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Capitolo VII - Quella volta in cui... siamo andati a Primrose Hill

Alex si lisciò la gonna tentando di tirarla più giú e sbuffò: era troppo corta. Non avrebbe dovuto seguire il consiglio di Ida e Mia e restare invece fedele al suo istinto.

«Dovevo mettere il mio camicione...» pensò mordicchiandosi il labbro e sentendosi improvvisamente ridicola.

Si riferiva al suo vestito di jeans a cui era tanto affezionata, ma che nascondeva tutte le sue forme. Probabilmente era quella la motivazione che glielo rendeva così irresistibile: ci spariva dentro e Alex adorava sparire dentro le cose.

Per quel secondo appuntamento indossava, invece, una gonna di stoffa nera a vita alta e una camicetta rosso mattone, a cui aveva lasciato aperto qualche bottone, mentre ai piedi portava delle Dr Martens nere.

Le ragazze avevano criticano quella scelta, ma Alex aveva insistito per indossare qualcosa che non la facesse sentire a estremo disagio, come quella maledetta gonna a vita alta.

Le gambe erano fasciate nelle sue solite calze velate nere, era ancora troppo freddo per non indossare dei collant, o per lo meno per lei che era abituata a temperature più alte, essendo della Basilicata. Per una qualsiasi inglese era ormai estate: non mancavano infatti di sfoggiare gambe nude e sandali facendole venire i brividi.

Controllò di nuovo il trucco, se un tocco di matita e mascara neri abbinati al solito rossetto rosso poteva definirsi tale, e si appoggiò a uno dei tanti pali della luce della stazione di Camden Town.

Paolo le aveva dato appuntamento lì e quella volta si era impegnata per arrivare in orario partendo decisamente in anticipo. Del ragazzo invece non vi era ancora traccia, nemmeno aveva risposto al suo messaggio di WhatsApp.

Non sapeva cosa aspettarsi da quel secondo appuntamento, l'aveva decisamente colta alla sprovvista.

Anche le sue amiche erano rimaste a bocca aperta quando aveva raccontato loro della telefonata. Insomma, solo un pazzo dopo essersi reso conto di essere stato bloccato decide di telefonare ugualmente.

Cercò il cellulare per verificare di non aver ricevuto alcun messaggio da parte di Paolo e fu mentre aveva gli occhi abbassati sullo schermo del suo smartphone che la voce del giovane avvocato invase le sue orecchie.

«Oggi sei arrivata in orario» osservò piazzandosi davanti a lei.

Alex alzò lo sguardo e fece un piccolo sorriso; alla vista di lui sentì lo stomaco andarle sotto sopra e la gola seccarsi. Era davvero bello Paolo Colombari, lo era almeno per i suoi standard.

Finse indifferenza e annuì.

«Non arrivo mica sempre in ritardo...»

Come al solito la sua voce uscì fuori un po' stridula e Paolo scosse la testa. Se la doveva aspettare quella risposta acidella.

«Dai, andiamo... ti porto in un bel posto».

Si avviò in direzione sud e attraversó la strada prendendo a salire lungo Camden High St con Alex che lo seguiva.

Lo vide fermarsi davanti al supermercato Waitrose e lo guardò perplessa.

«Ci fermiamo a prendere delle birre o non so, magari del vino?» domandò.

«Birra va benissimo»

Paolo entrò nel supermercato e si diresse rapidamente verso il frigo afferrando due bottiglie di BrewDog e si voltò verso di lei chiedendole cosa preferisse.

«Heineken» rispose prontamente e si mosse per afferrarla dallo scaffale venendo battuta da Paolo sul tempo.

«Due, va bene?»

Alex annuì e i due si avviarono verso la cassa passando per il reparto degli snack.

«Prendi quelle che preferisci, io tanto mangio di tutto» propose indicando le patatine.

Alex afferrò un pacco di Kettle Chips al gusto "lightly salted" e uno di popcorn salati. Indicò le due confezioni a Paolo che alzò il police in su.

«Ottima scelta, sono le mie preferite» commentò riferendosi alle patatine e posò le birre sulla cassa avvicinando anche le patatine.

