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Capitolo XV - Quella volta in cui... Sveva si è buttata

Al termine del racconto di Paolo, tutti gli occhi dei presenti saettarono dal giovane avvocato ad Alex.

La ragazza sentì gli sguardi delle sue amiche giudicarla e i loro giudizi non sembravano essere clementi. Sapeva benissimo di aver esagerato e che la sua reazione fosse stata del tutto fuori luogo, facendo passare un pomeriggio terribile a Paolo immotivatamente.

«Insomma, si direbbe che eri saltata alle conclusioni troppo in fretta, giudicando malissimo il povero Paolo» spezzò una lancia in favore del giovane avvocato Valentina.

Alex roteò gli occhi facendo una smorfia senza commentare ulteriormente, aveva colto il punto: doveva essere meno impulsiva.

«Comunque la cosa certa è che noi siamo amiche proprio perchè l'impulsivitá ci accumuna» osservò Alex inarcando un sopracciglio.

Fra i gatti quasi investiti, vasi rotti e risse scatenate in nome loro non si salvava nessuna in quel gruppo.

Ida scoppiò a ridere nascondendo il viso dietro i palmi delle mani mentre Flavia e Mia si guardarono attorno fingendo di non aver colto la frecciatina.

«Io sono la più normale...» buttò lì Sveva facendo spallucce.

Non fece in tempo di terminare quella frase che tutti i sopraccigli della sue amiche si inarcarono e i loro visi assunsero un'espressione che urlava "davvero?".

«Quando non sbrocchi durante uno shooting vorrai dire» specificò infatti Alex guardandola dritta negli occhi.

Sveva arrossì violentemente desiderando sprofondare lì davanti a loro; stavano per tirare fuori quella storia, nonostante fosse dal lieto fine, lei continuava ancora a vergognarsi terribilmente.

«In che senso? Che hai fatto?» si sorprese Paolo.

Da quando la aveva conosciuta, circa due ore fa, e sulla base dei racconti sentiti fino a quel momento, pensava che fosse l'unica dotata di pazienza e dall'indole calma, perciò si meravigliò nel sentire che lei, al pari delle sue amiche, agisse senza riflettere cedendo all'irrazionalità.

«Ha sbroccato a Oscar, il tipo con cui sta adesso» spiegò Alex velocemente.

«Non stiamo proprio insieme però» chiarì Sveva.

Nonostante avessero fatto passi da giganti, ancora non si poteva considerare in una vera relazione, per quanto tutti segnali facessero presagire che lo sarebbe diventata e di quelle lunghe ed estremamente impegnative. Prospettiva che non dispiaceva minimamente a Sveva.

«Ha fatto bene a dirgliene quattro, almeno si è svegliato!» osservò Ida, che ancora non provava una grande simpatia per il ragazzo.

Tuttavia, sembrava far felice la sua amica, quindi lo accettava con tutti i suoi pregi e difetti; più difetti che pregi, a suo "umile" parere.

«Vabbè, raccontate! Oscar è il tipo con cui praticamente flirtavi da una vita?» le domandò.

Ricordava che fosse stato menzionato in alcuni dei racconti nel corso della serata.

La ragazza annuì e diede un abbondante sorso alla sua birra avvertendo un'improvvisa sete, come accadeva sempre quando era nervosa, doveva in qualche modo allentare la tensione e l'alcool era la soluzione perfetta.

«Dai, racconta! Sono curioso adesso...» disse con tono alquanto serio.

Aveva iniziato ad ascoltare quei racconti fingendo interesse, ma la verità era che cominciava a trovarli alquanto appassionati, sorprendendosi persino.

