Capitolo 25 - Il parco giochi
JUSTIN
Cosa si prova quando ti piace qualcuno? Questa è una domanda alla quale è difficile rispondere. Gli scienziati attribuiscono diversi significati a questo sentimento. Ci possono essere milioni di ragioni diverse che possono spingere un essere umano ad interessarsi di un'altra persona. Questo tipo d'affetto ci colpisce inaspettatamente come un semplice raffreddore. Penetra all'interno di noi, e mette a soqquadro ogni parte del nostro cervello. Non è come una comune malattia, e per questa ragione non può essere curata facilmente. Sta a noi dopo un'attenta valutazione decidere come interpretare questa sensazione.
La scorsa notte non ho dormito. Pensavo a come trovare un modo per dichiarare i miei sentimenti a quella ragazza. Ma non riuscivo a immaginare in che situazione avrei potuto farlo. Andavo da una parte all'altra del letto senza mai fermarmi. Continuavo a guardare fuori dalla mia finestra, e a rotolare tra le coperte. Il mio cuore palpitava al solo pensiero di vederla un'altra volta. Ho capito che lei è la persona di cui ho più bisogno in questo mondo. Vorrei che avesse occhi solo per me, e che potesse accettarmi nonostante il mio passato.
Ho appena terminato di fare colazione, e il cellulare ha iniziato a squillare. Anonimo. Questo compare sullo schermo del mio telefonino. Chi potrebbe chiamarmi a quest'ora del giorno? Guardo l'orologio, e sono solo le sette del mattino.
- Pronto. Sono Justin. Chi parla? -
- Vergognati. Dovresti sparire. Tuo padre è un assassino. Come puoi ancora presentarti a scuola come se nulla fosse accaduto? Saresti dovuto morire tu, e non quella ragazza. Non preoccuparti che un giorno avrai quello che meriti. Guardati bene alle spalle -
La voce dall'altra parte della cornetta è di una donna, e questa è un altra telefonata minatoria. Ho perso il conto di quante ne ho ricevute nel corso degli anni. Dovrò cambiare numero un'altra volta. Meglio staccare. Non voglio dare corda a questa persona. Vuole solo cercare di rovinare la mia giornata e non ho intenzione di dargliela vinta.
- Ora stacco. Ti pregerei di non richiamare. Se lo rifarai un'altra volta dovrò prendere provvedimenti e denunciarti alle autorità. Passa una buona giornata -
Aggancio il cellulare e mi preparo per uscire. Oggi non c'è scuola e ho deciso di andare a fare un giro alla villa comunale. Le strade della mia città non sono cambiate affatto nel corso degli anni. Tutto è rimasto immutato. Lungo la via, c'è ancora un vecchio negozietto di articoli sportivi dove ero solito andare con mio padre. Lui ha sempre amato giocare a Baseball, e per questo motivo che mi portava in quel negozio a comprare gli articoli sportivi che gli servivano. Mi mancano quei momenti. Alcune volte vorrei tornare a quei tempi quando tutto era tranquillo, e mio padre mi appariva come un supereroe. Pronto a difendermi da qualsiasi cosa si presentasse lungo la mia strada. Ma purtroppo la vita è diversa da come la immaginiamo da bambini.
Il cellulare sta squillando di nuovo. Non posso crederci. Non dirmi che è ancora quella donna? Lo prendo dalla mia tasca destra, e senza vedere il numero rispondo in modo sgarbato.
- Senti. Hai rotto. La devi finire di chiamarmi. La tua vita è cosi monotona? Perché non mi lasci stare? Non la vuoi finire. Mi stai rendendo le cose difficili. Basta -
- Cosa? Che ti ho fatto? -
Questa non è la voce di quella donna, ma di Emily. Cavolo. Che bruttissima figura. Vorrei sprofondare.
- Scusa. Non volevo. Credevo fossi un'altra persona. Purtroppo non ho visto il tuo numero prima di rispondere, e ho sparato subito a zero senza riflettere. Perché mi hai chiamato? -
Avevo davvero bisogno di sentire la sua voce.
- Capito. Questa persona doveva starti proprio sulle scatole per rispondere in quella maniera. Volevo chiederti se avevi voglia di fare quattro passi. Mi annoio a casa, e ho voglia di vederti -
Vuole vedermi? Non posso crederci. Questa potrebbe essere l'occasione che stavo aspettando. Oggi potrei confessargli i miei sentimenti.
- Anch'io voglio vederti. Che ne dici di raggiungermi? -
- Dove ti trovi? -
- Sono alla villa comunale. Dove stanno le giostre per i bambini -
- Ti ricordo che sono nuova da queste parti. Non conosco bene la città. Non ci sono mai stata alla villa comunale -
- Scusa. Adesso ti mando le coordinate Gps via Email. Va bene? -
- Perfetto. Cercherò di arrivarci sana e salva. Riaggancio. Ci vediamo tra poco -
- Va bene. Ti aspetto -
Mi siedo su una delle altalene, e inizio a dondolare. Ho come la sensazione di volare quando ci salgo. Stendo le mani verso il cielo e canticchio una canzoncina di quando ero piccolo.
