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Capitolo XIV - Quella volta in cui... abbiamo litigato

Alex era appoggiata di spalle al rinomato Alexandra's Gate su Kensington Road, uno dei tanti cancelli in ferro dalle punte con i ghirigori, in perfetto stile Vittoriano, segnanti l'ingresso al parco di Hyde Park.

Con Paolo si erano dati appuntamento lì per recuperare il mancato giro in bicicletta a causa del maltempo.

Purtroppo, ancora una volta, gli impegni non erano stati dalla loro e quello sarebbe stato l'unico giorno in cui si sarebbero potuti vedere, poichè Alex sarebbe dovuta partire per lavoro il giorno successivo.

Sarebbe andata in Normandia per qualche giorno insieme ad altri suoi colleghi, fra cui la stessa Sveva, per girare uno spot televisivo. Non era la prima volta che le capitava di uscire dal Regno Unito per partecipare a qualche produzione creativa, essendo la sua agenzia sempre alla ricerca di luoghi economici per i propri progetti e raramente questi erano trovabili all'interno del territorio britannico. Solitamente accoglieva la notizia con gaudio, tuttavia quella volta un po' le dispiacque, avrebbe preferito passare l'intero weekend con Paolo con cui non si era vista per quasi un mese.

Aspettava con ansia l'arrivo del ragazzo, le aveva appena scritto informandola che sarebbe giunto a momenti; alla lettura del messaggio, avvertì una strana sensazione allo stomaco e gli angoli della bocca s'incurvarono involontariamente verso l'insù.

Era emozionata e anche lievemente nervosa all'idea di rivederlo; sebbene non si frequentassero da tanto, non avrebbe potuto negare che Paolo le fosse mancato. Si era creato già sufficientemente coinvolgimento in lei da sentire che fosse qualcosa di più di una semplice frequentazione.

Non era ancora innamorata nemmeno, per essere completamente sinceri; era ancora ben lontana dal rivolgergli pensieri di natura romantica, tuttavia si sentiva legata a lui e non provava alcun interesse a conoscere nuove persone.

Si domandava se per il ragazzo fosse lo stesso, se fosse coinvolto quanto lei, ma non aveva il coraggio di chiederlo. Temeva in una risposta ambigua o, peggio, negativa che smontasse le sue certezze, perciò preferiva non intraprendere il discorso e aspettare decidendo di godersi il momento senza provare a controllare tutto.

Era talmente persa nei suoi pensieri da non accorgersi che Paolo era arrivato e che la stava fissando con un sorriso intenerito.

«Ragazza» ne richiamò l'attenzione attirando su di sé gli occhioni di Alex, le cui pupille si allargarono alla vista di Paolo.

Sentì il solito sfarfallio prendere vita nel suo stomaco e il sangue affluire alle guance, trovandosi a ringraziare tutti i santi per la sua abbronzatura che ne celava il rossore.

«Hey» lo salutò un po' timida rimanendo ferma sul posto, si sentiva come paralizzata.

Con quel cenno di abbronzatura lo trovava ancora più bello.

«Che fai, non mi saluti?» allargò le braccia per incoraggiarla a tuffarsi e le gambe di Alex si misero in moto.

In meno di un secondo si trovò avvinghiata a Paolo che le scoccò un bacio a fior di labbra.

«Ti trovo benissimo» le disse staccandosi un attimo da lei per osservarla meglio.

I suoi capelli si erano schiariti al sole, diventando ancora più biondi, quasi dorati e sul viso le erano spuntate alcune lentiggini, che Paolo trovò carinissime.

«Anche tu» si complimentò a sua volta sorridendo.

«Dai, andiamo a prendere le bici» le offrì il braccio destro perchè si appoggiasse ed entrarono dentro Hyde Park alla ricerca della postazione delle Santander, le bici del servizio di bike sharing di Londra.

Fu solo allora che Alex notò lo zaino del giovane avvocato e se ne incuriosì.

«Che hai lì?»

«Ho portato una sorpresa, poi vedi» mantenne un alone di mistero e le fece l'occhiolino.

«Eccole» esclamò Paolo subito dopo indicando le bici rosse e grigie a qualche passo di distanza.

La ciclostazione aveva a disposizione ancora delle bici e si affrettarono per procurarsene due, bisticciando leggermente al terminale per chi avrebbe pagato il giro; inutile dire che la spuntò Paolo. Da bravo "maschio italiano" non avrebbe mai permesso ad Alex di pagare, soprattutto se si trattava di una cifra irrisoria come quattro pound.

Montarono sulle bici e s'inoltrarono nel parco facendo a gara a chi andava più veloce e guadagnandosi qualche sguardo di disappunto da parte dei passanti, principalmente quando uscivano dal percorso ciclabile per guadagnare terreno sull'altro.

Scoprirono in fretta che erano entrambi dei veri appassionati del mezzo a due ruote; percorsero, infatti, in lungo e in largo Hyde Park, pedalando per circa due ore e mezza senza sosta e finendo nei pressi dei Giardini Italiani, dove posarono le biciclette nella ciclostazione più vicina, decidendo di sdraiarsi nel verde per rilassare le gambe prima di riprendere la loro passeggiata verso Notting Hill, dove si sarebbero recati per cena.

Fu allora che Paolo decise di tirare fuori la sua sorpresa; si trattava della sua Reflex.

Aveva deciso di accontentare la primissima richiesta che Alessia gli avesse mai rivolto durante quel primo appuntamento finito non benissimo, offrendole la possibilità di essere la protagonista assoluta di qualche suo scatto.

«Voilá!» esclamò tutto eccitato mostrando la sua macchina fotografica ad Alex.

La ragazza inclinò leggermente la testa verso la destra, aggrottando le sopracciglia, non essendo certa cosa volesse fare il ragazzo.

«Cioè? Che vuoi fare?» chiese infatti un po' perplessa.

«Ti scatterò delle foto, cos'altro potrei fare?» rispose sbattendo due dita delicamente sulla sua fronte in modo bonario.

«Oh!»

Alex abbozzò un sorriso leggermente imbarazzato.

Nessuna l'aveva mai fotografata prima, o per meglio dire, non un professionista. Sebbene Paolo facesse tutt'altro nella vita, Alessia lo reputava bravissimo con la macchina fotografica e si sentì quasi onorata all'idea che avesse deciso di scattare, oltre che lusingata.

Nella sua testa non potè che gioirne, essendo anche una dimostrazione che anche lei stava facendo breccia nel cuore di Paolo.

«Allora? Ti va di essere fotografata?» le chiese mentre preparava la sua Reflex, cambiando diversi obiettivi per individuare inquadratura e angolazione giuste.

Alex annuì energeticamente e i muscoli delle guance si mossero involontariamente, mostrando un sincero sorriso a Paolo e mettendo in evidenza i suoi zigomi.

Paolo non perse occasione e scattò le prime fotografie, alzandosi in piedi per ampliare il campo visivo e muovendo velocemente le mani attorno all'obiettivo fotografico per creare prospettive diverse e regolare la profondità dello scatto.

Ad Alex sembrò quasi che danzasse e ne rimase quasi ipnotizzata, era affascinata dalla delicatezza e velocità dei movimenti del ragazzo, provando un'immediata curiosità di vedere gli scatti fatti fino a quel momento.

«Dimmi come devo posare però!» ritornò alla realtà lamentandosi con il suo fotografo che non le stava dando nessuna indicazione.

«Oh, non so. Sii naturale» rispose alzando la testa dall'obiettivo per guardarla in viso.

«Tutto qui?» domandò facendo una smorfia. «Scatti fotografie bellissime da anni e tutto ciò che sai raccomandarmi è di essere naturale?» aggiunse alzando le mani in aria.

Nessuno dei gesti di Alessia sfuggì alla reflex di Paolo, che ne colse ogni piccola sfumatura, inclusa la camminata della ragazza, quando alzatasi in piedi, si diresse verso di lui con una strana luce negli occhi.

«Che intenzioni hai?» domandò Paolo quando fu di fronte a lui.

«Beh, siccome non dai indicazioni, ho deciso di fare da sola. Movimentiamo queste foto» rispose decisa invitandolo a mettere l'autoscatto.

«Aspetta, un attimo» accettò la sfida e ritornò al suo zaino tirando fuori un cavalletto.

Studiò per buoni cinque minuti l'altezza e l'angolazione perfette ancora una volta e raggiunse Alex dopo aver impostato una serie di autoscatti e il timer a dieci secondi.

«Abbiamo dieci secondi, ragazza. Che vuoi fare?» la afferrò per le mani tirandola verso di sé.

Non ci fu bisogno di molte parole; Alex baciò il suo fotografo con il rumore degli scatti a scandirne la durata e i movimenti.

L'ultimo scatto li raffigurava l'uno di fronte all'altra a pochi centimetri con gli angoli della bocca ricurvi verso l'insú e le palpebre ancora socchiuse.

Paolo riaprì gli occhi ed ebbe come una rivelazione: quella era l'angolazione che stava tanto cercando; la luce colpiva il viso di Alessia creando delle ombre che ne risaltavano i lineamenti e l'incarnato, rendendo le sue labbra, su cui la ragazza non aveva applicato alcun rossetto, di un rosa così perfetto da sembrare innaturale. Raramente aveva visto una combinazione di colori simile senza alcuna manipolazione delle curve di colore e non poteva lasciarsela sfuggire.

«Resta qui, non ti muovere» sussurrò correndo a recuperare la macchina fotografica.

Alex riaprì gli occhi guardandolo un po' perplessa, ma rimanendo ferma sul posto, esattamente come da istruzioni.

«Che sta succedendo?» gli domandò quando fu di nuovo di fronte a lei.

Paolo riprese a destreggiarsi con le diverse lunghezze dell'obiettivo, esultando internamente quando ricreò la medesima inquadratura.

«Guardami...» le ordinò ancora una volta fremendo all'idea di scattare quella fotografia.

Provava la stessa sensazione di frenesia tutte le volte che stava per immortalare quello che reputava il momento perfetto.

«Come?»

«Come se ti stessi per baciare» rispose e premette il pulsante catturando il sorriso spontaneo di Alex a quelle parole e rendendo quello scatto ancora più unico, come avrebbe pensato il ragazzo quando lo riguardò al computer, decidendo di non aver bisogno di alcuna alterazione in post-produzione.

«Adesso mi baci davvero?» chiese Alex umettandosi le labbra e accorciò le distanze buttandogli le braccia attorno al collo.

Paolo sorrise ed eseguì l'ordine, non avrebbe saputo rifiutarsi; si lasciò baciare da Alex rilassando la propria muscolatura al punto che la Reflex quasi scivolò dalle sue dita.

Per non rischiare di provocare dei danni irreparabili, afferrò Alex in braccio posandola per terra e allungò la mano per posare la camera fotografica al sicuro nel suo zaino. Riprese a baciarla perdendosi completamente fra le labbra di Alex e la sua mente cominciò a vagare immaginandosi a scoprire angoli nascosti del corpo della ragazza, quando il suono delle notifiche di Messenger prese a disturbarli, facendo staccare Alessia.

«Ma chi è?» domandò all'ennesima notifica, il cui suono stava diventando infinitamente fastidioso.

Paolo scrollò le spalle e prese il suo iPhone sbloccandolo lo schermo davanti a lei e pentendosene all'istante quando nel pallino, segnalante l'arrivo di un nuovo messaggio su Messenger, vide la faccia in miniatura di Claudia Forti.

Anche gli occhi di Alex saettarono verso lo schermo di Paolo mettendo a fuoco il pallino e capendo subito che si trattava di una ragazza.

«Chi è?» ripetè la domanda assumendo un tono inevitabilmente acido.

«Nessuno, è una che faceva la scuola con me» provò a minimizzare Paolo sperando che Alessia non fosse ad approfondire troppo la questione.

«Beh, ha parecchia urgenza di parlarti, io proverei a capire cosa vuole» rispose facendo un finto sorriso e incrociando le braccia al petto.

Paolo deglutì, non aveva alcuna voglia di aprire la chat di Messenger; Claudia non gli avrebbe potuto aver scritto nulla di piacevole, considerando la loro ultima conversazione, e presagiva che avrebbe portato soltanto guai.

«Ma no, sicuramente non è niente...» tentò di convincerla riponendo lo smartphone in tasca, ma Alex lo bloccò.

«Insisto, vediamo cosa dice».

Non aveva via di scampo, avrebbe dovuto leggere quei maledetti messaggi e sapeva che si sarebbe scatenato l'inferno. Si appellò a tutte le sue buone stelle perchè Claudia non avesse scritto nulla di troppo schietto o peggio sconsiderato e cliccò sul pallino.

"Allora?"

"Sei tornato a Londra?"

"Ho visto che i ragazzi sono usciti senza di te ieri".

"Erano di nuovo da Frank's".

Fin lì tutto bene e Paolo se ne rassenerò sperando che avesse avuto la decenza di non aggiungere altro, ma ovviamente si sbagliava.

"Allora? Perchè non rispondi?"

"Sei con la fidanzatina? Hai paura che scopra di me?"

Alla lettura di quell'ultima domanda, Paolo chiuse gli occhi mordicchiandosi l'interno delle guance per non urlare. Quella grandissima stronza!

La maledisse con tutto se stesso, incapace di capire perchè Claudia continuasse a insistere così tanto. Doveva averla presa come una sfida, non vi poteva essere altro motivo per quel continuo assillare, nonostante Paolo fosse stato chiaro nel trasmettere il suo completo disinteresse.

«Chi sarebbe questa?» si arrabbiò all'istante Alex prendendo le distanze dal ragazzo con uno scatto all'indietro.

«Ale, non è nessuno, te lo giuro. È una pazza convinta di essere una dea scesa in terra» provò a spiegare sperando che bastasse per farla calmare.

«Ah, sì? Ma guarda! Povero Paolo perseguitato da pazze ex campagne di liceo» urlò sarcastica alzandosi in piedi.

Sentiva la rabbia montare dentro di lei e serrò forte la mascella, provando a domare i suoi nervi.

«Alex, davvero, non è nessuno. È solo una deficiente con manie di protagonismo» continuò nell'intento di farla ragionare.

Non aveva fatto nulla, era davvero una vittima del gioco della ragazza e si sentiva come se stesse vivendo una cadid camera sulla propria pelle. Tutta quella sfiga non poteva che essere uno scherzo.

Il volto di Alessia si deformò in una smorfia disgustata, incredula. Davvero pensava che bastasse qualche frase di circostanza per convincerla?

Agguantò la borsa di malo modo, intenzionata ad allontanarsi dal ragazzo, che la guardò con occhi supplicanti, e girò sui tacchi dirigendosi a passo svelto verso l'uscita di Hyde Park.

Paolo provò a chiamarla a gran voce cercando di fermarla e si affrettò a seguirla, indossando lo zaino, senza nemmeno preoccuparsi di chiuderlo e dimenticandosi del cavalletto.

«Ale, per favore, permettimi di spiegare...» tentò di farsi ascolto e le afferrò per un braccio perché si voltasse, venendo strattatonato da Alessia.

«Non mi toccare!» s'infervorò ancora di più assottigliando gli occhi e sbuffò pesantemente, stava perdendo la pazienza.

Capendo che non sarebbe riuscito a farle cambiare idea in quel momento, Paolo sospirò decidendo di lasciarla andare.

«Sei uno stronzo» lo accusò immeritatamente prima di voltarsi nuovamente, lasciandolo impalato a contemplare il vuoto.

La vide percorrere ad ampie falconate l'ultimo tratto del parco, che separava i Giardini Italiani dall'ingresso dello stesso su Lancaster Gate Rd, senza riuscire a fare nulla per trattenerla finché non la perse di vista.

Rimasto da solo, riaprì la chat di Messenger e mandò un messaggio di odio all'ex compagna di liceo che bloccò subito dopo desiderando non sentirla mai più.

Provò a chiamare Alessia, scontrandosi più volte con la sua segreteria telefonica, finchè finì per arrendersi e si avviò verso casa sua continuando a imprecare contro quella maledetta stupida di Claudia Forte.

Arrivato a casa, buttò il suo zaino in un angolo, senza preoccuparsi della sua macchina fotografica, e riprese lo smartphone per telefonare nuovamente Alessia senza successo; il telefono continuava a squillare a vuoto finchè la comunicazione non s'interrompeva bruscamente.

Le mandò un messaggio chiedendole di chiarire e si sdraiò sul letto strofinandosi le mani sulle guance, incapace di capacitarsi della sua sfortuna, e pensando a possibili modi per farsi ascoltare da Alessia.

