95: L'intervento
Francesca's Pov
Oggi siamo tutti un po' su di giri dato che Flam si opera. Accidenti, spero di cuore che le vada bene! Peccato che la "gentilissima" dottoressa che si occupa di lei ci abbia categoricamente proibito di scortarla all'ambulatorio... per questo adesso ci stiamo salutando.
Quando arriva il mio turno la mia amica mi dice: "Sai, ho paura dell'anestesia."
"Sono sicura al duemila par cento che andrà tutto per il meglio." le dico.
"Vieni piccola, è l'ora." dice l'uomo che si occupa di trasportare le barelle.
Flam scioglie l'abbraccio e, prima di andare v,a, lascia un bacio sulla mia guancia destra. Ma quante labbra saranno passate su quella guancia nello specifico?
Flam's Pov
L'uomo che mi porterà in ambulatorio mi fa distendere su una barella, coprendomi con un lenzuolo, e sorrido sentendomi come su una giostra. Se solo non dovessi operarmi... Ma no, non importa, anche perché dopo potrò tornare a vedere nel modo classico, senza affidarmi alle orecchie, alle mani o alla voce delle persone e ai loro occhi, che sarebbero anche i miei. A volte, però, penso che non è la condizione peggiore. Se penso a Francy, per esempio, direi che lei se la cava piuttosto bene nonostante tutto.
Inizio ad avere freddo... ma non sembra normale a dirsi. Insomma, siamo in estate e fa un caldo soffocante. Qui in ospedale, poi, è ancora peggio! Sento scorrere la porta a soffietto dell'ambulatorio e la mia barella viene portata dentro una stanza. Tendo una mano e noto un lettino ricoperto di carta igienica accanto a me.
"Sdraiati sul lettino vicino a te" mi dice la dottoressa con quel suo tono duro che mi fa tanta paura.
Mi sdraio subito sul lettino e un'altra voce, più gentile, mi dice: "Allora... tesoro, ora tu rilassati e respira... è sufficiente che tu faccia questo, al resto penseremo noi, va bene?"
Faccio quello che mi viene richiesto e, mentre faccio respiri profondi, mi chiedo cosa sia questo rumore che sembra il gonfiarsi di un palloncino. Il problema è che non ho il tempo di chiedere perché poco dopo mi addormento.
Francesca's Pov
Siamo tutti in sala d'attesa, aspettando la fine dell'intervento di Flam. Sono arrivate altre due persone: un uomo e una donna... i suoi genitori, presumo.
Nella sala regna il più rispettoso silenzio. Si sentono solo i passi di infermiere affaccendate che vanno avanti e indietro e il ritmico beep delle macchinette fatte per controllare il cuore ai pazienti. Ripenso alle innumerevoli volte in cui mi è toccato sorbirmi per ore e ore quell'odioso nonché terribilmente irritante beep. Ho iniziato a detestare questo suono, come la permanenza qui dentro, perché se si viene qui si può anche venire a trovare qualcuno, ma il beep delle macchine sta a significare solo una cosa: la persona che deve sorbirselo sta molto male. Mi distrugge il pensiero dell'ospedale, forse perché ho rischiato più di una volta di non uscirne fuori con le gambe.
"A Francé! Tutto bene?" A spezzare quel silenzio assoluto ci pensa Chicco.
"Sì Chicco, tranquillo, io sto bene." gli rispondo calma. "È solo che... quel skono che fanno quei marchingegni mi dà fastidio, mi mette molta tensione."
"Perché l'hai sentito un mucchio di volse scommetto, non è vero?" mi chiede.
Gli rispondo con un cenno d'assenso della testa e torno ad appoggiare il mento su una mano e a focalizzarmi sulla direzione che prendono i miei pensieri mentre scorrono. Intanto il tempo passa più lento che mai. Come una tartaruga.
Potrei quasi definire un'agonia il trascorrere lento dei minuti a il ticchettio dell'orologio che scandisce i secondi, come un boia che con!a i secondi prima di tagliarti la testa. È un pensiero un po' macabro, lo so. Ma, del resto, tutto qui dentro è macabro... per questo motivo spero con tutta me stessa che mi dimettano prima possibile.
Improvvisamente, però, sento un suono familiare che mi risveglia dai miei monologhi interiori, mi alzo notando che sono ancora tutti immobili e dico: "Sta arrivando una barella!", e tutti i presenti scattano in piedi, facendo, in alcuni casi, cadere le ris€ttive sedie per la fretta che usano per alzarsi. Una mano un po' fredda afferra la mia e, non avendo mai sentito questo tipo di tocco, capisco che si tratta della madre di Flam. La sua voce sconosciuta mi dà la conferma e lei mi dice: "Dai, vieni con me tesoro, ti accompagno io."
