96: Sconfiggerò i miei fantasmi!
Francesca's Pov
"Mamma, per favore, fermati" dico sottovoce.
"Che cosa c'è?"
"Credo... ci sia un bambino a pochi passi da noi e forse si sente male. Ti prego, fermati!"
Mia madre si ferma ed io afferro il mio occhio a rotelle e scendo.
Mi accorgo del fatto che il bambino che è a terra mi dice sottovoce: "Ti prego, non mi fare del male!"
Mi avvicino a lui e m'inginocchio al suo fianco. Lui si agita. Non lo vedo, ma lo so, lo sento scuotersi e mi dispiace, molto!
"Non ti faccio niente" gli dico con calma. "Questo mi serve solo per camminare senza andare a sbattere."
"Signorina, mi potresti dare... una moneta?" mi chiede il bimbo con un filo di voce.
Sembra quasi la voce esile di chi ha la febbre altissima. Gli metto qualche moneta nella mano aperta sul lastrico della strada ed io mi alzo e la prendo con delicatezza per esortarlo ad alzarsi da terra.
"Perché non ti alzi da lì? Può essere pericoloso!"
Provo a prendere con delicatezza il suo braccio, ma appena lo sfioro sento il piccolo sussultare e ritrarsi.
"Ti ho fatto male? Che cos'hai?"
Lui non parla e io gli scopro il braccio dalla mantellina sporca e incrostata e glielo sfioro piano. Sento un mucchio di lividi sotto le dita e chiedo: "Chi è stato a farti questo, piccolo? Che... ti è successo?"
Non ha solo quella a coprirla, ma anche una maglia a maniche lunghe, anch'essa sporca come la mantellina. Ecco perché è vestito in questo modo nonostante faccia un gran caldo: perché qualcuno l'ha riempito di lividi, anche se non so chi né come glieli ha o hanno fatti.
"Come ti chiami amico?" chiedo.
"Alì" risponde.
"Dimmi cosa ti hanno fatto, per favore!" dico chinandomi su di lui. "Non ti faccio niente di male, davvero!"
Improvvisamente sento il suo corpo irrigidirsi sempre di più, segno evidente che le persone che lo trattano male si stanno avvicinando. La voce di uno di loro, però, mi fa ghiacciare il sangue.
"Ragazzino, sei ancora lì? Se la ragazzina strana ti ha dato i soldi non mi sembra sia il caso che te ne resti lì seduto."
Alì mi stringe la mano, il che, per la forza che ci mette, per me equivale ad un chiaro segno di agitazione estrema. Ed è comprensibile... il professore di musica, o meglio quello che in teoria avrebbe dovuto essere tale, non è proprio la personificazione della dolcezza.
Un'altra voce fa salire alle stelle la mia rabbia.
"Avanti piccolo idiota, alzati! Ci sono ancora tante cose da fare!" dice la voce squillante e stridula della mia... maestra.
No! Non può essere lei, no! Un moto di rabbia per tutto quello che mi hanno fatto scuote il mio corpo... ed è proprio in quel momento che le due voci si sovrappongono nella mia mente, provocando in essa un baccano infernale e per giunta orribile, come quello che stanno facendo.
""Ma guarda chi si rivede! La signorina Ho Mille Problemi! Spero vivamente che tu li abbia risolti perché non sopporto più i tuoi piagnistei"."
""Se non avessi una bella voce resteresti all'angolo"!"
""Ma allora non è vero che non puoi vedermi"!"
""Canta stupida ragazzina"!"
Mi accorgo solo all'ultimo momento del fatto che Alì si è alzato e sta andando proprio verso di loro. L'ultima cosa che sento prima che quei due lo portino via è il suono di uno schiaffo.
Sento che le mie gambe non mi reggono più e i miei occhi iniziano a farsi bollenti, quasi quanto la lava.
Crollo sulle ginocchia e le lacrime fuoriescono dai miei occhi, incontrollate, e non me ne frega un accidente di essere vista da qualcuno mentre piango in mezzo alla strada! È il mio cuore, i sentimetti sono miei, non degli altri, e quindi ho il diritto di esprimermi come preferisco!
Dopotutto è per un bambino che sto male. Un bambino torturato fisicamente e psicologicamente da persone che, in passato, mi hanno fatto male. E tutto per cosa? Per trarne profitto!