«Faccio io, non preoccuparti» le fece segno con la mano di stare tranquilla e dopo qualche minuto erano in cammino nuovamente lungo Camden High St.

«Dove andiamo?» gli domandò non avendo idea di dove fossero diretti. Quando le aveva detto di farsi trovare a Camden aveva pensato che avrebbero fatto un giro al mercatino, ma si stavano dirigendo nella direzione opposta.

«Andiamo a Primrose Hill. Ci sei mai stata?»

Alex scosse il capo.

«Ne ho sentito parlare, ma alla fine non sono mai andata» confessò.

Al dire il vero non usciva molto spesso da quelle parti, con le sue amiche si concentravano principalmente al centro.

«Ti piacerà, ne sono sicuro» le disse e accelerò il passo imitato da Alex.

Quella mattina si era svegliato con la voglia di stare all'aperto e godere di una birra fresca mentre guardava il tramonto, aveva quindi cambiato piani e chiesto ad Alex se potesse raggiungerlo intorno alle ore diciannove per assicurarsi di beccare il tramonto. Le giornate si stavano, infatti, allungando con l'avvicinarsi dell'estate e il tramonto si stava spostando sempre di piú sul tardi.

Quel giorno il sole sarebbe tramontato intorno alle otto di sera e Primrose Hill sarebbe stata perfetta di guardare quello spettacolo della natura con una vista privilegiata: Londra dall'alto.

Alex si guardava intorno dando un'occhiata alle diverse case che si affacciavano lungo la strada, erano davvero bellissime, tutte bianche, in quello stile vittoriano con le colonnine davanti e gli ampi finestroni sulla facciata, che la avevano conquistata a prima vista. Le potevi trovare in diverse zone di Londra e ovunque le facevano lo stesso effetto.

«Ci siamo quasi» la informò Paolo e le fece segno di seguirlo nel parco.

Cominciò ad arrampicarsi lungo una collinetta e Alex fu grata di aver seguito il suo istinto e indossato i suoi scarponi; fare quella salita con un tacco, anche se doppio e non molto alto, non sarebbe stato divertente.

«Eccoci!» esclamò Paolo quando furono finalmente in cima e cominciò a guardarsi intorno per trovare un angolo dove starsene in santa pace.

Alex rimase estasiata dalla vista, aveva ragione: valeva la pena essersi arrampicati fino a lì per godere di quello spettacolo.

Si riusciva a scorgere il London Eye, l'imbattibile grattacielo dello Shard e la iconica Telecom Tower. Per chi era innamorato della City, come lo era Alex, fissata con le altezze e i palazzoni, quella era una vista unica.

«Ti siedi?» le domandò Paolo distraendola.

La ragazza si voltò verso di lui e con uno strano scintillio negli occhi che provocò un primo sorriso a Paolo.

In quel momento mentre la guardava analizzare il modo più sicuro per sedersi risultando poco impacciata e soprattutto femminile – perlomeno ci stava provando – non poté fare a meno di pensare che Alex era bella; non era una bellezza classica, forse aveva i denti un po' troppo larghi e sporgenti, ma quando sorrideva le stavano davvero bene.

«È davvero bello qui. Io sono fissata con lo Shard» gli raccontò prendendo un sorso della sua Heineken che Paolo aveva aperto nel frattempo.

«Sei andata anche lì mille volte?» la prese in giro pensando alla sua ossessione con Gordon's Wine Bar.

Alex roteò gli occhi dandogli una leggera spinta.

«In realtà non ci sono ancora mai stata. Sono andata un sacco di volte allo Sky Garden, ma lì mai»

«Serio? Devi assolutamente andarci. C'è una vista pazzesca da lì» commentò scadendo la parola pazzesca per rafforzare il concetto.

Ricordava le vertigini che aveva provato quando aveva guardato giú e l'adrenalina entrata in circolo, Paolo aveva un rapporto di amore-odio con le altezze: da un lato lo facevano rabbrividire, dall'altro lo eccitavano senza paragoni.

«Comunque anche a me non dispiace lo Sky Garden» aggiunse.