«Beh, è successo quando eravamo partite per la Normandia...» cominciò Sveva mentre attorno a lei calò il silenzio.

~~~~~

«Che bello!» esclamò Sveva tutta contenta applaudendo al termine del lungo e dettagliato racconto di Alex e attirando alcuni degli sguardi dei passaggeri del volo London Heathrow-Paris Charles De Gaulle.

La ragazza le aveva appena finito di riferire per filo e per segno l'intera serata e parte del loro appuntamento, mostrandole la foto che il giovane le aveva scattato.

Aveva riportato ogni esatta parola del ragazzo quando le aveva confessato di non provare il desiderio di vedere nessun altro, ufficializzando così la loro relazione e descritto quel lunghissimo bacio che si erano scambiati senza tralasciare alcun particolare.

«La foto è meravigliosa» ammise Sveva. «Sono molto felice per te, te lo meriti» aggiunse abbracciando l'amica.

Era contenta che Alessia avesse trovato qualcuno che la apprezzasse per la persona bellissima, così la considerava lei, che era.

Alex sorrise teneramente e la strinse a sua volta; anche lei sperava che Oscar trovasse il coraggio una volta per tutte di ammettere che era pazzo per l'amica, ponendo fine a quel teatrino che si era protratto anche troppo a lungo. Era evidente a chiunque che provasse qualcosa nei confronti della ragazza dai capelli color grano.

«Sai, a volte bisogna anche buttarsi...» avanzò Alex riferendosi a Oscar. «So che non è facile, però non ha senso continuare così» s'affrettò ad aggiungere notando il terrore negli occhi dell'amica.

«Lo sai che anche tu che dovete affrontare il discorso. Deve riconoscere che si è innamorato di te, mollare quella piattola e fare il serio» concluse stringendo un pugno in aria appassionatamente.

Sveva rise roteando gli occhi; l'essere in una relazione aveva reso Alessia più dolce e soprattutto audace. Mai si sarebbe sognata di dare un simile consiglio qualche mese prima.

«Ale, non è così semplice e poi non penso proprio che sia innamorato di me...» ribadì.

Nel frattempo il comandante annunciò che erano in arrivo all'aeroporto di Parigi e di prepararsi all'atterraggio e le due ragazze si allacciarono le cinture di sicurezza.

Alex scosse la testa decisa, era più che certa che il ragazzo fosse, se non innamorato, sicuramente infatuato, non faceva che guardarla. Anche durante la durata di quel breve volo aveva lanciato spesso occhiate nella loro direzione e nessuno di quegli sguardi riuscì a tradire il suo interesse.

«Ti dico di sì. Devi solo creare l'occasione, ma ci siamo. È cotto a puntino» ripetè facendo l'occhiolino.

Sveva sorrise timidamente e guardò il ragazzo incrociando il suo sguardo; la stava guardando per l'ennesima volta.

I loro occhi s'incastrarono per qualche secondo e, come ogni volta in cui le iride castane di Oscar si riflettevano in quelle verdi di Sveva, il cuore di lei impazzì, rimbombando forte nel petto e la cute si costellò di piccoli rilievi. Le faceva venire persino la pelle d'oca.

«Vedi? Ti stava guardando! Diglielo, Svè! È arrivato il momento...» insistette Alex annuendo energeticamente per incoraggiarla.

Sveva rimase in silenzio senza aver più la forza di negare. Alex aveva ragione: doveva parlarci mettendo finalmente un punto alla situazione e sperava vivamente che andasse bene.

∞∞∞∞

Arrivati a Parigi, dovettero correre per recuperare l'automobile che il loro Account Director, Gabriel Fernandez, l'uomo che di spagnolo aveva solo il nome essendo completamente negato con la madrelingua dei suoi stessi genitori, aveva prenotato.

Al seguito dello spagnolo il resto della troupe: l'eccentrico Creative Director Jack Nelson, principale e unico motivo di quella produzione, essendo stato esplicitamente richiesto dal loro cliente; Oscar e Sveva, in qualità di assistenti della produzione e direzione creative; e infine, Alex, che nel ruolo di Account manager avrebbe dovuto tenere a bada il cliente con il supporto di Gabriel. Il loro cliente sarebbe, invece, arrivato separatamente e lo avrebbero infatti incontrato sul set il giorno seguente.

