Capitolo IX - Quella volta in cui... Ida ha investito un gatto
«La mattina dopo avevo un mal di testa da paura» si ricordò Alex portandosi entrambe le mani sul viso per nascondersi dalla vergogna.
Paolo sghignazzò, non faticava a crederlo.
«Ci credo, avevi bevuto come una spugna, mia cara ragazza» rincarò la dose e le mise un braccio intorno alle spalle per farla voltare verso di sé.
«E ha anche cercato di molestarti» scherzò Ida.
Era arrivato il momento di fargli provare un po' d'imbarazzo.
Paolo annuì divertito.
«Esattamente! E poi dicono che gli uomini vogliono solo una cosa».
«Beh, a volte bisogna comunque sapersela prendere» lanciò una frecciatina Ida riferendosi alla mancata consumazione del rapporto e Alex divenne rossa come peperone.
Ida sapeva davvero essere inopportuna.
Anche Paolo tossicchiò facendo finta di nulla e si girò dall'altro lato fingendosi improvvisamente interessato ai passanti.
«Comunque mi ricordo benissimo che il giorno dopo non potevi nemmeno parlare» confermò Valentina ricordandosi dello stato pietoso in cui versava l'amica quando erano passate a prenderla.
La mattina successiva al loro terzo appuntamento le ragazze, infatti, avevano deciso di andare al mercatino di Brick Lane, che si teneva ogni domenica mattina, dato che Ida doveva comprare una nuova borsa vintage. La sua amatissima tracolla si era rotta e aveva dovuto necessariamente comprarne una nuova, non si andava da nessuna parte senza una tracolla di pelle.
«Vabbè, non esageriamo. Avevo solo mal di testa» ribadì facendo spallucce.
«Era stata quella la domenica del gatto?» domandò all'improvviso Sveva non certa di ricordarsi bene.
«Oh, sì. Quella è stata la famosa domenica» confermò Valentina annuendo energeticamente. Come dimenticarsi di quella domenica!
«La domenica del gatto? Cioè?» s'incuriosì Paolo.
Non ricordava che Alex le avesse parlato di nessun gatto.
«Ida ha praticamente investito un gatto» spiegò Alex grattandosi la nuca con aria innocente.
Paolo sgranò gli occhi guardando la ragazza che era porpora in viso e scoppiò a ridere.
«Voglio sapere immediatamente come hai fatto a investire un gatto!» le ordinò puntandole l'indice contro.
«Ma c'entro io? Qui si parla di voi...» provò a dissuaderlo la ragazza. Non moriva dalla voglia di ricordarsi di quella domenica. Il gatto era stato solo un effetto collaterale.
«Dai, io voglio sapere!» la pregò Paolo facendo un sorriso innocente.
Ida incrociò le braccia alzando gli occhi al cielo. Sapeva che non sarebbe riucita fermare Valentina che stava scalpitando sulla sedia.
«Racconto io io!» si offrì infatti tutta entusiasta. «Allora quella domenica siamo andate a Brick Lane...»
∞∞∞∞
«Madonna, Ale, che faccia che hai!» commentò Ida quando la vide salire in macchina.
Alex indossava dei grandi occhiali neri per nascondere le occhiaie e proteggerli dal sole che quella mattina aveva deciso di splendere alto in cielo. Si era vestita indossando i primi vestiti che aveva trovato e aveva persino rinunciato a truccarsi e pettinarsi. Troppo sforzo e lei quella mattina era uscita dal letto solo perchè voleva un gran bene a Ida, davvero un gran bene.
Di tutta risposta la ragazza si accomodò nei sedili posterieri mentre Valentina si sedette in quello anteriore, accanto ad Alex, Sveva che stava raccontando dell'ennesima chiacchiera finita nel nulla con Oscar, un suo collega, e di conseguenza anche di Alex, con cui vi era in atto un flirt piuttosto esplicito.
Alex grugnì invitandola a parlare più piano e Sveva la ignorò sporgendosi verso le altre due.
«Insomma, ragazze, io non so davvero più che fare! È chiaro che c'è qualcosa, no? Parliamo in continuazione e lui si è aperto un sacco. Non capisco perché non la lascia, insomma lei lo sta anche cornificando!» si sfogò con la voce piuttosto alterata.
Sveva aveva preso una bella sbandata per Oscar, con cui lavorava a stretto contatto da circa un anno e mezzo. Oscar era infatti il Junior Art Director assegnato al team creativo di Jack Nelson, uno degli Art Director dell'agenzia pubblicitaria per cui lavoravano le ragazze, e capo anche di Sveva, che era una Creative Production Assistant.
Jack Nelson era un uomo alquanto singolare: aveva dei metodi e un approccio al lavoro piuttosto particolari, speciali. Il momento piú produttivo della giornata per l'uomo iniziava puntualmente dopo le sei del pomeriggio, quando era solito rivedere tutto il lavoro svolto, cambiando pezzi qua e là nonostante il team fosse assente, motivazione per cui i membri del suo team si ritrovavano quasi ogni mattina con cambiamenti di direzione, messaggistica e persino di soggetto, dovendo ricominciare daccapo mentre il loro capo ronfava a casa.
