32. Sfoghi
Arrivo a scuola alle 8.40 e la bidella mi fa aspettare nell'atrio. Proprio in quei cazzo di venti minuti passa mia madre. Non le ho detto che sarei entrata dopo perché non lo potevo sapere.
- Che ci fai qui? Perché non sei in classe?
- Entro alla seconda - rispondo.
- Ma la tua classe è già in classe. Perché entri adesso?
- Perché mi tira così - le rispondo, scocciata - a te tira di scopare il padre di Giulio, no?
Mi arriva uno schiaffo, semplice, diretto, che mi brucia per un attimo le guance. Non me ne ha mai tirati a parte uno qualche settimana fa e rimango per un attimo interdetta. Capisco di aver superato il limite, ma sto talmente male per quello che è successo che ce l'ho col mondo.
- Oggi finisco alla terza ora. Vieni a casa con me che dobbiamo parlare.
- Io non ho niente da dirti.
- Non è vero - mi dice, a sorpresa - tu sei rotta dentro ed è solo colpa mia. Credi che mi faccia piacere vederti in questo stato?
- Credi che mi faccia piacere sentirmi una merda? - le sbatto in faccia senza problemi.
- Senti, ho sbagliato, è vero, ma tu al mio posto cosa avresti fatto, eh? Glielo avresti detto a tua figlia? Le avresti detto che suo padre era morto?
- Mi hai nascosto la morte di mio padre e la tua seconda gravidanza! Che cazzo dovrei pensare, eh?
- Vuoi che ti dica che sono una completa idiota? Va bene, lo dico. Per quanto ancora vorrai farmela pagare?
- Te la farò pagare a vita, perché meriti di soffrire almeno quanto ho sofferto io.
- Certo perché tu credi che questi undici anni siano stati una passeggiata! Ho dovuto finire l'università come ho potuto, coi pochi mezzi che avevo perché tutti i soldi erano per te. L'affitto, la spesa, il cibo, i vestiti. Tutte le ansie della giornata venivano spazzate via appena ti rivedevo. La mia piccolina. Assomigli tanto a tuo padre. Ogni volta che ti guardo rivedo in te i suoi occhi. Anche lui li aveva verdi.
Scoppio a piangere. Non ce la faccio più, ho i nervi a pezzi. Non poteva farmi un complimento più bello: essere quasi identica a lui, a mio padre, che continua a mancarmi un casino. Continuo a singhiozzare senza riuscire di nuovo a smettere. Stavolta è lei che senza dire nulla mi prende fra le sue braccia e mi stringe. Non me ne frega nulla del fatto che qualcuno a scuola possa vedere mia madre che mi abbraccia perché ho aspettato questo momento da sempre. Riesco persino a dimenticare lo schiaffo di qualche minuto fa, mi basta semplicemente essere lì, con qualcuno che finalmente dimostra di volermi bene.
- Shhhh, piccola mia - mi accarezza i capelli mentre penso che non vorrei essere da nessuna altra parte.
La campanella interrompe quel momento unico. In un attimo l'atrio si riempie di gente e intravedo con la coda dell'occhio Giulio. Sta parlando con Giorgia. Lei è appoggiata al muro e sta piangendo. Lui ha una mano sulla sua spalla e le sta accarezzando il viso. Vederli in quella posizione mi fa girare subito le palle. Mi stacco da mia madre, raccolgo lo zaino, mi asciugo le lacrime e vado da loro.
Non appena Giorgia mi vede commenta:"Giulio mi stava solo rassicurando. Non pensare che voglia portarti via anche lui!"
- "Io non penso, io ti mando direttamente a fanculo. Stai lontana da lui"
Afferro Giulio per un braccio e lo porto in cortile.
- "Noi due dobbiamo parlare e non me ne frega un cazzo se adesso hai una lezione importante perché io sono più importante di tutto"
- "Lo capisci che Valerio è morto e che tu non puoi mandare a fanculo le persone solo perché stai male anche tu? Giorgia non se lo merita!"
Ma che cazzo dici, Giulio.
- "Da quando sei dalla sua parte?" - gli urlo - "tu dovresti essere dalla mia! Non le dovresti neppure dare retta. Ti ricordo che Giorgia me l'ha portato via!"
- "Il mio migliore amico è morto - risponde lui - e tu perdi tempo a insultare la gente? Sei davvero patetica! Cresci, cazzo!"
- "Io, patetica? Ma sei serio, Giulio? Con tutto quello che sto passando hai anche il coraggio di venirmi a dire queste cose?! È Giorgia che ti manipola, prima che le dessi corda eri diverso!"
- "Ma diverso dove che se non era per tua madre manco ti cagavo!"
- "Cazzo c'entra mia madre ora?" - lo guardo con un'espressione stralunata.
- "Chi pensi che mi abbia convinto a passare i pomeriggi con te e a sorbirmi i tuoi pianti?! Certo poi mi sono innamorato però inizialmente me lo ha chiesto lei. Le serviva qualcuno che ti consolasse e io le sembravo perfetto!"
Non ho parole. Pure questa. Giulio assoldato da mia madre per consolarmi! Al peggio non c'è mai fine!
- "Mi fai schifo - affermo, disgustata - stai lontano da me! Tu e i tuoi baci del cazzo! Sì, erano sbagliati! Ma erano sbagliati perché non hai neppure avuto le palle di dirmi che tuo padre si scopava mia madre!"
- "Sei una bambina, Gabri. Sei immatura. Forse lo sei perché hai perso tuo padre a 5 anni e non hai avuto nessuno che ti desse delle dritte in questi anni!"
- "Stronzo, ti odio, ti odio, hai capito? Hai capito quanto ti odio? - gli urlo in faccia il mio dolore mentre sento qualcuno che mi solleva di peso e mi porta in un angolo del cortile.
È Barbara, che ha sentito tutto ed è venuta a consolarmi. Mi abbraccia ripetendomi che andrà tutto bene. Un altro dolore, l'ennesimo: Giulio.
- "Io non ce la faccio, aiutami, sono disperata..." - bisbiglio a Barbara.
- "Sono qui, Gabri, ti voglio bene"
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