Quella donna e quell'uomo sono le persone peggiori che io abbia mai conosciuto! Non dovrebbero mai essere entrati in una scuola per lavorarci e, ora come ora, se potessi io... io non so cosa farei, non lo so davvero! Spero che qualcuno si renda conto del fatto che quei due stanno torturando delle povere creature innocenti. Dei bambini che non hanno la minima colpa, che non meritano di essere maltrattati così gratuitamente e se anche fosse nessun bambino deve essere trattato come una nullità: mai! Loro lo hanno fatto con me, quando ero solo una bambina e dopo, quando, finalmente, sono giunta al liceo. Sono esseri onnipresenti nei miei sogni e desidero che questa maledetta storia finisca!
Sento due braccia sollevare il mio corpo tremante, poi vengo trasportata all'interno di un'auto e mia madre mi chiede: "Piccola, cosa ti è successo?"
"Non a me, mamma, ad Alì!"
"A chi?"
"Al bambino che era per strada" rispondo.
"Che cosa gli è successo?"
"Quelle..." dico bloccandomi prima di urlare la parola: "Bestie" per la frustrazione... quei due mi fanno una rabbia che non si può descrivere! "Il mio... ex professore... se così ti piace chiamarlo, e la maestra dell'asilo... lo usavano... per fargli chiedere l'elemosina... e in p@ù, se il ricavato non era soddisfacente sai che cosa gli facevano?"
Mia madre non mi lascia continuare. Non ce la farei a dire quello che tocca a quella povera anima e chissà a quante altre creature che non hanno fatto niente di male per meritare di conoscere... persone come quei due! Dei bambini! Non si può pensare di coinvolgere dei bambini innocenti... che non hanno colpa di niente... ma proprio niente!
"Ehi!" mi dice mia madre, notando che i singhiozzi frequenti mi spezzano il respiro. "Ehi!"
Sento gli occhi della mia mamma posarsi sul mio viso e sento le lacrime bruciarmi sempre di più il viso.
"Tesoro, se non provi a calmarti rischi di sentirti male sul serio" dice con dolcezza.
Sento qualcuno bussare al vetro del finestrino che è dalla mia parte e quando lo abbasso sento una mano afferrare strettamente la mia destra.
Riconosco quasi subito il tocco di quelle dita: è Calum!
"Ca-al..." dico con un filo di voce.
"Cos'è successo Francesca?" mi chiede preoccupato.
"È che detesto le ingiustizie!"
"Di quali ingiustizie stai parlando, Fra? Cosa può essere successo per farti piangere tanto?"
"I b-bam-bi-ni... n-non s-i toc-ca-no! Mai" dico senza smettere di singhiozzare.
"Shhh, va tutto bene, calmati!"
"A me va bene e a quella povera creatura? Cosa gli succederà?"
Calum mi lascia un bacio tra i capelli, lasciando che mi sfoghi, almeno fino a quando mi sembra di non avere più lacrime da versare.
"Ti sei calmata Fra?" chiede quando smetto di singhiozzare.
Mi calmo del tutto e gli spiego quello che mi è toccato vedere.
"E la parte che mi ha fatto più male è stata... quella... di... di sapere che a fare del male a quel bambino ci pensavano delle persone che in passato mi hanno fatto del male! Quella specie di professore e la maestra dell'asilo che si è accanita di più per rendere la mia vita..."
Lui spinge con delicatezza la mia testa vicino alla sua maglietta per impedirmi di andare avanti... sa quanto mi ferisca parlare del mio passato.
"Non continuare se quello che vuoi dirmi ti fa male." mi dice.
"Calum... io... io questa volta non posso restare qui ad assistere, senza fare niente..."
"E che vorresti fare?" mi chiede Calum.
"Qualunque cosa mi permetta di evitare che quei due rovinino altre vite! Non ne posso più di vedere persone distrutte psicologicamente senza... che... che sia resa loro giustizia!"
"C'è ben poco da fare. Tu sei troppo buona!" mi dice Calum.
"Cal... non si tratta di essere troppo buoni... io non sopporto che dei bambini vengano trattati così!"
