50. Giorgia aveva bisogno di parlarne
DALLA REGIA: La narrazione viene affidata per la prima volta a Giorgia.
- Franconi e Babbani, avete finito di sbaciucchiarvi durante la mia lezione? - sento dire dalla prof. di italiano.
- Mi stacco subito, colta in flagrante. La guardo con occhi di sfida: fra poco suona e della sua sgridata non me ne fotte un cazzo.
È gelosa di noi perché suo marito non la bacia più? - le rido in faccia, la provoco, mi diverto a vederla cedere, finché non suona la campanella.
Raccolgo le mie cose, saluto Giulio ed esco da scuola. Fanculo il mondo, fanculo tutti. Fanculo la scuola. Ancora non capisco perché la gente che non voglia studiare come me debba essere costretta a stare qui, sei ore al giorno, solo per avere uno straccio di diploma in mano. Tanto quelle come me faranno i lavori più umili al mondo, forse spaleranno della merda, forse si faranno i mariti delle altre, forse faranno pure carriera in televisione, ma non guadagneranno mai dei soldi con quello che hanno imparato a scuola.
Mi sciolgo i capelli come faccio quando sono a disagio, quando non voglio che nessuno mi guardi, perché so che mi parte la solita scarica di brividi. Perché alla fine a forza di tirare la corda quella si spezza. Perché quelle come me nessuno si aspetta mai che possano crollare. Dentro di me so di essere crollata solo una volta, anche se a disagio mi ci sento praticamente sempre, soprattutto a casa. Ognuno ha i suoi segreti, io ne ho tanti dentro che non basterebbero a riempire l'universo. Ne ho di belli e ne ho di pessimi e poi c'è Valerio che ogni tanto ritorna nei miei incubi peggiori. Se non avessi accettato quella stupida scommessa quella sera mentre facevamo il gioco della bottiglia forse lui sarebbe ancora vivo.
L'unica a sapere la verità su quella notte, oltre a Giulio, ovviamente, è Sandra, una ragazza che ho conosciuto in prima e che ha due anni in più di me. È cieca, ma sa vedermi dentro più di qualsiasi altra persona in questa scuola. Per lei sono solo Giorgia, quella ragazzina di prima che condivideva con lei la merenda perché una bulla gliela portava via per farla arrabbiare. Lei dice sempre che mi sono persa e che da qualche parte dentro di me c'è ancora quella quattordicenne che vuole solo essere ritrovata. Lei pensa che sia buona perché una persona che condivide la propria merenda con una ragazza cieca non può essere cattiva. Come facevo a non raccontarle nulla? Sapeva già tutto ancora prima che aprissi bocca. Disse che me lo leggeva dalla voce che qualcosa di orrendo mi aveva visto coinvolta.
La incrocio mentre aspetta l'autobus per tornare a casa e le chiedo se le va di fare quattro passi con me perché ho bisogno di parlarle. Mi sorride e ci incamminiamo verso casa visto che abbiamo scoperto di abitare nello stesso quartiere.
- Ancora quegli incubi, Giorgia? - mi chiede, appoggiando la sua mano sul mio viso - ah, no, non stai piangendo, allora va bene - sorride.
- Sono crollata solo quella volta - le rispondo - e poi sono crollata con te. Nessuno mi ha mai visto stare così male come quando ti ho raccontato tutto.
- Dovresti crollare più spesso, così quando crollerai davvero non ti farà così male - mi dice, sorridendo - dai, allora, che succede? Ti sei fatta sbattere fuori un'altra volta dalla classe, vero?
- Sì - ammetto - altri baci. Non riesco a resistergli, ho anche cambiato sezione per stare insieme a lui, ma per fortuna stavolta è suonata la campanella così la prof. non ha potuto mettermi la nota.
- Ne parlate mai voi due di quello che è successo a Valerio? - mi chiede.
- No, ma forse a volte ne avrei bisogno.
- Come in questo momento, vero?
Annuisco, ma lei non può vederlo.
- Da quello che mi hai raccontato c'è un assassino a piede libero - riprende.
- Shhhh - le dico, tappandole la bocca - lo so, ma ti prego, continua a mantenere il segreto. Giulio non è pronto a dire tutto, ha troppi segreti anche lui e anch'io non sono da meno.
- Giulio non è pronto perché non accetta l'idea di rimanere solo al mondo, vero?
Annuisco, appoggiandomi alla ringhiera delle scale.
- Mi ha detto tempo fa che aveva pensato di dire tutto a Manuela, la madre di Gabriella, ma solo dopo un eventuale matrimonio perché così lui almeno avrebbe avuto qualcuno con cui continuare a vivere, ma suo padre riveste una carica troppo importante all'interno del mondo del basket. Vive di quello e per tutti è l'uomo che è rimasto vedovo con un figlio da crescere.
- Giorgia, ascoltami, c'è solo un posto in cui dovrebbe stare quell'uomo e cioè in carcere. Giulio ha tanti segreti... tu sei davvero sicura di saperli tutti?
- Sì, la notte in cui è morto Valerio ci siamo ubriacati per cercare di dimenticarci quello che fosse successo e mi ha raccontato tutta la sua infanzia.
- Cioè le botte di suo padre?
- Sì, le botte, i piatti che gli lanciava contro, le volte in cui tornava a casa ubriaco e picchiava sua madre, i suoi pianti disperati e la porta chiusa a chiave nella speranza che non riuscisse a sfondarla e a gettare anche lui contro il muro...
Sandra appoggia la sua mano sulla mia spalla.
- E tu ti sei rivista in questo?
Non rispondo. Sa benissimo quale era la mia situazione a casa due anni fa.
- Giorgia, cosa pensi di fare? Pensi di rimanere a guardare mentre tutta la scuola ti dà della troia e i professori ti sbattono fuori dalla classe perché baci Giulio Babbani come se non ci fosse un domani?
- Sandra! - esclamo, stupita - ma non mi hai mai parlato così!
- Tu non sei quello che ti dicono di essere, tu sei diversa, io lo so che sei diversa.
- Le persone cambiano.
- Hai ragione, tu eri migliore a 14 anni, lasciamelo dire.
- Ormai l'hai detto.
- E ancora una volta provochi per difenderti! Aggredisci la gente e pretendi pure che gli altri riconoscano la tua superiorità! Se sei maleducata magari a scuola ti esaltano perché ti temono, ma là fuori, nel mondo in cui andrò dopo la maturità verrai scartata perché è giusto che sia così. I maleducati come te, con la risposta sempre pronta, non fanno avanzare la società. Giorgia, tu devi ribellarti. Tu devi avere il coraggio di denunciare Angelo una volta per tutte e chissene frega se Giulio questo coraggio non ce l'ha, tu lo devi avere per te stessa! Vuoi davvero che il tuo ragazzo passi la vita con un uomo che ha ucciso sua madre e il suo migliore amico? Un uomo con una freddezza del genere da rendersi autore di due omicidi? Eh? È questo che vuoi? Continuare a vivere sepolta dai tuoi stessi incubi?
- Sandra, abbassa la voce, ti potrebbe sentire qualcuno!
- Magari mi sentisse qualcuno, Giorgia! Sai benissimo come si è comportato Angelo quella sera! Cosa vi ha detto quando vi ha raggiunti!
- Io ti ho raccontato certe cose, ma tu non puoi urlarle al mondo! Io non sono ancora pronta a dire tutto alla polizia - le dico - anch'io ho i miei segreti.
- Lo so, Giorgia.
- No, questo non lo sai. Quando sono crollata non te l'ho detto.
- Vuoi parlarmene adesso?
- Sì, perché ne ho bisogno.
- Va bene, ti ascolto.
- Questo non lo sa nemmeno Giulio.
- Okay.
- Temo di essere figlia di suo padre - le dico tutto d'un fiato.
- Figlia di suo padre? Cioè tu pensi che tuo padre sia Angelo?
- Sì. Mia madre ha tradito mio padre tante di quelle volte che la volta in cui mio padre l'ha sbattuta fuori di casa è stato perché l'aveva accusata di avermi avuta con un altro.
- Va beh, ma dai, sono cose che si dicono in preda alla rabbia, specialmente se uno non ne può più di essere tradito sempre dalla stessa persona!
- No, non sono cose che si dicono! Mia madre se ne è davvero andata via di casa quel giorno urlandogli in faccia che aveva ragione, cioè che io non ero davvero sua figlia e che lui sapeva benissimo di chi fossi figlia!
- Tua madre ha avuto questa reazione nei confronti di tuo padre?
