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Capitolo 4

<<Quanto vuoi per andartene?>>

Che frase melodrammatica, non è vero?

Fa molto film gangster americano, in cui al protagonista della storia vengono offerti non so quanti miliardi di dollari per andarsene a testa bassa e non provocare problemi.
Ma qui non siamo in un film strapieno di belle donne e macchine costose, qui siamo nella vita reale, su delle scale antincendio mezze sgangherate con più possibilità di provocare danni rispetto all'incendio dalla quale dovrebbero salvarci.

<<Come prego?>> Domandai al mio misterioso interlocutore, che non si era nemmeno degnato di guardarmi in faccia da quando ero comparso porta che conduceva alle scale interne, come se fosse pienamente normale assistere ad una discussione sulla propria condanna a morte da parte di un gruppo di bulletti senza cervello.

Un silenzio pesante ed uno sbuffo di fumo fu quello che ricevetti come chiarimento, mentre iniziavo a spazientirmi, messo a disagio soprattutto da quegli occhi grigi che se ne stavano piantati a terra a pensare chissà cosa.

<<Quanto. Vuoi. Per. Andartene.>>

Quattro parole pesanti, che mi si conficcarono nel cuore come coltelli affilati, considerato che non era di certo la prima volta che sentivo quella schifosissima frase.
Non so cosa lo spinse ad alzare lo sguardo, forse il mio silenzio troppo prolungato, o forse quell'ombra di dolore che solo per un secondo era passata sul mio viso, subito rimpiazzata da un sorriso a trentadue denti.

<<Andarmene?>> Domandai tranquillo, osservandomi le unghie curate e facendo finta di nulla, mentre la cartella che portavo appesa per un solo spallaccio iniziava a pesare più di un macigno. <<E perché? Queste scale fanno parte della scuola>> Continuai a farneticare fingendo di non capire il vero significato di quella frase, mentre posavo lo sguardo su qualsiasi altra cosa in quell'ambiente al di fuori di quelle perle grigie che mi guardavano con freddezza.

<<Tsk.>>

Tsk?

Ma sei serio?

<<Non far finta di non capire Jaeger.>> Mormorò il corvino a voce talmente bassa a spingermi ad avvicinarmi a lui quasi per riflesso, notando con piacere della bestia che si annidava in me che lui in si era mosso di un millimetro al mio avvicinamento. <<Non sei stupido, o almeno, non lo lasci trasparire troppo...>>

<<Grazie per il complimento>> Lo interruppi beccandomi un'occhiataccia di fuoco, che mi fece rizzare i peli delle braccia.

<<Perciò devi aver capito che la mia protezione non potrà durare in eterno, prima o poi qualcuno ti troverà senza che io lo venga a sapere, e lì... finirai come... M- finirai nelle loro grinfie>> Mormorò correggendosi, mentre la voce gli si esauriva man mano,e le parole inespresse giungevano comunque al destinatario, cioè io.

<<Siete ridicoli>>

Non so da dove mi sia uscita questa frase, ok?

È stato quasi un riflesso involontario del mio cervello, qualcosa che avrei dovuto tenere per me e che invece era stato espresso, quindi non prendetevela con me se non sono il miglior interlocutore dell'anno, ok? Non sono io che decido cosa passa per il reparto censura oppure no. Mandate una lettera di lamentele alla direzione se proprio ci tenete.

<<Ridicoli Jaeger?>> Domandò Levi Ackerman, incredulo probabilmente per la prima volta in vita sua. <<E cosa in quello che ti ho detto ti sembra vagamente ridicolo?>>

Era una domanda a trabocchetto, lo so, lo so. Ma sotto la definizione di Sopravvissuto non ci sta il mio nome, ma quello di Harry Potter, ok? Quindi ho la strana tendenza a fare cose di cui poi mi pento.

<<Tutto, direi>> Dissi semplicemente, in uno strano e malsano impeto di sincerità, mentre, come avevo visto fare prima, dall'alto della mia finestrella a Jean ed ai suoi compari iniziavo anche io a spostare il peso da una gamba all'altra. <<Non ho bisogno di nessuna "Protezione", so cavarmela da solo>>

Boom.

Il mio interlocutore non rispose subito, probabilmente stava metabolizzando la risposta cercando di non spaccarmi il naso lui stesso nel mentre.

<<Sai cavartela... da solo.>>

Lo ammetto, quella frase suonava meglio dalla mia bocca, detta da lui sembrava quasi una condanna a morte.

<<Va bene, allora fallo pure.>>Mormorò scoppiando a ridere, per poi azzerare con uno scatto felino le distanze tra i nostri due corpi <<Ma poi non venire a piangere da me, ok?>> Sussurrò ad un centimetro dal mio orecchio, mentre una zaffata di fumo e menta mi attanagliava la gola, lasciandomi ansante su quel pianerottolo, aspettando l'inizio dell'inferno ed il suono della campanella di domani, che erano più o meno la stessa cosa.

*spazio me*
Hello
It's me
:D
Shiro_

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