Calum's Pov
Ho sempre saputo che Francesca è una ragazza determinata, ma mai e poi mai mi sarei aspettato di vederla così combattiva. Fino a qualche minuto fa nei suoi occhi e nei suoi singhiozzi non riuscivo a leggere altro che non fosse il senso di colpa, tra l'altro per qualcosa di cui lei non aveva la minima colpa.
"Dimmi cosa vuoi che faccia" le dico.
"Ho bisogno che qualcuno liberi quel bambino, e se ce ne sono degli altri anche loro."
Una scintilla di rabbia brilla nei suoi occhi.
Chissà quanto l'avranno ferita quelle persone!
Cioè, del professore di musica lo sapevo già, ero presente quando quell'uomo la trattava come se fosse la peggiore delle persone, e non so quante volte sono riuscito ad evitare di prenderlo a pugni per fargli rimangiare ogni singola parola!
Ania's Pov
Sono la sorella di Alì, e come lui e altri bambini e ragazzi, sono prigioniera di quei signori che ci sfruttano e ci fanno del male se non riusciamo a compiere appieno il nostro dovere. Un dovere che, in fin dei conti, non ci toccherebbe nemmeno. Siamo bambini e, come diceva Hiqbal, un bambino costretto a lavorare in una fabbrica di tappeti, l'unico strumento di lavoro che dovremmo possedere è un quaderno con incluse le penne e le matite. Niente di più e niente di meno.
Quei due mi chiamano: "Ribelle, ingrata, maleducata" e cose del genere, per il semplice fatto che io mi oppongo al loro regime, se così si può definire quello che fanno loro, e a quest'autorità assoluta che si autoconcedono solo perché noi siamo più piccoli di loro.
"ANIA!" grida la signora. "DOVE SONO I SOLDI?"
"Eccoli qua, stre... signora" rispondo. "Non sono molti, però!"
"DAMMI QUA!"
E detto questo la signora mi strappa di mano il poco denaro che ho guadagnato, in modo disonesto, tra l'altro. Anche se non mi fingo povera perché io sono povera davvero, ma è orribile prendere in giro le persone per far arricchire queste bestie!
Vedo la vecchia strega contare i soldi e dopo neanche cinque secondi vedo una mano sfrecciare verso il mio viso e la blocco prima che possa colpirmi ancora una volta. Ho perso il conto delle percosse che ho ricevuto.
"Tu, piccola... DISGRAZIATA!"
Lei riesce a colpirmi con la mano libera, poi riesce a liberare l'altra e continua a colpirmi, fino a sfinirmi. Quando mi riprendo, però, mi vendico versandole addosso un calice pieno di vino.
Corro via subito e vado da mio fratello.
L'ho visto mentre parlava con una ragazza.
Quest'ultima stringeva tra le mani un bastone bianco di quello che usano le persone che non riescono a vedere e lei è stata dolcissima con lui. Forse potrà salvarci.
"Alì!" attiro la sua attenzione, notando che il mostro si è già occupato di lui.
L'ha spennato, picchiato perché non gli bastava e se n'è andato lasciandolo là.
"Ania!" mi chiama lui, venendo a rannicchiarsi tra le mie braccia.
"Fratellino, ti ricordi come si chiama la ragazza bruna con cui hai parlato poco fa?" gli chiedo.
"Se non sbaglio una donna l'ha chiamata... Francesca!" salta su Alì.
"Proviamo a chiedere a Salvatore se la conosce!" dico ricordando il nostro caro amico.
"Salvatore Bonaventura? Quello che ci ha trovato una casa quando siamo venuti a vivere qui a Napoli con mamma e papà e non sapevamo dove sbattere la testa?"
"Esatto, proprio lui! Però sarà meglio aspettare che quei due se ne vadano o che vadano a dormire, altrimenti ci rinchiudono in soffitta come l'ultima volta!"
...TRE ORE PIÙ TARDI...
Per fortuna sono riuscita a chiamare Salvatore, che mi ha dato l'indirizzo della ragazza bruna che è stata tanto gentile con mio fratello.
Mi sto dirigendo il più silenziosamente possibile verso la mia camera quando sento una presenza dietro di me e mi fermo di scatto.
"Che cosa stai facendo in piedi a quest'ora, ragazzina? E perché hai quell'espressione... tanto misteriosa dipinta in faccia?" chiede una voce familiare. Oh no, è la strega!
"No, no, nulla" rispondo in fretta e furia.
"Guarda che io non dimentico... che oggi mi hai versato addosso un calice pieno di vino, rovinando il mio vestito migliore!" mi ricorda puntando un dito contro il mio petto per poi avvicinarsi come una fiera.
Mi afferra per un braccio e inizia a trascinarmi. Io dal canto mio inizio a gridare come se fossi impazzita e lei mi tappa la bocca e mi dice: "Stai zitta!"
Io mi dibatto e prendo un pezzo della sua pelle tra le labbra, senza morderlo, ma lei mi molla un tremendo ceffone. Il dolore è atroce.
"Mezza strega!"
Riesco a mugugnare contro la sua mano per poi renderle la sberla. Strega maledetta!
I suoi occhi sono pieni di rabbia e i miei pieni di lacrime che ho represso da molto tempo.
Scendiamo delle scale e la donna mi lascia improvvisamente.
Mi ritrovo spalmata sul pavimento, con una gran rabbia repressa e la testa appoggiata alla parete. I miei occhi ora fanno scintille.
"Maledetta strega! Maledetta!" dico con un filo di voce. "Quando sarai al fresco saprai come mi sento!"
Resto lì, immobile, a piangere per qualche minuto, poi mi viene in mente una cosa e mi alzo subito.
Aiutandomi con le mani dato che sono al buio, scopro una porta in fondo alla cantina e la apro lentamente.
Mi ritrovo sulla strada e mi dirigo verso quella strada di cui mi ha parlato Salvatore. Vedo finalmente il suo palazzo.
Il portone è aperto, quindi entro senza problemi, vergognandomi di questa robaccia che ho addosso.
Al primo piano non c'è il suo cognome, per cui vado al secondo e lo trovo. Suono il campanello e resto in attesa.
Viene ad aprirmi proprio la ragazza bruna che tende le mani verso di me e mi sfiora piano le guance.
"Chi ti ha fatto questi segni sul viso?"
"La... signora" sussurro.
Lei sembra capire e chiede: "Come ti chiami?"
"Ania" rispondo a bassa voce.
"Potresti darmi l'indirizzo del luogo in cui ti tengono?" chiede.
Cerco un foglio e una penna, ma lei mi blocca.
"Ania... io..."
"Lo so, però te lo puoi far leggere."
"Va bene... ora vieni che ti faccio nascondere."
"Non so se è il caso di farlo."
"Non dimenticare che quei due ti hanno fatto molto male... e, se vuoi proprio saperlo, ne hanno fatto anche a me."
Lei mi tira a sé e mi abbraccia, cosa non concessa in quella casa, per cui, purtroppo, non possiamo abbracciarci neanche fra di noi quando ci trattano male... è... un orrore!
Francesca's Pov
L'abbraccio. È un gesto dettato dal cuore, ma lei sembra spaesata.
"Non dirmi che nessuno ti ha mai abbracciata prima!" esclamo.
"Non proprio... il problema è che... è da una vita che non ricevo un abbraccio perché in quella casa, purtroppo, le manifestazioni d'affetto... non sono concesse!"
Sono sicura che stia per scoppiare in lacrime e le lascio un bacio sulla fronte. I miei occhi sono sul punto di traboccare tanto quanto forse lo sono i suoi per la frustrazione e la tristezza, ma questa volta non piango... anche se lo faccio soltanto per quella povera creatura.
"Per questa notte starai qui con me." dico. "Domani andremo alla polizia... non aver paura, la mezza strega mi ha già fatto del male, quindi... beh... io la conosco."
E non ho intenzione di farmi ferire ancora da lei... anche se questo pensiero lo tengo per me, per non urtarla ulteriormente.
"Per quanto sia estate avrai freddo con questa roba che hai addosso." dico percorrendo con un dito la stoffa strappata di quelle vesti che Ania ha addosso.
"Posso farmi un bagno?" chiede.
"Sicuro! Vieni con me, ti accompagno, poi ti darò qualcosa di mio!"
Accompagno Ania e chiudo la porta del bagno, in modo che non si senta in imbarazzo, poi vado a prendere degli abiti che credo a lei possano andare, anche se i colori sono presi a casaccio, e vado a scaldarle il latte.
