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Capitolo 28 - Pettegolezzi

JUSTIN

I pettegolezzi possono cambiare del tutto il modo di vivere di una persona. Queste maldicenze nascono nei posti più inaspettati e vengono alimentati tramite il passaparola. Una volta che si sono diffusi, è sempre più difficile fermarli. Sono come delle erbacce che crescono intorno a un fiore. Anche se provi ad estirparle, continuano a rispuntare. 

La scorsa settimana, non sono riuscito a dichiarare i miei sentimenti alla ragazza che mi interessa. Avevo tutta l'intenzione di farlo, ma non ho avuto il coraggio di dire quelle semplici parole. "Mi piaci. Vuoi diventare la mia ragazza?"

Delle volte sento come se mi mancasse la spina dorsale. Sono codardo, e senza un briciolo di coraggio. Un vero uomo avrebbe detto tutto quello che gli passava per la mente, e l'avrebbe baciata. Perché non sono riuscito a farlo? Cosa c'è di sbagliato in me? 

Questa mattina la luce del sole accarezza le nuvole, mentre il cielo è solcato dalle scie bianche degli aerei che lo attraversano. L'intervallo è appena iniziato, e sono seduto al mio posto in perenne attesa di lei. Emily è andata al bar della scuola per comprare qualcosa da mettere sotto i denti, ma ancora non è tornata. Uno studente sta facendo avanti e indietro per tutta la classe. Sembra abbastanza agitato. I suoi movimenti sono frenetici, e pare abbia perso qualcosa. Ha rivoltato lo zaino sul suo banco, e sta rovistando tra i suoi oggetti. Sembra che non abbia ancora trovato nulla. Guardo l'orologio sul muro, e noto che il tempo libero sta per terminare. Mi alzo dalla sedia, e vado verso la porta dell'aula. Sto andando a cercare Emily. Provo ad uscire, ma vengo bloccato da quel ragazzo.

- Dove vai? Sei stato tu? -

- A fare cosa? -

Mi sta stringendo il braccio, e mi guarda in modo intimidatorio-

- Lo sai benissimo. Dove lo hai messo? -

Inizia a toccare i miei vestiti, e a mettere le mani nelle mie tasche.

-Non capisco di cosa tu stia parlando. Lasciami -

- Fai finta di niente? Hai preso il mio cellulare. Non è più nel mio zaino -

- Non lo so, non l'ho preso io. Lasciami andare. Mi fai male -

- Non sei stato tu? Dove lo hai nascosto? -

Gli altri studenti ci osservano, ma non fanno nulla. Due loro compagni di classe sono in un'accesa discussione, ma nessuno cerca di fermarli. 

- Ti ho detto che non l'ho preso -

Lo spintono, e finalmente riesco a ad uscire dalla sua morsa. 

- Non farmi ridere. Lo hai sicuramente preso tu. Chi avrebbe potuto farlo? Sei l'unico che ha una cattiva reputazione in questa scuola. Lo sanno tutti che la tua situazione finanziaria non è delle migliori. Forse lo hai preso per venderlo? -

Come si permette? Non sono stato io. Non lo farei mai. Mi prende per il colletto della divisa scolastica, e inizia a tirarlo. Mi sento mancare l'aria.

- Quante volte devo dirtelo? Non sono stato io. Non faccio cose del genere -

- Dove lo hai messo? Ridammelo -

Stiamo venendo alle mani, e nessuno cerca di separarci. Osservano solamente. Sento i loro occhi fissarmi, e qualcuno sta anche facendo qualche sorrisetto maligno.

- Che sta succedendo? Finitela subito - La sua voce. Emily è appena tornata. 

- Stanne fuori. Non sono affari che ti riguardino. Questo ladro ha rubato il mio cellulare. Ne sono sicuro - Esclama lo studente.

- Hai delle prove? Su quali basi lo stai accusando? -

- Ho bisogno di prove? Da anni ci sono pettegolezzi sulla sua vita. Lo sanno tutti che non è una brava persona. Suo padre è un assassino, e sua madre lavora in un bar notturno. Come potrebbe essere normale? Lui è un mostro -

Sono arrabbiato. Come può giudicarmi senza nemmeno conoscermi? 

- Non è normale? Mostro? Come puoi dire queste cose di un tuo compagno di classe. Non ti vergogni? -

- Perché non posso farlo? Chi sei? La sua guardia del corpo? -

- Si. Sono la sua guardia del corpo. Hai qualcosa da dire? -

- Stai iniziando a stancarmi. Togliti dai piedi -

Lo studente sta alzando una delle sue braccia. Credo che voglia dargli uno schiaffo. Devo cercare di proteggerla. Faccio uno scatto, e prima che riesco a colpirla, la copro con con il mio corpo. Ricevo l'urto al posto suo. Del sangue mi scorre dalla fronte. Per fortuna Emily non si è fatta niente. Adesso è al sicuro dietro di me. 

