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Capitolo 6

Uno strano ed abbastanza inquietante cigolio mi feriva le orecchie, mentre mi appoggiavo a quella vecchia ed arrugginita scala antincendio, aspettando non si sa bene cosa di preciso, probabilmente una sospensione da parte di un qualsiasi bidello stufo marcio del proprio lavoro poco gratificante pronto a sfogarsi su un povero studente trasgressore della sacra legge scolastica.

Il sole stava calando, ed io non avrei nemmeno dovuto esser lì,  contando il fatto che mi stavo pure fumando una sigaretta, la seconda della mia vita, e probabilmente l’ultima, considerando che, primo mi faceva schifo, e secondo non dava nemmeno un decimo dell’aura di poeta maledetto che tanto avevano i fumatori d’altri tempi.

Non biasimatemi se ho perso qualche battito sentendo qualcuno salire quelle scale a passo lento, quelle scale che avrebbero dovuto essere abbandonate soprattutto a quell’ora tarda.

<<Chi c’è?>> Domandai con la voce arrochita dal fumo, mentre il rumore si avvicinava sempre di più, gelando il mio corpo sul posto, mentre invece avrei dovuto semplicemente girare i tacchi e sperare solamente di trovare una via alternativa in quella piccola versione del labirinto del minotauro, conosciuta più comunemente con il nome della mia scuola.

Non ho mai detto di aver preso un nobel all’intelligenza, lo sapete no? Ecco, un motivo ci sarà.

<<Solo una persona ridicola Jaeger.>>

Sono quasi sicuro di aver fatto qualcosa di molto grave nella mia scorsa vita, tipo aver fregato un lecca-lecca ad un bambino.

<<Ackerman>> Poco più di un sussurro sbigottito, mentre gli facevo spazio quasi automaticamente per potersi appoggiare su quella vecchia e sgangherata sbarra di ferro, che serviva da corrimano di fortuna o da appoggio per “noi” fumatori clandestini.

Il silenzio tra noi non era di quelli pesanti, ne di quelli imbarazzati, che la gente cerca sempre di riempire con parole inutili, con chiacchiere sul tempo oppure cercando di estorcerti novità sul fantomatico “fidanzatino”.

Era solo… silenzio. Innocuo e puro silenzio. Due ragazzi che osservavano il sole calare con una sigaretta ciascuno stretta tra le labbra, senza il bisogno di dirsi nulla, due sconosciuti che avevano in comune più di quanto pensassero.

Ok, la smetto con le frasi filosofiche.

<<Hai i gomiti sporchi di vernice, lo sai vero?>> Mi domandò ad un certo punto, senza nemmeno alzare lo sguardo su di me, facendomi domandare quando o dove lo avesse notato.

<<Io… non… all’inizio non mi ero accorto che quella piccola opera d’arte sul mio banco fosse così fresca, così ho finito con il sporcarmi>> Mormorai lievemente imbarazzato, per un motivo che non era chiaro neanche a me. <<Comunque non si è rovinata>> Bofonchiai poco dopo, quasi come se dovessi difendermi da una muta accusa nel suo sguardo che non si era nemmeno spostato dal punto indefinito che stava fissando da quando era arrivato.

<<Tanto la cancelleranno comunque, come si fa con qualsiasi opera d’arte.>> Bofonchiò cogliendomi di sorpresa, considerato che non mi aspettavo nemmeno una risposta da messer ghiacciolo. <<Che sia il tempo, i vandali, delle bidelle o… dei bulli… le opere d’arte migliori al mondo se ne vanno sempre, lasciandoci un vuoto che nessun surrogato potrà mai riempire>> Disse facendomi fermare il cuore, mentre alzava finalmente lo sguardo su di me, con gli occhi freddi ornati da un velo di tristezza infinita, che quasi come un’accusa mi trafiggevano l’anima <<Solo una nuova opera d’arte può colmare il buco  lasciato dal decadimento dell’ultima, ma perché   donare il nostro cuore a qualcosa che sappiamo già scomparirà un giorno o l’altro?>>

La cenere cadeva lenta sulle mie dita, favorita dal freddo vento autunnale, mentre quelle parole mi entravano nelle ossa, come se, almeno indirettamente, fossero rivolte a me o a qualcun altro prima di me.

Nessuno mi aveva mai detto quelle cose, e quasi non notai, mentre mi arrovellavo a trovare una risposta a quella che poteva sembrare all’inizio una banale domanda, che la sigaretta tra le dita del mio compagno era finita, e che lui si era già staccato da quel corrimano arrugginito, dirigendosi verso l’imboccatura delle scale. <<Ci si vede eh Jaeger?>> Disse senza nemmeno voltarsi, come se pochi secondi prima avessimo parlato del tempo.

*spazio me*
Wow, non mi aspettavo di pubblicare in modo così costante, mi stupisco da sola ahahah
A presto
Shiro_hebi

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