Giunti allo sportello Avis per la prenotazione dell'auto, Jack Nelson non perdette occasione di fare la diva e pretese un veicolo tutto per sè reputando scomodo viaggiare con più di una persona.

«I'll go solo» dichiarò alzando la mano come a rifiutare qualsiasi protesta da parte di Gabriel che considerava quella richiesta un inutile costo aggiuntivo senza, tuttavia, riuscire a fermare l'uomo che compilò il modulo, strisciò la carta aziendale per completare il pagamento e sparì a gran velocità, urlando che li avrebbe incontrati a La Ferrière-Harang quella sera.

Rimasti in quattro, si affrettarono a mettersi in marcia, incontrando una lunga coda di traffico al di fuori di Parigi che fece imbestialire Gabriel alla guida della vettura.

Oscar era seduto nel sedile anteriore mentre le due ragazze si erano accommodate felicemente nei sedili posteriori della comoda e pulita Mercedez Classe A presa a noleggio.

Non parlarono granchè durante il viaggio essendo tutti concentrati a guardare fuori dal finestrino per ammirare il paesaggio.

Solo Oscar toglieva lo sguardo dalla strada ogni tanto per guardare attraverso lo specchietto retrovisore Sveva, che persa completamente nella sua musica non si accorse nuovamente di nulla. Lo stesso non poteva dirsi di Alex che con la coda d'occhio osservava ogni movimento del ragazzo.

Ci vollero altre tre ore per giungere a destinazione e, una volta nella reception dell'hotel, si diedero da fare per impiegare il minor tempo possibile con il check-in e si recarono nelle rispettive camere per sistemarsi.

Sveva e Alex avrebbero diviso una doppia, preferendo di gran lunga stare insieme, mentre tutti gli altri avrebbero pernottato in una singola. Inutile dire che per Jack Nelson, di cui si erano perse momentaneamente le tracce, fu riservata la stanza migliore di tutto l'hotel.

L'albergo scelto era una struttura piuttosto semplice, ma elegante nel cuore di La Ferrière-Harang; non si poteva definire moderno, bensì classico e sicuramente in linea con il gusto francese.

Nessuno dei quattro poteva dirsi colpito, ma le camere erano abbastanza grandi e sufficientemente confortevoli e dopotutto erano lì per lavoro non in vacanza.

Una volta in camera le ragazze si divisero per rinfrescarsi, facendo entrambe la doccia prima di recarsi a cena, impiegando meno di mezz'ora. Stavano morendo di fame e non vedevano l'ora di mettere del buon cibo sotto i denti. Alex aveva individuate un ristorantino nei pressi, che secondo TripAdvisor era uno dei migliori della zona, e si stava già pregustando la sua cena a base di crèpes.

«Invitiamo anche Oscar?» suggerì Sveva facendo la finta tonta mentre passavano davanti alla camera del ragazzo.

Alex ridacchiò.

«Certo, non vogliamo mica farlo mangiare da solo...» disse divertita dandole una spinta.

Bussarono alla porta di Oscar e sentirono il ragazzo urlare un «arrivo» comparendo poco dopo con il cellulare in mano e lo sguardo leggermente sconvolto. Stava litigando per l'ennesima volta con la sua fidanzata.

«Hey, stiamo andando a cena se vuoi unirti...» lo invitò un po' titubante Sveva parlandogli in spagnolo.

Notando la fronte corrugata e i pugni stretti si pentì di averlo disturbato; non era di sicuro un buon momento.

«Mandami l'indirizzo e vi raggiungo» rispose con un mezzo sorriso mollando un attimo il telefono.

Sveva annuì mandandogli immediatamente l'indirizzo sulla chat di Whatsapp e le due ragazze si avviarono dopo averlo salutato.

«Mi sa che proprio che saremo solo io e te a cena...» osservò Alex quando la porta della camera di Oscar si richiuse.

Sveva fece spallucce fingendo indifferenza; non aveva altra scelta che lasciar correre. Nonostante le parole di incoraggiamento di Alex di poco prima e sebbene anche lei fosse convinta che la relazione di Oscar avesse i giorni contati, lei non riusciva a passare sopra il fatto che fosse fidanzato e far finta di nulla, rimanendoci male ogni volta che qualcosa glielo ricordava.

