Capitolo XIII - Quella volta in cui... ho fatto il bravo in vacanza
Paolo le guardò e scoppiò a ridere trovando quel racconto assurdo.
«Siete pazze, ragazze mie» disse scuotendo la testa.
«Pensa che tu ti sei preso una di noi» lo prese in giro Ida facendo l'occhiolino.
Paolo alzò le mani in segno di arresa e sghignazzò.
«Alla fine non è poi così male» commentò scompigliando i capelli ad Alex che si finse contrariata mal celando un sorriso.
«Se non ricordo male, però, avete litigato al ritorno delle vacanze» ricordò Valentina passandosi una mano sul mento.
«Sì, ricordi bene» rispose Alex facendosi seria in viso.
Quella storia le dava ancora un leggero fastidio.
«Alex aveva frainteso tutto» intervenne Paolo a suo favore tentando di guidare la conversazione.
La bionda inarcò un sopracciglio incrociando le braccia al petto.
«Certo, io avevo frainteso tutto...»
«Sì, eri partita in quarta assumendo che me la fossi fatta con quella» tirò acqua verso il suo mulino ancora una volta.
«Così sembrava» non avrebbe ceduto nonostante non potesse negare che aveva tirato le conclusioni troppo in fretta.
«Come sarebbe andata invece?» domandò Valentina sistemando il mento sul dorso della mano sinistra, pronta al racconto.
Anche le altre puntarono i loro occhi su Paolo che fece l'occhiolino.
«Iniziamo dicendo che, come promesso, avevo fatto il bravo in vacanza...»
∞∞∞∞
«Vacanza con i fiocchi» affermò Luciano, amico d'infanzia di Paolo, con cui aveva condiviso dalla mia prima sigaretta al primo appartamento all'università, mentre tirava fuori il suo piccolo trolley dalla cappelliera.
Erano appena atterrati a Milano Linate dopo la loro vacanza in Croazia e sentivano ancora la pelle pizzicare per via del sale marino e del sole.
«Assolutamente sì» confermò Gianmarco, ormai in fila per avviarsi verso l'uscita.
Anche Gianmarco era un loro amico di vecchia data sebbene avesse conosciuti i due alle superiori mentre Luciano e Paolo si erano conosciuti in prima media.
Erano partiti in tre e se l'erano spassata; probabilmente Luciano e Gianmarco più di Paolo, lui aveva fatto il "bravo".
«Ancora penso a quella porca. Mi ha fatto di tutto» commentò Gianmarco scadendo bene la parola "tutto".
«Sssh, non turbare Paolo. Lui ormai non sa più cosa significhi scopare» lo canzonò Luciano.
Anche lui se l'era spassata a differenza di Paolo che, mentre i suoi amici si davano alla pazza goia, si ritirava in camera a guardare film e bere birra.
Non fraintendetelo: non lo aveva reputato un sacrificio. Alex gli piaceva e non voleva rovinare tutto.
«Potete parlare delle vostre scopate quanto vi pare. Io non sono un rosicone» rispose acido mentre gli altri due sghignazzavano e tirò fuori la sua valigia, finalmente la fila si era mossa.
Dopo circa una ventina minuti furono accolti dal padre di Luciano, Franco, che si era offerto di andarli a prendere evitando loro il treno.
«Deduco dalle vostre facce che siete divertiti pure troppo» osservò l'uomo facendo un occhiolino.
I ragazzi avevano delle visibili occhiaie causate dalle scarse ore dormite, ma un sorriso rilassato in faccia.
«Pure troppo, almeno noi. Paolo un po' meno» raccontò divertito Luciano.
«Ah, sì? E perchè mai?» chiese al ragazzo.
«Si è trovato la ragazza e ha fatto il bravo» anticipò Gianmarco dandogli una pacca sulla spalla.
Paolo roteò gli occhi sbuffando rumorosamente, era stufo di quelle continue prese in giro.
«Beh, ha fatto bene. Anche voi magari potreste trovarvi una ragazza decente invece di spizzicare in giro» commentò Franco fissando il figlio e l'amico dritto negli occhi attraverso lo specchietto retrovisore.
Gianmarco sbuffò facendo spallucce mentre il figlio fece una smorfia biascicando un «vabbè».
«Com'è questa ragazza?» domandò a Paolo a cui spuntò un automatico sorriso sulla labbra.