- Cosa stai facendo? -
Eccola. Finalmente è arrivata.
- Hai fatto presto. Ci hai messo meno di un'ora. Pensavo ti saresti persa -
- Per fortuna ho avuto un passaggio da mia madre. Stava andando a lavorare, e mi sono fatta lasciare per la strada -
Se ci penso bene non conosco quasi nulla di lei. Non so cosa fanno i suoi genitori, e neanche il perché si è trasferita nella mia città. Sono cose che non gli ho mai chiesto. Vorrei tanto farlo, ma potrei essere troppo invadente. Cosa dovrei dire per aprire il discorso? La vedo abbastanza affaticata. Forse ha caldo?
- Hai sete? -
- Un pochino. Ma è sopportabile -
Mi alzo, e faccio sedere lei.
- Siediti sull'altalena, e aspettami. Vado a prendere qualcosa da bere -
- Non c'è bisogno che lo fai -
- Non lo faccio solo per te. Ho sete anch'io -
Vado al distributore automatico, e prendo due lattine di succo all'ananas. È rinfrescante ed è l'ideale per far passare la sete. Una volta prese le due lattine. Torno da lei.
- Scusa. Ti ho fatto aspettare troppo? -
- Si. Perché chi hai messo tanto? Avevo creduto mi avessi abbandonato da sola su questa altalena -
Guardo l'orologio e sono passati solo 10 minuti. Sta ridendo. Penso mi stia prendendo per i fondelli.
- La smetti di prendermi in giro? -
- Non fare quella faccia. Ti ho detto mille volte che quando metti il broncio sei più carino. Mi fai battere il cuore -
- Lo credi veramente? -
- Certo. Dovresti essere più sicuro di te. Non sottovalutarti -
- Anche tu sei carina. Lo sei... Tanto -
- Tanto quanto? -
- Tanto così - Apro entrambe le mie braccia e cerco di allungarle il più possibile.
- Fermo. Ho capito. Sono bellissima. Adesso rilassati -
Sorseggio la bibita, e continuo a pensare a un modo per dirgli che mi piace. Come posso dirglielo in modo diretto? Devo fargli capire che mi piace come un una ragazza, e non come un amica.
- Justin, hai sentito quello che ho detto? -
Mi muove la mano davanti agli occhi.
- Scusa, ero distratto. Cosa dicevi? -
- Ti stavo raccontando di quello che è successo a Damien la scorsa settimana. Delle ragazze l'hanno tenuto al "Meet and Greet" fino a tardi. Ha dovuto firmare una marea di autografi. Poverino. Appena è tornato al suo appartamento mi ha subito chiamato. Era distrutto -
Damien è il contrario di me. Famoso è amato da tutte. Le ragazze cadono ai suoi piedi. Emily sicuramente sarà molto affezionata a lui. Sono amici da anni. Forse prova anche qualcosa nei suoi confronti? Probabile. Avrà sicuramente un affetto per lui.
- Justin, perché hai il viso così cupo? -
- Nulla. Non preoccuparti -
- Forse hai male alla testa? Non è che sei malato? Fammi toccare -
La sua mano è sulla mia fronte. La sta toccando. Sento il calore delle sue dita.
- Non sento nulla. Forse dovrei provare a misurarla in un altro modo? -
Si alza dall'altalena, e avvicina la sua fronte alla mia. Riesco a vedere tutto il suo viso. Il mio sguardo si ferma sulle sue labbra. Sono così carnose. Vorrei baciarla. Mi passano un infinità di pensieri per la testa. Singhiozzo.
- Hai singhiozzato? Forse hai mal di gola? Apri la bocca -
- Non mi sento male. Non preoccu... - Lo faccio un altra volta.
- Fai un profondo respiro e trattieni il fiato per dieci secondi. Questo è il rimedio perfetto per il singhiozzo -
Seguo il suo consiglio. Ha ragione. Dopo aver fatto un respiro profondo è passato tutto in un batter d'occhio.
- Grazie. È passato tutto -
- Bravo bambino. Segui sempre i consigli della tua Emily - Mi accarezza la testa.
"Non farlo. Non trattarmi come un bambino. Non lo sono. Vorrei che mi guardassi come un ragazzo che possa stare al tuo fianco, e non come un cucciolo da difendere. Voglio essere quella persona della quale tu possa fidarti nella vita e appoggiarti nei momenti difficili. Mi piaci. Mi piaci tanto. Diventa la mia ragazza."
Queste sono le cose che gli direi in questo momento. Stiamo parlando di ogni cosa, ma non abbiamo mai parlato dei sentimenti che proviamo l'uno per l'altro fino ad ora. Eppure questi sentimenti sono quello di cui davvero voglio parlare.
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