Capitolo 15 - La Mamma
"I Ricordi di Justin"
La parola più bella in questo mondo è "Mamma". È uno dei primi vocaboli che pronunciamo da piccoli, ed è anche una delle parole che usiamo di più nella nostra vita. Le mamme fanno parte di noi, e sono quelle persone sulla quale possiamo sempre fare affidamento. Una madre farebbe di tutto per il proprio bambino. Sarebbe disposta anche a cavarsi il cuore dal petto e darlo in pasto alle bestie feroci, se sapesse che questo gesto potrebbe salvare il proprio figlio. Ecco cosa è una madre. Le persona che ci ama incondizionatamente nonostante i nostri sbagli, e che ci accetta qualsiasi cosa facciamo.
Qualche giorno dopo l'incidente, la nostra casa fu presa d'assalto dai giornalisti, e per questo motivo non potevamo uscire. Queste persone avevano fatto una specie di accampamento fuori alla nostra abitazione, e non accennavano ad andarsene. Rimanemmo chiusi in casa per giorni. La mattina prima che mio padre annunciasse la propria colpevolezza, io e la mamma provammo ad oltrepassare la porta di casa, perché avevamo finito tutto quello che c'era all'interno della dispensa. Appena varcammo la soglia, i giornalisti ci circondarono. Ricordi ancora come se fosse ieri quel momento. Ci puntavano le dita contro, e ci riempivano di domande.
- Ecco sono loro. Stanno uscendo -
- Avete avuto notizie di vostro marito? -
- Come si dichiara? È lui il colpevole? -
- Mi dispiace, non c'è stato nessun contatto da parte sua. Adesso fateci passare - Rispose la mamma
- Perché non si è fermato? Per quale motivo non ha prestato aiuto alla ragazza? -
- Non c'è stato davvero nessun contatto da parte sua. Quante volte devo dirvelo -
La cosa che ricordo di più erano gli obiettivi puntati su di noi, e le macchine fotografiche che ci accecavano con i loro flash. Delle persone che erano nei paraggi si avvicinarono, e iniziarono a fare commenti.
- Con quale coraggio la lasciata in quel modo? -
- Povera ragazza. Era così giovane. Non si meritava di morire così presto -
- Anche lui aveva un bambino. Come ha potuto togliere la vita al figlio di qualcun'altro? Si dovrebbe vergognare -
- Non è che la moglie è il figlio erano con lui, e fanno finta di niente? -
Mi voltai prima verso quelle persone e poi nella direzione dei giornalisti, e iniziai ad urlargli contro.
- Vi sbagliate. Mio padre non è quel tipo di persona -
- Stai insistendo che tuo padre non è il colpevole? domandò uno di loro.
Mia madre mi prese tra le sue braccia, e mi nascose il viso.
- Mio figlio è un minore. Finite di scattare foto. Poi stiamo solo dicendo che non ci sono certezze che mio marito sia il colpevole. Perché state condannando un uomo senza indagare? Queste sono delle calunnie -
- Potete provarci che sono delle calunnie? -
- Cercare delle prove è compito della polizia. Adesso fateci passare -
Una donna dal pubblico corse verso di noi, e prese mia madre per la camicetta.
- Tuo marito non è il colpevole? Allora perché è stato ripreso dalle videocamere di sorveglianza? Per quale motivo non si è fermato a dargli soccorso? -
- Tuo figlio è vivo, ma dov'è la mia? Dove? -
Era la mamma della studentessa uccisa. Era vestita di grigio e sembrava che non si facesse il bagno da settimane. Il suo viso era pallido e scavato. Mia madre non reagiva. Cercava solamente di tenermi stretto tra le sue braccia per proteggermi.
- Non sai neanche quello che ha fatto tuo marito? Ridammi mia figlia. Portala di nuovo da me -
- Mi dispiace. Mi dispiace tanto -
Queste sono le uniche parole che mia madre riusciva a dire in quel momento. Capiva il dolore di quella donna, e non riusciva a non provare pietà per lei. Aveva perso un figlio, ed era la cosa peggiore che potesse succedere al mondo.
- Sai come si sente una madre a vedere la figlia che viene messa in una cassa? Ridammela. Ridammi la mia bambina -
Il marito della donna la prese, e la trascinò via.
- Cosa fai? Anche loro sono delle vittime. Andiamo a casa -
Quel uomo era la prima persona che ci aveva trattato da esseri umani. Nonostante il suo dolore, aveva capito anche quello mio e di mia madre. Essere accusati da tutti senza un reale motivo è una cosa che ti distrugge dentro.
La situazione si era fatta troppo complicata, e per questo mia madre decise di tornare in casa. Si avvicinò al frigo, e iniziò a frugare al suo interno. Non c'era davvero nulla. Solo dei pomodori.
- Justin, hai fame? -
- No, per niente - Avevo una fame da morire.
- Vuoi che ti faccia la pasta con il pomodoro? Credo ci sia rimasto almeno un pacco di pasta da qualche parte -
Frugò tra i cassetti, e dopo un attenta ricerca riuscì a trovare un mezzo pacco di pasta. Bastava solo per una persona. Andò verso la cucina, e cominciò a preparare il tutto. Guardavo la sua schiena, e mi sentivo veramente triste. Aveva un'aura cupa, e non sembrava la stessa di sempre. Iniziai a sentirla singhiozzare. Stava piangendo. Quella è stata la prima volta che avevo visto mia madre piangere.
- Mamma stai piangendo? -
- No, non sto piangendo. È il freddo. Il vento mi sta facendo lacrimare gli occhi -
Le finestre di casa nostra erano tutte chiuse, e faceva davvero caldo. Non passava un filo di vento.
- Non mi stai mentendo, vero? -
- La mamma non ti mentirebbe mai. Tra poco è pronto. Mettiti a tavola -
Una volta finito di preparare il piatto, venne in sala da pranzo e me lo diede. Era la pasta migliore che avevo mai mangiato. Forse perché avevo fame, e non c'era nient'altro in casa, ma era davvero buona.
- Mamma tu non mangi? -
- Ho già mangiato prima. Non ho fame -
Rimasi una parte del cibo nel piatto, e feci finta che ero sazio.
- Non ho più fame. Mangialo tu -
- Ti ho detto che ho già mangiato prima. Finisci il tuo piatto -
- Non c'è nulla in casa. Cosa avresti potuto mangiare? Finché non finisce questa brutta situazione dobbiamo farci forza a vicenda. Non trattenere tutto all'interno. Puoi dirmi come ti senti. Anche se sono ancora un bambino, posso capire quello che stai passando -
- Sei proprio il mio piccolo ometto. Quand'è che sei cresciuto così tanto? Dov'è il bambino che piangeva perché voleva andare sulle giostrine? -
- Quando mai l'ho fatto. Non me ne ricordo -
Andai verso di lei e l'abbracciai con tutta la forza che avevo.
- Si risolverà tutto. Sono sicuro che papà ritornerà, e la farà pagare alle persone che ci hanno trattato in questo modo. -
Volevo credere in lui. Speravo che non avesse fatto quello di cui le persone lo accusavano. In fondo era mio padre, come potevo non credergli.
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