Come intuito, Oscar non le raggiunse per cena; mandò a Sveva un messaggio di scuse dicendole che non aveva molto appetito e facendo andare di traverso la cena alla povera ragazza.

«Lo prenderei a pugni...» provò a tirarle su il morale Alex notando la delusione di Sveva.

«Fa niente...» le rispose abbozzando un sorriso.

Alessia sorrise a sua volta e tamburellò le dita sul tavolo, come faceva ogni volta che stava pensando, andando alla ricerca di qualche attività per far distrarre l'amica.

«Compriamo schifezze e vediamo un film?» le propose infatti.

«No, non ti preoccupare. Preferirei farmi una passeggiata da sola...» rispose l'altra.

Sentiva il bisogno di starsene un po' per conto proprio.

«Posso venire con te!» si offrì Alex.

«Vai pure tranquilla così parli con Paolo in santa pace» fece l'occhiolino e infine si separarono andando in direzioni opposte.

∞∞∞∞

Sveva era sulla via del ritorno, completamente immersa nei suoi pensieri, ruotanti tutti attorno allo stesso soggetto, ovvero Oscar, quando una mano si posò sulla sua spalla facendola sussultare.

«Scusami, non volevo spaventarti» si scusò Oscar abbozzando un sorriso.

Alla vista del ragazzo Sveva avvertì il solito nodo allo stomaco e le mani presero a sudare; le era impossibile trattenersi o non provare alcuna emozione quando era vicino a Oscar.

Quel ragazzo era capace di mandarla in completo subbuglio; era come un blackout: il suo raziocinio andava in tilt e il corpo impazziva.

«Non fa niente, figurati» si affrettò a rispondere distogliendo lo sguardo per tentare di calmarsi.

«Mi dispiace anche per aver saltato la cena...» aggiunse abbassando gli occhi a sua volta.

«Dov'è Alex?» le domandò notando l'assenza della ragazza.

«È tornata in hotel, io volevo farmi una passeggiata...» rispose prontamente.

«Posso unirmi a te?» chiese ancora e Sveva annuì sorridendogli.

Come avrebbe potuto rinunciare a stare in sua compagnia?

Non le ci volle molta fatica per accorgersi che l'umore del ragazzo era sotto i piedi: le spalle ricurve e lo sguardo fisso sulle sue Nike suggerirono a Sveva che vi fosse qualcosa in più del semplice dispiacere per aver saltato la cena.

«Todo bien?» gli domandò posando una mano sulla scapola per farlo voltare.

Oscar si girò nella sua direzione e boccheggiò, non sapeva da dove cominciare. Sentiva, però, che parlarne con Sveva lo avrebbe aiutato ad alleggerire la tensione liberandosi dell'amaro in bocca lasciatogli dall'ultima conversazione con la sua fidanzata, se così poteva ancora definirsi.

Cominciava ad avvertire sempre più lontananza con lei e si domandava cosa stesse facendo; doveva lasciarla, non ne poteva più. Era diventata un'inutile costrizione che stava ormai minando ai suoi nervi.

«La mia fidanzata...» si sfogò raccontandole della lunga telefonata e del loro litigio insensato.

Tutto dava fastidio alla sua fidanzata Alejandra, Oscar non si sentiva più libero nemmeno di respirare. Doveva chiederle permesso oppure farsi spiegare come farlo. Lei conosceva il modo migliore per tutto, non accettava che qualcuno potesse fare diversamente da lei.

Non era stata sempre così, all'inizio erano stati davvero bene. Probabilmente la lontananza aveva influito rovinando il loro rapporto al punto che nemmeno quando erano insieme riuscivano più ad andare d'accordo. Nonostante ciò non riusciva a lasciarla: si sentiva legato a lei, alla sua famiglia, ai bei ricordi.

Vi era un solo momento in cui il desiderio di andare avanti si faceva strada prepotentemente dentro di lui ed era quando trascorreva del tempo con Sveva.

Non riusciva a fare pace con se stesso e a capire cosa provasse nei suoi confronti. Era consapevole che i suoi sentimenti nei confronti della ragazza fossero cambiati, che si fossero rafforzati e che il benessere di Sveva gli stesse a cuore, fin troppo.