«È carina, c'ha delle belle tette, almeno così sembra in foto» commentò Luciano.
Era abituato a fare dei commenti del genere con suo padre quando si trattava delle sue ragazze e non se ne imbarazzava minimamente, a differenza di Paolo che diventò rosso in viso.
Il suo pensiero, però, non poté non andare ad Alex e al fatto che le sue tette non le aveva nemmeno sfiorate.
Scosse la testa per scacciare il pensiero dalla sua testa e rispose a Franco:
«Sì, è molto carina, ci stiamo frequentando da circa un mese. Mi piace quindi vediamo come va» si tenne sul vago.
«Ovviamente è bionda» aggiunse l'amico e tutti i presenti, ad eccezione di Paolo, scoppiarono a ridere.
«Paolo, sei proprio ossessionato dalle bionde, eh?» lo prese in giro Franco.
Il giovane avvocato fece spallucce facendo un sorriso sghembo e rise anche lui. Era vero: quando vedeva una bella bionda, non ci capiva nulla.
Per la gioia di Paolo non tornarono più sull'argomento e finirono per raccontare dei posti visitati e cibi assaggiati. La Croazia era stata una scoperta per tutti e tre, non l'avevano immaginata cosí viva e ne erano rimasti piacevolmente sorpresi.
Franco accompagnò sia Gianmarco che Paolo fino a casa lasciando quest'ultimo come secondo.
«Ci vediamo domani da Frank's?» domandò Luciano prima che il ragazzo scendesse dal veicolo.
«Sì va benissimo, poi ci mettiamo d'accordo per l'orario» rispose e chiuse lo sportello dopo aver ringraziato Franco per il passaggio.
Paolo abitava in una condominio di circa cinque piani e il suo appartamento era al secondo. Prima di entrare fece un cenno della mano al guardiano, che era intento a leggere il giornale, e si fermò a salutarlo.
«Paoletto! Come stai? Quanto tempo!» disse affettuoso.
Lo conosceva da quando aveva circa dieci anni e lo aveva visto praticamente crescere.
«Tutto bene, sono in ferie. Finalmente un po' di relax» rispose chiedendo di lui e della famiglia.
«Bene, Francesca sta bene, si gode la pensione. Mia figlia, Chiara, ha avuto un bambino di recente» raccontò gonfiando il petto. Era diventato nonno di recente per la prima volta ed era motivo di largo vanto.
Paolo si congratulò con lui e chiese di riportare i saluti e congratulazioni anche alla figlia che conosceva di vista. A quel punto si congedò e salí le scale diretto al secondo piano.
Non riuscì nemmeno a infilare la chiave nella serratura che sua madre, Daniela, la aprí abbracciandolo.
«Finalmente sei a casa!» disse tutta contenta tenendolo stretto.
I suoi figli le mancavano tantissimo, non riusciva ad abituarsi alla loro assenza e l'idea che l'unico modo per poterli vedere fosse prendere un aereo le faceva ancora un po' male. Sapeva che stavano vivendo una vita migliore in Inghilterra, dove erano riusciti a farsi strada nei rispettivi ambiti di competenza, ottenendo anche diverse soddisfazioni nonostante avessero dovuto sgomitare un po'.
Era suo figlio soprattutto ad aver beneficiato di più di quel trasferimento, sapeva che a Londra aveva potuto dare sfogo alla sua passione per la fotografia; era riuscito a esporre le sue creazioni e aveva anche guadagnato qualcosa. Era evidentemente più sereno e felice e lei non poteva che esserne rincuorata sebbene dovesse soffrirne la lontananza.
Paolo ricambiò la stretta e la sollevò da terra stampandole un bacio sulla guancia.
Daniela era incredibilmente magra, non aveva mai messo peso facendo invidia persino a sua figlia, che aveva preso dal padre il metabolismo ingrassando, quindi, anche con l'aria.
«Paoletto!» spuntò suo padre dalla cucina con uno strofinaccio in mano con cui si stava asciugando.
«Padre» lo salutò divertito e Federico gli diede due pacche sulle spalle.
«Allora com'è andata?» gli domandò.
«Bene, è stato fichissimo. La Croazia è davvero bella» raccontò dirigendosi verso la cucina per recuperare un bicchiere di acqua.
Sul tavolo notò un piatto pieno di gnocco fritti e ci si fiondò senza ritegno.
