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92: Litigi in ospedale [parte 1]

Francesca's Pov
"Sei Giulia?" mi azzardo a chiedere.
"Sì Francy, sono Giulia..."
"Che bello! Ma come mai sei qui?" le chiedo.
"Sono venuta a trovarti, cara!"
"Oh Giuly, che bella sorpresa! Sono felice di rivederti!"
L'abbraccio fortissimo e non posso spiegare quanto mi faccia piacere vederla e abbracciarla.
Mentre siamo strette l'una all'altra qualcuno fa irruzione nella mia stanza.
"Francesca, Francesca!" mi chiama Flam.
"Che succede, piccola?" chiedo preoccupata.
"È arrivata un'ambulanza e ho sentito la voce di un ragazzo che ti chiamava!"
"Mi chiamava?" ripeto.
"Sì, ti chiamava!"
"E ora dove lo hanno portato?" chiedo, con la tensione che mi fa battere forte il cuore e dolere la testa.
"Nella stanza 204, ho sentito!" risponde Flam.
Faccio un salto e approdo sulla carrozzina. Naturalmente per il piccolo balzo mi servo delle braccia e della gamba sinistra mentre Giulia e Flam mi tengono ferma la sedia.
"Perché sei su una carrozzina?"
"Niente, è che ho la gamba sinistra un po' malandata e per questo mi fanno stare sulla sedia." spiego. "Ora però corro da lui e vedo chi è."
Giro in fretta le ruote e corro fuori dalla stanza.
M'infilo subito in ascensore e vado al terzo piano.
"Scusi" fermo un'infermiera, o meglio, almeno credo sia tale, "potrebbe indicarmi la camera 204?"
"Perché, conosci la persona... che è ricoverata lì?"
"Non lo so. Mi hanno detto che è arrivato un nuovo ragazzo... che questo ragazzo mi aveva chiamata... posso sapere chi è?" chiedo, un po' nervosa... anzi, parecchio!
"Si chiama Nicolas Fritzenwalden."
"Che? Per favore, mi porti là! È un mio amico... lo conosco!"
"Allora vieni!"
La donna si mette alle mie spalle e spinge la mia carrozzina verso la camera 204.
Appena la apre sento una voce molto familiare.
"Francesca!"
"Giada? Che ci fai qui?" chiedo sorpresa.
"Stavo venendo a trovarti e Nico mi ha offerto un passaggio, ma... ma poi... vedi, qualcuno con la macchina ci è venuto contro e ci siamo fatti tutti un po' male."
"Accidenti! Ma tu... come stai?" chiedo.
"Abbastanza bene, mi sono fatta male ad un braccio, ma sto bene" rispondo.
"Nico?" chiedo.
"Ha battuto la testa e lo hanno sedato, credo."
"Sedato? Ma è sicuro?" chiedo.
"Credo... mi hanno fatta entrare poco prima che entrassi tu, ho provato a chiamarlo, ma non rispondeva."
"Signora, è ancora lì?" chiedo girandomi e sperando che l'infermiera sia ancora nella stanza.
"Dimmi cara" mi risponde lei.
"Sa qualcosa delle condizioni di Nico?"
"So che poco dopo il suo arrivo ha perso conoscenza." mi risponde lei.
Sento un gemito proveniente dal letto, avvicino la carrozzina e appoggio entrambe le mani sul materasso.
"Ahi..." sento sussurrare dal letto il mio amico argentino.
"Nico! Ehi!" lo chiamo.
"Giada... Francesca..." sussurra lui, sempre debolmente, come prima. "Che... che ci fate voi qui?"
"Non ricordi perché sei qui?"
"Ricordo di aver incontrato Giada mentre venivo a trovarti, ma non ricordo che lei avesse una fascia al braccio."
"Mi ha detto che avete avuto un incidente" lo informo.
"Ah... Samuele... maledetto!" dice Nico iniziando a scaldarsi sul serio. "Com'è possibile che sia ubriaco... in pieno giorno? Ma-le-det-to!"