A chiunque sarebbe stato più che evidente che quell'interesse cominciava a sapere di sincero affetto, forse persino di amore.

Anche lui sentiva che la ragazza smuoveva qualcosa in lui, nonostante non riuscisse a manifestarlo, tuttavia la presenza di lei lo rendeva così insicuro e al tempo stesso desideroso di impressionarla.

«Mi dispiace...» commentò Sveva al termine del racconto.

Era davvero dispiaciuta di sentirlo così giù e d'istinto afferrò la sua mano nella sua per incoraggiarlo. Voleva che capisse che poteva contare su di lei, che gli era vicina e che soprattutto che per lei era più che un amico.

Oscar alzò lo sguardo incrociando gli occhi di Sveva che esprimevano una dolcezza tale che per la prima volta lo fecero deglutire.

I muscoli fremevano per afferrarla, si sentiva come un corridore sulla linea di partenza pronto a lanciarsi. Non riuscì a trattenersi e accorciò le distanze causando un profondo stupore in Sveva, le cui pupile verdi si allargarono.

Un silenzio religioso piombò attorno a loro e il mondo esterno sembrò annullarsi.

Sveva non era quasi più in grado di parlare, era completamente paralizzata dall'emozione e n'era quasi terrorizzata. Si rendeva conto che quel bacio, così agognato, sperato, stava per succedere e non riusciva a crederci.

La testa di Oscar si piegò di lato e le sue mani si mossero furtive verso il viso di Sveva infilandosi fra i suoi lunghi capelli e le labbra di Sveva si schiusero preparandosi a ricevere il suo bacio, finalmente.

Mancano davvero pochissimi millimetri quando una voce a loro familiare li interruppe.

«Guys! What are you doing? We're shooting tomorrow...» ricordò la voce infilandosi fra di loro.

Era Jack Nelson, piuttosto alticcio e con una mini bottiglia di champagne fra le dita della mano sinistra. Con l'altra reggeva un sigaro a cui dava una boccata ogni cinque secondi.

I due ragazzi avvamparono e si scusarono in tremendo imbarazzo, quasi fossero due collegiali in gita scolastica e rendendosi conto subito dopo che non vi era alcun motivo per giustificarsi con il loro capo delle loro azioni al di fuori dell'orario lavorativo e per giunta di domenica sera.

L'atmosfera era, però, ormai irremediabilmente rovinata e Sveva non potè che maledirlo con tutta se stessa quando vide Oscar seguirlo a ruota a passo svelto, quasi stesse scappando. Tuttavia, non era finita lì.

Quel gesto aveva delle conseguenze e la ragazza non avrebbe permesso a Oscar di tirarsi indietro ancora.

∞∞∞∞

Lo sguardo di Sveva era fisso su Oscar e il suo cuore prese a martellare forte nel petto, a un ritmo così inferocito che ebbe persino timore di essere vittima di un attacco di cuore.

La sua ansia non faceva che incrementare a ogni gesto del ragazzo, a ogni suo sorriso o parola; Oscar stava rivedendo alcune delle scene girate quella mattina insieme al loro capo nella screen room e parlava animatamente mettendo in pausa il girato ogni cinque secondi per spiegare cosa aveva attirato la sua attenzione e lo faceva con una passione e un trasporto tali da mettere in subbuglio il povero cuore di Sveva, già provato dalla sera prima, da quel silenzio strano che si era creato fra di loro, installandosi in mezzo come un ospite indesiderato, sconvolgendo le sue certezze.

Mai come prima di quel momento Sveva aveva avuto la sicurezza che Oscar nutrisse dei sentimenti più profondi della sola amicizia per lei.

Gli occhi di lui scintillanti per l'emozione, avevano parlato in sua vece, sentenziato un interesse sincero che quelli di Sveva, carichi di speranza, avevano accolto con decisione e altrettanta passione. Eppure nulla era successo.

L'atmosfera magica che aveva per qualche breve frangente caricato di significato quel mutismo illogico, aveva finito per sfumarsi in un soffio di rammarico, che in quel momento seppe anche di rimpianto.

Ancora una volta non erano riusciti a confessare i loro veri sentimenti, rivelando il proprio attaccamento all'altro e ponendo fine a quella lontananza fisica, poichè emotiva non lo era mai stata, che stava diventando ormai ridicola.