Data l'incostanza di Jack Nelson, tutto il suo team era piuttosto unito. Erano il loro unico modo per non impazzire del tutto e Sveva aveva stretto un rapporto piuttosto stretto con Oscar, essendosi tenuti spesso compagnia quando si fermavano fino a tardi.
Fra loro due vi era un'innata sintonia, era chiaro che ci fosse una bella amicizia a tutti e si fidavano abbastanza l'uno dell'altra, al punto che cominciarono a raccontarsi anche fatti personali, preoccupazioni e gioie. Avevano condiviso di tutto in quell'anno e mezzo di lavoro insieme.
Non era stato amore a primo vista, né era nato immediatamente, ma Sveva aveva cominciato ad affezionarsi e a sviluppare un certo attaccamento al ragazzo lentamente finché non si rese conto che non si trattava più di semplice amicizia. Purtroppo Oscar aveva una fidanzata di lunga data, con cui intratteneva una relazione a distanza essendo lei rimasta a Madrid, città natale di Oscar.
Stavano insieme dal liceo e non si erano mai lasciati, nonostante fosse piuttosto esplicito che non si amavano più ed era proprio questo che Sveva stava cercando di fargli capire.
«Non so, Své, insomma se alla fine parlate, ma lui resta sempre fidanzato» controbatté Valentina tentando di farla ragionare.
«Sono d'accordo. Finchè è fidanzato, c'è poco da fare» concordò Ida guardandola attraverso lo specchietto retrovisore.
Sveva sbuffò rumosamente biascicando un "uffa" e si appoggiò contro il sedile con tutto il suo peso.
«Allora tu? Sei viva? Com'è andata ieri con Paolo?» le chiese Ida sperando di rianimarla.
Alex sorrise debolmente e si tolse gli occhiali portandoseli sulla testa a mò di cerchietto.
«È venuto a casa e abbiamo bevuto un sacco...» cominciò a raccontare venendo subito interrotta da Ida.
«Avete trombato?»
Alex sgranò gli occhi urlando un «no!».
«Non la darei mai così. Lo sto ancora studiando» spiegò. «Insomma, resta sempre che sia comportato male, quindi se la dovrà sudare» concluse facendo un occhiolino.
Valentina annuì aggiungendo che era perfettamente d'accordo con quell'approccio e Ida sospirò divertita. Era curiosa di sapere quanto sarebbe durata.
In quel momento il GPS segnalò che erano giunte a destinazione e dopo aver cercato per buoni quindici minuti un parcheggio, finalmente poterono inoltrarsi nel mercatino.
«Allora le cose vintage stanno tutte lì» indicò Ida un vecchio magazzino convertito e le ragazze la seguirono.
Ci vollero diversi giri finché non riuscirono a trovare la tracolla perfetta, Ida non era una delle poche esigenze.
«Sono indecisa fra queste due» disse mentre si osservava allo specchio girandosi prima su fianco e poi sull'altro per capire come le tracolle scendessero lungo la spalla.
«Io direi la sinistra» suggerì Sveva.
Si trattava di una tracolla in pelle marrone, modello messenger con una chiusura a lucchetto e qualche decorazione in rilievo. Era abbastanza particolare e soprattuto sembrava piú spaziosa dell'altra.
«Io voto la stessa» affermò Valentina dicendo l'altra sembrava anche più comune e dava meno l'idea di una borsa vintage.
«Io voto una qualsiasi. Basta che andiamo a mangiare» si lamentò Alex che aveva saltato la colazione quella mattina e sentiva ora il suo stomaco brontolare.
Ida scoppiò a ridere dicendo che si era convinta. Avrebbe comprato la tracolla suggerita dalle ragazze e andò verso le casse mentre Valentina e Alex uscirono alla ricerca di un posto carino per pranzare.
Per loro fortuna trovarono abbastanza in fretta un tavolino libero in uno dei caffé indipendenti, un po' hipster e arredato con il minimo indispensabile, come tutti i locali dell'est di Londra, dove l'avocado toast era la principale prelibatezza del menú.
Fu infatti un avocado toast con uova strappazzate e salmone l'ordine per tutte e quattro le ragazze. Alla fine faceva impazzire tutte.
Ripresero a parlare commentando la settimana a lavoro mentre Ida guardava distrattamente il cellulare. Aveva postato una foto della sua nuova tracolla su Instagram e stava dando un'occhiata agli aggiornamenti nel feed quando qualcosa le cambiò completamente l'umore.
«No, vabbè. Non ci credo» esclamò tutt'un altro stringendo i pugni. Avrebbe volute lanciare lo smartphone contro il muro.
«Cos'è successo?» s'informarono le altre tre un po' preoccupate.
«Quella grandissima stronza! Si è messa con lui...» urlò attirando su di sé gli sguardi degli altri tavoli.
«Chi?» domandò Valentina, non stava seguendo.
