Capitolo 59 - Dammi la mano
ALEXANDRA
Riesco a sentire il suo profumo sulla sciarpa. Il soffice tessuto lanoso emana uno straordinario odore di lavanda e petali di rosa. Il mio olfatto sembra essere rapito dalla fragranza inebriante proveniente da essa. Seppellisco il mio volto sul lato destro del collo e aspetto che quel meraviglioso aroma mi sommerga completamente. Non so perché, ma è davvero gradevole premere il mio viso contro lo strato peloso della sciarpa e lasciare che il contatto morbido della lana mi sfiori la pelle con estrema delicatezza.
- Alex, che ore sono? - Chiede Damien, sbadigliando. Ha dei profondi solchi neri intorno agli occhi e sembra che stia per crollare da un momento all'altro.
- È quasi l'alba, Damien. Siamo qui fuori dalla scorsa notte - Rispondo, alzandomi in piedi e stiracchiandomi come un gatto selvatico.
La città si sta risvegliando pigramente, mentre le luci dei lampioni cominciano a spegnersi una dopo l'altra. Il sole deve ancora sorgere all'orizzonte, ma già si sentono in lontananza i primi rumori del mattino.
- Ma dove sarà finito il bottone? - Mi domanda lui, strofinandosi gli occhi assonnati.
- Non saprei. Secondo me, conviene lasciar perdere. Forse è meglio tornare all'appartamento - Gli tendo una mano per aiutarlo ad alzarsi, ma Damien sembra non voglia demordere.
-Stai cercando di dirmi che dovrei arrendermi? Non farò mai una cosa del genere. Non sopporto il pensiero di aver buttato nella spazzatura un oggetto tanto importante per te. Ti ho fatto una promessa e la manterrò. Costi quel che costi! - Esclama con tono deciso, continuando ad aprire i sacchetti dei rifiuti.
- Damien, perché sei così testardo? - Gli domando lanciandogli un'occhiataccia imbevuta di un misto di esasperazione ed irritazione.
- No, Alex, ti sbagli. Non sono assolutamente testardo. Sono soltanto una persona tenace - Obietta lui sulla difensiva.
- Invece sì. Sei maledettamente testardo a volte. Non ascolti nessuno e fai sempre quello che ti pare - Ribatto io, incavolata come una belva selvaggia chiusa in gabbia.
- Alex, non aggrottare le sopracciglia. Ti verranno le rughe sulla fronte - Dice Damien, voltandosi verso di me e sorridendomi. Continua a guardarmi con quello sguardo sarcastico che inizia a darmi veramente sui nervi. Ah, quanto vorrei prendere a schiaffi quella sua faccia compiaciuta.
- No, Damien, non sto aggrottando le sopracciglia. Sono soltanto stanca, okay? - Gli dico stizzita, senza guardarlo in faccia. Sono certa che sta cercando di farmi imbestialire di proposito.
- Te la sei presa? Non sapevo fossi così suscettibile. Se non sei arrabbiata con me, perché non mi guardi negli occhi? - Insiste lui con voce fastidiosa e stridula mentre continua a fissarmi.
- La vuoi finire? Ma quante volte devo dirti che non sono arrabbiata? - Mi Riempio le guance d'aria e sbuffo sonoramente.
- Lo sapevo. Vedi? Avevo ragione, sei proprio furiosa - Lui comincia a ridacchiare, poi scoppia proprio a ridere palesemente, fino a piegarsi in due.
- Ancora? Damien, se non la smetti, ti lascio qui da solo - Lo trafiggo con lo sguardo e faccio finta di andarmene.
- Lo sai che sei davvero la persona più permalosa, ma anche più divertente che io abbia mai conosciuto? Alex, non andare, resta con me - Dice lui con un tono più serio.
- Damien, perché dovrei restare ancora qui a farmi prendere in giro da te? Dimmi almeno un motivo! - Esclamo, voltandomi leggermente verso di lui.
- Un motivo? Vuoi sapere perché devi restare? Avvicinati e lo scoprirai -
- Se è un altro dei tuoi scherzi, questa volta me la paghi - Dico, avvicinandomi lentamente, ma mantenendo una certa distanza.
- Sei ancora troppo lontana. Vieni più vicino, non ti mangio sai? - Sono sicura che ha qualcosa di strano in mente. Il suo sguardo non mi convince del tutto. Ci penso su qualche secondo e poi faccio qualche altro passo verso di lui.
- Bene, adesso chiudi gli occhi e dammi la tua mano destra - Perché dovrei chiudere gli occhi? La cosa diventa sempre più bizzarra.
- Mi devo fidare? - Domando sospettosa. Damien non mi risponde. Inclina soltanto la testa da un lato, ride e continua a guardami. Faccio un profondo respiro, allungo il braccio e chiudo entrambi i miei occhi.
- Ecco, ho fatto ciò che mi hai chiesto. Ora dimmi perché dovrei restare ancora qui - Damien afferra la mia mano destra con vigore. Apre le dita e lascia cadere qualcosa sul mio palmo.
- Perfetto. Adesso puoi riaprire gli occhi, Alex - Non può essere. Non dirmi che si tratta della cosa a cui sto pensando?
D'un tratto il cuore mi batte all'impazzata. Schiudo gli occhi lentamente e trovo nel palmo della mia mano destra il bottone scomparso.
- Come hai fatto a trovarlo? - Gli chiedo stupita.
- Non posso dirtelo. È un segreto fra me e il bottone - Mi risponde Damien con un sorrisetto soddisfatto.
Sono davvero contenta. Mi ero rassegnata alla perdita del bottone, ma Damien è riuscito a sorprendermi ancora una volta. Non si è dato per vinto ed è stato capace di ritrovarlo nonostante le mie continue arrabbiature.
- Alex, sei felice? - Mi chiede alzando lo sguardo verso di me e osservandomi attentamente.
- Non lo vedi? Certo che lo sono - Comincio a saltellare intorno a lui come una bambina euforica ed istintivamente senza rendermene conto mi getto tra le sue braccia, sorprendendo sia Damien che me stessa.
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