I miei oggi non ci sono, quindi non ho problemi ad ospitarli. Quando escono insieme mi sento felice, perché vuol dire che si vogliono ancora bene nonostante il tempo trascorso e i litigi avvenuti.
Quando sento l'acqua chiudersi infilo un braccio nella fessura che riesco ad aprire senza spalancare del tutto la porta e metto gli abiti sulla lavatrice per poi richiuderla. Anche se non la vedo immagino che si senta in soggezione.
Quando sento la porta aprirsi e i passi della mia nuova amica avvicinarsi vado a mettere il latte sulla tavola e lo accompagno con qualcosa che lei possa mettere sotto i denti.
"Che... che cos'è?" chiede.
Sembra stupita.
"Latte scaldato e biscotti... e sono per te" le rispondo.
"Ma sei seria?"
"Serissima!"
Mi accorgo del fatto che lei si è seduta e vado a prendere una tazza di latte anche per me, ma senza scaldarlo dato che per quanto riguarda me lo preferisco freddo.
"Non lo scaldi, Francesca?" mi chiede Ania.
"No... mi piace di più così" le rispondo calma.
Poi mi viene un dubbio. "Come fai a conoscere il mio nome?"
"Ho chiesto a Salvatore... volevo chiederti aiuto!"
"E ne riceverai, te lo prometto!" dico portandomi le mani al cuore. "Non so come finirà, ma io ti aiuterò!"
"Grazie Fra!"
Mentre beviamo insieme il latte mi chiedo a chi altro faranno del male i fantasmi del mio passato. Chi altri dovrà star male per colpa loro? Quante vittime potranno ancora mietere?
"Sei stanca?" le chiedo.
"Un po'." mi risponde lei.
"Se hai finito seguimi: ti preparo il letto così potrai riposare un po'" le dico per poi guidarla verso la mia stanza.
Le preparo il letto, prendo i cuscini e ci distendiamo.
Credo che lei si sia addormentata, ma solo perché il suono quasi impercettibile del suo respiro si è regolarizzato, e a quel punto la mia mente inizia a lavorare, fino a raggiungere un pessimo ricordo.
Un ricordo che entra anche nei miei incubi quando mi addormento...
"Signora, è un peccato che sua figlia sia... un'asina!" disse la maestra rivolgendosi a mia madre e mettendomi le mani sulla testa per farmi sembrare le orecchie come quelle di un asino.
La rabbia mi fece arrossire fino alla radice dei capelli e cercai di liberarmi.
"Perché mi dice questo? Io non amo i disegni!"
"Non fare la maleducata, Francesca!" mi rimproverò lei. "Hai detto che volevi andartene da qui!"
"Perché lei è stata cattiva!"
"Ti ho detto di non fare l'impertinente!"
Mi sveglio di soprassalto, con il respiro che prova a stare al passo con il velocissimo battito del mio cuore. Provo a calmare quell'iperventilazione, ma è tutto inutile, e non so più come comportarmi. È stato il giorno più umiliante della mia vita e ricordarlo non ha fatto altro che farmi male. Le avrei preso le mani e le avrei portate sulla sua testa, aggiungendo anche le mie per farle venire due orecchie lunghissime, ma non ce l'ho fatta a reagire.
Non come avrei voluto, almeno.
"Strege, strega maledetta!" dico sottovoce, all'indirizzo di quella maestra.
Sono sicura che quella che ho sentito fosse la sua voce, e non posso credere che sia scesa tanto in basso!
Una volta mi regalò un cappello con le orecchie d'asino e se lei finirà in prigione ho intenzione di restituirglielo.
Continua ancora a chiedermi che cosa ho fatto per meritarmi un simile trattamento... e credevo di essermi lasciata alle spalle quei tre anni... poi, all'età di dieci anni, gli incubi sono tornati più prepotenti di prima, facendomi soffrire molto.
Ma io giuro che riuscirò a sconfiggere i miei fantasmi, e lo farò per me, ma anche per Ania, per Alì, per Denise che ha ricevuto insulti dal prof di musica, e per gli altri bambini che quei due tengono prigionieri, sfruttandoli per il loro maledetto e sporco guadagno.
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