Ida le passò lo smartphone per mostrarle il post dello scandalo. Si trattava di una fotografia postata dal suo ex Marco che stava baciando una ragazza dai capelli castani chiari, portati un po' lunghi, esattamente come Ida.
Ida e Marco erano stati insieme per circa cinque anni, la maggior parte dei quali li avevano vissuti a distanza dato che Marco aveva lasciato Bologna, dove Ida aveva frequentato l'università, per trasferirsi a Milano; distanza che divenne ancora maggiore quando Ida decise di trasferirsi a Londra. Non era mai stata sua intenzione, era stato Marco a proporlo, ma il destino volle che il ragazzo non avesse trovato un lavoro come invece sperava mentre Ida fu piú fortunata di lui.
Provarono a stare insieme per un po', ma non funzionò e così finirono per lasciarsi. Erano passati circa cinque mesi da quando avevano rotto.
«Chi è questa?» chiese Sveva. Aveva capito che non era il fatto che il suo ex stesse con qualcun altro il problema, bensì il soggetto in questione.
«Quella è Martina!» spiegò certa che le sue amiche avrebbero capito.
Martina era stata sua amica fin dalle elementari, avevano fatto tutte le scuole insieme e avevano convissuto nello stesso appartamento quando si erano trasferite a Bologna per completare gli studi universitari. L'aveva sempre considerata come una sorella ed era rimasta piuttosto male quando l'amica aveva cominciato a farsi sentire sempre più di rado.
Ora le era chiaro perché, stava insieme a Marco e non voleva farsi scoprire.
Seguì un lungo sfogo di Ida in cui insultò la sua ex amica in tutti i modi che conosceva. Non riusciva a crederci che fosse stata così viscida da mettersi con il suo ex storico.
Afferrò la borsa e la busta con dentro la tracolla e si avviò a passo svelto verso la macchina con i pugni sempre stretti e i tratti del viso induriti, seguita dalle ragazze che provavano a farla ragionare. Era arrabbiatissima, furente.
Se fosse stata ancora a Bologna, sarebbe stata capace di metterle le mani addosso.
«Ida calmati» provò a tranquillizzarla Valentina sedendosi sempre accato a lei.
«È stata una stronza, ma sticazzi! Anche lui era un idiota, non hai perso niente» fu il tentativo di Sveva di farla calmare.
Alex si limitò a posarla una mano sulla spalla per incoraggiarla. La capiva anche lei diventava irascibile quando qualcuno a cui teneva tradiva la sua fiducia.
Ida annuì e avviò il motore dell'auto rimettendosi in marcia e alzando a tutto volume la radio.
Non voleva parlare con nessuno, voleva semplicemente arrivare a casa il prima possibile per dare sfogo alle lacrime di rabbia e delusione che sentiva sempre più vicine.
Non era solita farsi vedere debole perciò cercò di trattenersi il più possibile.
Stava guidando tentando di distrarsi dal pensiero di Marco e Martina e chiuse forte gli occhi per un secondo per ricacciare indietro le lacrime quando Valentina urlò.
«Ida, un gatto!»
Fu tutto ciò che disse l'amica prima che Ida inchiodasse in mezzo alla strada per loro fortuna deserta. Il destino doveva volerle davvero bene.
Tutte. a eccezione di Ida che era rimasta con le mani incollate al volante tentando di fare lunghi respiri per calmarsi, scesero dal veicolo per dare un'occhiata al gatto che sembrava non essersi fatto nulla e difatti lo viderono scappare con la coda fra le zampe sparendo fra le macchine parcheggiate lungo la strada.
«Tutto okay, non hai ucciso nessuno» le comunicò Sveva risalendo in auto.
Fu in quel momento che le tre realizzarono che Ida stava piangendo con la testa appoggiata sul volante e le spalle che si sollevavano lentamente per via dei singhiozzi.
«Oh, tesoro!» la consolò Valentina abbracciandola mentre le accarezzava i capelli.
Anche Sveva e Alex si fiondarono davanti aprendo lo sportello per abbracciarla a loro volta.
«Ora passa tutto...» sussurrò Sveva.
Passava sempre tutto. Il tempo avrebbe sanato qualsiasi ferita, bisognava solo avere pazienza.
-------------------------------
Angolo dell'autrice
Ciao amiche!
Come state? Come va l'estate?
Io ho pensato di regalarvi un breve capitolo di "Quella volta in cui..." per tenervi compagnia :)
Come potete vedere, ci siamo presi una pausa da Alex e Paolo e abbiamo fatto una breve deviazione sul personaggio di Ida.
Come avreste reagito voi? A me avrebbe dato incredibilmente fastidio, insomma ti pare che sei mia amica e vai con il mio ex storico?
Anche su Sveva abbiamo scoperto qualcosa in più, all'inizio si nominava un certo Oscar ed eccolo qui. Resteranno sempre così i rapporti fra i due?
Chi può dirlo! :)
Spero che vi sia piaciuto <3
Alla prossima e grazie per seguirmi!
PS: anche "Quella volta in cui..." ha una playlist. Giù il link:
https://tinyurl.com/quellavoltaincui
Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro