Salgo in camera. In testa ho una gran confusione mentale che non accenna a diminuire. Gabriella è seduta sul letto, con la schiena appoggiata alla testiera del letto, i capelli in disordine sul viso, gli auricolari nelle orecchie e le lacrime che le rigano le guance. Stringe forte il cellulare con un'impugnatura che mi mostra quasi le sue vene.

- Eccomi. La receptionist era una cara amica di me e di papà, è piccolo il mondo, eh?

- Come cazzo hai potuto non dirmelo??! - esplode, mescolando le lacrime con le parole - sei una merda! Una merda di madre! Cazzo, sono passati undici anni e hai finto che se ne fosse andato per non farmi soffrire! Cazzo, sono undici anni che mi chiedo cosa ci sia di così sbagliato in me da far andare via mio padre e poi solo perché avevo dimenticato le chiavi della valigia nella tua borsa torno indietro e scopro che mio padre è morto e che mia madre è una cogliona bugiarda! Cazzo, è morto, e io non lo vengo neppure a sapere da te!!!! Non mi hai neanche fatto andare al suo funerale, mi hai raccontato una marea di balle, mi hai illusa come una cogliona che un giorno potessi riabbracciarlo e chiedergli perché se ne fosse andato. Lui non voleva andarsene, cazzo, io non ho niente di sbagliato... io vado bene... è la vita che se l'è portato via e tu sei una merda! Mi fai schifo! Ti odio come non ho mai amato nessun altro in vita mia. Quando torniamo a Bologna chiamo i servizi sociali e chiedo che ti tolgano la possibilità di essere madre perché tu come madre fai schifo, spero che tu non possa esserlo più per nessuno perché non hai avuto il minimo rispetto per me, per i miei sentimenti e non mi hai mai voluto bene. Ti sono capitata a 19 anni, ma avresti dovuto abortire piuttosto che farmi passare una vita di merda così! Ti odio! Vattene via dalla mia vita!".

Mi vomita tutto in faccia, sopraffatta dal dolore, togliendomi il respiro con la sequela di insulti che penso comunque di meritare. Ho sbagliato, anzi, ho fallito. Vuole andarsene via da me e questo non so se riuscirò ad accettarlo. Istintivamente mi metto una mano sulla pancia e inizio a piangere anch'io.

- Vado a chiedere un'altra stanza. Noi due non abbiamo più nulla da dirci. 

Non faccio assolutamente nulla. Non provo neppure a spiegarmi. Vorrei abbracciarla, ma non lo faccio. Vorrei spiegarle le mie ragioni, ma non credo di averne di sufficienti. Me ne vado, perché sono vigliacca. Mi asciugo le lacrime in ascensore e chiedo a Germana di darmi un'altra camera.

- Le hai parlato di Emilia e non l'ha presa bene? - mi chiede.

- No, ci ha sentite parlare di Giuseppe e mi ha ripudiato come madre.

Scoppio in lacrime. Germana mi abbraccia e mi sussurra di lasciarle il tempo di elaborare la notizia.

Voi come avreste reagito al posto di Gabriella?