Capitolo 26 - Bomba ad orologeria
ALEXANDRA
Damien ha un temperamento che non è per niente facile da gestire. Delle volte sembra una bomba ad orologeria che potrebbe esplodere in qualsiasi momento. Non avrei mai dovuto iniziare a lavorare per lui. Mi chiama ripetutamente durante il corso della giornata per le cose più strane. Sapevo che gli attori erano abbastanza pretenziosi, ma non mi sarei mai aspetta delle richieste del genere. Da quando lo conosco nella mia vita accadono avvenimenti davvero impensabili. La scorsa notte dopo una sua telefonata, è avvenuto uno di questi tanti episodi che non mi sarei mai immaginata.
- Pronto. Chi è? - La mia voce è rauca, e abbastanza bassa.
- Sono io. Non hai visto il numero? Mi senti? -
Apro gli occhi lentamente. Sono ancora mezza addormentata. Ma che ore sono? Mi giro verso destra, e prendo la sveglia sul comodino della mia stanza. Non ci posso credere. Sono le quattro di notte. Guardo il cellulare per vedere meglio chi mi sta chiamando. Ancora lui. Damien. Questa sarà la decima chiamata in due giorni.
- Perché chiami a quest'ora? Ti è successo qualcosa? -
- No, niente di male. Ho solo fame, e ho pensato di chiamare la mia nuova dipendente e farmi portare qualcosa da mangiare. Abbiamo appena terminato le riprese notturne, e sono tornato a casa da pochissimo. Non sono riuscito a mettere nulla sotto i denti per l'intera giornata -
- Perché non chiami il servizio a domicilio? Serve proprio per queste ragioni -
- Cosa? Non posso. Sono una celebrità. Se poi il fattorino dopo avermi portato la consegna mi riconosce? Gli potrebbe venire la brillante idea di scrivere sul web dove abito. Sarebbe un problema. Le mie fan si accamperebbero fuori casa mia, e non potrei più uscire. Per questo motivo ho deciso di chiamare la mia nuova part timer. Non ti disturbo. Vero? -
Ovviamente. Come potrebbe disturbare alle quattro di notte? Questa è l'ora giusta per chiamare una persona.
- No, non preoccuparti. Non disturbi. Che vorresti mangiare? - Devo assecondarlo. Da lui provengono i soldi per pagare la retta scolastica. Devo stare calma e riuscire a compiacerlo.
- Vorrei mangiare giapponese. Ho saputo che hanno aperto un nuovo ristornate, e ho voglia di provare la loro cucina. Non dovrebbe essere molto lontano da casa tua. Almeno credo -
Ho capito di quale ristornate sta parlando. Sono due ore di macchina da casa mia. E probabilmente avranno chiuso da un pezzo. Mi starà mettendo probabilmente alla prova. Vuole darmi del filo da torcere.
- Lo conosco. Non è molto lontano da dove abito. Che cosa vorresti che ti prendessi? -
- Allora prendimi degli odeon, degli onigiri, del sushi e del sashimi. Quest'ultimo mi piacerebbe della migliore qualità. Quello fresco. Ti raccomando -
Prendo il blocchetto degli appunti e annoto tutto quello che mi ha chiesto.
- Perfetto. Allora vuoi degli odeon, del sushi, degli onigiri e del sashimi. Giusto? -
- Aspetta. Hai dimenticato di segnare i Takoyaki. Adoro quelle piccole polpettine di pollo. Si sciolgono in bocca -
- Va bene. Nient'altro? -
- No, nulla. Può bastarmi questo che ti ho detto. Ti raccomando fai presto. Sto morendo letteralmente di fame. Non vorrei deperire durante la notte. Domani ho il firma copie della mia nuova biografia. Devo apparire al meglio -
- Fanno le biografie a chiunque in questo periodo - Questo lo dico a bassissima voce.
- Cosa hai detto? Non ho capito? -
- Nulla. La line telefonica è disturbata. Ci sono dei rumori di fondo. Avevo detto semplicemente che ho segnato tutto quello che hai chiesto -
- Ok. Fammi uno squillo quando arrivi. in questo modo ti apro il portone. Vado a farmi una doccia -
Chiude la telefonata senza neanche salutare. La sua personalità non è affatto uno scherzo.
Afferro qualche vestito a caso dall'armadio, e lo indosso velocemente. Vado in garage e prendo di nascosto la macchina della fidanzata di mio padre. Lei di solito si sveglia sempre verso mezzogiorno. Per questo motivo spero di non essere beccata, e di tornare prima di quell'ora. Non ci sono tantissime macchine per la strada.
