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98: In commissariato

Francesca's Pov
Oh mio Dio... hanno ammanettato tutte e due? Perché entrambe chiedono gridando di voler essere lasciate andare?
Vengono portate via tutt'e due ed io faccio un cenno verso Ania.
"Perdonami Ania" sussurro.
Lei sembra sentirmi, perché mi dice a bassa voce: "Francy, lo so che non volevi che prendessero me."
Annuisco e basta, trattenendo a stento le lacrime.
Mi lascio scivolare contro la porta, rimasta socchiusa per il trambusto di poco fa. Mi volto e appoggio la fronte al pavimento gelido per poi lasciarmi andare ad un pianto disperato.
"Perché, perché sono stata tanto avventata? Ho compromesso la persona sbagliata!"
Impruvvisamente sento due forti braccia alzarmi da terra e qualcuno tenermi stretta al suo petto. Sento un cuore che batte, batte forte, proprio come il mio, e non so cosa pensare. Non può essere lui! Il mio lui! Come potrebbe essere lui? Non era... al lavoro? Ma quel tocco, quella stretta, quel batticuore che mi ha sconvolta, tutto questo mi fa pensare solo a lui. Parlami se sei davvero tu, ti supplico!
"Piccola..." mi dice sottovoce, quasi avesse sentito i miei pensieri. "Ehi!"
"Daniel... sei davvero tu?" gli chiedo.
"Sono io..." mi risponde lui. "E c'è anche un'altra persona qui fuori... ma adesso calmati. Tu non volevi che quella ragazza venisse arrestata! Tu volevi liberarla e liberare suo fratello, niente di più e niente di meno. Non piangere per una colpa che non ti appartiene."
Mi fa voltare e mi adagia sul mio stesso letto lasciandomi dei baci delicati sulla fronte per rassicurarmi.
Mi accorgo del fatto che lui e qualcun'altro si sono messi a sedere accanto a me, sul lettino sottostante al mio, aperto per Ania.
Sento una mano afferrare la mia e tenerla stretta, come se la persona che l'ha presa volesse proteggermi, tranquillizzarmi o non so cos'altro.
"Sono stato io a dare il tuo indirizzo ad Ania." mi dice.
Ma lui è... Salvatore!
"E io l'ho fatta finire in prigione" sussurro.
"Non volevi che dietro le sbarre ci finisse lei, Francesca! Suo fratello lo sa, ne sono sicuro, e lo sa anche lei, perché... gliel'hai detto. Domani potrai andare in commissariato come testimone."
"Sono l'unica e sono sicura che non mi crederanno perché io..."
"NO!" mi ferma subito Daniel.
"E quel bambino che fine farà?"
"Quel bambino?"
"Alì." rispondo alla domanda di Salvatore. "È rimasto solo... sua sorella ora è dietro le sbarre!"
Sento due mani tenere strette le mie. Le mani di entrambi.
"Va bene. Se ti fa stare più tranquilla ora andiamo tutti in commissariato."
"Ma... s-sarete stanchi." dico.
Hanno viaggiato tutta la notte, non posso farli arrivare allo stremo delle forze, non posso!
"Meglio essere stanchi che vederti stare male." dice Salvatore.
"Lo fareste sul serio?"
Come unica ma esauriente risposta ricevo un abbraccio nel quale sono avvolta da tutti e due.
Vado velocemente a lavarmi e cambiarmi, impiegando cinque minuti cronometrati, prendo il mio occhio a rotelle e seguo i ragazzi fuori di casa, con le chiavi in tasca.
Entriamo tutti e tre in auto ed io non so davvero come ringraziare i ragazzi. Mentre Salvatore è al volante Daniel è con me, sui sedili posteriori, e traccia dei ghirigori sul dorso della mia mano per cercare di calmare la mia agitazione quasi estrema... lui sa bene che questo contatto mi rassicura.
"Ehi!" mi chiama proprio lui, stringendo un po' la presa sulla mia mano e fermandosi dal tracciarmi forme circolari sul dorso. "So che tu ora non ci credi, ma io sono sicuro che tutto andrà bene e che ti lasceranno parlare, perché tu eri presente. Qualsiasi cosa sia successa si è verificata in casa tua..."
Mi accorgo del frenare dell'auto e Salvatore dice: "Ci siamo ragazzi!"
Sento la portiera dal lato destro aprirsi e Daniel mi aiuta ad uscire dalla macchina. Non estraggo nemmeno il mio occhio a rotelle, lascio che sia lui a portarmi con sé.
Improvvisamente, senza che io lo desideri e senza che io possa fare qualunque cosa per evitarlo, il mio corpo viene scosso da una serie di brividi che, se non ci fossero i ragazzi a tenere strette le mie mani e tenermi in piedi, mi farebbero cadere a faccia in giù sul pavimento del commissariato.
"Francesca respira..." mi dice Salvatore.
Prendo un respiro profondo e Daniel mi chiede: "Sei pronta?"
"Credo... credo di sì" rispondo a bassa voce.
Aspettiamo qualche altro secondo prima che io riesca a calmarmi del tutto, allungare un braccio alla ricerca di una porta alla quale bussare per "annunciarmi" se così si può dire.
Trovo la porta di legno e busso delicatamente.
La sento girare sui cardini e un uomo mi rivolge la parola.
"Signorina, che cosa fa qui?"
La voce della persona che poco fa è venuta in casa mia insieme ad altri due colleghi.
"Sono venuta... soltanto per... per parlarle di quella ragazza. Quella che è stata arrestata, voglio dire. Si chiama Ania ed è... beh..."
"Cosa vuol dire tutto questo? Che cosa vuole fare?"