«Stasera te li faccio caldi, lascia stare quelli che sono vecchi» lo avvertì sua padre e Paolo scrollò le spalle.
Amava lo gnocco fritto, freddo, caldo, vecchio, appena sfornato. Non importava, a lui andavano sempre bene.
«Hai fatto delle foto?» chiese suo padre.
Trovava che suo figlio avesse del vero talento, motivo per cui lo aveva costantemente incoraggiato a coltivarlo, e aveva tappezzato casa con le fotografie scattate dal figlio.
Alcune rappresentavano semplici momenti di vita famigliare: compleanni, Natali e altre liete evenienze. Altre invece raffiguravano soggetti più generici, come le vedute urbane di Londra e di altre cittá che aveva visitato.
Era, però, dei ritratti che Federico era innamorato considerando suo figlio bravissimo a cogliere l'attimo e le espressioni più vere di coloro che fotograva.
Paolo annuì e tirò fuori la sua Reflex, la sua più cara amica o fidanzata per certi versi; l'unica donna che non lo aveva deluso o tradito.
Passarono circa un'ora e mezza a rivedere le fotografie mentre il giovane avvocato raccontava dei luoghi visitati e delle marachelle dei suoi amici.
«Tu non hai combinato niente con nessuna signorina?» lo stuzzicò la madre muovendo su e giú i sopraccigli con un sorriso malizioso.
Paolo serrò forte le labbra e scosse la testa.
«Non questa volta, ho la mia signorina...» fece un sorriso sghembo e si grattò la nuca un po' imbarazzato.
Sapeva che quella confessione avrebbe scatenato la madre che infatti spalancò gli occhi per la sorpresa puntandogli il dito contro per non averle detto nulla prima.
«Si chiama Alessia, non ci stiamo vedendo da molto, però mi piace. È davvero una ragazza intelligente e sveglia, poi è anche molto bella» raccontò mentre sentiva le punte delle orecchie andare a fuoco.
«Oh! Voglio vederla! Le hai scattato delle foto?» chiese tutta eccitata.
Era da tanto che sperava che il figlio si fidanzasse invece di dare di fiore in fiore.
Paolo afferrò la Reflex andando indietro con le fotografie e rendendosi conto che non le aveva ancora scattato alcuna foto.
«Non gliene ho ancora fatte» disse un po' dispiaciuto. Avrebbe voluto mostrare ai suoi genitori il bel faccino di Alex.
«Peccato...» sussurrò Daniela mettendo il broncio.
Paolo fece un lungo sbadiglio chiedendo scusa ai genitori, stava morendo di sonno.
«Vai a riposarti un po'. Ti chiamo per cena» consigliò la madre. Era ancora piuttosto presto e avrebbe potuto dormire qualche ora prima di cena.
Il ragazzo non se lo fece dire due volte e corse in camera per schiacciare un pisolino.
Si svestì in fretta, rimanendo in boxer, e si buttò sul letto cadendo subito addormentato.
∞∞∞∞
Stava dormendo sonni beati da circa tre ore quando il suo cellulare squillò. Tardò diversi secondi prima di rendersi conto che si trattava della suoneria del suo smartphone e allungò la mano tastando il comodino alla sua ricerca tenendo gli occhi chiusi.
«Pronto» rispose con la voce impastata dal sonno senza nemmeno leggere chi fosse.
«Hey, sei vivo allora!» esclamò una voce squillante dall'altro lato del telefono. Era Alex.
«Ragazza...» sussurrò strofinandosi gli occhi tentando di darsi una svegliata.
«Ti ho svegliato» osservò sentendosi un po' in colpa.
«Fa niente, mi dovevo svegliare comunque» la rassicurò notando sul display del cellulare che erano le otto passate. Sua madre lo avrebbe chiamato per cena da un momento all'altro.
«Come stai piccola?» le domandò mettendosi seduto letto con le spalle appoggiate alla tastiera del letto.
«Bene! Tu? Com'è stato il ritorno a casa?» s'interessò chiedendo dei suoi genitori.
«Tutto bene, mia madre è impazzita come al solito» raccontò divertito.
Cominciarono a parlare del piú o meno raccontandosi le rispettive giornate. Alex era tornata dall'ufficio poco prima di chiamarlo; aveva ripreso a lavorare quella settimana e si sentiva giá stanca.
«Vorrei essere al mare» sbuffò e Paolo rise.
«Zitta tu! Che hai visto il mare per due settimane!» la prese in giro.
Non gli andava ancora giú che lei avesse trascorso una settimana al mare in più rispetto a lui e aveva pure il coraggio di lamentarsi.
«Però tu sei ancora in ferie...» ribadì un po' infantile e Paolo roteò gli occhi.
«Esci stasera?» gli domandò in seguito.
«No, assolutamente. Sto a pezzi, se ne parla domani».
Era fuori da ogni discussione un'eventuale uscita. Doveva assolutamente recuperare sonno.
«Meglio così, stai a casa» commentò rincuorata e mostrando eccessivo entusiasmo.
«Che sei gelosa? Hai paura che mi rubino?» la stuzzicò. Non era riuscito a resistere.
«No!» squittì imbarazzata. «Ti pare...» continuò con tono poco convincente.
Paolo ridacchiò preparando una battuta ad effetto quando sentì sua madre chiamarlo per cena.
«Piccola, scusami, ma devo andare a cenare. Ci sentiamo dopo?»
«Certo, a dopo!»
A quel punto Paolo riattaccò promettendole che l'avrebbe richiamata e andò dritto in cucina per abbuffarsi con dell'altro gnocco fritto.
∞∞∞∞
Una delle sensazioni che mancava di più a Paolo da quando si era trasferito a Londra era quella del vento che gli scompigliava i capelli quando guidava la sua Vespa.
Aveva pensato più volte di portarla a Londra, tuttavia aveva finito per rinunciarci non riuscendo a coprire i costi per mantenere sia l'auto che un eventuale motorino e fra i due mezzi di trasporto preferiva la macchina con cui poteva muoversi anche fuori dalla città.
Arrivò da Frank's, come da appuntamento stabilito il giorno prima, verso le dieci di sera e trovò i suoi amici seduti a un tavolino rotondo sulla strada con diverse bottiglie di birra davanti a loro.
Parcheggiò il motorino poco distante e avviò verso il locale dopo essersi assicurato di aver ben sistemato il casco perchè non glielo rubassero.
«Colombari, buonasera!» lo salutò Salvatore, anche lui parte della comitiva e amico di Paolo dal liceo, sollevando una Peroni sulla sua direzione.
Salvatore non era riuscito a prendere ferie dal lavoro a causa di una consegna urgente e aveva dovuto rimandare la partenza, per sua fortuna era riuscito a recuperare i soldi del viaggio.
«Hey, Salvo!» ricambiò dandogli una pacca sulla schiena e battè il pugno destro con Gianmarco e Luciano per salutarli.
«Questi due mi hanno già raccontato delle tue calde avventure» lo prese per il culo mimando delle virgolette in aria alla parola "avventure".
Paolo sbuffò rumorosamente e si passò una mano sul ciuffo di capelli corvini. I suoi amici erano intenzionati a non perdere occasione di prenderlo in giro.
«Eh già, non ho scopato. Possiamo andare avanti?» disse scocciato e si sedette afferrando una sedia libera e rubando una Peroni a Gianmarco che protestò.
«Quindi stai facendo il serio?» chiese Salvo tentando di informarsi su Alex e sullo stato della sua relazione.
«Beh, mi piace. Insomma, non è che ho sedici anni e devo scopare in qualsiasi momento» ribadì dando un sorso alla sua birra.
«Ma se hai scopato per la prima volta a venti anni» s'intromise Luciano sghignazzando.
«Diciannove» lo corresse Paolo lanciandogli un'occhiataccia.
Non era stato particolarmente fortunato e popolare con le ragazzine fino al compimento dei suoi diciotto anni quando si liberò finalmente dell'acne e dei chili di troppo crescendo in altezza e acquistando tono muscolare grazie alla piscina.
«Comunque ciò che voglio dire è che non m'importa se mi sono infilato in qualche buco in meno, preferisco Alex» provò a chiudere il discorso.
«A cui, però, non hai ancora nemmeno dato una palpatina» affondò il coltello nella piaga Gianmarco unendosi alle risatine di Luciano che non la smetteva di sghignazzare.
Paolo si morse il labbro inferiore per non mandarli a quel paese rifiutandosi di commentare.
Luciano era sul punto di fare un'altra battuta quando una voce femminile lo sovrastò.
«Ragazzi! Che ci fate qui?» disse con tono civettuolo l'ultima arrivata.
Si trattava di Claudia Forti, una loro ex compagna di liceo. Non aveva frequentato la stessa classe con nessuno dei quattro essendo un anno più piccola dei ragazzi, ma a nessuno di loro era passata inosservata.
Claudia era una gran figa e n'era consapevole: lo sguardo sicuro e le labbra sempre schiuse a formare un cuoricino ne erano la prova evidente. Anche i lunghi capelli neri, che scuoteva sempre nei momenti più opportuni per attirare l'attenzione dei maschietti, lo confermavano.
Tutti avevano avuto una cotta per Claudia Forti al liceo, incluso Paolo, che gli aveva fatto delle avances anche piuttosto chiare beccandosi un sonoro rifiuto.
Come detto, all'epoca Paolo non era abbastanza attraente da tentare le ragazzine e Claudia aveva sempre saputo di essere bella per cui aveva riso all'idea che un ragazzo goffo e un po' in carne le avesse proposto di uscire. Tuttavia, a distanza di diversi anni, la situazione si era invertita.
Claudia, infatti, aveva puntato il giovane avvocato da qualche mese seguendolo attentamente sui social media e, non appena lo aveva visto seduto al tavolino, non aveva perso occasione per avvicinarlo.
«Ciao Claudia! Siamo appena tornati dalla Croazia» raccontò prontamente Luciano invitandola a sedere.
Fra i due c'era stato un breve flirt durante le vacanze di Pasqua, esattamente il periodo in cui Claudia si era resa improvvisamente conto della presenza di Paolo, ed erano anche andati a letto qualche volta. Nulla di serio, non si piacevano a livello personale minimamente.
«Sì, ho visto le foto di Paoletto» rispose ammiccante in direzione di Paolo che continuava a bere la sua Peroni senza nemmeno rendersi conto dello sguardo della ragazza.
«E ora quanto ti fermi qui?» gli domandò tentando di attirare la sua attenzione.
Paolo scosse la testa rendendosi conto che si era rivolta a lui e si autoindicò per conferma.
«Sì, parlo con te» s'inumidì le labbra accavallando la gambe messe in risalto dalla sua gonna cortissima.
Altro dettaglio che a Paolo era completamente sfuggito.
Gli altri tre, accortisi delle intenzioni spudorate di Claudia, si appoggiarono allo schienale della sedia intenzionati a capire fin dove si sarebbe spinta.
«Ritorno a Londra domenica mattina» rispose ancora ignaro di essere vittima dei giochi di seduzione della ragazza.
«Oh benissimo! Avremmo modo di vederci ancora allora...» disse alzandosi dalla sedia pronta per la sua uscita di scena.
«Scusatemi, ma devo raggiungere le mie amiche» disse a tutti, ma guardando unicamente Paolo.
Gli sfiorò il braccio facendo l'occhiolino e si allontanò sculettando lasciando tutti a bocca aperta.
«Ma ci stava provando con me?» chiese confuso il giovane avvocato aggrottandolo la fronte.
«Cazzo! C'è mancato poco perchè ti saltasse addosso come una pantera in calore» commentò Gianmarco sconvolto.
«E credetemi, ne è perfettamente capace» rinforzò il concetto Luciano sollevando la sua Peroni per brindare con gli altri che sghignazzarono maliziosi.
«Vabbè, casca male. A me non interessa minimamente» ribadì Paolo scrollando le spalle.
«Nemmeno per una scopatina veloce?» lo stuzzicò Gianmarco allungando il collo per guardarlo dritto negli occhi assottigliandoli a mo' di sfida e l'amico scosse la testa.
«Non m'interessa davvero».
«È sincero» disse agli altri. «Buona fortuna! Quella non si arrende facilmente» aggiunse.
Paolo scosse la testa di nuovo, non gli importava nemmeno un po' se non si arrendeva facilmente, nemmeno lui era uno volubile.
∞∞∞∞
I suoi amici avevano ragione: Claudia Forti non era capace di accettare il rifiuto e glielo dimostrò più volte quando provò ad approcciarlo per l'ennesima volta al Blackout, dove Paolo e i suoi amici stavano trascorrendo la serata.
Era la sua ultima serata a Parma, dato all'indomani non prevedeva di uscire dovendo svegliarsi all'alba per prendere il suo volo di ritorno nella capitale inglese; sarebbe partito dall'aeroporto di Bologna con il volo delle 8:30 del mattino, il che implicava che avrebbe dovuto svegliarsi circa alla quattro insieme a suo padre che lo avrebbe accompagnato in auto.
