Capitolo 54 - Una strana sensazione
ALEXANDRA
Forse non avrei dovuto trattarlo in modo così duro. Damien non sapeva quanto fosse importante quel bottone per me. Non avrebbe mai potuto immaginare che un oggetto come quello potesse rappresentare una parte fondamentale del mio passato. Poco fa sono stata davvero scortese con lui. Non so come sia successo. Mi sono comportata in modo davvero infantile. So perfettamente che la colpa non è stata sua, ma esclusivamente mia. Non avrei dovuto essere così maldestra da lasciare il bottone incustodito. Sono stata una vera stupida a non saper proteggere l'ultimo ricordo che quella persona mi aveva lasciato.
La neve scende incessante. Le folate di vento gelido continuano a ripetersi all'infinito. Fa freddo e sono talmente stanca che avrei solo voglia di dormire. Mi stringo nel giubbotto per cercare di ripararmi dall'aria invernale che mi punge il viso. Le strade sono completamente deserte. Non c'è anima viva in giro e la città sembra dominata da un silenzio abissale. Sto tornando all'appartamento dopo essermi schiarita le idee. Sento il cellulare squillare dentro la tasca della mia giacca. Lo prendo e leggo sul display il nome di Damien. Non ho il coraggio di rispondere. Non so davvero come scusarmi per il mio cattivo comportamento. Gli ho urlato contro e l'ho trattato malissimo. Mi sento terribilmente in colpa per quello che ho fatto. Se potessi tornare indietro non lo rifarei mai. Il telefono continua a squillare con insistenza e finalmente trovo il coraggio di accettare la telefonata.
- Dove sei adesso? Quando torni a casa? - Mi chiede con un tono preoccupato.
- Sono per strada, sto arrivando. Sarò a casa tra qualche minuto - Gli rispondo con voce incrinata e tremante.
- Hai la voce bassa. Come mai? Hai preso freddo? - Mi domanda allarmato per la mia condizione fisica. A volte è davvero premuroso. Con poche parole riesce a farmi sentire bene.
- No, non ho preso freddo. Non preoccuparti, sto benissimo - Dico per rassicurarlo, ma in realtà ho il corpo irrigidito al massimo. Ormai il gelo mi è entrato nelle ossa.
- Va bene. Sei ancora arrabbiata con me? - Mi domanda Damien con voce esitante e rauca.
- Arrabbiata con te? No, non lo sono. Mi dispiace per prima, ho perso la testa. Non ho scuse per come mi sono comportata - Gli dico seriamente con il cuore in mano.
- È tutta colpa mia. Non devi sentirti in colpa nei miei confronti. Avevi ragione tu, non avrei dovuto buttare quel bottone senza chiedertelo. Sono davvero una persona imperdonabile - Lo ascolto, dispiaciuta. Non so cosa dire. Mi sento ancora peggio di prima.
Sono quasi arrivata all'appartamento di Damien, sto svoltando nel viale che conduce all'edificio proprio in questo momento. La strada sembra abbastanza tranquilla, ma c'è un uomo strano vicino ai bidoni della spazzatura. Non riesco a vederlo bene da questa distanza. La neve mi sta offuscando completamente la vista. Mi avvicino un po' per controllare meglio, ma scorgo soltanto la sagoma indistinta di un uomo abbassato a rovistare all'interno dei rifiuti condominiali. Sarà un barbone? O forse un drogato?
- Allora? Perché non parli? È successo qualcosa? - Chiede Damien dall'altra parte della cornetta. Sembra seriamente preoccupato.
- No, non è successo nulla di grave. C'è soltanto una persona strana vicino ai bidoni dell'immondizia. Sarà un pazzo ubriacone? - Gli dico continuando a tenere quella persona sott'occhio.
- Vicino ai bidoni della spazzatura? Intendi quelli sotto casa? - Mi domanda incuriosito.
-Sì, sì, proprio quelli del tuo quartiere. Quella persona sta rovistando incessantemente da quando sono arrivata - Sussurro, cercando di non farmi sentire da quell'uomo.
- Ah, capisco. Non so come dirtelo, ma la persona che stai guardando e quella che stai ascoltando al cellulare non sono due individui diversi. Per dirla in parole più povere, quel pazzo ubriacone sono io - Dice Damien, con voce imbarazzata prima di riagganciare il telefono.
Da lontano non riesco a vederne l'espressione, ma mi sta salutando. Sta agitando la mano da una parte all'altra. Poverino, starà morendo dall'imbarazzo. Come non potrebbe esserlo? L'ho scambiato per un pazzo alcolizzato. Alzo la mano per contraccambiare il saluto e mi avvio verso di lui.
- Che cosa fai? Perché rovisti nei bidoni della spazzatura? - Gli chiedo cercando di sopprimere una risata. Stringo le labbra, ma mi sfugge lo stesso un sorriso beffardo.
- Alex, non ridere. Per chi credi che stia facendo tutto questo? Sto cercando il bottone nei cassonetti dei rifiuti da quando te ne sei andata. Le mie povere mani hanno toccato delle cose che non puoi minimamente immaginare. Non saranno più le stesse di prima - Dice, osservandomi con uno sguardo da cane bastonato.
Stava cercando il bottone? Damien riesce sempre a stupirmi. A prima vista sembra un ragazzo dai modi ruvidi, ma quando impari a conoscerlo meglio capisci che è una persona davvero ammirevole.
- Davvero? Non so come ringraziarti. Ti ho trattato malissimo e tu non solo non te la sei presa, ma ti sei messo perfino a cercare il bottone con questo freddo? Grazie - Una lacrima calda scende e mi riga il viso leggermente arrossato.
- Non ringraziarmi ancora. Lo farai quando avrò trovato il bottone - Dice, chinandosi e riprendendo a rovistare tra la spazzatura.
Cos'è questa strana sensazione che sto provando? Il mio cuore sta battendo così veloce che onestamente penso che potrei avere un infarto tra qualche secondo. Sembra che non voglia riprendere a battere regolarmente. Ho la gola secca e la mente in subbuglio. Cosa mi sta succedendo? Rimango silenziosamente a guardarlo mentre continua a frugare tra i sacchetti dell'immondizia.
- Forza Alex, cosa fai lì impalata? Vieni a darmi una mano - Si volta verso di me e mi osserva con i suoi profondi occhi neri. Trangugio la saliva e per un attimo non riesco a pronunciare parola.
- Va bene, sto arrivando! - Gli dico trovando finalmente la forza di parlare.
Sento che qualcosa dentro di me sta cambiando. I miei sentimenti per questa persona sono diversi da quelli che provavo prima. Non so ancora quali sono esattamente, ma sono sicurissima che lo scoprirò continuando a stargli vicino.
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