«Credevo che non uscissi in centro o in posti che non siano "cool"» scherzò riprendendo le parole che aveva usato in chat.

Fu il turno di Paolo di roteare gli occhi.

«Beh, diciamo che abbiamo trovato un posto in comune allora...»

Paolo avvicinò il collo della sua bottiglia a quella di Alex e fecero il classico "cin cin" prendendo a chiacchierare. Fu un'incredibile evoluzione da quel primo appuntamento in cui avevano parlato a mala pena a una chiacchierata infinita che lasciò l'avvocato quasi senza fiato.

Alex parlava un sacco, come una macchinetta. Una volta, infatti, che entrava in confidenza era difficile riuscire a farla smettere. Stava raccontando del suo cane, Gerry, che aveva un'ossessione per le sue ciabatte gialle quando Paolo la interruppe.

«Davvero! Io non capisco come mai gli piacciano così tanto quelle ciabatte, sarà la forma...»

«Quando parti non la smetti mai di parlare, eh?» le domandò d'un tratto.

La ragazza arrossì di colpo e mordicchiò il labbro inferiore temendo di averlo annoiato a morte con i suoi racconti.

«Scusami, ma non riesco a controllarmi, praticamente quando trovo un argomento io...»

Non riuscì a finire quella frase essendosi ritrovata le labbra di Paolo appoggiate sulle sue. Quel gesto la colse impreparata, era stato troppo veloce e repentino, non se l'aspettava e la fece leggermente irrigidire.

«Sarebbe carino se mi baciassi anche tu» la incoraggiò Paolo con le labbra ancora sulle sue mentre tentava di applicare una leggera pressione per schiuderle.

Alex annuì e non se lo fece ripetere; schiuse le labbra per consentire alla lingua di Paolo di farsi strada in modo lento e poco invasivo.

L'avvocato sapeva decisamente baciare, non poté fare a meno di constatarlo mentre le lingue si accarezzano assorbendo l'una il sapore dell'altra mischiando il gusto amaro della birra a quello salato delle patatine. Le labbra di entrambi sapevano, infatti, di sale e pepe, ciononostante fu un bacio incredibilmente piacevole e con il sole alle loro spalle a coronare il tutto sembrò persino quasi perfetto.

«La prossima volta magari mangiamo del gelato al caramello» sussurrò Alex mentre si leccava il sale delle labbra senza allontanarsi di un centimetro dal viso di Paolo che rise a quella battuta.

«Devo andarlo a prendere adesso?» chiese piegando di nuovo la testa per accogliere nuovamente le labbra di lei.

«Assolutamente no, oggi va benissimo così...»

Chiuse gli occhi e lasciò che il ragazzo che riprendesse a baciarla, era una sensazione incredibilmente piacevole per interromperla. Era da tempo che qualcuno non la baciava come si doveva.

Intontita da quel lungo contatto finì per liberarsi dei suoi freni inibitori lasciando che un po' di vulnerabilità venisse a galla.

«Sono contenta che tu mi abbia richiamato» confessò senza celare un lieve imbarazzo mentre le mani di Paolo circondavano il suo viso.

La labbra del giovane avvocato si allargarono in un sorriso intenerito da quella confessione inaspettata.

«Sono contento anche io di averlo fatto».

Era vero: per la prima volta era felice di aver dato ascoltato al suo amico. Forse dopotutto le prime impressioni non sono sempre quelle giuste.

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Ciao stelle!

Come la va? Io sono in ferie *-* Deo gratias!

Mi godrò questi 5 giorni di pace e assenza di meeting invites XD

Tornando a noiii...

Mi erano mancati Alex e Paolo? Vi stavate domandando cosa sarebbe successo nel loro secondo appuntamento?

A quanto pare qualcuno si è sciolto! E no, non è stata solo Alex questa volta :)

Probabilmente aver fatto scegliere la location del secondo appuntamento a Paolo ha contribuito a metterlo di buon umore ;) 

Bisogna portare pazienza!

Ci sentiamo prestissimo <3 

Grazie per seguirmi,

Anto 

PS: la canzone di questo capitolo è Starlight di Jai Wolf :D sentitela, è molto bella!

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