"Voglio dire la verità" rispondo. "Ania non ha colpa... è quella donna ad avere la colpa di tutto."
"Va bene, venga con me, si sieda e mi spieghi come si sono svolti i fatti."
Annuisco ed io e i ragazzi entriamo tutti e tre nella stanza.
"Mi scusi" dico con esitazione, "per caso loro vengono interrogate subito dopo l'arresto?"
"Sì... è meglio farlo subito, per liberare il prima possibile la probabile innocente. Vuole assistere?"
"Se posso essere di aiuto" rispondo.
"Però... se non vi dispiace la ragazza dovrebbe entrare sola."
Oh mio Dio! Io? Da sola? In un commissariato di polizia? Devo assistere ad un interrogatorio? Siamo sicuri che tutto questo stia capitando davvero? Sembra quasi la trama di una fiction, ma so che è la realtà, la cruda realtà.
Daniel's Pov
Vedo Francesca irrigidirsi e tremare leggermente all'uscita dell'agente. Ma è sicuro che io debba lasciarla sola lì dentro?
"La ragazza è sconvolta, non mi sembra il caso di lasciarla sola."
L'agente scuote la testa per accennare un sì.
"Non si preoccupi, la signorina non rischia niente."
"Lo so, ma la guardi. È molto tesa, non so se lei se la sente di entrare da sola." spiego.
"Purtroppo è la procedura. Non si preoccupi signorina, cerchi solamente di rimanere calma e lucida."
Lei annuisce ed io, prima di lasciarla andare con il poliziotto, le lascio un bacio sulla guancia che la fa arrossire e sorridere leggermente.
"Non temere piccola" le dico sottovoce. "Io non me ne vado, te lo prometto. Io resto qui."
Lei, non riuscendo a parlare, fa solo un movimento con le labbra che sta per: "Grazie", e questo mi basta.
Ania's Pov
Io e la strega siamo state messe l'una di fronte all'altra, con un tavolo che ci divide, bloccate dalle manette. Io ho veramente paura.
Se dovessi restare qui Alì rimarrebbe alla mercé di quell'altra bestia!
Di colpo sento la porta aprirsi e voltandomi vedo Francesca, con quel bastoncino bianco che le fa da guida ed un agente accanto a lei. La guardo e vedo due occhi lucidi e gonfi di pianto.
"Francesca..." sussurro e lei, che sono sicura mi abbia sentita, si volta verso di me e ha un'espressione che io interpreto come: "Voglio aiutarti Ania."
L'agente la fa mettere seduta e ha inizio l'interrogatorio.
"Tu sei Ania?"
L'uomo mi indica ed io mi alzo in piedi.
"Sono Ania" rispondo. "Come conosce il mio nome?"
"Qui le domande le facciamo noi signorina" dice un altro agente, quello che ha accompagnato Francesca.
"Ce l'ha detto quella ragazza."
Un altro agente ha fulminato il collega e si è voltato a guardare Francesca, che ha le mani sulle ginocchia e cerca di mostrarsi calma.
"Dammi la tua versione." salta su un commissario. Lo so perché si è presentato prima che Francy entrasse.
"Questa donna e un altro uomo hanno preso me e mio fratello tre anni fa e ci maltrattano per guadagnare! Ci fanno chiedere l'elemosina e ci infliggono punizioni corporali o di reclusione se ci rifiutiamo di "collaborare" o il guadagno è scarso. Mio fratello ha chiesto qualche moneta a Francesca, io ho trovato il suo indirizzo e sono andata da lei a chiederle aiuto per uscire da quella situazione e..."
"Maledetta bugiarda!" salta su la strega alzandosi.
So che potrebbe colpirmi con le manette se solo si allungasse un po' di più, ma non sarebbe un colpo forte visto che i suoi movimenti sono resi più lenti da queste e dal tavolo che si frappone fra noi due.
E poi... Aspetta, ma che diavolo ha da piangere?
"Io e mio marito abbiamo adottato quei due bambini e li amiamo tanto... ma loro..." dice piangendo.
Sto per urlarle contro, ma vedo Francesca scuotere la testa e non so se lo sta facendo per dire che la donna mente o per dire a me di restare al mio posto se non voglio complicare le cose. Sta di fatto che riesco a trattenermi a stento dal gridare e quando un poliziotto mi dice di continuare io dico: "Comunque durante la notte questa donna è entrata in casa, l'ho sentita inveire contro Francesca e poi, quando ha scoperto che ero fuggita dalla cantina nella quale mi aveva rinchiusa, mi ha aggredita!" E detto questo alzo le braccia, tirandomi su le maniche del pigiama che mi ha prestato la mia nuova amica.
Vedo gli agenti osservare le ferite che porto sulla pelle, ma la donna dice: "Potrebbe benissimo essersi ferita da sola! Io non l'ho mai toccata!"
"NON È VE..." grido, ma vedo di nuovo la ragazza seduta dall'altra parte della stanza scuotere la testa, in un muto invito all'autocontrollo. So che non lo fa per farmi stare peggio, ma per aiutarmi.
"Signorina..." dice il commissario, guardandola, ma credo che Francesca non sia sicura del fatto che lui si stia rivolgendo a lei. Almeno finché un agente non si avvicina per sfiorarle una spalla.
"Francesca Bernardi" specifica lei.
"Bene signorina Bernardi. Ha qualcosa da aggiungere?"
"Qualcosa ce l'avrei... ma vi prego di affidarvi alle parole e non alle immagini, perché quelle non sono il mio forte." dice lei, albungando una mano per dare agli agenti il suo telefono e subito dopo aggiunge: "È una registrazione che si trova tra gli Audio del mio cellulare... spero che possa esservi utile."

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