- Esatto! - dico, con tono scocciato per mascherare quanto ancora mi faccia male ricordare quella scena - io l'ho rincorsa fino alla macchina e le ho urlato di dirmi chi fosse, allora, mio padre perché era un mio diritto saperlo!
- E lei?
- Lei mi ha afferrato per un braccio e l'ha stretto fino a farmi venire il segno urlando che mio padre aveva la stessa identica mia voglia nello stesso identico punto e che lo avrei capito da quello.
- E come fai a dire che il padre di Giulio sia tuo padre?
- Mio padre non ha quella voglia, ma lui sì. Io e Angelo abbiamo la stessa identica voglia sul braccio destro.
. Come fai a saperlo?
- L'ho notata la sera in cui ci ha aiutato a trasportare il corpo di Valerio in strada per inscenare l'incidente.
- Hai notato che Angelo aveva la stessa voglia nella tua stessa posizione?
- Esatto. È nella mia stessa identica posizione.
- Perché non l'hai detto a Giulio?
. Perché spero dannatamente che sia solo una coincidenza altrimenti significherebbe che io e lui siamo fratelli.
- Fratellastri, non fratelli - mi corregge.
- No, saremmo davvero fratelli.
- Ma come, scusa? Sua madre non era Fabrizia?
- Cioè sì, lui sa da suo padre che sua madre è rimasta incinta di un suo compagno di classe durante una vacanza a Roma e che questo compagno era già fidanzato con una sua amica. Ora, io so da mia nonna che in quella vacanza erano in sei: c'erano i genitori di Gabriella, i miei e i genitori di Giulio.
- Cosa? - scoppia a ridere - tutti in vacanza insieme? Puahahahah, ma sei seria?
- Sì, è una cosa seria, anche se fai bene a ridere. Guarda come siamo finiti! I nostri genitori così amici e noi così nemici. Comunque, mia nonna mi ha detto che la madre di Giulio non poteva avere figli, ma Angelo l'aveva sposata da appena due mesi e non voleva ripudiarla così ha chiesto a una sua amica di avere un figlio con lei per poterlo poi crescere con Fabrizia.
- Cioè una specie di utero in affitto?
- Esatto, ma mia nonna mi disse che fu un accordo sotto banco. Nessuno doveva sapere nulla. Mia nonna ha sempre detto che le uniche amiche a cui Angelo poteva averlo chiesto erano o Manuela, la mamma di Gabriella, o Tiziana, mia mamma.
- E tu pensi che Angelo l'abbia chiesto a tua mamma?
- Io ho sempre pensato che lo avesse chiesto a Manuela visto che, prima che scomparisse, avevano una relazione, ma dopo aver scoperto quella voglia ho iniziato a tormentarmi l'anima e a chiedermi se invece non l'abbia chiesto a mia mamma.
- Se l'avesse chiesto a tua mamma tu e Giulio dovreste essere per forza gemelli perché avete la stessa età.
- Lo so e questo spiegherebbe perché non riusciamo a stare lontani l'uno dall'altra. Porca merda che casino - concludo.
- Puoi dirlo forte.
- Magari è tutta una stupida coincidenza.
- Visto che tua madre è andata via di casa e Fabrizia è morta, l'unica che potrebbe sapere tutto è per forza Manuela.
- Peccato che sia scomparsa nel nulla.
- Già, peccato.
- Comunque, ora che ci penso, di quei sei che hai nominato prima sembra che l'unico rimasto a dominare la scena sia Angelo.
- Mi chiedo perché si chiami così visto che di angelico non ha proprio nulla...
- No, io intendo dire che Fabrizia, sua moglie, è morta e con lei anche il segreto sul fatto che non potesse avere figli. Il padre di Gabriella è morto anche lui. Tua madre se ne è andata di casa e sono anni che non la vedi. Manuela è scomparsa nel nulla. Non è che c'è un filo conduttore fra tutte queste scomparse e tutte queste morti? Non è normale che da un gruppo di sei persone, quattro scompaiano o muoiano prematuramente, specialmente se uno di questi sei ha ucciso un sedicenne a sangue freddo!
- Parla piano, ti prego - le dico.
- Me l'hai detto tu o sbaglio?
- No, non sbagli. L'ha ucciso lui, Angelo. Io e Giulio volevamo solo spaventarlo, te l'ho detto. L'abbiamo obbligato a raggiungerci in una cascina in mezza campagna.
- Mi ripeti perché lo avete fatto che non lo ricordo?