- Smettila subito. Puoi farmi qualsiasi cosa. Accusarmi, picchiarmi, ma non ti permetto di fare del male a Emily. Lei non è una persona che tu possa trattare in questo modo -

- Io faccio quello che voglio. Non devo dare conto a nessuno. Sto iniziando seriamente a stancarmi. Dove hai messo il cellulare?

- Non l'ho preso. Quante volte devo dirtelo! - Urlo a pieni polmoni.

Da uno dei primi banchi si sente qualcosa. Una specie di suoneria. Tutti gli studenti si voltano a guardare nella direzione del suono. 

- Ma questa non è la suoneria del tuo cellulare?  - Domanda un amico allo studente con il quale sto litigando.

- Non è la mia suoneria -

Sembra stia mentendo. 

- Sei sicuro? A me sembra proprio la tua. Non credo di sbagliare - Insiste il suo amico.

Il cellulare squilla ancora più forte. 

- Ma il suono non viene dal tuo banco? -

- Vuoi smetterla. Ti ho detto che non è il mio cellulare - Inizia a prendersela anche con lui.

Emily non riesce a resistere, e si dirige verso il banco del ragazzo. Inizia a frugare tra le sue cose, e dopo alcuni secondi trova il telefonino. Lo prende e lo mostra all'intera classe.

- Avete visto? Mi vergogno di essere una studentessa di questa scuola. Un ragazzo è stato accusato ingiustamente, e nessuno ha fatto nulla per proteggerlo. Non siete imbarazzati? Con quale coraggio riuscite a guardarvi allo specchio la mattina? Siete solamente feccia. Quella della peggiore specie -

Il silenzio regna nell'aula. Nessuno riesce a rispondere. Non sanno cosa dire. Sanno di essere nel torto.

- Calmati. Non arrabbiarti. L'importante è che il problema si sia risolto - Le dico.

- Non importa? Sei stato accusato senza nessuna prova. Non posso calmarmi. Questo ragazzo deve scusarsi immediatamente con te -

Indica con il dito lo studente.

- Non voglio. Perché dovrei farlo? È stato un malinteso. Sono cose che succedono - 

- Lui non ha preso il tuo cellulare. Devi scusarti. Lo hai accusato davanti a tutti chiamandolo ladro, e mostro. Gli hai messo le mani addosso. Chi sei tu per permetterti di fare cose del genere? - 

- Perché dovrei scusarmi con una persona del genere? - Dice a voce bassa.

- Cosa hai detto? Solo le botte ti faranno ragionare -

Si scaraventa su di lui, e gli da un morso sul braccio. Si sente il rumore dei denti che attraversano la carne del ragazzo. Non voglio immaginare neanche il dolore.

- Lasciami. Questa è pazza. Aiutatemi. Toglietemela di dosso  -

La prendo per i fianchi, e cerco di tirarla, ma è davvero forte. Sta continuando a morderlo. Dopo essersi stancata, finalmente lascia la presa. Ne approfitto e prendendola per la mano la trascino via dall'aula. La porto sul tetto della scuola per prendere un po' d'aria.

- Ti senti bene? - Gli domando

- Abbastanza. Perché mi hai portato via? Avrei voluto staccargli il braccio -

- Non pensavo fossi capace di una cosa del genere. Mi hai stupito. Toglimi una curiosità, ma nella tua vita passata eri un cane? Non ho mai visto un essere umano mordere in quel modo -

- Credo mi sia rimasto un pezzo di carne tra i denti. Quando torno a casa dovrò lavarmi la bocca con il disinfettante. Non vorrei prendere qualche malattia -

- Non farmi ridere. Comunque... Grazie -

- Per cosa? -

- Hai preso le mie difese. Sei stata l'unica che mi ha creduto. Questa cosa mi ha reso davvero felice. Però la prossima volta non farlo. Non voglio che tu ti metta in situazioni spiacevoli per colpa mia -

- Non posso assicurartelo. Ma cosa hai sulla fronte? Quello non è sangue? -

Si avvicina al mio viso, e sta guardando la piccola ferita che ho ricevuto prima

- Non è nulla. Solamente un graffietto -

- Idiota. Ma quale graffietto? Vedo molto sangue. E se ti rimane la cicatrice? Perché ti sei messo davanti a me? Non dovevi farlo -

- Non sento dolore. Per niente. Però questa situazione ha avuto il suo lato positivo-

- Quale? -

- Sono riuscito a passare un pochino di tempo da solo con te. Sono il ragazzo più felice dell'universo -

- Ma come fai a farlo? -

- Fare cosa? -

- Riuscire a far battere il cuore di una ragazza con delle parole così semplici -

Comincia a toccarmi il viso, e a strizzarmi le guance. Il suo cuore batte? Non immagina il mio come vorrebbe avere un minuto di pausa. Sta impazzendo.

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