Paolo cercò di levarsi la ragazza di torno ponendo una scusa e uscì fuori fingendo di voler fumare una sigaretta. Non ne poteva più.
Dopo averlo incontrato da Frank's quel mercoledì, Claudia lo aveva tampinato per il resto della settimana su Facebook e Messenger chiedendogli cosa avrebbe fatto in serata e presentandosi casualmente negli stessi locali, nonostante non fosse stata mai invitata.
Sperava che avesse percepito il messaggio dopo che l'aveva lasciata in sospeso parlando da sola, ma si sbagliava. Claudia, infatti, era appena sbucata fuori e si diresse a passo deciso verso di lui con la sua andatura ancheggiante e si appoggiò al muretto, di fianco al ragazzo, inarcando leggermente la schiena per mettere in mostra il seno.
«Si può sapere qual è il tuo problema?» domandò a bruciapelo con tono leggermente scocciato.
Non si era mai dovuta dare da fare così tanto per portarsi a letto qualcuno e, sebbene da un lato la cosa la eccitasse, dall'altro la stava infastidendo. Insomma, chi era Paolo Colombari per darle un due di picche?
«Non ho nessuna problema, Claudia, semplicemente non sono interessato» ribadì altrettanto diretto.
La ragazza inarcò un sopracciglio incuriosita.
«Come mai?» chiese mostrando quasi della sorpresa.
«Ho una ragazza e sai com'è, preferirei non tradirla» rispose facendo spallucce sarcastico. Trovava quel siparietto alquanto ridicolo.
Claudia arricciò le labbra e sollevò la gamba destra, formando un angolo di novanta gradi con il muro per far scivolare verso il basso la gonna del vestito che indossava, lasciando scoperta parte della coscia.
Gli occhi saettarono inevitabilmente verso il corpo di lei che gongolò per aver suscitato il suo interesse.
«Sei sicuro?» lo provocò melliflua e Paolo sospirò.
«Sono sicuro» affermò secco e si staccò dal muro come a rimarcare che quella conversazione era ufficialmente conclusa.
«Te ne potresti pentire» disse la ragazza acida prima che il giovane rientrasse nel locale rimanendo nella stessa posizione ma voltandosi verso di lui per guardarlo negli occhi.
Paolo fece smorfia incredulo, non riusciva a crederci, doveva avere un'elevata autostima per non riuscire ad accettare che non a tutti il suo corpo potesse fare gola.
«Non credo proprio» rispose freddo e rientrò nel locale senza degnarla di un altro sguardo.
∞∞∞∞
«Ma chi si crede di essere questa Claudia? Miss Universo?» domandò sarcastica Mia piuttosto infastidita dal racconto.
Si capiva che quella Claudia fosse una facile e troppo convinta di sé per rendersi conto che non esisteva solo lei al mondo e il suo corpo da urlo, ammesso che lo fosse.
Paolo fece spallucce alzando le mani in aria, non riusciva a capacitarsi nemmeno lui della caparbietà di quella ragazza.
«Perchè avete litigato però? Alla fine, non era successo nulla!» osservò Valentina che ricordava dei messaggi furiosi di Alex dopo il loro appuntamento.
«Perchè la tua cara amichetta salta alle conclusioni troppo in fretta senza permettere alle persone di spiegare» la incalzò incrociando le braccia al petto e guardando di sottecchi Alex che arrossì.
«Ti ho chiesto scusa...» disse lanciandogli uno sguardo innocente.
«Dai, racconta tu! Cosa era successo?» lo invitò a parlare Flavia.
Avevano sentito solo la versione dei fatti di Alex fino a quel momento ed erano curiose di capire se effettivamente il ragazzo avesse fatto qualcosa di sbagliato per farle credere che l'aveva tradita.
«Certo. Al ritorno delle vacanze Alex e io ci vedemmo a Hyde Park per fare un giro in bici...»
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Rieccoci con la parte due di queste vacanze estive :)
E voi l'avete mai incontrata una Claudia Forti? Io per fortuna no; tuttavia, non stento a credere che ce ne siano !
Bene, fatemi sapere cosa ne avete pensato di questi due capitoli e alla prossima <3
Grazie per seguirmi,
Anto
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