e gode dell'oblio

del tuo sguardo mancato,

nel tuo darmi di spalle,

mentre blatero,

cose senza senso

per farti voltare e vedere,

anche fosse la tua stessa noia,

quegli occhi dove ho perso la speranza.

Ma non sei qui

sei altrove.

E dico inutilità

che si perpetuano in metamorfosi

del mio cuore che si schianta

nel fondo della tua indifferenza.

Io,

che sognavo l'amore.

Io,

che ero il tuo stesso amore.

Che cosa sono adesso?

E smanio addolorata

e vorrei afferrarti la spalla

e girarti

urlando di guardami,

che sono sempre io

tutto quello che hai amato

fino a ora.

Io,

che sono ancora qui

nonostante

il cuore spaccato

dalle maree

che ci hanno scaraventato

sugli scogli

impietosi

della vita.