"Nico, Nico... stai calmo, per favore!" dico stringendo forte la sua mano nella mia.
"Ti fa male, Giada?" chiede, indirizzando il suono della sua voce verso la mia amica.
Sento il suo bastone girare e capisco che sta usando la mano buona per poterlo muovere.
"Sto bene. Mi fa solo un po' male il polso."
"Francesca... è tutto okay?" mi chiede Nicolas con gentilezza.
La gamba destra mi fa un po' male e spero con tutto il cuore che questo non m'impedisca ancora per molto di scendere da questa sedia. D'altro canto è meglio che io resti qui dato che proprio non ho la forza di utilizzare il mio occhio a rotelle.
"Francesca!" mi chiama Giada.
"Niente... mi fa un po' male."
"Cosa?" chiedono i ragazzi.
"La gamba destra" rispondo girando la carrozzina. "Ragazzi, io... devo andarmene, tra mezz'ora mi chiameranno per vedere... come va. Insomma..."
"Va bene." dice Nico ed io mi avvio lentamente verso l'uscita.
Sono le cinque e mezza e i dottori mi cercano sempre verso le sei. Mi dirigo nella mia stanza e mi metto di nuovo sul letto. Credo che ormai il mio corpo sia stracolmo di piaghe dato che sono sempre seduta o sdraiata, ma non sto mai in piedi da un po'.
"Francesca, hai saputo chi era il ragazzo che ti cercava, vero?" mi chiede Flam.
"È quel mio amico argentino, quello timido e tanto simpatico che viene quasi sempre qui." le rispondo. "Non ho capito molto bene quello che è successo... è stato un incidente, ho capito soltanto questo."
In effetti ho capito solo questo, ma ho sentito che Nico malediceva Samuele, che diceva che lui era ubriaco fradicio, ma... cosa c'entra Samuele con loro? Con Nicolas e Giada, intendo.
Quella mezz'ora con Giulia e Stefano passa in fretta e un medico viene a visitarmi.
"Ehi Francesca! Come ti senti?"
"Salve dottore" dico calma. "Ho un po' di dolore alla gamba, ma escludendo questo e le vertigini... tutto sommato sto bene."
"Bene. Vediamo questa gamba." mi dice sedendosi vicino a me e passando un oggetto di non so che tipo sulla caviglia. "Tranquilla, il dolore è una cosa normale e, escludendo il fastidio che ti può dare, è un segno positivo."
"Un segno positivo? Perché?" chiedo timidamente.
Questo medico è estremamente buono e gintile per mia fortuna.
"Vuol dire che stai guarendo." mi risponde lui.
"Quindi... crede che sia possibile togliere quella sedia?" chiede Giulia.
"Credo che si possa iniziare già da domani... come previsto."
"Ah, perfetto!"
Sorrido al dottore e lo ringrazio. "E... per le vertigini?"
"Per quelle ti conviene evitare di restare sola perché potresti svenire nel bel mezzo del corridoio!" dice il dottore.
"Ah... quindi da domani potrai camminare senza dover saltellare su una gamba sola!"
"Sì, spiritoso!" dico rivolgendomi al mio amico dagli occhi azzurri, dettaglio che mi ha fornito lui.
"Ma... Francy, e con questo come farai?" mi chiede Giulia portando la mia mano destra sul mio sacchetto di tela che contiene il bastoncino bianco.
"Non lo so, Giuly" rispondo tristemente.
"Hai avuto un incidente con quello?" chiede Stefano che, da quello che mi è sembrato di capire, non sa niente di tutto questo.
"Giulia, se ti va puoi dirglielo tu. Io vorrei confidarmi, ma non ho la forza di ripeterlo" le dico.
La sento sorridere con quella dolcezza che la caratterizza e con la maggior delicatezza possibile gli spiega tutto.
Improvvisamente sento due voci litigare e riconosco entrambi, anche se vorrei non conoscere il secondo. Leo e... Samuele.

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