Non poteva sopportarlo, era diventato più forte di lei; incapace di gestire le sue stesse emozioni, di domare la sua voglia di porre fine a quella tortura, marciò a passo spedito verso il giovane.
Doveva chiudere quel ciclo, fare chiarezza una volta per tutte e andare avanti con o senza di lui.

Non poteva permettergli di minare ancora alle sue certezze e vedere se stessa accumulare altre occasioni perse.

Sapeva che non ci sarebbe stato un ritorno, una volta pronunciate quelle parole, non avrebbe potuto disfare tutto e tirarsi indietro. Era quella consapevolezza a renderla nervosa, ad agitarle l'animo.

Respirò profondamente e mosse i piedi trascinandosi il peso di tutto il corpo e faticando a muoversi. Contò fino a tre, qualche passo in avanti, bloccandosi di nuovo.

Era ancora in tempo per fare dietrofront, perpetrare quel comodo limbo e non ambire a nulla di più. Poteva ancora sperare, crogiolarsi nella speranza che lui volesse altro, che ci fosse ancora un "noi" nel loro futuro.

Le parole di Alessia, però, le tornarono in mente nuovamente, quelle stesse parole che la avevano condotta a prendere quella decisione.

Doveva buttarsi, perciò giro la maniglia della screen room ed entrò attirando su di sé gli sguardi dei due uomini.

L'imbarazzo la fece deglutire e si pentì di aver preso quella decisione, ma ormai non poteva tirarsi, perciò fece un respiro profondo e chiese a Oscar se potesse scambiare qualche parola con lui.

Il ragazzo convinto che si trattasse di qualcosa legato al lavoro, chiese permesso a Jack che annuì lasciandolo andare.

«Que pasa?» domandò alla ragazza quando furono fuori dalla stanza.

Gli bastò una sola occhiata per capire che le fosse successo qualcosa, era bianca come un cencio, e si preoccupò.

«Scusami, io avevo davvero bisogno di parlare. Non riesco a fare a meno di pensarci...» buttò fuori trovando improvvisamente il pavimento dello studio estremamente interessante.

La sua ansia saliva sempre di più, sentiva il cuore rimbombarla dappertutto, in ogni angolo del suo corpo e temette di svenire.

«Cosa?» chiese Oscar aggrottando la fronte in preda alla confusione.

«Ieri sera... tu... io ho pensato che tu...»

Il modo esitante con cui Sveva tirava fuori quelle parole finì per creare ancora più sconcerto in Oscar che alzò le mani chiedendo spiegazioni.

«Io ho pensato che tu mi stessi per baciare» spuntò fuori quella frase mandando giù un grosso grappolo di saliva.

Oscar sgranò gli occhi diventando paonazzo in viso. Non se lo aspettava, non era pronto per affrontare quella conversazione e andò nel panico.

«Sveva, io... io credo che tu capisca che... cioè sì, forse stavo per...» anche lui non riusciva a completare nessuna frase e il suo battito cardiaco accelerò all'impazzata.

Nel frattempo Alessia si era fermata a pochi passi da loro percependo immeditatamente che vi fosse qualcosa di strano nei loro sguardi ed ebbe un bruttissimo presentimento.

«Sono fidanzato, Sveva. Quello è stato solo un errore, ero in preda al nervosismo...» concluse incrociando le braccia e tentando di ricomporsi.

Lo stesso non poteva dirsi per Sveva, il cui cuore scoppiò in un silenzioso boato mentre le gambe divennero molli. Si sentì improvvisamente una stupida per aver pensato che Oscar avrebbe lasciato la sua fidanzata per lei. Chi era lei dopotutto?

«Ho esagerato ieri, io non provo lo stesso...» aggiunse pensando che quelle parole avrebbero scoraggiato la ragazza, ma ottenendo l'effetto contrario.

«Tu non provi lo stesso? Perchè esattamente cosa proverei io?» rispose per le rime alzando leggermente la voce.

Non riuscì a trattenersi, la delusione si stava trasformando in rabbia e dovette reagire.

«Beh, avrei dovuto immaginare che avresti potuto illuderti che...» tentò di tenere un tono calmo, ma venne subito interrotto da Sveva.

«Io mi sarei illusa, eh?» fece eco la ragazza serrando forte le labbra in una smorfia di delusione.