Riesco ad arrivare al ristorante giapponese prima del previsto, e per fortuna lo trovo ancora aperto. Prendo tutto quello che mi aveva chiesto e riparto per arrivare a casa sua. Sono abbastanza esausta. Ho tantissimo sonno, e vorrei essere nel mio letto. Purtroppo i soldi comandano. E non posso andare contro il mio datore di lavoro che in questo momento è proprio quel ragazzo. Una volta arrivata a destinazione gli faccio uno squillo con il cellulare.
- Sono arrivata. Dove sei? -
- Sono in cucina. Puoi portarmi tutto quello che ti ho chiesto di sopra? Sono al tredicesimo piano -
Crede proprio che sia la sua schiava.
- Va bene. Adesso salgo - Devo trattenermi.
- Dimenticavo. Non prendere l'ascensore, è guasto. Potresti rimanere bloccata. Sali a piedi -
Cosa? Tredici piani a piedi? Mi vuole morta per caso? Ecco perché mi ha chiesto di salire. Non voleva scendere lui.
- Rotto? Va bene. Adesso salgo. Dammi qualche minuto -
- Fai presto. Ho fame -
Stacca un altra volta la telefonata in modo sgarbato.
Mi accingo a salire le scale. Faccio un grosso respiro, e raccolgo tutte le forze che mi sono rimaste. Mi sembra di scalare una montagna. Abita in una specie di grattacielo. Finalmente dopo milioni di scalini interminabili, riesco ad arrivare davanti alla porta del suo appartamento. È aperta.
- Con permesso. Sto entrando. Posso? -
Le luci sono accese. Sto attraversando il corridoio. Ci sono tantissime stanze. Sulle pareti ci sono le sue foto in formato poster. Alcune a colori, e altre in bianco e nero. La maggior parte di esse rappresentano il suo viso in primo piano. Quanta vanità. Questa è l'unica cosa che riesco a pensare. Ma cosa potevo aspettarmi dalla casa di un attore?
Dove sarà la cucina? Vado verso l'unica stanza dove si sentono dei rumori. Ci entro senza neanche bussare.
- Sono arrivata. Ecco quello che mi hai chiesto - Stendo il braccio con la busta contenete il cibo verso di lui.
In questo momento indossa solamente un asciugamano intorno alla vita, e si vede tutta la parte superiore del suo corpo. Ho sbagliato stanza. Non sono entrata nella cucina, ma nel bagno. Riesco a vedere i suoi addominali scolpiti, e i suoi pettorali. I suoi capelli sono bagnati, e si sente un buon odore provenire dal suo corpo. Giro il viso dall'altra parte, e mi faccio rossa come un peperone.
- Scusa, non volevo. Ho sentito dei rumori, e credevo fosse la cucina -
Sono imbarazzata da morire. Vorrei nascondermi in qualche punto ignoto della terra. Lui sembra stranamente calmo.
- È la prima volta che vedi un ragazzo affascinante? Perché sei così nervosa? Sei sicura che non sei entrata con cattive intenzioni? -
- Non è passato molto da quando ho mangiato - Faccio finta di avere conati di vomito.
- Scherzavo. Te la sei presa? -
- Per niente. Scusa se te lo chiedo, ma potresti metterti qualcosa addosso? -
- Certo. Lo farei, ma prima dovresti uscire dal bagno. I vestiti sono sul lavandino e tu mi sei tra i piedi -
Ha ragione. Sono proprio dietro di me. Mi allontano e cerco di uscire. Purtroppo il pavimento è bagnato, e per mia sfortuna scivolo. Sto per cadere. Chiudo gli occhi. Sento qualcosa di forte che mi sta afferrando. Sono le sue braccia. Riesco a sentire la potenza della sua presa sulla mia vita. Devo riaprili, ma non trovo il coraggio di farlo. Sono ancora più imbarazzata.
- Adesso che ne diresti di lasciarmi andare? Sto iniziando a sentire un pochino caldo, ma se vuoi rimanere in questo modo, non mi dispiace -
Riapro gli occhi.
- Smettila di scherzare. Ti porto tutto in cucina - Faccio finta che non sia successo nulla di speciale.
Esco subito dal bagno e provo a trovare la cucina da sola. Finalmente dopo quattro tentativi riesco a beccare la stanza giusta. Poggio tutto sul bancone, e me la svigno prima che lui arrivi. Lascio solamente un bigliettino.
"Si è fatto tardi. I miei mi aspettano. Goditi il tuo pasto. "
Non ho il coraggio di guardarlo negli occhi. Mi sento troppo a disagio. Meglio affrontarlo un'altra volta. Poi devo tornare a casa prima che si svegli quella donna.
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