Lo avrebbe ascoltato, non vi erano dubbi, al costo di piazzarsi sotto casa sua finché gli avrebbe parlato e così fece.

∞∞∞∞

Alex aprì la porta del suo appartamento e camminò di tutta fretta verso la sua camera da letto, ignorando i suoi due coinquilini che stavano guardando un film in salotto e sbattè violentemente la porta della sua stanza, provocando un fracasso che fece sussultare i suoi coinquilini.

«What the fuck?» si meravigliò il suo coinquilino, Eddie, rivolgendosi all'altra coinquilina, Teresa, che aveva messo in pausa il film.

Entrambi si diressero verso la camera della ragazza e bussarono timidamente, decidendo di non abbassare la maniglia per entrarvi e aspettando un cenno dall'altro lato.

«I don't want to talk right now, guys» li avvertì Alex.

Non era dell'umore giusto per una chiacchiera fra coinquilini.

«What happened though?» domandò Teresa.

Voleva almeno sapere se stesse bene.

«Paolo is an asshole» urlò Alex sbattendo i piedi sul letto su cui si era appena sdraiata.

D'istinto afferrò un cuscino e lo scagliò contro il muro per sfogarsi.

«Okay, it's a boy talk. Leaving this to you» si tirò fuori Eddie decidendo di ritornare alla visione del film.

L'altra annuì confermando che ci avrebbe pensato lei ed entrò in camera di Alessia. Viveva con la ragazza da ormai due anni e si sentiva abbastanza in confidenza per non aspettare permessi.

Alessia e Teresa si erano conosciute nella prima settimana di soggiorno nella capitale inglese di Alex ed era stato "amore a prima vista".

Teresa, di madre italiana e padre inglese, stava cercando una quarta coinquilina per il suo precedente appartamento ed entrò subito in sintonia con Alessia quando quest'ultima bussò alla sua porta per visitare l'appartamento.

La ragazza le cadde a pennello, soddisfacendo infatti anche il suo desiderio di vivere con una ragazza madre lingua italiana per poter tenere vivo l'italiano, che sentiva di star perdendo da quando non viveva più con i suoi genitori.

Si trovarono talmente bene insieme che, quando dovettero lasciare l'appartamento, decisero di trovarne uno nuovo insieme e fu così che finirono a Clapham Junction a convivere con Eddie, proprietario dell'attuale abitazione.

«Posso?» chiese con quel suo marcato accento inglese che faceva sempre sorridere Alessia.

«Sei già dentro mi pare» rispose leggermente acida e Teresa la ignorò sedendosi sul letto.

«Allora? What happened?» chiese nuovamente.

Alessia si mise seduta abbracciando le ginocchia e sbuffò.

«Sembra che durante queste vacanze non abbia fatto "il bravo"...» raccontò con un'espressione talmente triste che fece intenerire la sua coinquilina.

«Perchè? Cos'è successo?»

La ragazza stava per partire con il racconto quando il suo telefono squillò, impulsivamente insultò Paolo, pensando che fosse nuovamente lui, rendendosi conto però all'afferrare il dispositivo che si trattava di una chiamata entrante di Ida.

«Oh, ma si può sapere che è successo?» domandò la ragazza, non appena Alex rispose, essendo accorsa dopo aver sentito le note vocali di odio verso Paolo dell'amica.

Alessia la mise in vivavoce per consentire così anche a Teresa di partecipare alla conversazione.

«Stavo raccontando a Tere...» esordì venendo subito interrotta.

«Aspetta che aggiungo Sveva» la informò Ida e sentirono la voce della bionda salutarle.

«Vai, dici tutto. Che ha fatto Paolo?» ritornò alla principale questione della telefonata Ida.

«Praticamente sembra che in vacanza si sia divertito più di quello che avrebbe voluto farmi capire» spiegò Alex.

«Mentre stavamo insieme, ha ricevuto un messaggio da parte di una tizia...»

«Che diceva?» tentò di andare dritta al punto Ida, non le erano mai piaciuti i discorsi che tiravano per le lunghe.

«Siccome Paolo non le ha risposto subito, gli ha chiesto se fosse con me...» proseguì aggiungendo che la ragazza gli aveva chiesto se avesse paura che scoprisse di lei.

Sveva si lasciò sfuggire un «oh» un po' dispiaciuto; non si aspettava un simile comportamento da parte di Paolo. Lo reputava un ragazzo serio, convinzione che si era formata in lei soprattutto dopo aver letto tutti i messaggi che l'amica le aveva inoltrato, facendole credere che si fosse affezionato ad Alessia.

«E poi? Che hai fatto?» domandò Ida impaziente ancora una volta.

A differenza di Sveva, lei ne fu meno sorpresa, non aveva sufficiente fiducia nell'altro sesso per per illudersi che un uomo, in una relazione piuttosto fresca, sarebbe stato capace di rimanere fedele dopo essere stato lasciato da solo per un mese, in cui era stato per giunta in vacanza con un gruppo di amici single.

«Niente, ha detto che era una sua ex compagna di liceo con "manie di protagonismo"» riportò le parole di Paolo in risposta.

«Se vabbè!» commentò Ida senza aggiungere altro.

«Hai letto altri messaggi?» domandò Teresa a cui sembrò una conclusione un po' affrettata.

«C'è bisogno di leggere altro?» s'intromise Ida.

«Beh sì, alla fine non è che la tipa abbia detto granchè!» provò a difenderlo anche Sveva.

«Non vedo altra motivazione per chiedergli se era con me» osservò Alex acida.

Odiava quando le sue amiche si scagliavano in difesa dell'altra parte per difendere qualcuno che l'aveva ferita.

«Ci hai pensato che magari lei volesse semplicemente dargli noia?» domandò Teresa fermamente convinta che il ragazzo non avesse fatto nulla, utilizzando la parola "noia" in modo errato, come evidenziò Sveva che teneva particolarmente alla grammatica italiana.

Continuava a confondere fra "fastidio" e "noia" quando traduceva in modo automatico dall'inglese.

Alex rimase dubbiosa e scrollò le spalle; ripensando agli eventi aveva forse esagerato, non gli aveva dato tempo di spiegarsi.

«Ti ha richiamato?» chiese Ida.

Anche lei, riflettendoci più attentamente, aveva riconsiderato la vicenda, forse Paolo meritava di potersi spiegare.

«Sì, tremila volte. Mi ha anche scritto dei messaggi dicendo di consentirgli di spiegare...» si sentì un po' in colpa. Forse aveva davvero tirato le sue conclusioni troppo in fretta.

«Richiamalo, dai... senti cos'ha da dire. Domani partiremo ed è un peccato se vai via per quasi una settimana senza aver chiarito» tirò acqua verso il mulino di Paolo Sveva, trasformandosi involontariamente nella sua più grande sostenitrice e trovandosi d'accordo con Teresa.

«Meh, sì, dai! Almeno senti che ha da dire» aggiunse Ida.

Non era ancora convinta dell'innocenza del giovane avvocato, ma si era guadagnato il beneficio del dubbio.

Terminate le ultime considerazioni, le tre ragazze lasciarono Alessia da sola a rimurginare sui loro suggerimenti. Non aveva ancora deciso se lo avrebbe richiamato, si sentiva ancora un po' arrabbiata e voleva calmare i suoi nervi prima di risentire Paolo.

Decise perciò di preparare la valigia, non avendo ancora nemmeno cominciato, per distrarsi. Controllò il meteo per aiutarsi a capire cosa infilare nel trolley e sembrava che le temperature si fossero abbassate, erano previsti rovesci e di conseguenza finì per buttarci dentro due maglioni, qualche maglietta e tre paia di jeans.

Dubitava che sarebbero uscite durante la loro permanenza in Normandia, poichè le produzioni richiedevano lunghe ore di lavoro, e perciò non si preoccupò di creare particolari abbinamenti, come faceva solitamente.

Stava per chiudere la valigia dopo aver controllato di aver portato con sé tutto il necessario quando il suo smartphone squillò. Era di nuovo Paolo.

«Pronto...» rispose disposta a dare al ragazzo la possibilità di spiegare.

«Finalmente! Possiamo parlare?» domandò con evidente tono sollevato.

Aveva paura che avrebbe dovuto mettere dei cartelloni per farsi ascoltare.

«Va bene, ti ascolto» non aggiunse altro, non voleva dargli l'impressione che si fosse sentita in colpa per il modo in cui lo aveva trattato.

«Scendi per favore. Sono qui fuori» la informò.

Aveva deciso di recarsi a casa sua per assicurarsi di avere la possibilità di raccontare la sua versione della storia.

Alex si sorprese nello scoprire che fosse addirittura venuto da lei per chiarire e lo raggiunse fuori, riconoscendo la sua auto parcheggiata a qualche portone più in giù.

Aprì lo sportello dei veicolo e si sedette nel sedile del passaggero accanto a quello del guidatore.

«Ti ascolto...» lo invitò a parlare incrociando le braccia al petto per tenere un'espressione di serietà.

«Ale, davvero, quella tipa è fuori...» riprese a raccontarle. «Non so che le è preso. Non mi ha mai rivolto il benchè minimo sguardo e ora sembra ossessionata da me».

A quell'affermazione Alex inarcò un sopracciglio guardandolo leggermente torva.

«Te lo giuro, Ale!» si difese notando lo sguardo poco amichevole della ragazza. «Secondo me se l'è presa perchè l'ho mandata a cagare quando ero a Parma» proseguì con il racconto.

Ancora una volta Alex sollevò un sopracciglio incredula.

«Quindi l'avresti mandata a cagare?»

Paolo annuì energicatamente e prese le mani della ragazza nelle sue perchè lo guardasse negli occhi.

«Sì, Ale. Come ti ho detto prima delle vacanze, tu mi piaci davvero e con te sto bene. Non sento il bisogno di rovinare qualsiasi cosa ci sia fra di noi...» fece una pausa rendendosi conto di aver introdotto un tema abbastanza delicato.

Non avevano mai affrontato il discorso; lui, al pari di Alessia, non provava il bisogno di uscire con nessun'altra e aveva smesso da tempo di accedere nelle diverse app di incontri per spiare i suoi "match", per quanto non le avesse ancora cancellate.

Le parole pronunciate dal giovane avvocato non sfuggirono ad Alex che non resistette a fargli quella domanda che aveva sulla punta della lingua da qualche settimana:

«Cosa c'è fra di noi?»

«Non so, Ale, so solo che io non ho bisogno di vedere altre persone. Voglio capire come va fra di noi...» confessò un po' impacciato.

Non era mai stato bravo con quella tipologia di discorso, lo mettevano in profondo imbarazzo.

«Nemmeno io voglio vedere altre persone...» gli confidò Alex accennando un sorriso e incoraggiando così il ragazzo.

«Ale, te lo giuro. Non ho fatto nulla con quella idiota di Claudia Forti. Lei ha fatto tutto... i miei amici possono confermartelo» disse di tutta fretta sperando di convincerla.

Alex strinse la sua mano a sua volta e si avvicinò a lui scoccandogli un bacio sulla guancia.

«Scusami, sono stata troppo impulsiva...»

Paolo non perse occasione di convertire quel semplice bacio sulla guancia in qualcosa di più e afferrò il viso di Alessia fra le mani per avvicinarlo a sè.

Schiuse le labbra per accogliere quelle di lei, sentendole tremare al contatto, e si lasciò completamente andare, esplorando la cavità della ragazza senza fretta e con estrema dolcezza.

Ad Alex sembrò che si stessero baciando davvero per la prima volta, come se tutti i loro precedenti baci avessero perso valore e parte della loro magia, rendendo quell'ultimo bacio carico di un nuovo significato, che sapeva di loro due e che parlava di quella storia appena agli inizi e di quell'impegno che avrebbero preso l'uno nei confronti dell'altra.

Si sentì riscaldata nel profondo e sperò vivamente che quella sensazione non terminasse mai, avrebbe voluto continuare a godere del calore di Paolo all'infinito.

Spinta dal desiderio matto di non interrompere quel momento, cercò ancora una volta la bocca di Paolo quando quest'ultimo si staccò per qualche istante.

Avvertì i muscoli facciali di Paolo estendersi in un sorriso mentre le sue mani si fiondarono fra i suoi capelli accarezzando la sua nuca con delicatezza. Anche le sue mani circondarono il collo di lui per accorciare più le distanze mentre le loro lingue continuavano quella danza tutta loro, a un ritmo finora sconosciuto, ma estremamente piacevole.

Si baciarono per più di cinque minuti senza mai riprendere fiato, incurandosi di essere alla vista dei passanti e di altri guidatori in una delle zone più trafficate di Londra.

«Mi farai impazzire, ragazza!» sussurrò quando le loro bocche si allontanarono.

Alex ridacchiò confessando che valeva lo stesso per lei; si sentiva su di giri, sapere che anche Paolo sentiva per lei lo stesso, che dopo tanti primi appuntamenti andati male e frequentazioni finite ancora prima di avere un inizio, aveva trovato qualcuno disposto a darsi una possibilità con lei.

Era consapevole che non potessero ancora considerarsi una coppia nel vero senso della parola, tuttavia avevano gettato le basi per esserlo ed era più di quello che si sarebbe aspettata dopo quell'inizio titubante.

«Comunque guarda qui...» cambiò totalmente discorso Paolo afferrando la sua Reflex dallo zaino.

Si mise alla ricerca di una specifica fotografia nella galleria dei recenti scatti e allungò il dispositivo verso Alex una volta individuato lo scatto che cercava.

«Oddio! È bellissima!» esclamò Alessia quando vide lo scatto che la raffigurava.

Anche lei trovò che la luce fosse particolarissima risaltandone i suoi lineamenti come nessuna fotografia aveva mai fatto prima. Se ne innamorò all'istante e la immaginò incorniciata nel muro della sua stanza.

«Posso averla?» gli chiese timidamente non essendo certa che il giovane gradisse condividere le sue opere con altri.

«Certo che puoi averla, sciocchina. Te lo potrei anche incorniciare se vuoi» suggerì e Alex annuì tutta contenta.

Vederla sorridere gli provocò una piacevole sensazione all'altezza dello stomaco, non avrebbe saputo descriverla, ma se ne rallegrò. Gli mancavano quei momenti di coppia; con la sua ex, Jennifer, avevano vissuto bei momenti agli inizi ed erano stati felici.

Fu in nome di quella felicità che avevano deciso di andare a convivere, era stato Paolo a proporlo e con il senno di poi si domandava se non fosse stata una decisione affrettata.

«Allora mi hai perdonato?» le chiese facendo gli occhi dolci.

Alex ridacchiò.

«Certo... sei perdonato» rispose e si allungò verso di lui per poggiarsi di spalle al suo petto per mettersi comoda.

Rimasero in quella posizione per ore a parlare senza seguire alcun filo logico fino alle due di notte finchè un lungo sbadiglio non interruppe la conversazione suggerendo a Paolo che era arrivata l'ora di mettere a letto Alex.

«Ragazza, ci mettiamo a letto? Domani devi anche partire» avanzò dandole un bacio sulla guancia.

Alex annuì e uscì dal veicolo seguito da Paolo che distese le braccia per accogliervi Alex che si lasciò abbracciare.

«Ci vediamo sabato prossimo?» le domandò sollevando verso di lui il mento di Alex.

Il capo della giovane si mosse in segno affermativo e Paolo le scoccò un bacio a fior di labbra.

«Buonanotte...» lo salutò Alex prima di entrare nuovamente in casa.

«Notte piccola...»

Paolo rimase fuori dall'automobile finchè non fu certo che era al sicuro dentro l'edificio, infine riprese il suo posto alla guida partendo alla volta di casa con un sorriso a trentadue denti e un indiscutibile senso di felicità a riempirgli il cuore. 

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Ciao ragazze :)

Buona domenica! Come state? Che avete fatto?

Io l'ho passata con degli amici al parco :) oggi era una bellissima giornata!

Comunque che ne pensate di questo capitolo? Alex era saltato alle conclusioni troppo in fretta, eh? e di Claudia ne vogliamo parlare? Il peggior tipo di donna u.u

Comunque ci stiamo avvicinando alla fine di questa storia, girls :)

Manca davvero pochissimo, purtroppo questa volta l'ispirazione è durata poco, ma non temete, sto lavorando a dell'altro e sono sicura che la cosa vi potrebbe interessare!

A presto e grazie di seguirmi,

Anto <3

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