«Tu invece? Tu che continui a piangerti addosso per la tua ragazza, per il vostro rapporto di merda e poi viene da me a lamentarti cercando conforto, invece non ti illudi quando dici di essere fidanzato?» si sfogò tirando fuori tutta la sua frustrazione.

Stava urlando, ma non se ne importò. Era troppo concentrata a dare addosso a Oscar per curarsi del parere altrui.

«Che dici? Io...» provò a contraddirla, a dirle che si sbagliava, ma era una bugia.

Vederla arrabbiarsi, avvertire la punta di amarezza nella sua voce gli rese evidente che provava qualcosa per lei e che non fosse amicizia.

Eppure non disse nulla, si limitò semplicemente ad abbassare lo sguardo rimanendo in silenzio e mandando a rotoli il loro rapporto.

«Sei solo un codardo» sentenziò Sveva girando sui tacchi per scappare.

Non riusciva più a soffrire la presenza di Oscar, la sua testa girava e le lacrime ormai pungevano i suoi occhi.

Il ragazzo la richiamò chiedendole scusa e provò a seguirla venendo subito fermato da Alessia.

«Hai fatto già abbastanza» dichiarò secca e il ragazzo incassò il colpo senza replicare.

Notando la figura di Sveva correre lontano da lui si sentì morire. Aveva sbagliato, commesso un gigantesco errore. A lui piaceva, ci teneva davvero e se l'era fatta scappare come un idiota.

A fargli toccare il fondo, però, fu lo sguardo perplesso del suo capo, affacciatosi fuori dalla screen room dopo aver sentito le loro urla.

«You know this is bullshit, right?» chiese diretto avendo colto grande parte della conversazione, sebbene si fosse svolta in spagnolo.

Non poteva dire di conoscere la lingua spagnola fluentemente, ma la masticava abbastanza bene da consentirgli di capire cosa fosse successo fra i due membri del suo team.

Oscar boccheggiò senza riuscire a controbattere in nessun modo e sentì anche lui un'impellente voglia di uscire da quello studio.

Non riusciva più a starsene lì in piedi senza prendere nessuna iniziativa, rimanendo inerme di fronte alla verità che avesse lasciato andare Sveva per semplice codardia. Doveva fare qualcosa e doveva farla in fretta.

Si scusò con il suo capo e partì di corsa. Doveva rimediare a ogni costo.

∞∞∞∞

«Vabbè, se l'è fatta addosso praticamente» commentò Paolo interrompendo il racconto.

Sveva accennò un sorriso passandosi una mano sulla nuca; vi era poco da negare, Oscar si era davvero comportato da vigliacco.

«Posso dire che trovo tutto questo sbagliato?» intervenne Valentina incrociando le braccia per mettere in evidenza il suo disappunto.

La fronte di Sveva si deformò in mille rughe, in che senso "sbagliato"?

«Sbagliato?» chiese difatti non capendo il punto dell'amica.

«Beh, sì! Praticamente vengo sapere di tutto 'sto casino per la prima volta solo perchè lo raccontiamo a Paolo...» si sfogò gesticolando teatralmente. «Senza offesa, eh!» aggiunse rivolgendosi al giovane avvocato che fece spallucce.

Valentina era rimasta un po' indietro con i recenti avvenimenti della vita dell'amica e aveva sperato che quella serata l'avrebbe aiutata a recuperare, ma aveva finito per perdersi nei mille racconti di Alex e Paolo e la storia di Oscar era passata in secondo piano. Tuttavia, era una molto permalosa e si offese anche un po' nello scoprire fatti così importanti in quel modo.

«Vale, scusa, non ci siamo viste e poi tu sei stata male...» provò a giustificarsi Sveva sentendosi davvero in colpa.

«Ah giusto! Tu sei quella che ha avuto la reazione allergica!» osservò Paolo ridacchiandosi, anche se nemmeno troppo.

Quella reazione allergica aveva rovinato il loro sesto appuntamento.

Valentina assottigliò gli occhi e fece la linguaccia a entrambi. Non si era divertita nemmeno a finire in ospedale per via di una reazione allergica d'altronde.

«Possiamo tornare a Oscar?» interruppe il siparietto Mia guardando in modo intimidatorio sia Valentina che Paolo perchè stessero zitti.

