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Capitolo 9♤

Sento molto dolore alla gamba.
Perchè?
Non so come sia successo ma aprendo gli occhi ho visto un coltello infilato nella mia gamba destra.
Sono seduto.
O meglio, sono legato a una sedia.
-Ciel? Che fai?- dico impaurito.
-Oh che carino, pensa che il suo amichetto lo stia torturando
Alzo gli occhi, un tipo davanti a me grande come un armadio teneva nella mano destra una frusta e nella sinistra come una strana pinza, era stato lui a parlare.
-Ch-che vuoi?
-Se pensi che quel bambino ti salvi ti sbagli di grosso, probabilmente parlerai prima del suo arrivo
Lo guardo intensamente, non lo avevo mai visto prima.
Eppure lui sapeva chi ero, ma come?
Poi alza la mano sinistra e sbatte la frusta su di me.
Urlo dal dolore.
Non ero mai stato torturato, sapevo sopravvivere giorni senza mangiare ma torturato forse neanche un'ora.
Ma una cosa la so, farò di tutto per non dire nulla, qualunque cosa lui voglia.
E continua a lacerarmi la pelle con vari attrezzi mai visti prima.
-AHI! Fa male!
-Credi che urlando e piangendo io mi fermi? Mi pagano per farlo.
-Brutto pervertito, non mi toccare!- come vorrei che fosse qui -CIELLLL! AIUTAMI TI PREGO!
Le mie lacrime continuano a scendere sulle mie guance, anche se non serve a nulla continuo a farlo.
Non riesco a fermarmi.
Un ultima frustata sulla schiena, chiudo gli occhi piangendo più che mai.
Faccio qualche respiro affannoso, il tipo si è fermato.
Apro gli occhi.
Sono in piedi senza essere legato a nulla in mezzo al cielo.
Posso toccare le nuvole, se volessi.
Forse sono morto... o solo svenuto.
All'improvviso una mano mi stringe il fianco.
-Ciel?
Giro la testa.
Tutto svanisce e mi ritrovo nella stanza delle torture con la mano non di Ciel, né di George ma di Sebastian, maggiordomo di Ciel.
-Vedo che siete ancora sveglio- fa una pausa e mi fissa -il Signorino la aspetta fuori.
Il tipo pervertito è steso a terra con un coltello da secondo infilzato alla schiena, le catene con cui ero legato non c'erano più.
Mi alzo e seguo quel maggiordomo tutto nero.
Fuori ad aspettarmi c'è Ciel con il suo cappello e la giacca per proteggersi dal freddo, io al contrario sono ancora in pigiama tutto rovinato e sporco di sangue qua e là.
Il piccolo lord si toglie la giacca e con una mano me la porge:- Tenga.
Me la metto con cura, per non rovinarla.
Avevo dormito con quel ragazzo la notte prima, il suo comportamento dopo la mia compagnia è del tutto naturale.
Chissà se Sebastian lo sa.
Eheh... già chissà...

Mi accompagna fino alla mia villa.
-Grazie, le devo la vita
Con queste parole si deve essere stampato sul mio viso uno di quei sorrisi che si fanno una volta ogni millenni.
Il piccolo lord mi guarda, diventa un po' rosso e poi si stringe su se stesso.
-Arrivederci, passi una buona nottata.
E se ne va, lontano da me e scompare.
Lo guardo andare via sebbene il freddo mi stava congelando.
-George- dico con un viso infantile- mi ha lasciato il pretesto per tornare da lui.
E gli mostro la giacca con un sorriso di un bambino che non vede un parente da anni.
-Certo padrone, ci tiene a voi
-La terrò con cura

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