- Avevamo un interesse comune. A Giulio piaceva lei, anche se ho sempre cercato di fargli cambiare idea. Lui stava con me, ma voleva avere anche lei e a me l'idea di avere una coppia aperta in cui far sentire una merda Gabriella ed essere riconosciuta sempre da Giulio come la donna superiore rispetto a lei mi allettava parecchio.
- Ah. E tu invece cosa volevi far capire a Valerio?
- Volevo fargli capire che lui interessava già a qualcun altra, cioè a Barbara. Ognuno di noi avrebbe voluto quello che voleva: Gabriella-Giulio, io-Giulio ma anche ridicolizzare e sfottere sempre Gabriella, Barbara-Valerio e Valerio avrebbe avuto qualcuno che lo amasse davvero non qualcuno come Gabriella che lo amava solo per arrivare a conquistare il suo migliore amico.
- E così lo avete rapito?
- Sì, ma te l'ho già detto cos'è successo - le rispondo.
- Sì, ma parlarne una seconda volta ti farà bene.
- Dici? - le chiedo, mordendomi un labbro.
- Beh, sì, ora sei lucida e ricordi meglio le cose.
- Forse hai ragione. Comunque Valerio non voleva starci a sentire, diceva di amare Gabriella in modo estremamente sincero. Quando ci disse che l'avevano fatto ci mandò fuori di testa. Volevamo solo mettere in discussione la sua scelta di stare con Gabriella e fargli capire alcune cose, ma la situazione ci è sfuggita di mano. Giulio gli ha tirato un pugno perché non riusciva ad accettare l'idea che Gabriella facesse l'amore col suo migliore amico, ma Valerio non è stato a guardare e hanno iniziato a darsele di santa ragione. Non sapevo cosa fare - faccio un lungo respiro - e così ho afferrato il primo oggetto che mi è capitato in mano e ho tramortito Valerio. Volevo solo dividerli invece lui cadendo ha sbattuto violentemente la testa. Quando abbiamo visto il rivolo di sangue sul selciato Giulio ha chiamato suo padre. Pensavamo fosse morto, ma Angelo ci disse che era solo svenuto. Giulio gli raccontò tutto e lui ci convinse che se qualcuno non l'avesse ucciso avrebbe spifferato tutto e ci avrebbe rovinato la vita.
Faccio una pausa. Sento una lacrima cadere calda sulle mie braccia incrociate.
- Aveva la nostra età, come avremmo potuto farlo? Angelo allora lo caricò nel baule della sua auto. Ci portò a casa sua, mangiammo qualcosa come se niente fosse e poi, calata la notte, ci accompagnò in una strada isolata. Appoggiò il corpo di Valerio svenuto in mezzo alla strada e ci disse che lo avrebbe investito lui. Forse ci aveva persino drogati, perché non so per quale motivo gli consigliai come sistemare il corpo sull'asfalto.
Scoppio in lacrime, il rumore dell'impatto ancora nelle orecchie e la risata di Angelo a soffocare tutto.
- Poi io e Giulio, sconvolti, siamo stati lasciati lì da quel pazzo, in mezzo a una strada, perché lui doveva andare a finire le pratiche per la trasferta della squadra perché l'indomani avevano una partita importante. Ricordo che vomitai per la strada, con gli occhi sbarrati, con quel ronzio assordante nelle orecchie. Giulio che mi sorreggeva, incapace di realizzare cosa avesse appena fatto suo padre. E quelle bottiglie vuote, quel liquido che scendeva nelle nostre gole, nel disperato tentativo di risvegliarci da quell'incubo senza fine. Se solo quella sera fosse andato tutto diversamente, se solo avessi avuto le palle di dire ad Angelo che Valerio non si meritava di morire così giovane sarebbe tutto diverso, ma ho avuto paura. Quell'uomo che rischiava di essere biologicamente mio padre aveva la faccia di uno che aveva già ucciso una volta e quando io e Giulio ci siamo ubriacati lui me l'ha confermato.
Sandra mi abbraccia senza più dire nulla perché non c'è più niente da dire. Le ho già detto tutto io, per la seconda volta, aggiungendo dettagli che l'altra volta non ricordavo per il dolore e lo shock. Avevo davvero bisogno di parlarne di nuovo con lei e so che ha ragione, so che dovrei andare alla polizia, ma tutto ciò mi spaventa perché tutto ciò è davvero più grande di me.
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