Aveva sentito quella storia già mille volte probabilmente, ma era così dolce e romantica che non si stancava mai di risentirla.

Sveva annuì tutta contenta e riprese con la storia. Anche lei, dopotutto, non si stancava mai di raccontarla.

∞∞∞∞

Oscar aprì la porta esterna dello studio in un unico colpo e per poco non la fece schiantare contro il muro dalla forza applicata.

Mosse rapidamente il capo alla ricerca di Sveva sperando che non fosse andata troppo lontano; doveva parlarle, non poteva lasciare andare le cose così. Era un coglione, in quel momento lo capì in modo forte e chiaro.

Stava correndo il rischio di perdere qualcuno di valido, di vero, per rimanere aggrappato a una relazione ormai morta per paura di buttarsi nel nulla. Tuttavia, non era così: Sveva non era il nulla e doveva dirglielo.

Il suo stomaco si contorse ancora di più e la sua gola si chiuse in una morsa dolorosa quando vide il volto rigato da mille lacrime della bionda, abbracciata ad Alex che provava a consolarla.

Come aveva potuto essere così idiota? Si sarebbe volentieri preso a cazzotti da solo se soltanto avesse potuto. Si avvicinò alle due ragazze e si schiarì la gola per attirare la loro attenzione.

Lo sguardo di odio di Alex lo squadrò dalla testa ai piedi; aveva un bel coraggio per presentarsi lì.

«Cosa vuoi?» lo incalzò acida Alex.

«Io... io vorrei parlare con Sveva...» rispose insicuro Oscar, non sapeva bene cosa dire.

Improvvisamente la stessa sicurezza che lo aveva portato a trascinarsi fino a lì crollò, ma non sopportava l'idea di farla stare male e si costrinse a rimanere. Glielo doveva.

Sveva provò a ricomporsi asciugando le lacrime agli angoli degli occhi e posò una mano sul braccio di Alex sussurrando che era d'accordo. Anche lei desiderava parlare con lui.

Alex serrò forte le labbra e sospirò come a rimarcare il suo disaccordo lasciandoli comunque da soli.

Il silenzio calò di nuovo fra di loro, si fissavano immobili, scrutando l'altro tentando di decifrarne i sentimenti.

Sembrava che nessuno dei due fosse davvero intenzionato a parlare finchè Oscar finalmente trovò il coraggio di buttarsi.

«Scusami, ho mentito. Non è vero che io non provo lo stesso» confessò d'un fiato inciampando sulle sue stesse parole.

Sveva sgranò gli occhi, che scintillarono per qualche secondo per la sorpresa, non si aspettava una confessione così repentina e rimase senza parole.

«Sveva, a me piaci e anche tanto. Con Alejandra è finita da tempo, probabilmente da quando noi due abbiamo cominciato a parlare sempre di più e ho scoperto...» s'interruppe come se fosse alla ricerca delle parole giuste per descriverla. «Da quando ho scoperto la persona meravigliosa che sei».

Il cuore di Sveva saltò cento, mille battiti e l'emozione prese completamente il sopravvento. Era incapace di reagire, di dire la benchè minima parola; si sentiva semplicemente stravolta.

«Non so... non so cosa dire» sussurrò la ragazza guardando le sue scarpe e sentì la mano di Oscar posarsi sotto il suo mento per sollevarlo verso di sè.

I loro occhi s'incastrarono nuovamente e fu come un incontro di speranza e desiderio al tempo stesso.

«Non devi dire nulla...» rispose avvicinandosi sempre di più. «Non devi dire assolutamente nulla» ribadì rivolgendole un caldo sorriso.

I loro nasi si toccarono efinalmente successe: Oscar le restituì quel bacio che le aveva negato ripagandofino all'ultimo secondo quella lunga attesa.

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Angolo dell'autrice

Cucú! Come vi sentite dopo questo capitolo?

Se devo esservi sincera, per me questo é il miglior capitolo di questo libro :)

La dolcezza, vero? Ci sono moltissimo affezionata <3

Lo so che non abbiamo esplorato di piú su Alex e Paolo, questo capitolo era interamente dedicato a Sveva e Oscar! Ce l'hanno fatta, almeno loro! hahaha

Ci vediamo alla prossima <3

- 2 all'epilogo!

Ancora una volta, grazie per aver letto questo mio delirio!

Anto

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