Arriviamo vicino alla barella e la dottoressa ci dice che non dovremmo essere là, che l'avrebbero riportata nella sua stanza, ma la madre, incurante, si avvicina alla figlia per constatarne le condizioni.
"Ha una fascia intorno alla testa che in parte le copre gli occhi" mi spiega visto che non mi è dato il permesso di toccarla. "Aspetta, vado a dare una mano. Sta cercando di sfilarsela. Non muoverti da qui tesoro, ritorno subito!"
La donna mi lascia la mano ed io aspetto qualche secondo, restando ferma.
Mi accorgo che lei si è calmata e sto per avvicinarmi quando un dottore mi si avvicina e mi chiede: "Francesca, posso parlarti un secondo?"
Annuisco, faccio un segno alla madre di Flam per dirle che devo andare e mi volto verso il dottore che, visto che non ho nulla a portata di mano per guidarmi e non ho la minima intenzione di cadere un'altra volta dalle scale, mi prende per mano e mi porta... all'entrata dell'ospedale? Perché sono qui?
Il dottore sembra lefgermi nel pensiero, infatti mi dice: "Visto che dai tuoi esami non è venuto fuori nulla di anomalo e sei di nuovo in grado di camminare... oggi possiamo anche dimetterti. Che te ne pare?"
Dimettermi? Wow, non ci posso credere!
"Oh... beh... sono felice, ma dovrei andare a recuperare le mie cose!"
"Aspetta qui, è andata tua madre a riprendertele!" mi dice prendendomi per mano e facendomi mettere seduta.
"Ora dovrei andare, tu stai tranquilla, eh?"
"Va bene" acconsento appoggiando entrambe le mani sulle ginocf:ca e aspettando l'arrivo di mia madre.
Mentre aspetto, però, sento una presenza al mio fianco.
"Francesca." mi chiama Leo. "Io... ho saputo che oggi torni a casa..."
"Sì, è vero. Oggi torno a casa. Volevi dirmi qualcosa?"
"Volevo chiederti scusa" risponde lui. "Per il litigio che ho avuto... con Samuele... Insomma, io... io non sopporto che qualcuno ti faccia soffrire perché durante il tempo in cui ti ho conosciuta ti sei dimostrata una ragazza generosa e coraggiosa... anche i dottori sono fieri di te, contenti per il tuo modo di affrontare la vita."
"Leo... ora non mi sembra il caso di esagerare, però" lo fermo. "Non sono un'eroina. Sono soltanto un essere umano che non ha tutti i sensi funzionanti e ha dovuto acuire quelli restanti, tutto qui."
"Però... sai, mi è dispiaciuto il fatto che tu sia caduta giù dalle scale per colpa mia e di Samuele." dice.
"Tranquillo. Non è la prima volta che mi trovo in questo tipo di situazioni, purtroppo. Ci ho fatto l'abitudine."
Lui si avvicina e stringe le braccia intorno alla mia vita. Io ricambio volentieri l'abbraccio e appoggio la testa sulla sua spalla.
"Come mai sei qui?"
"Sono qui perché mi hanno dimessa." rispondo. "Spero solo che mia madre si ricordi di prendere la chitarra che mi avete regalato!"
"Mi dispiace di non averti potuto dare quelle lezioni."
"Non importa Leo... non c'è stato il tempo."
Sento altre voci e capisco che sono i ragazzi che sono venuti a salutarmi.
"Abbiamo saputo che torni a casa, Francy!" mi dice Rocco abbracciandomi. "Sai, Bea si è svegliata, però non la fanno uscire perché dicono che potrebbe girarle la testa e ti ringrazia perché ha sentito che le hai parlato."
"Sei una ragazza forte Francesca!" dice Chicco abbracciandomi ed è già la seconda volta che mi chiama con il mio nome completo.
"Weeeee! Torni a casa?" chiede Tony venendo ad abbracciarmi.
"Torno a casa!"
"Uà picceré!" ["Wow piccola!"] esclama Tony. "Mi fa piacere! Ci vedremo fuori da qua?"
"Volentieri" gli rispondo.
"Tesoro" sento la voce della mamma che mi chiama, saluto i miei amici con un abbraccio collettivo e dico: "Salutatemi Flam e Bea!", per poi dirigermi verso mia madre.
"Piccola, ti hanno regalato una chitarra!" dice lei.
"Sì, mamma" dico continuando a fare cenni con la mano ai ragazzi prima di salire in auto.
Stiamo tornando a casa quando sento un gemito proveniente dall'esterno.
"Mamma, per favore, fermati" dico sottovoce.
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