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Capitolo 3

Non chiedetemi per quale strana legge della fisica io non mi sia fatto sgamare, oppure non sia riuscito a perdere l’equilibrio e cadere, spaccandomi l’osso del collo.

Partendo dal fatto che quella finestrella era davvero stretta e sporca mi stupisco ancora di non essermi preso qualche strana malattia contagiosa, ma hey, tutto può succedere e i periodi di incubazione di nuovi virus sono sempre più lunghi in ogni disaster movie che gli Stati Uniti ci propongono.

Levi Ackerman stava letteralmente sotto di me, appoggiato ad una vecchia balaustra arrugginita di quelle che la mia nuova e fantastica scuola chiamava “Scale di emergenza all’avanguardia” che avevano sostituito quelle interne, ovvero dove stavo io in quel momento, e che grazie agli dei non erano mai state usate, perchè tutto ispiravano fuorchè sicurezza.

Il corvino se ne stava lì, impassibile, e sembrava non aver notato che dal muro alle sue spalle spuntava una testa mora con buona parte del busto fuori. Ma tutto ciò non dev’essere necessariamente un punto negativo, giusto?

Un suono metallico e regolare attirò la mia attenzione dopo poco tempo, facendomi torcere il collo per vedere meglio chi stesse arrivando e facendomi rabbrividire e ritirare un po’ dopo aver messo a fuoco tre figure familiari, che arrancavano e scendevano a passi pesanti le vecchie scale che a quanto pare avevano un giorno di gloria dopo anni che erano state installate.

Jean e i suoi due amici di cui non mi è mai fregato imparare il nome stavano lì, accanto al diciottenne che non aveva sterzato un muscolo dopo il loro arrivo, e che continuava imperterrito a fumare la sua sigaretta in santa pace.

Soffocai un sorriso notando l’evidente agitazione dei ragazzi, che non provavano nemmeno a celarla come faceva il loro capo dai capelli color sabbia, ceh se ne stava con le mani in mano ad aspettare che il corvino finisse di ignorarli e li degnasse di un breve sguardo.

<<Hey Levi>> Si decise a dire il bulletto dopo aver lasciato passare almeno tre minuti buoni di un silenzio imbarazzantissimo <<Strano esserci incontrati qui, eh?>> Domandò dopo aver lasciato invano qualche secondo di tempo al ragazzo per degnarsi di rispondere.

<<Già… una vera e propria… coincidenza>> Replicò il corvino sbuffando una nuvola di fumo bianco dalle labbra semi serrate <<Quasi quanto quella di aver fatto cadere Armin Arlert e di esser rimasti sotto il peso dei suoi libri come degli idioti, vero?>> Domandò facendo inorridire i tre ragazzi.

<<Si… beh… ecco…>> Domandò a disagio Jean, spostando il peso del corpo da un piede all’altro, in evidente disagio davanti allo sguardo duro come l’acciaio del compagno di classe <<Volevamo parlarti proprio di questo…>> Bofonchiò il bullo passandosi una mano tra i capelli e distogliendo lo sguardo da terra, per poi fissarlo verso l’orizzonte in modo da evitare quello del ragazzo.

<<Di come avete fatto una figura di merda?>> Li incalzò il corvino co un ombra di un ghigno sulle labbra, facendomi quasi soffocare dalle risate che cercavo di trattenere oramai dall’inizio del colloquio.

Il ragazzo dai capelli color sabbia, oramai sconcertato ebbe il coraggio di mormorare <<Volevamo chiederti di togliere la tua protezione dal novizio, in modo da fargliela pagare per la sua strafottenza>>

Protezione?

Quella parola mi rimbombò nella mente come un eco infinito, colpendomi come uno schiaffo.

“Protezione da che?” Pensai sporgendomi un po’ di più e mandando all’aria l’ultimo briciolo di buon senso che mi rimaneva.

Un silenzio irreale avvolse per un attimo la scena, dilatando il tempo all’inverosimile e facendo sembrare pochi minuti intere ore, pochi minuti che avevano preceduto una forte risata senza gioia, adornata dai volti cinerei e attoniti dei bulli.

<<Sparite>>

Una semplice parola, pronunciata alla fine di quella strana ed inquietante risata ebbe l’effetto di far scappare con la coda tra le gambe Jean e i suo compagni, i quali trasudavano vendetta da tutti i pori per quell’umiliazione che a loro insaputa aveva avuto un pubblico, il peggior pubblico che avessero mai avuto, ovvero me.

I miei occhi smeraldini seguirono l’uscita della vergogna fino a quando poterono, allargando ad ogni passo il sorrisetto sulle mie labbra, che si spense poco dopo sentendo il cuore perdere un battito.

I suoi occhi grigio piombo ora erano su di me, e qualcosa mi diceva che ora il turno di avere l’udienza con il Re era mio.

*spazio me*
Hola
I giorni di pubblicazione saranno Lunedi e Venerdì per tutti i miei libri (beh, quasi tutti)
Forse anche mercoledì but idk
Ve se ama
Shiro_hebi
 

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